Carissimi e carissime, naturalmente in occasione del Natale ho pensato di farvi i miei auguri.
Voi direte: all’anima dell’originalità!
Lo so. E dico anch’io lo stesso…
Ma adesso non fatevi travolgere dalla gratitudine e dalla commozione perché...
Perché…. Perché…
Ho deciso, come mio personalissimo regalo di Natale, di donarvi (o di “infliggervi”) anche un brano dal mio ultimo romanzo, “Il gioioso tormento.”
Se poi volete sostenere un “giovane” scrittore acquistando il suo libro, penso che Babbo Natale vi sommergerà d’amore, lavoro, soldi, gioie varie e vi salverà da qualsiasi tormento!!!
Bene, nel piccolo estratto che leggerete, vedrete che il mio alter-ego Giacomo Porcheddu, per sfuggire alla persecuzione della strega Lina nonché all’accusa di “fantasmicidio”, dalla Cagliari del nostro tempo finisce per un po’ nell’Olbia del 1600.
Ma invano.
In questo nuovo (in realtà vecchio) spazio-tempo, Giacomo sarà (forse) aiutato dallo scrittore Giuseppe Dessì…. Ancora vivo a 20 anni dalla sua morte.
Ma le avventure di Giacomo non finiranno certo qui… e neanche nella Praga d’inizio ‘900, o nella Parigi dell’800…
Ed ora:
buon Natale, buon anno e buona lettura!
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“Va bene, chicchinu, ho giocato sporco. E allora? E’ il nostro stile, lo stile-Inferno. Ma per caso voialtri del Cielo giocate più pulito, con trucchetti come la Provvidenza, i miracoli eccetera?”
Per la prima volta vidi Dessì in difficoltà, infatti guardava Lina torvo e non rispondeva. Lei fece spallucce in modo femminilmente delizioso ed assaggiò la cena; subito dopo esclamò: “Ah, ma è ghiacciato!”
Avete notato che le donne, nel riferirsi ad un cibo che al massimo è stato servito tiepido lo definiscono così, “ghiacciato”? E’ tipico del loro modo di essere e di esprimersi; tendono ad esagerare: come quando, se per es. pensano d’essere sovrappeso dicono: “Sono una balena!” Anche Tania aveva questa storia del ghiacciato e della balena, più altre esagerazioni; però a me le esagerazioni piacevano. Naturalmente, mi piaceva molto di più lei. Ecco, magari le donne (Tania compresa) quando un uomo comincia a metter su pancia mica gli dicono: sembri un capodoglio. No, gli dicono: “Hai una pancia da maiale!“ E questo mi urta molto, con tutto il rispetto per i suini, benché in effetti i maiali siano più snelli dei capodogli ed a pensarci bene, anche dei rinoceronti.
Di colpo, dal piatto di Lina si levò una fiammata gigantesca. Urlai: “Ma che cavolo stai facendo?!”
Lei, ridendo: “Questa roba è congelata, Giacomo! Potrò scaldarla sì o no?!”
Avrei voluto abbracciarla.
Dessì: “Chicchina, guarda che anche se l’Inquisizione ha smesso di bruciare la gente, il Sant’Uffizio esiste ancora. E ci sono ancora tanti di quei fanatici, in giro…”
“Tranquillo, chicchinu." Intanto mormorava qualcosa in greco trasformando così il tavolo in un forno. Dopo aver riscaldato a dovere seppie e piselli, attaccò a mangiare con gusto. Spazzò via tutto in pochi secondi ma bevve il vino con calma, centellinandolo. Poi, prendendomi una mano: “Come va, chicchineddu?”