Sedevamo sui gradini delle chiese e su quelli dei bar...
se sai come farlo,
puoi sballarti con Dio o con l'alcol
ed è sempre comunque una gioia.
Sedevamo sui gradini dei nostri amori e delle nostre malinconie
inseguendo le nostre paure
che cercavamo di rivestire di coraggio.
Sedevamo sui davanzali della nostra giovinezza
senza nessuna paura di cadere
o forse
sperando che accadesse...
e qualcuno è caduto davvero:
complici polizia, amori inaciditi, troppo alcol, droghe e lavoro da schiavi.
Verso il tramonto sfodero ancora la mia armonica,
continuo a fingere che sia uno strano e prodigioso strumento
a metà tra il sax e la chitarra elettrica...
purtroppo, quel miracolo in legno e metallo
è lontano dal trasformarsi in una macchina del tempo
che mi riporti
al fianco di mio padre e dei miei amici scomparsi.
Continuo a lasciarmi cadere su vecchi gradini
su cui è magari cresciuta l'erbaccia della tristezza
ed anche quella del rimpianto
ma in fondo
(nel fondo cioè dell'uomo che fingo di essere)
mi alzo sempre e sempre anche dai gradini peggiori.
Così continuo a correre ed a viaggiare,
ormai non più per divertirmi
ma per il pane, il lavoro, il rispetto e la dignità
che spero di dividere e condividere
con gli uomini e le donne di questo assurdo mondo.
Ballo un po' di rock nella casa
in cui ho imprigionato la mia famiglia
che almeno,
del mio rock e dei miei balli ride
con rispettoso divertimento
ed ogni tanto,
viene con me a sedersi su tanti tipi di gradini.
A volte,
quei gradini ospitano perfino me.