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martedì 17 novembre 2020

Ballata dei gradini

 

Sedevamo sui gradini delle chiese e su quelli dei bar...

se sai come farlo,

puoi sballarti con Dio o con l'alcol

ed è sempre comunque una gioia.

Sedevamo sui gradini dei nostri amori e delle nostre malinconie

inseguendo le nostre paure

che cercavamo di rivestire di coraggio.


Sedevamo sui davanzali della nostra giovinezza

senza nessuna paura di cadere

o forse

sperando che accadesse...

e qualcuno è caduto davvero:

complici polizia, amori inaciditi, troppo alcol, droghe e lavoro da schiavi.


Verso il tramonto sfodero ancora la mia armonica,

continuo a fingere che sia uno strano e prodigioso strumento

a metà tra il sax e la chitarra elettrica...

purtroppo, quel miracolo in legno e metallo

è lontano dal trasformarsi in una macchina del tempo

che mi riporti

al fianco di mio padre e dei miei amici scomparsi.


Continuo a lasciarmi cadere su vecchi gradini

su cui è magari cresciuta l'erbaccia della tristezza

ed anche quella del rimpianto

ma in fondo

(nel fondo cioè dell'uomo che fingo di essere)

mi alzo sempre e sempre anche dai gradini peggiori.


Così continuo a correre ed a viaggiare,

ormai non più per divertirmi

ma per il pane, il lavoro, il rispetto e la dignità

che spero di dividere e condividere

con gli uomini e le donne di questo assurdo mondo.


Ballo un po' di rock nella casa

in cui ho imprigionato la mia famiglia

che almeno,

del mio rock e dei miei balli ride

con rispettoso divertimento

ed ogni tanto,

viene con me a sedersi su tanti tipi di gradini.

A volte,

quei gradini ospitano perfino me.