Penso che nelle arti moderne il rock abbia rappresentato (e possa farlo ancora) l’estremo tentativo, almeno per la gente del rock (che non è poca) di rompere gli schemi.
Certo, spesso, quel tentativo è stato letteralmente assassinato da abusi alcolici, di svariate droghe ecc.
In questo, troppi hanno seguito acriticamente la tesi già enunciata nel ‘700 dal poeta inglese William Blake che dichiarò: “Il sentiero dell’eccesso conduce al palazzo della saggezza.”
Blake pensava che The Doors, le porte della conoscenza si sarebbero aperte proprio grazie all’eccesso.
Come è noto, Jim Morrison coi suoi… Doors fu un devoto seguace di questa idea.
Ma se Morrison fino alla “sua” End, fine, si staccò dal suo personalissimo rock-blues per avvicinarsi alla poesia ed alla filosofia, non per questo abbandonò l’eccesso teorizzato da Blake. Che quel sentiero possa aver condotto l’uomo all’infelicità o alla disperazione?
Forse contiene della disperazione perfino la grandiosa Born to run di Springsteen e della “E” Street Band.
La corsa di Wendy e del suo uomo può essere intesa come un’eterna fuga. Non si può far altro che fuggire in the streets of a runaway American dream, lungo le strade di un effimero (o fuggitivo) sogno americano.
In tale ottica il libero arbitrio non esiste né si è liberi di correre; si è costretti a farlo e non ci si può fermare. Sembra una maledizione…
Anzi, per Dave Marsh Born “è una canzone che parla della morte, pur essendo uno dei brani più pieni di vita mai registrati”
Il suo è “un messaggio di speranza, ma anche fatalista. Come gli amanti-fantasmi di Thunder road, gli eroi di Born to run sono condannati a errare lungo quel rettilineo per sempre, alla ricerca di ciò che non si potrà mai trovare” (Dave Marsh, Bruce Springsteen. Nato per correre, Gammalibri, Milano, 1983, pp.219-220).
Senza parole, bellissimo post, veramente bellissimo post..
RispondiEliminarif. debora
RispondiEliminaTi ringrazio, Debora, davvero.
Sto cercando di parlare di rock e di "infinito" (da intendersi come tensione e ricerca verso l'ideale, una vita più piena e simili) e non è facile.
Perciò le parole di stima mi aiutano molto...
Caro Riccardo...l'unico "eccesso" che conduce alla saggezza è quello dei nostri sensi e dello spirito. Mi sento di escludere tutti gli altri eccessi materiali, a mio avviso, distruttivi.
RispondiEliminaRock ed eccesso (materiale) rappresentano un conubio che non mi appartiene, pur amando il rock.
Buona giornata!
Ho sempre pensato che se non proprio la disperazione quanto meno il disagio interiore abbiano sempre favorito la creatività degli artisti in generale e nello specifico dei cantanti rock.Ho anche riscontrato che nel momento in cui il compositore viveva un periodo più stabile della propria esistenza quasi contemporaneamente il fluido magico della creazione si inaridiva.Tutto questo forse per dire che è la tensione verso l'infinito quello che serve ma l'infinito o felicità non si possono e non si devono raggiungere.Questo concetto tra l'altro è trattato come saprai meglio di me da Montale nella poesia "Felicità raggiunta si cammina"
RispondiEliminarif. guernica
RispondiEliminaConcordo con te, cara Guernica: la distruttività va evitata.
In certi periodi ed anche in altri stili (pensa ai poeti "maledetti" francesi, Rimbaud su tutti) per alcuni l'eccesso è stato una grande tentazione.
L'inquietudine umana ed esistenziale, unita ad una ricerca artistica sia pure sincera, gioca dei brutti scherzi...
Buona giornata anche a te!
P.s.: stavo proprio per passare sul tuo blog!
rif. euterpe
RispondiEliminaIn generale potrei anche essere d'accordo con te, benchè siano esistite delle significative eccezioni.
Per es., quando Chuck Berry scrisse molti dei suoi brani più famosi, era già un uomo di 30 anni, sposato con figli ed era tranquillo.
Townshend narrò che scrisse "My generation" nell'elegante quartiere londinese di Belgravia (il che non toglie nulla alla forza del pezzo) e molti dei suoi pezzi migliori quando era ormai libero da alcol e droghe.
E potrei portare anche altri esempi.
Beninteso, quella "tensione" pratico-ideale esiste ed è un bene per il rock: non vorrei sembrarti un moralista o un legalista.
Il punto è saperla indirizzare perchè se l'arte serve a trasfigurare il dolore, non deve però produrne dell'altro: o l'artista, o anche il rocker non se ne libererebbe mai.
Grazie comunque per la visita e a presto!
E(' vero il rock spesso ha portato ad eccessi da parte di chi lo "praticava" (alludo agli artisti in questo caso)
RispondiEliminaVa detto che però nel rock si trova anche molto impegno sociale e che artisti come Bowie che hanno avuto periodi molto bui in realtà non erano dediti alla droga per ragioni di sperimentazione, almeno non specificatamente solo per queste ragioni nel suo caso.
E' anche "rassicurante" vedere che il rock ha prodotto e produce ancora esempi di rottura degli schemi in senso positivo.
Dal Boss allo stesso Bowie (che forse non é così diretto come il Dylan ed il Boss ma spesso e volentieri tratta tematiche sociali nelle sue canzoni) fino ad arrivare a gruppi più recenti che cmq vedono nella musica un viecolo per romprere gli schemi attraverso i contenuti e non gli eccessi della vita privata.
Credo forse che sia il momento di sdoganare il rock da quello che é stato anche e non soltanto eccessi, negli anni settanta.
E per restare in tema del tuo ultimo commento rispondendo ad Euterpe, ci sono molti artisti che hanno realizzato lavori di grande spessore senza per questo essere sofferenti o fatti.
Anzi credo che più l'artista é sereno con se stesso più possa farsi carico della sofferenza e del dolore che sente nel mondo e scrivere di quello che prova e avverte elaborando stili musicali e contenuti all'interno delle liriche, di grande spessore e rilievo.
A presto
Daniele
rif. daniele verzetti, il rockpoeta
RispondiEliminaSono d'accordo con te, Daniele e direi, su tutta la linea.
L'impegno sociale è del resto fondamentale per la crescita e la sensibilizzazione delle persone (oltre che per la... sensibilità degli artisti stessi).
Ma certo, se oggi noi e gli artisti possiamo avere un atteggiamento più "sano" di fronte a certi eccessi, dobbiamo ciò anche a quanti hanno esplorato quelle strade per primi...
Magari rischiando la loro salute fisica e mentale.
Da questo punto di vista, potremmo considerare alcuni rockers ed artisti degli eroi, o anche dei mistici... benchè senza fede.
Purtroppo il dolore attraversa TUTTO il cuore della persona e come diceva John Lennon: "Il genio è dolore."
A presto, Dan!
Diciamo che oggi sono rimasti gli eccessi ma se ne è andato quel rock degli "anni d'oro", salvo rare eccezioni.
RispondiEliminarif. matteo
RispondiEliminaDi sicuro si è perso quello slancio, quell'entusiasmo che aveva caratterizzato il periodo che andava da metà anni '50 (iniziato con Chuck Berry) alla fine dei '70.
Certo, le eccezioni sono poche ma vedo che uno Springsteen con la sua "E" Street Band resiste egregiamente e continuano a fare cose senz'altro buone anche gli Stones e lo stesso Dylan.
Tra le "nuove leve" vedo bene i Green Day, di cui apprezzo il loro remake in chiave rock di "Working class hero" di Lennon.
Ma certo, il rock che abbiamo conosciuto (soprattutto noi che siamo... vecchietti) era collegato anche ad una profonda idea di cambiamento sociale.
Ciao.
stupendo questo tuo articolo, ti assicuro che se facessi un programma notturno lo ruberei per farlo incidere da un mio amico doppiatore come sigla ... anzi .. quasi quasi !
RispondiEliminaLaVale
Il rock a volte porta verso gli eccessi. Anche l'abuso di alcol e droghe con cui alcuni autori di rock, e di conseguenza il rock stesso, vanno o andavano a braccetto sono eccessi che penso non sia del tutto sbagliato provare almeno una volta. Io non bevo, ma una "mina" me la sono presa nella vita, ho fatto un eccesso. Ho scoperto che ci sono eccessi che poi ti fanno star male, ed altri eccessi che lasciano addirittura un velo di benessere. E' il rock stesso l'eccesso che fa anche perdere il controllo di se (nel senso positivo del termine) e permette di essere più essenziale. C'è un motivo se i bambini quando metti su un buon rock reagiscono positivamente. O mia figlia che si addormentava a pochi mesi con il rock a volume buono. E' la magia dell'eccesso di se stesso e di chi lo crea (difatti c'è rock e rock, quello che nella canzone mette il cuore si sente... eccome)
RispondiEliminaBelli i tuoi riferimenti a titoli e gruppi, ad esempio non conoscevo l'origine del nome dei "The Doors". Mi sto facendo una cultura :)
Ciao ;)
Non sono gli eccessi e gli abusi che hanno bruciato le ali al rock, quanto la sua commercializzazione, che lo ha "imbolsito".
RispondiEliminaE come dice giustamente il Jack Black protagonista di School of Rock, il primo nemico del rock è MTV; credo intendesse dire l'appiattimento che questa TV ha causato nei gusti delle masse giovanili e non solo, su scala planetaria. Io sono più tranciante: il nemico del rock è il pop, le mille Madonna e Jackson fatti in serie, avvolti da lustrini ed effetti speciali, con dietro prodotti sicuramente perfetti, curati e di facile ascolto, ma buoni per i sottofondi musicali degli ipermercati. Insomma il rock dopo 50 anni, deve fare i conti con un'omologazione del gusto musicale delle masse che ne frena le potenzialità.
Su rock, peraltro pesano troppo i grandi gruppi del passato, che per forza di cose hanno esaurito molti spazi di creatività e penso siano per tutti i nuovi rockers un'eredità pesante con cui fare i conti, ma anche un enorme giacimento da cui trarre spunti per creare nuova musica, come succede per il Jazz.
Tuttavia il rock ha sempre dimostrato vitalità, e come un fiume carsico riesce far emergere qualcosa di buono.
Certo il giovanilismo che ha segnato i "mitici" pezzi degli anni '60, oggi forse è anacronistico, ma mantiene il suo valore artistico e sociologico. Un conto, però, era fare musica rock in un periodo dove si rompevano gli schemi delle società patriarcali del passato e dove l'eccesso era in tutti i campi quasi all'ordine del giorno, quindi quella musica faceva, nel bene e nel male, da colonna sonora al cambiamento, altro conto è farlo oggi, dove il conformismo, il salutismo e il moralismo la fanno da padroni e dove i tabù sono almeno apparentemente crollati.
Comunque moltissimo buon rock e più in generale la buona musica, non passa quasi mai per i canali mediatici, ma per vie secondarie, come il passa parola o la rete, quindi è meno d'impatto e richiamo, ma continua a vivere, come nelle sue premesse una lunga vita.
Eccessi e Rock sono , o meglio sembrano , un connubio quasi obbligato e indissolubile...almeno questo è quello che passa attraverso la comunicazione, spesso superficiale.
RispondiEliminaOvviamente esistono esempi di limpida e intelligente creatività anche senza passare attraverso drammi esistenziali o eccessi spesso di facciata, ma vuoi mettere il fascino dell'artista tormentato e " maledetto "... ?
In fondo sono questi i personaggi che hanno fatto della musica un reale fenomeno sociale.
rif. la mente persa
RispondiEliminaIn effetti, penso anch'io che la tensione ed il peso della fama possano essere quasi insopportabili.
Aggiungo che magari, certi musicisti potevano (e possono) provenire da ambienti in cui il rock e la notorietà si ponevano come antidoti ad una vita altrettanto "on the road" ma che spesso, li metteva... in contatto con gangs e galera.
Difficile, quindi, mantenere il controllo... quando da giovani si diventa così ricchi e famosi...
Ciao, Gio.
rif. ormoled
RispondiEliminaIl rock è "l'eccesso" migliore, su questo penso che siamo senz'altro d'accordo.
Una volta Springsteen disse che prendere delle droghe era come salire sul palco "con le stampelle", comunque con qualcosa di falso, di poco autentico.
Naturalmente, la risposta non può provenire da una vita mistica.
Massimo rispetto per la mistica e per il misticismo, ma nel rock è... difficilotta.
Importante, quindi, saper scegliere il proprio stile di vita, senza idealizzare gli eccessi ma anche senza colpevolizzarsi troppo.
Alla fine, comunque, ciò che rimane è la musica e quando una bella chitarra attacca un riff come si deve, quel riff rimarrà.
Rock is dead. Long live rock!, come cantavano gli Who; il rock è morto. Lunga vita al rock!
rif. alessandro perrone
RispondiEliminaCome sempre sono parecchio d’accordo con te, Ale.
Circa gli eccessi nel rock, penso anch’io che sia stato danneggiato più che da quelli, dalla commercializzazione.
I ’60 ed i ’70 esprimevano una ricerca, una sperimentazione ed una volontà di rompere gli schemi che poi è stata volta in caricatura.
Come disse J. Lennon in una canzone rimasta finora inedita: “Tutti fanno l’amore ma a nessuno importa, tutti corrono ma nessuno sa dove.”
Il problema, secondo me, è sorto quando figure di 2° piano hanno “istituzionalizzato” l’eccesso, o si son dati ad esso come se fosse un dovere.
L’industria discografica ha fatto il resto; forse, le cose sarebbero andate diversamente se gli artisti avessero potuto o voluto gestire lo show business e le varie attività ad esso collegate. Ci provarono i Beatles con la Apple, ma purtroppo andò male.
La questione-giovani… a quel tempo era perlopiù sincera: esprimeva rifiuto di squallidi compromessi, richiamava alla generosità, alla solidarietà, all’impegno ecc.
Ma oggi è stata strumentalizzata e ridotta a idea del sorriso più o meno fisso, ottimismo obbligatorio, corpi rifatti dal chirurgo estetico o da palestre per terminators, corsa al danaro e così via.
Ormai, l’aspro intento satirico di Janis Joplin che in “Mercedes Benz” cantava: “Ho lavorato duro una vita, senza una mano dagli amici/ così, Signore, mi compreresti una Mercedes?”, per molti finisce per diventare un ideale…
rif. max
RispondiEliminaDici bene, Max: spesso la comunicazione diffonde un'idea del rock davvero superficiale.
Non dimentichiamo il peso che in questo hanno industria discografica e stupidità di certi musicisti...
Qualche tempo fa lessi che negli Usa dei gruppi metal venivano messi sotto contratto a patto che si impegnassero a farsi vedere in giro sballati.... preferibilmente di eroina!
Il fascino dell'artista "tormentato e maledetto" esiste, ma è fondamentale che LUI sappia governarlo.
Certo, il rock ha esaurito la spinta propulsiva dei primi anni, ma nelle giovani band, in concerti piccoli piccoli, riesco a scorgere ancora qualche fiammella ...è commovente. E poi del rock prendo tutto: eccessi, spirito umanitario, idealismo romantico, radicalismo politico, sesso, droga e rock'n'roll ...
RispondiEliminarif. alligatore
RispondiEliminaMah, io penso che quella "spinta" non si sia del tutto esaurita.
Certo, il fenomeno rock, che in anni passati era anche un fortissimo insieme di eventi ed atteggiamenti di vario genere, ha perso buona parte della sua forza.
Ma come dici egregiamente tu, in certe "giovani bands" c'è ancora qualche fiammella, continua quindi a bruciare il grande fuoco del rock 'n roll.
Insomma, è come diceva Neil Young: "Rock 'n roll can't never die", il rock non può morire...
ciao Riccardo! il rock E' la musica per me, anche se poi sprofondo anima e corpo in un cd di classica, rimane la mia musica.
RispondiEliminaL'esperienza di ..."ragazza matura" ... mi fa dire che tra i ragazzi ce n'è ancora un sacco che si nutre del rock che ascoltavo e ascolto (ho un Riccardo ventenne che gira con N. Young sull'I-pod!).
In merito al tuo commento sul mio post l'argomento è tremendamente doloroso e la "sceneggiata" qui da me continua. Non so come fare, non lo so proprio, e ho sempre più paura. Vedo mettere pezze su una situazione che via via diventa sempre più pericolosa e tutto questo per non spendere un centesimo. Questo mi spaventa.
Grazie per la tua vicinanza.
Alessandra
rif. alessandra
RispondiEliminaCiao, Alessandra!
E' vero, il "nutrimento" del rock continua a sostenere le persone anche quando, come dici, si trovano sui 20 anni.
Addirittura, la figlia di una coppia di amici ascolta (a 16 anni) i Beatles e John Lennon, che per me è stato grande anche senza di loro.
Questa "resistenza" dipende, come dire?, dall'"urgenza" che il rock ha per le persone di comunicare ed anche d'analizzare il proprio disagio.
Tra i vari stili musicali moderni, penso che solo il rap possa porsi come equivalente appunto del rock.
Sull'argomento del tuo post credo che intanto sia già importantissimo stare vicino a persone che soffrono in quel modo.
La tua generosità dovrebbe anzi essere d'esempio a tanta di quella gente...
E chissà che davvero non serva a "svegliare" qualcuno! Mai disperare, anche se a volte è davvero dura.
A presto!
Ciao Riccardo,mattinata libera ne approfitto per farti un saluto.....
RispondiEliminaPenso che gli "eccessi"(se non trascendono,costrigendoti a una chiusura dentro uno schema abbruttente!),meglio, un vivere non omologo, creativo, della propria esistenza, siano auspicabili e che rappresentino il raggiungimento vero della propria libertà....
Ps
Adoro Jim Morrison e Janis Joplin...
rif. natalibera
RispondiEliminaCiao Nata, mi fa sempre piacere una tua visita (saluti inclusi).
Condivido il giudizio che formuli sugli eccessi, da considerarsi però come atto cosciente, libero e che prevede l'assunzione da parte della persona delle proprie responsabilità.
Naturalmente, il problema nasce quando gli eccessi diventano un ruolo, un dovere (il dovere dell'antidovere).
La Joplin ha incarnato al meglio un codice di comportamento che ha visto l'eccesso come atto non fondato su uno schema; penso che anche per questo, il suo rock-blues risulti ancora così trascinante e sincero.
Le cose che ha cantato sulla solitudine lei, credo che non le abbia mai cantate nessuno.
Besos!
ciao come stai ?
RispondiEliminacome vedi ho cambiato blog ...l'altro me l'hanno bloccato ....grazie per esserti unito al mio bog ciaooooo
rif. marianna
RispondiEliminaPotrebbe andare meglio, ma comunque, sopravvivo...
Ho visto che hai cambiato blog; problemi con la censura?
Passerò presto da te, promesso.
E grazie per essere entrata tra i miei "follissimi" lettori.
A presto!
Bellissimo post e commenti molto interessanti, unico "difetto": qui è già stato detto tutto lol! Comunque concordo con Ormoled sul fatto che il "rock", nel senso di eccesso, di voglia di "vivere pericolosamente" o, se preferisci, "cogliere la vita a piene mani", fa parte della natura umana. Mio figlio da piccolo adorava "We will rock you" dei Queen, non si stancava di ascoltarlo più e più volte; ora che ha undici anni fa lo stesso; e mi piace pensare che quel che di disperato e di eccessivo, che forse c'era nella vita di Freddy Mercury, non gli abbia impedito di creare qualcosa di immortale, che attraversa le generazioni. Lo so, qualcuno pensa che proprio la disperazione aiuti la creatività...preferisco pensarla come il Rockpoeta: la realizzazione personale, l'equilibrio interiore possono, forse, lasciare spazio alla creatività perché si sbizzarrisca nell'arte "vera", non egocentrica, ma rivolta verso il mondo esterno.
RispondiEliminaCiao, scusa questo commento tardivo e un po' lungo.
rif. licia titania
RispondiEliminaRingrazio a nome mio e dei miei commentatori, Licia!
Penso che sia davvero fondamentale (proprio nel senso di ciò che dà fondamento) anche saper "eccedere."
Del resto, l'arte è anche quello: il "semplice" fatto di creare con la voce, uno strumento, la penna, il pennello ecc. qualcosa che prima non c'era, significa imprimere alla realtà una nuova direzione.
Rischiando anche l'accusa di follia.
Del resto, per Platone l'arte era quasi... eversiva!
Quanto al rock, penso che sia importatante saper trovare la sintesi tra il superare il limite e fare di questo superamento occasione di riscatto dal dolore e dalla solitudine.
Non scusarti per il commento: mi piacciono tutti i commenti, anche quelli lunghi, articolati e che possono arrivare quando vogliono!
Buona domenica!