domenica 21 ottobre 2018
I mostri che non ti aspetti
Ci sono dei libri che non ho letto
per molto tempo, ma che grazie al cinema, sono diventati famosissimi.
Per essere più precisi, lo sono diventati certi personaggi,
dei quali ormai pensiamo di sapere già tutto. E probabilmente,
questo ci fa provare una sorta di rifiuto alla sola idea di prendere
in mano i libri di cui sopra. Qui penso soprattutto a Frankenstein
ed a Lo strano caso
del Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
Ora,
il vero nome di “Frankenstein”
è la Creatura. Ma
temo che l'averlo rappresentato su tutti gli schermi con in testa un
(sia pure fornitissimo) negozio di ferramenta, con cioè tutta una
serie di chiodi, viti e bulloni, lo abbia trasformato in un
personaggio tragico ma anche ridicolo.
Comunque,
l'anno scorso ho letto appunto Frankenstein
ed ho visto che era ben più di un romanzo dell'orrore.
Non
a caso, parlerò di
due autentici miracoli. Il 1°: quando la sua Autrice cioè Mary
Shelley scrisse il suo romanzo più famoso, era una ragazza di 19
anni; il 2°: in una trentina di
pagine (dal 10° al 17° capitolo), la Creatura del dr. Frankenstein
butta fuori tutto il suo dolore, la sua rabbia, infelicità,
frustrazione e solitudine.
Ed in questo
la Shelley dimostra doti di introspezione psicologica degne di uomini
o donne più grandi di 20 o 30 anni, con alle spalle molteplici
esperienze di vita e carriere letterarie di prim'ordine.
Sentiamo
infatti come la Creatura si rivolge al suo creatore, quando gli
chiede una compagna. Importante: nel far questo, appunto la Creatura
non inveisce, non urla né attacca fisicamente lo scienziato ma
ragiona sul proprio
dolore e cerca di convincerlo facendo appello al suo cuore ed al suo
intelletto.
“Oh,
Frankenstein(...). Ricorda che io sono la tua creazione: io dovrei
essere il tuo Adamo, e sono invece l'angelo caduto, che tu privi
della gioia senza alcun misfatto. Dovunque vado vedo una felicità
dalla quale sono irrimediabilmente escluso. Io ero caritatevole e
buono: la sofferenza ha fatto di me un demonio.”1
Quale
mostro parlerebbe
così?
Inoltre, la
Creatura cita Milton, Plutarco, Goethe ed alcuni antichi legislatori.
Descrive i meccanismi attraverso i quali imparò il linguaggio e nel
definire il “sistema della società umana”, afferma: “Udii
della divisione della proprietà, della ricchezza immensa e della
squallida povertà; della classe sociale, del lignaggio e del sangue
nobile.”2
Soprattutto
dopo aver trovato il diario del suo creatore, scopre d'aver suscitato
appunto in Frankenstein un terribile sentimento di raccapriccio, se
esclama: “Creatore insensibile e senza cuore! Mi avevi dato
percezioni e passioni e poi mi avevi gettato via, oggetto di
disprezzo e di orrore per l'umanità.”3
Si
sente simile al Diavolo, poiché dichiara: “Tutti, a parte me,
riposavano e gioivano: come Satana
mi portavo un inferno dentro
e, non trovando alcuna comprensione, provavo il desiderio di
sradicare gli alberi, spargere intorno a me sterminio e distruzione e
di sedermi poi a godere di quella rovina.”4
Le
argomentazioni e le confessioni della Creatura sono piene sia di
fuoco sia di logica. Ma per il momento, fermiamoci qui.
Inoltre,
dovrei parlare anche di Jekyll ed Hyde.
Ma ci sarà
tempo...
Note
1
Mary Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno
(1818), Gte Newton, Roma, 1996,
a cura di Stephen Jones, p.69.
2
M. Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno,
op. cit., p.81.
3 M. Shelley,
op. cit., p.93.
4 Ibid., p.91.
Il corsivo è mio.
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