Sempre il sito Saras cita Woodmackenzie, “consulente indipendente nel settore oil con sede a Edimburgo”; per Wood., la raffineria Saras è in Europa impianto “secondo per complessità.” Alla Saras di Sarroch lavorano “oltre mille persone, a cui si aggiungono più di 3000 addetti nell’indotto” (Il manifesto, 27/05/09).
In Sardegna, regione in cui la fame di lavoro assume dimensioni spaventose, non si può rinunciare alla Saras.
Di sera, chi vada o torni dal mare vede quelle torri e quegli impianti illuminati, un intrico di luci, tubi, metallo… e ciminiere che lanciano le loro fiamme verso il cielo. Molti, non solo sardi mi dicono che a loro fa pensare ad una città del futuro. E’un’idea suggestiva e che condivido: un panorama ultraurbano alla Blade runner.
Là hanno lavorato e lavorano miei amici e parenti.
Il 26, poco prima delle 14 tre operai “sono rimasti vittime di intossicazioni da gas” (Liberazione, 27/05/09). Quegli operai, quegli uomini si chiamavano: Daniele Melis; Daniele aveva 30 anni. Luigi Solinas; Luigi aveva 26 anni. Bruno Muntoni, il più vecchio aveva 52 anni. Erano di Villa San Pietro, un paesino ad una trentina di km da Cagliari.
Ora, io non accuso né la Saras né Gianmarco e Massimo Moratti, rispettivamente presidente e amministratore delegato; ma voglio capire. Voglio capire come sia possibile che tre lavoratori siano morti in uno degli impianti più avanzati d’Europa… e nel 2009. Daniele, Luigi e Bruno lavoravano per la ditta esterna Comesa.
“Eppure, resta un’incognita che pesa sulla Saras. Come è possibile che la sala di controllo, operativa 24 ore su 24, una delle più tecnologicamente avanzate, costantemente “accesa” su tutto ciò che accade all’interno della raffineria non si sia accorta di esalazioni non conformi alla norma?” (Liberazione, n° cit.).
Infatti, in un’intervista a L’unione sarda (28/05/09) i Moratti hanno riconosciuto che: “Non è stato un incidente.”
E perchè, come testimonia il solo superstite cioè Luca Fazio, non è stata rispettata la complessa procedura che doveva permettere a lui ed ai suoi compagni d’accedere al luogo della tragedia per lavorare in sicurezza ed inoltre è mancato il sufficiente supporto di personale tecnico e specializzato? (Il Sardegna, 28/05/09). Del resto, anche i Moratti parlano di una “questione di procedure” (L’unione sarda, n° cit.).
C’è in corso un’inchiesta e ho fiducia nella magistratura.
Del resto la dirigenza Saras non ha manifestato solo dolore per la tragedia, ma ha anche dimostrato interesse (vedi comunicato stampa del 26 sul proprio sito) per lo sviluppo delle indagini. E penso che quella dirigenza sarà disponibile a collaborare; anche oltre al fatto che a ciò è comunque tenuta.
Di sicuro, vogliamo capire. E sapere.
Perché non si ripeta più quello che è successo il 26.
Mai più.
Buon giorno Riccardo!
RispondiEliminaRientrando dal mare ho visto anche io, tutta illuminata, la città del futuro.E anche io l'ho subito chiamata "Blade Runner".Effettivamente può risultare anche suggestiva!
Penso che la Saras sia indispensabile a fini lavorativi.Che con le adierne tecnologie, VOLENDO, si potrebbe evitare inquinamento ed ogni altro effetto dannoso per flora e fauna.
Così come rispettando tutti gli iter si possono ridurre a zero le morti per "incidenti sul lavoro"!
Indubbiamente queste sono il frutto di negligenze dell'uomo.Poi però si paga un prezzo altissimo:la vita.
E si continua a non capire...
Spesso siamo, ed autocritico anche me stessa,troppo approssimativi.Si fanno le cose alla carlona, si sottovaluta..."ma si non ti preoccupare!".Ecco i risultati.
Mi spiace dirlo ma il fare alla carlona, da noi in Abruzzo tradotto nel fare "alla 'mbiccia e 'mbroglia", fa parte un po' della stessa cultura italiana.
Per gli altri Paesi non esprimo giudizi, poichè non li vivo.
Un saluto e un abbraccio!
rif. guernica
RispondiEliminaVerissimo, a fini lavorativi la Saras è indispensabile.
Nasce però un problema di VOLONTA' per quanto attiene alle tutele sul luogo di lavoro, l'inquinamento ecc. E questo è ormai un problema nazionale, che quindi trascende la stessa tragedia verificatasi alla Saras.
Spesso quella volontà manca perchè i ritmi forsennati e le scadenze relative a tempi di consegna, esecuzione ecc. devono stare al di sopra di tutto.
Forse il fare le cose alla carlona può appartenere al carattere nazionale, ma il problema peggiore consiste in leggi, norme e regolamenti che ci sono... ma il tutto non viene applicato.
Come è successo a Sarroch, infatti sono già partiti degli avvisi di garanzia.
Pensiamo poi a quante ditte in subappalto, che lavorano con personale poco specializzato o al quale è richiesto (anche quando specializzato è) di fare in fretta: a qualsiasi costo. Lavori (è possibile che ciò sia avvenuto anche alla Saras) da eseguire magari in 2 mesi, che però devi consegnare in 45 giorni.
E non di rado le ditte madri non si accertano della piena, corretta applicazione di norme e procedure o dell'affidabilità delle ditte che lavorano in subappalto.
La somma di tutti questi fattori dà come risultato dolore e morte per tanti lavoratori e grandi profitti per chi si serve di loro.
Infatti, crisi economica e disoccupazione hanno reso disponibile un'enorme forza lavoro e che può essere rimpiazzata in qualsasi momento.
Ecco perchè i sindacati chiedono con grande decisione che non si arrivi a tagli sulle normative relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro. Snellire pratiche e procedure va benissimo; ma questo deve essere fatto senza mettere ancora più a rischio la salute e la vita dei lavoratori.
Un abbraccio!
Oltre a tutto quello che hai elencato così dettagliatamente nel tuo post riguardo questa ennesima tragedia,purtroppo lo stiamo ripetendo
RispondiEliminada un'infinità di tempo,secondo me c'è da aggiungere anche il fatto che, per risparmiare denaro si va incontro a questi dolorosi eventi.
che non debba mai più succedere, in nessun angolo del mondo
RispondiEliminamorire per il lavoro è una delle morti più ingiuste
è arrivata la notizia e ha sconvolto un pò tutti, anche perchè sono neroazzurra quindi un nome che è molto vicino,
il perchè, già questa è sempre la domanda che sorge dopo, e come te sono in attesa di sapere e di capire
una fabbrica bel avviata, con tutto sicuramente in regola
quindi l'erroe da dove è partito?
sicuramente lo scopriremo, resta però il fatto che sono morte delle persone
e nessuna risposta le rimanderà in vita!
buon week end.
Certo...norme disattese.Ma perchè lo sono?
RispondiEliminaTutto riconduce sempre li caro Riccardo:l'inesistenza dello Stato.Uno Stato capace ed onesto.
Così tutti fanno i loro comodi sacrificando vite in nome del guadagno.
Si dovrebbero ripuntualizzare un attimo gli ordini di priorità, perchè se la Vita è diventata meno importante dei soldi, ed è così, sono guai seri.Per dirla in modo semplicistico e, se vogliamo, anche scontato.
rif. il monticiano
RispondiEliminaMolto ben detto, Aldo.
Il risparmio di denaro, considerato più importante della vita umana; è questo il problema.
Inoltre, quanto di quel denaro arriva ai lavoratori? Bruno, Daniele e Luigi guadagnavano circa 900 euro al mese.
Purtroppo in Sardegna quello è considerato un buon o ottimo salario e c’è chi, coi nostri tassi di disoccupazione, per il salario in questione è costretto a rischiare la pelle.
rif. irish coffee
RispondiEliminaEffettivamente, uno dei punti principali consiste proprio nel fatto che parliamo di una “fabbrica ben avviata.”
Possiamo quindi immaginare come si lavori in altre, da molti punti di vista molto più arretrate.
Sempre più assistiamo ad un regresso nelle condizioni di sicurezza, il che avviene (occasioni tragiche come queste a parte) nella sostanziale indifferenza di tanti.
Buon week-end anche a te.
rif. guernica
RispondiEliminaQuanto hai detto, cara Guernica, non è assolutamente “semplicistico” nè “scontato.” Assolutamente.
Anzi, io penso che dovremmo riprendere a dirle, certe cose, superando in questo il timore d’apparire “vecchi” o demodé.
Anche perché grazie al nostro silenzio o al nostro parlar d’altro, intanto c’è chi vecchio rischia di non diventarlo mai.
Un abbraccio!
Come ho già scritto in un altro blog in cui si parlava di questo tragico evento, la prima reazione di fronte a queste "morti bianche" sono indignazione e rabbia.
RispondiEliminaCi indigniamo e ci arrabbiamo perchè non ci sembra possibile che con tutta la tecnologia ed i mezzi che abbiamo a disposizione nella nostra società super organizzata e super efficiente, possano ancora accadere fatti simili.
Eppure, accadono, continuano ad accadere.
Ed il "gioco delle responsabilità" che ne consegue è sempre molto avvilente e deprimente, poichè raramente vengono realmente individuate e soprattutto sostenute. Spesso, nel tempo, resta solo un ricordo, che pian piano svanisce nel dimenticatoio dei più, mentre resta assolutamente vivo e doloroso nelle famiglie colpite da vicino.
E' quindi importante che se ne parli, per non dimenticare, ma sullo smuovere le coscienze, ormai, ci credo poco...e mi fa male realizzarlo ed ammetterlo.
rif. 2elle
RispondiEliminaCara Elle, devo dire che un po' ti capisco.
Anch'io, benchè mi sia occupato di questo tragico tema (o di altri simili) spesso provo una sensazione di sconforto e di impotenza...
Soprattutto quando vedo che dopo non molto tempo, il dannato dimenticatoio sembra poter inghiottire qualsiasi disgrazia!
Eppure, continuo a pensare ed a SPERARE che denunciare determinate situazioni possa aiutare ad impedire il loro ripetersi.
L'alternativa sarebbe rassegnarsi ad esse, ma non dobbiamo.
Penso infatti che se non ne parlassimo neanche, certe morti sarebbero considerate (da chi ci guadagna) un fatto in fondo poco grave, se non addirittura un prezzo da pagare, un tributo sull'altare del "progresso."
Naturalmente capisco che cosa intendi: la tua amarezza è anche la mia e non intendo certo polemizzare.
A presto!
Purtroppo si ripeterà, forse non alla Saras, ma accadrà in un paese in cui la vita umana è considerata davvero poco accade questo e altro
RispondiEliminapurtroppo...
rif. artemisia65
RispondiEliminaHai ragione, è molto probabile che tutto questo possa succedere ancora ed ancora...
Ma penso che abbiamo comunque il dovere morale e civile di denunciare certe ingiustizie.
Il rischio, come ho già detto nella risposta ad Elle (ed in generale dico sempre) è quello della rassegnazione.
A presto!
E' molto triste... quando succedono certe cose mi viene da pensare che non sia cambiato nulla dalle miniere dell'ottocento dove morivano gente... e che i "diritti dei lavoratori" servano in realtà solo per tutelare i capi e non per difendere i lavoratori... o forse questa serie interminabile di "non accadrà mai più!" avrebbe finalmente trovato una fine.
RispondiEliminainfatti l'ho denunciato in diversi post ma purtroppo noi possiamo far solo questo ( e lo affermo con una certa rabbia...)
RispondiEliminarif. dailygodot
RispondiEliminaEffettivamente, cara Daily, molte volte non sembra che da allora si sia verificato un reale progresso.
Come hanno detto in tanti (tra questi, se non sbaglio, Gramsci) la Storia è una maestra che non ha scolari.
ciao! finalmente tropo il tempo per ricambiare il tuo saluto. Purtroppo la mia attività di blogger è quasi nulla ormai.
RispondiEliminaVero. La storia è una maestra senza scolari. Lo insegna anche molto di quello che sta succedendo in questi giorni... tra elezioni e perdita di spazi democratici.
Quindi Cagliari. Mai stato in sardegna purtroppo. Il timore un po' del caldo e un po' del turismo, anche se penso che ci siano posti bellissimi e ricchi di fascino lontani dalle mete più turistiche. La nebbia...
non la amiamo in tanti. Solo chi è "padano dentro" (lascia perdere la lega... sono una vergona) eh eh... e cmq devi essere un po' orso. Se pensi che la squadra della città ha come simbolo proprio un ORSO GRIGIO... capirai tutto... eh eh eh eh
salutissimi ... passa ancora!
rif. embers fire
RispondiEliminaBenvenuto sulle ruote, Embers.
Sull'attività di blogger, non mollare; il tuo blog è stimolante. Va bene?
Quanto alla storia ed ai suoi scolari, spesso gli "autogol" a cui dobbiamo assistere sono davvero sconcertanti.
Sembra che l'impegno in essa (nella storia) somigli, come diceva qualcuno, alla filosofia... un continuo fare e disfare, in perfetto Penelope's style.
In Sardegna ci sono quei posti cui ti riferivi, benchè molti preferiscano il clima ultravacanziero e caciarone.
La nebbia... in effetti, vedo che quando dei "kontinentalis", da noi, trovano una giornata con appena un raggetto di sole, si esaltano!
Comunque, come carattere siamo un po' orsi anche noi sardi.
Salutissimi anche da me, ripasserò senz'altro e tu fà altrettanto!
I morti alla Saras, come quelli della Thyssen e tutti gli altri non sono un incidente; il problema e soprattutto italiano, in quanto nel nostro paese c'è una scarsa conoscenza e formazione antinfortunistica. Le aziende investono poco, chiamando i lavoratori a turni sempre più stringenti, il resto lo fa un metrcatio del lavoro pessimo, in mano ai nuovi "caporali" delle aggenzie di collocameto. Quindi, sfruttameto, precarietà, ricatto, crisi economica, mi portano a dire che purtroppo il caso Saras è uno dei tanti che capiteranno nei mesi/anni avvenire.
RispondiEliminaCome operaio da tempo insisto con il sindacato affinche proclaqmi uno siopero generale di protesta e proponga una piattaforma sulla sicurezza che spinga il Parlameto a leggi e controlli più severi. Ma in assenza di una mobilitazione di massa, a livello leggislativo si sta procedendo a modificare il Testo Unico sulla sicurezza, allegerendo le imposizioni e le ammende alle aziende e soprattutto togliendo ai dirigenti aziendali le responsabilità primarie, addosando tutto ai sottoposti. Se andiamo avanti così alla prossima strage, oltre al lutto le famiglie colpite dovarnno pagare i danni.
rif. alessandro perrone
RispondiEliminaBentornato, Alessandro.
Non potrei cambiare una vorgola di quello che hai scritto nel tuo commento. Non una.
Dopo la strage di Sarroch c'è stato, anche da parte di chi di solito non si è mai occupato troppo di sicurezza sul lavoro, una sorta di dietrofront.
Ma ho letto anch'io di certi progetti di modifica del Testo unico ed in assenza di una "mobilitazione di massa", come dici bene, temo proprio che questa controriforma possa passare.
Sarebbe perciò davvero necessario che oltre a politici e sindacalisti, anche gli artisti e gli intellettuali (per la loro rilevanza nel concorrere alla creazione di valori, informazioni ed idee) parlassero/si informassero delle condizioni di vita e di lavoro degli operai.
L'isolamento, così come la mancanza di tutele, uccide.
Presto da te!
Ciao.