La Vetreria era un’antica fabbrica che fu abbandonata parecchio tempo fa; pensate che era già un rudere quando io avevo 10 anni…
Vabbe’, chiederò a Springsteen di scrivere un’altra Factory, fabbrica e lo costringerò a dedicarmela, così saremo tutti contenti.
Bene, arrivo sul luogo del delitto alle 18 e dopo 2 minuti perdo la famiglia; altri 30 secondi e non vedo più i miei amici. Gli ex-colleghi non si erano neanche fatti vedere. Certo che le cose si mettevano proprio bene!
Alle 18.15 incontro l’editore, Davide “big man” Zedda, il suo fedele e caustico vice Roberto Sanna e l’amica e poetessa Carmen Salis.
Alle 18.30, calcio d’inizio. Veloce introduzione di Dav & Rob, i Blues Brothers dell’editoria cagliaritana, poi Carmen inizia a leggere un brano dal Gioioso tormento.
Il pubblico segue con piacere ed interesse l’incrociarsi della voce suadente di Carmen col timbro sicuro della chitarra di Davide. Applausi.
Alla lettura with music si alternano gli interventi di Rob, che in modo sintetico ma denso accenna ad alcuni aspetti del romanzo.
Mica facile: infatti il Gioioso fonde (o almeno spero che sia così) tra loro lati umoristici, riflessivi ed anche drammatici. Ma lui riesce a presentarli in modo chiaro e distinto (scusa, Cartesio).
Quando mi cede la parola penso: “Ora cominciano i guai.” Per me, parlare in pubblico è sempre difficile… benché mi si assicuri il contrario. Mah… sarà. Comunque, dico qualcosa ed il pubblico sembra soddisfatto.
Guardo Dav che secondo me, vorrebbe lanciarsi in un rock-blues alla J.L. Hooker, qualcosa come Boom boom; sceglie un accompagnamento classico ma per fortuna, ogni tanto il blues gli scivola dalle dita!
La voce di Carmen evoca dal libro antichi pescatori, castelli fuori dal tempo, cucina francese e vecchia Praga. Rob mi interroga su ruolo e problemi di chi scrive, in un mondo che bada più al danaro ed all’immagine.
Rispondo che chi scrive deve dire sempre ciò che pensa e senza paura, benché la sua azione possa avere molto più peso se non agisce da solo.
Mi premeva sottolineare il lato talvolta molto umoristico del libro, ma mancavo della tranquillità per fare delle battute decenti; ero tesino…
Comunque evidenzio il fatto che per me un romanzo deve essere vario come una città: ogni suo capitolo un rione, ogni frase una strada.
Inoltre, affermo che una trama deve svilupparsi non in base a schemi ma in base alla vita, che ne sa sempre più di qualsiasi schema; è una dannatissima volpe la vita, no?!
Ok, ulteriori arpeggi di Dav; gli interventi puntuali, anche taglienti (ma non con me) di Rob; la voce castellana di Carmen… tutto questo termina. Ultimi applausi, in tanti si avvicinano per farsi dedicare il libro. Fine.
Grazie a tutti voi, pubblico (anche numerosetto, eh? Bravi!) e grazie a voi, 3 moschettieri.
Sere come questa, non si possono dimenticare…