martedì 29 luglio 2014
Stamattina niente Mozart
Stamattina
volevo ascoltare Mozart
ma ho scelto
Bryan Adams: sì, lui,
anche se il
suo è un rock
poco originale
ma piacevole, dopotutto.
Non frequento
circoli o cenacoli letterari
ma penso di
stare sulle scatole
sia ai poeti
che agli operai:
per
i primi sono troppo istintivo e grezzo;
del resto,
passo per
rammollito ad occhi muscolosi.
Apro a caso un
libro di Lord Byron
e scopro che a
modo suo,
anche lui
lottava con le masse:
dunque per me
c'è ancora speranza!
Ma comunque,
come mi sento?
Dominato
dall'accidia
o più
semplicemente,
strangolato da
una malinconia che mi tormenta
sempre e
comunque,
mi sento
dominato da un gusto acido, amaro, insopportabile
che non mi
molla mai...
anche se in
fondo sono un sempliciotto
che si esalta
con quattro e vecchi accordi elettrici,
un bicchiere
di vino con gli amici
e qualche
battuta
(purtroppo non
sconcia, abbiate pazienza).
Ma poi
l'accidia, l'angoscia, la malinconia, i blues
(chiamatela
come volete)
ritorna...
torna sempre, la maledetta, la schifosa, la porca!
Certo, anche
il non lavorare
o il lavorare
a singhiozzo,
fa
singhiozzare.
Mi “fisso”
(così mi dicono)
con qualche
acciacco
ma in
confronto a chi sta male davvero,
dovrei solo
vergognarmi.
Il mio poco e
scadente lavoro, poi,
non mi ficca
nei bidoni della spazzatura.
Dovrei
accontentarmi?!
Accontentarsi
è il dolce veleno
inventato da
ricchi, potenti e prepotenti d'ogni tempo
per fregarci
meglio e per sempre.
Apro la Bibbia
quasi a caso
e leggo in S.
Giacomo:
“Voi
ricchi vi siete ingrassati
per il
giorno della strage.”
Ecco,
finalmente, un pensiero dolce e divino!
Giacomo, sto
già lucidando armonica & alabarda...
lunedì 7 luglio 2014
“Dirty boulevard”, di Lou Reed
Il 27 ottobre 2013 è morto Lou
Reed: tra i rockers, per me uno dei più aperti e pronti al confronto
anche con un mondo lontano da quello “solo rock”. Penso infatti
al suo rapporto con Andy Warhol, con David Bowie, penso agli studi da
lui condotti all'università di Syracuse, all'attenzione che prestava
al costume ed alla cultura. Soprattutto riguardo al legame tra arte
ed individuo, in un'intervista alla domanda su che cosa saremmo
appunto senza l'arte, rispose: “Saremmo solo degli stupidi
insetti.”
Forse le sue canzoni più note
sono Walkin' on the wild side e
Sweet Jane.
Quest'ultima è secondo me uno dei rock più potenti di tutti i
tempi: a me ancora oggi, a distanza di tanti anni, sentire Lou che la
canta preceduto e poi sostenuto dalle chitarre
di Ian Hunter e di Dick Wagner, dà una grandissima carica; mi
riferisco all'esecuzione che del pezzo troviamo in Rock '
roll animal.
Ma
non conoscendo benissimo biografia e discografia di Lou, passo ora al
commento di Dirty boulevard.
Il pezzo si trova in New York,
lavoro tostissimo che mi fu registrato, quando facevamo il militare,
dal mio amico Bruno Manca.
Appunto
in New York Lou
alterna grandi rock come Romeo had Juliette,
There is not time ecc.
a pezzi che potrebbero andar bene anche nell'ambiente di un cabaret
raffinato ed irriverente; qui penso per es. ad Halloween
parade.
Inoltre,
Lou morì 4 giorni prima di Halloween... non voglio scorgere in
questo il compimento di un fato,
di un destino, comunque mi colpisce che un artista che come lui si
occupò tanto di dolore fisico e mentale, dei lati più oscuri della
vita, sia morto poco prima di una ricorrenza come quella. Certo si
tratta di una casualità, ma di quelle che fanno pensare.
Bene,
protagonista di Dirty boulevard è
un certo Pedro. Il
brano è una ballata rock con le chitarre, il basso e la batteria che
accompagnano con misurata potenza la voce di Lou, impegnato a
raccontare l'odissea di questo ragazzo che vive accanto al Wilshire
Hotel in una “casa” i cui muri sono di cartone, il pavimento è
fatto di giornali ed è picchiato dal padre perchè: “He's
too tired to beg”, è troppo
stanco per mendicare.”
Pedro ha 9
fratelli e sorelle ma:
“Dreams
of being older
and killing the old man
but that's a slim chance”,
sogna di
essere più grande/ e di uccidere il vecchio/ ma è una cosa
improbabile.
Così
Pedro deve andare nel Dirty boulevard,
lo sporco viale, dove dovrà mendicare, rubare, partecipare a delle
risse, magari anche spacciare. Le chitarre, incalzanti ma mai
invadenti, sostengono il cantato di Lou mentre svela il lato più
duro dell'american dream
il sogno americano:
“Give me the hungry, your
tired
your poor I'll piss on 'em
that's what the Statue of
Bigotry says
your poor huddled masses
let's club 'em to death and get
it over with
and just dump 'em on the
boulevard”,
portatemi gli
affamati, gli stanchi/ i poveri e orinerò loro addosso/ questo è
ciò che dice la Statua dell'Intolleranza./ Le vostre masse di poveri
accalcati/ picchiamoli a sangue facciamola finita/ e buttiamoli sul
viale.
Qui deve aver
ragione il regista Terry Gilliam quando dice che a lui New York
sembra una “città medievale”, verticalmente spaccata tra
un'élite di persone oltremodo famose, ricche e potenti da una parte
e moltitudini di miserabili dall'altra che arrancano nella miseria e
nella disperazione.
La
spaccatura risulta
ancora più evidente quando Lou ci presenta un quadro in cui si
fondono lusso, tecnologia e celebrità.
“Fuori è una notte luminosa
danno un'opera al Lincoln
Center
le stelle del cinema arrivano
in Limousine.
Le luci al laser proiettate
oltre l'orizzonte di Manhattan
ma le luci sono spente nelle
strade malfamate.”
Non
c'è molto altro da dire, no? Magari, noterei come la strofa si
chiuda con l'espressione “mean streets” che fu il titolo di un
film di Scorsese del 1973, ambientato nel mondo della vecchia mala
italoamericana. Ma dal '73 del film di Scorsese al Dirty
boulevard di Lou fino ad oggi,
mi pare che le cose in tutto il mondo siano
decisamente peggiorate...
A Pedro
rimangono ben poche speranze: forse l'ultima è questa... in un
bidone della spazzatura trova un libro di magia e mentre:
“Guarda le figure e fissa il
soffitto crepato
'Al 3', dice, 'spero di
scomparire'.”
Una
strana coincidenza: su www.loureed.it
(dove ho trovato testo inglese di Dirty boulevard e
traduzione italiana, da me però in parte rivista) si dice che Lou
prese il nome del gruppo Velvet underground dal
titolo dell'omonimo romanzo, da lui trovato nella spazzatura. Bene,
sarà anche la classica leggenda metropolitana, ma lasciatemi giocare
un po': da ragazzo Lou trova un libro da cui trarrà ispirazione per
il suo gruppo e prenderà il volo diventando una rockstar e volando
via dal mondo asfittico della sua famiglia e da quello della
provincia americana.
Pedro
che vedrei come l'alter ego di Lou trova un libro di magia... anche
questo nella spazzatura. E si spera che lui voli via dal mondo degli
sporchi viali.
La
canzone si chiude infatti con ripetuti accenni al volo: “I
want to fly away/from the dirty boulevard”,
voglio volare via/dallo sporco viale.
Buon viaggio,
Lou... o meglio, buon volo.
giovedì 3 luglio 2014
La discussione filosofica (17/a parte)
Come visto nella 16/a parte,
l'eccesso di critica (o
ipercritica) considera
deboli o false le tesi altrui ed innalza quasi un altare a sé
stessa.... che identifica senz'altro con
la verità. Così l'ipercritica finisce
per contraddirsi perché ritiene di non dover sottoporre le proprie
tesi a nessuna procedura di controllo e di verifica. Le tesi in
questione, solo perché sono le proprie,
sono dall'ipercritica considerate automaticamente vere.
A
proposito di quelli che Abelardo definiva iperdialettici,
appunto il maestro Bretone osservava: “Essi non usano, ma
abusano dell'arte dialettica.
Noi infatti condanniamo la falsità della sofistica, non la
conoscenza della dialettica.”1
E
sempre Abelardo si collegava al S. Agostino del De doctrina
christiana che diceva: “Si
deve tuttavia evitare la smania del contrasto dialettico ed una certa
puerile ostentazione della propria capacità di trarre in inganno
l'avversario.”2
Ma
a me pare che la definizione latina usata da Agostino e ripresa da
Abelardo renda di più: infatti, “smania del contrasto dialettico”
va benissimo come senso, ma il testo appunto latino dei due recita
libido rixandi; il che
rimanda alla libidine
(o voluttà) ed alla
rissa. E' come se una
sola espressione racchiudesse un piacere quasi fisico nello
scontrarsi con l'avversario, che si cerca di “sottomettere” come
per soddisfare una sorta di violenta sensualità... sia pure di tipo
intellettuale, quindi più raffinata ma proprio per questo, in un
certo senso più perversa...
Niente
insomma di più lontano da un vero amore o da una reale ricerca delle
verità, che anzi sembra presentarsi come subordinata al
soddisfacimento di una vanità o
di una libidine.
Nell''800
si occupò anzi preoccupò di questo problema anche Goethe, che a
proposito della dialettica osservò: “Purché questa capacità e
queste arti dello spirito non siano così spesso male impiegate e
utilizzate per rendere vero il falso e falso il vero. Certo- ribatté
Hegel, “questo accade, ma soltanto ad uomini che hanno lo
spirito malato.”3
Il
problema è quindi più che filosofico ed oggettivo, di tipo
morale-personale: ha insomma a che fare con una visione distorta
della filosofia e del rapporto
con gli altri esseri umani. Queste persone sono animate (come minimo)
da superbia. Una
persona come questa vuole: “Esaltare il proprio nome a causa di una
qualche novità e si vanta di fare affermazioni inusitate, che si
sforza di difendere contro tutti, per sembrare superiore ad ogni
altro, o perché la sua posizione non venga confutata e non appaia
inferiore alle altre.”4
Circa
costoro Abelardo aggiunge: “La loro arroganza è talmente grande
che credono non esista nulla che non possa essere compreso dalle loro
piccole ragioni.”5
In questa
polemica Abelardo aveva certo in mente anche Roscellino.6 Roscellino
cioè quello che come ricordato nella 15/a parte aveva dimostrato
tutta la sua delicatezza e solidarietà umana sbeffeggiando appunto
Abelardo per la sua menomazione sessuale e classificandolo così come
“quasi” uomo.
Bene,
ma l'ipercritica può
condurre anche alla sua assoluta mancanza:
il 2° pericolo cui ho accennato nella 14/a parte e verso la fine
della 16/a.
Secondo
Platone, infatti, si può diventare misologi cioè
persone che odiano o rifiutano i ragionamenti “come certi che
diventano misantropi.”7 Infatti tra il rifiuto o l'odio per gli
altri uomini (misantropia)
e quello per i ragionamenti (misologia)
esiste un legame strettissimo, che nasce anziché da un atteggiamento
sereno ed equilibrato, da un eccesso di fiducia misto forse ad una
certa ingenuità.
Cedo ora la
parola al Socrate di Platone, scusandomi per la lunghezza (però
necessaria) delle citazioni.
“Non c'è
male peggiore di questo odiare ogni discussione. Misologia e
misantropia nascono nello stesso modo. La misantropia nasce quando si
è riposta eccessiva fiducia in qualcuno, senza conoscerlo bene,
ritenendolo amico leale, sincero, fedele mentre poi, a poco a poco,
si scopre che è malvagio e infido, un essere del tutto diverso.
Quando questa esperienza si ripete più volte, specie con quelli che
stimavamo più fidati e più amici, si finisce, dopo tante delusioni,
con l'odiare tutti e col credere che in nessun uomo vi sia qualcosa
di buono.”8
Ecco
quindi genesi e sviluppo della misantropia,
un'esperienza davvero dolorosa e che spesso può toccare tanti di
noi. Al di fuori della filosofia, il poeta latino Catullo
canterà con grande sofferenza
del foedus, quel
“patto” che certi rivelatisi tutt'altro che amici,
hanno spezzato o tradito.
Approfondiamo
la relazione tra misantropia e misologia.
“Quando
uno presta, cioè, troppa fede a una tesi e la ritiene buona senza
conoscerla a fondo e poi in un secondo momento, gli sembra falsa, a
volte anche a ragione, ma a volte anche a torto, e quando questo gli
capita spesso (…). Ebbene, Fedone, sarebbe una cosa veramente
deplorevole se, con tutte le tesi vere e sicure che vi sono e vengono
riconosciute tali, soltanto per il fatto che ci imbatte in altre che,
pur essendo sempre le stesse, ora ci sembrano vere ora false, si
finisse per dare la colpa non
a se stessi ed alla
propria incapacità ma, per la stizza, agli argomenti
e si passasse tutta la vita a odiare e maledire ogni discussione
privandoci, così, della verità e della conoscenza della realtà.”9
Superfluo
ogni commento, direi.
Insomma:
ipercritica da una
parte e totale
rifiuto della critica dall'altra
conducono alla medesima conclusione
o al medesimo atteggiamento... cioè a non filosofare.
Chi
si serve dell'ipercritica assolutizza
il proprio pensiero, lo vede appunto come assoluto e
superiore a quello di ogni altro essere umano: il che equivale a fare
appunto del proprio pensiero qualcosa di divino,
cosa questa impossibile o assurda.
Chi
si dia al totale rifiuto della
filosofia, si priva di ciò che come essere sociale e razionale, lo
caratterizza.
Note
* Ho
pubblicato su questo blog le precedenti parti di questo post
rispettivamente: la 1/a il 25 /03/2008; la 2/a il 4/4/2008; la 3/a il
17/6/2010; la 4/a l’11/10/2011, la 5/a il 27/11/2011;
La
6/a il 15/11/2012; la 7/a l'8/12/2012.
Il
riepilogo di questo post (sino alla 7/a parte) è stato pubblicato il
21/02/2013.
Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013; la 10/a il 5/10/2013, l'11/a il 30/10/2013, la 12/a il 16/11/213.
Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013; la 10/a il 5/10/2013, l'11/a il 30/10/2013, la 12/a il 16/11/213.
Il
riepilogo di questo post (dall'8/a all'11/a parte) è stato
pubblicato il 13/12/2013.
La
13/a parte è stata pubblicata il 19/01/2014 e la 14/a l'8/02/2014.
La
15/a è stata pubblicata l'8/03/2104 e la 16/a il 13/06/2014.
1
Pietro Abelardo, Teologia del sommo bene, a
cura di Marco Rossini, Rusconi, Milano, 1996, p.100.
2
P. Abelardo, Teologia del sommo bene,
op. cit.,
p.100.
3
Eckermann, Colloqui con Goethe,
18 ott. 1827, in Eric Weil, Filosofia e società, Vallecchi
Editore, Firenze, 1965, p.13.
Il corsivo è mio.
4
P. Abelardo, Teologia del sommo bene, op.
cit., p.105.
5
P. Abelardo, Teologia del sommo bene, op.
cit., p.
107.
6
Ibid., p.280,
n.16. Per una visione più
completa degli “pseudodialettici” cfr. Ibid., p.280,
n.17.
7
Platone, Fedone, Garzanti, Milano, 1980, XXXIX, p.130.
8
Platone, Fedone, op.
cit., XXXIX,
p.130.
9
Ibid., XXXIX, pp.131-132.
I corsivi sono miei.
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