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sabato 2 giugno 2012

Vivere interi


Mario era seduto al tavolo di cucina; si sentiva sereno.
Gli ultimi tempi erano stati brutti: amici bravissimi a fingersi tali, donne troppo fredde, lavori mal pagati ed anche umilianti. Parenti perfettini e sprezzanti; in definitiva, insopportabili. E Dio un po’ troppo distratto.
Bevve il caffè con calma e dopo una decina di minuti passò all’acquavite.
Pioveva. Fuori, pioveva, ma c’era stato un tempo in cui aveva abitato in case in cui pioveva anche dentro.
Accese la radio e pescò You can’t get always what you want dei Rolling Stones… non puoi ottenere sempre quello che vuoi. Verissimo.
Gli piacevano, le Pietre Rotolanti, con quelle chitarre sporche ed essenziali; a Mario piaceva soprattutto Keith Richards. Gli Stones: l’ultima forma di civiltà (o quasi) prima che il mondo sprofondasse nel caos.
Continuava a piovere.
Di solito nei films o nei romanzi quando qualcuno se ne sta da solo in una sera di pioggia, sembra sempre (o quasi) alle prese con ricordi o pene più o meno struggenti d’amor perduto.
Lui no. Per lui quando l’amore finiva doveva essere archiviato e stop. Stop.
“Stranissimo, questo, da parte di uno che si è laureato in lettere con una tesi sui poeti provenzali”, commentava Veronica.
“Il massimo del cinismo”, diceva invece, lapidaria, Mariuccia.
Che cosa dicesse poi Albertina, lui non l’aveva mai capito: parlava, parlava, parlava ed alla fine gli sembrava che non avesse detto niente.
Altra acquavite, grazie.
Mario pensò che per avere quasi 50 anni poteva sembrare inconsueto il fatto che avesse avuto solo 3 donne, comunque non gli importava: secondo lui l’amore era sopravvalutato.
Squillò il telefono, era il dr. Congiu.
“Salve, caro professor Atzeri. Come sta?”
“Starei benissimo se coi vostri cavilli legali non mi aveste tagliato gli ultimi compensi.”
“Un momento, carissimo…”
Carissimo?!
“Come lei senz’altro saprà, fare da cavia non è una prassi ufficialmente riconosciuta: quindi eventuali ritardi (non tagli ) nei pagamenti dipendono da una questione di prudenza. Sa, il ministero della salute si trova in causa con quello della giustizia, perciò al momento non possiamo esporci troppo. Ma riconosciamo tutti il coraggio e la costanza da lei dimostrate sia nel donare il sangue che nel farsi asportare e/o installare diversi blocchi di memoria e di percezione. E le abbiamo appena inviato un assegno di 35 euro. E’ contento?”
Mario chiuse la comunicazione.
Era umiliante fare da cavia in ospedale ed in vari laboratori: perfino i medici, i ricercatori e gli infermieri avevano ancora verso gente come lui certe antiche prevenzioni… quando tutti sapevano che le cavie erano ergastolani, pazzi, malati terminali di aids o comunque “soggetti socialmente pericolosi.”
Ma lui era soltanto un disoccupato, sia pure laureato. Ci mancava solo ‘sto scemo che lo trattava come un ragazzino a cui si dava la paghetta! Perché non ci provava lui, a dare il sangue 6-7 volte al mese e a farsi frugare il cervello?
Mario decise d’uscire: col suo lasciapassare poteva attraversare 3 quartieri della città, poi nel suo era stata aperta una clinica clandestina che pagava il sangue anche 6 euro e 20, anziché i soliti 5 e 90 degli ospedali legali. Certo, nei “legali” non ti beccavi virus ed infezioni varie, ma diciamo la verità: al giorno d’oggi chi poteva permettersi di sputare su 30 centesimi in più?
Il bar di Nello era deserto, eppure lui gli offrì gratis un bicchiere d’acqua, del pane e 5 olive. Gli disse soltanto: “Prometti che non ti farai impiantare nuovi blocchi di memoria o frammenti di percezione di qualcun altro.”
“Nello, quella è chirurgia psichiatrica sperimentale: ti danno anche 7 euro e 80 a blocco. Se poi ti fai fare almeno 2 elettroshock, becchi altri 20 euro.”
“Bravo, così entro 2 anni diventi una specie di deficiente! Semmai, fatti levare un rene oppure 2 dita.”
“Ho 49 anni, sul mercato i miei reni o le mie dita non valgono granchè.”
Con la sua parrucca viola si avvicinò Gina che lo fissò per tanti, troppi secondi poi disse: “Vuoi sposarmi, Pierre? Ti amerò sempre ed anche per sempre.”
Lui rispose di no con tutta la gentilezza di cui era capace quindi salutò lei e Nello, si alzò ed uscì dal bar.
Una volta fuori, perso o abbandonato al gelido vento che veniva dal mare, Mario fissò il porto in rovina da cui, anche a distanza di anni continuava ad arrivare la puzza di nafta e di fumo… che però una volta era stato profumo di lavoro.
Provò rabbia e rimpianto per quello che era stato e che non era più ed insieme, trovò inutili le idee stesse di rabbia e di rimpianto.
Perso nel nauseante tanfo della salsedine, della nafta, delle alghe marce e nel dolce-amaro dei ricordi, gli venne quasi da piangere.
E poi che mondo era, quello in cui la gente solo per sopravvivere era costretta a trasformare il proprio corpo e la propria mente in un magazzino vivente di pezzi di ricambio?
Squillò il cellulare, era Gina. “Che fai, Pierre?”
“Niente. Penso. Cammino e penso. Penso, ricordo, immagino, sogno… cose così.”
La comunicazione si interruppe. Succedeva sempre più spesso, negli ultimi tempi: sentivi un “clic” quasi impercettibile poi cadeva la linea.
Ma non si poteva parlare di controllo: “tecnicamente” eravamo ancora in democrazia. Il parlamento esisteva ancora, anche se si riuniva perlopiù per festeggiare il Natale, Halloween e le vittorie della nazionale ai mondiali di calcio. Esistevano ancora le libertà di stampa, opinione, riunione ecc., benché sottoposte alla “tutela” di prefettura, ministero degli interni e polizia.
Certo, la Costituzione (in seguito alle stragi di Torino e di Roma) era stata “temporaneamente” sospesa nel 2140; quella sospensione durava però da 15 anni.
Mario entrò in una gelateria, ordinò un sorbetto che la ragazza al banco gli servì con aria piuttosto tesa per poi dirgli: “Senta, consumi in fretta perché stiamo chiudendo. Aspetti, aspetti, ci sono le ultime notizie alla netv.”
Mentre sullo schermo scorrevano le immagini di combattimenti alternate a spogliarelli, una voce concitata disse: “La notizia del giorno è che il presidente del consiglio è stato riconosciuto colpevole anche nell’ultimo grado di giudizio. Il pm ha dimostrato che quando il presidente era ministro degli interni (negli anni compresi quindi tra il 2135 ed il 2138) organizzò una task-force di militari e uomini dei servizi segreti che scatenò le stragi di Torino del 2137 e di Roma del 2138, in cui morirono 192 innocenti. Ricordiamo i provvedimenti da lui presi: “sospensione temporanea per motivi d’ordine pubblico” della Costituzione, scioglimento dei sindacati, ripristino della pena di morte, ricorso “limitato” alla tortura. Ma… notizia d’agenzia! Il presidente si è appena suicidato! Scusate, controlliamo lo share perché deve essere schizzato alle stelle!
Allora la ragazza sintonizzò su un sito più serio.
Il commentatore, in effetti compassato, quasi ingessato stava dicendo: “I ministri degli interni e della giustizia si sono appena dimessi, quello della difesa e lo stesso presidente della repubblica sono irreperibili dalle 9 di stamattina; si sospetta che il ministro della giustizia abbia coperto le stragi del ’37 e del ’38. Penso che entro poche ore si dimetteranno tutti i membri dell’attuale governo: possiamo quindi ritenere che al momento, il Paese si trovi senza alcuna guida politico-istituzionale. Cedo ora la parola al nostro politologo, il prof Loni. Salve, professore. Ci dica, come vede la situazione?”
“Salve a lei ed a tutto il nostro pubblico, dottor Tonelli. Beh, più che di situazione parlerei di caos: il peggiore degli ultimi 200 anni. Il governo si è sgretolato, sono state accertate le tremende responsabilità del presidente nelle più sanguinose stragi della repubblica ed intanto, il gen. Narduzzi ha assunto tutti i poteri e fatto schierare “a difesa” (dice lui) della capitale 20mila soldati. Questo folle ha ordinato la chiusura dello spazio aereo su tutto il territorio nazionale nonché il coprifuoco e la legge marziale.”
“Si parla anche di certi gruppi autodefinitisi Combattenti per la giustizia e la libertà che avrebbero liberato varie città del centro-nord e di scioperi spontanei un po’ in tutta Italia…”
“Sì, ma è tutto ancora incerto. Saranno determinanti il controllo dei cieli e l’atteggiamento della popolazione, che è stanca della lunga tirannide ma ancora molto spaventata e confusa. Poi, non dimentichiamo che un regime in agonia può tentare i classici colpi di coda…. Speriamo comunque di trovarci sulla strada che potrà ricondurci alla democrazia…”
Loni non riuscì a proseguire per la commozione.
La ragazza spense e mi chiese: “Ma… allora…. Che cosa devo fare, il coprifuoco c’è o non c’è… ed il regime è davvero finito? Io mica lo so, come devo regolarmi!”
“E’ sicura di non saperlo? Ci pensi: lei che cosa vuol fare?”
“Io? Voglio smettere d’aver paura. Non voglio più passare il mio tempo a sentirmi come se fossi in gabbia; sono stanca di vivere a metà, o anche a meno. Voglio… come dire, come dire”, sembrava imbarazzata ma anche molto contenta, “vorrei vivere intera! Non so, forse secondo lei ho detto una scemenza”, concluse con un filo di voce.
“Una scemenza? Per niente, proprio per niente”, rispose Mario, ammirato.
Quindi pagò ed uscì.
Dal porto veniva il solito tanfo, ma che adesso era più sopportabile; molto più sopportabile. In quel momento a Mario parve che la vita fosse di nuovo intera.