I commenti sono ovviamente graditi. Per leggerli cliccate sul titolo dell'articolo(post) di vostro interesse. Per scrivere(postare,pubblicare) un commento relativo all'articolo cliccate sulla voce commenti in calce al medesimo. Per un messaggio generico o un saluto al volo firmate il libro degli ospiti (guest book) dove sarete benvenuti. Buona lettura



mercoledì 25 aprile 2018

Alcune riflessioni sul fascismo


Il fascismo sorse in Italia il 21 marzo del 1919. Finì dopo la Liberazione avvenuta il 25 aprile e dopo l'esecuzione (28 aprile) da parte dei partigiani del suo fondatore, Benito Mussolini.
Egli aveva preso il potere il 31 ottobre del 1922, in seguito alla marcia su Roma di tre giorni prima; tuttavia, tale marcia non fu certo contrastata dalla monarchia, dall'esercito, dall'alta borghesia e dal governo del tempo, allora guidato da Facta.1 Essa fu quindi più che una dura ed avversata azione militare (benché i fascisti fossero piuttosto agguerriti), un giocare per così dire sul velluto. Ma evidentemente, questo non toglie nulla al suo carattere profondamente intimidatorio ed antidemocratico.2
Comunque, un discorso sul fascismo non può prescindere dalla figura del suo capo. A rigore, si potrebbe parlare di “mussolinismo.” Probabilmente egli incarnò molte delle tare tipiche dei membri di certe classi del nostro Paese.
Come scrisse, infatti, Gramsci, già da quando l'allora socialista Mussolini avrebbe potuto guidare i lavoratori durante la “settimana rossa” del 1914: “Egli era allora, come oggi, il tipo concentrato del piccolo borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale dai vari secoli di dominazione dagli stranieri e dai preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia.”3
Gramsci sottolinea inoltre quel: “Roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato.”4
Si trattava di un insieme di atteggiamenti volti ad impressionare, più che a convincere; a dirigere l'attenzione verso la figura di un mitico combattente, non ad orientare il pensiero verso i problemi reali. Egli si fece chiamare “duce”, dal latino dux che significa comandante, generale; l'uomo vedeva sé stesso come una sorta di invincibile condottiero romano. Forse un nuovo Giulio Cesare, chissà.
Ma Mussolini non guidò personalmente la marcia su Roma: raggiunse la capitale senza correre alcun rischio viaggiando in vagone-letto.5
Forse durante la settimana rossa egli dimostrò del coraggio. Si trattava però di qualcosa di puramente fisico, dote questa che lo calava nel ruolo dell'uomo duro, pronto a guidare scontri e rivolte. Non vi era però in lui la capacità morale ed intellettuale del vero capo, cioè l'attitudine al ragionamento, la disponibilità all'ascolto, la capacità di accogliere in una sintesi anche posizioni magari contrarie alle sue.6
Del resto, diede prova del suo preteso coraggio quando travestito da soldato tedesco, cercò di fuggire dall'Italia.7 Ancora: la prova dell'amore provato da lui e dal suo regime per il Paese, è dimostrata dalla creazione della repubblica di Salò... quella che fu: “In realtà uno Stato fantoccio,  un regime collaborazionista dei tedeschi.”8
Le crudeltà commesse anche da italiani, sia pure fascisti, nei confronti dei loro connazionali nonché l'interiorizzazione di stili di comportamento nazisti (sul piano simbolico come su quello pratico), risultano già dal fatto che il regime repubblichino si prestò alla creazione di SS italiane.9 Tutto questo condusse ad un'ondata di massacri, devastazioni, saccheggi, furti, stupri, torture: il che fu sempre sostenuto ed anche compiuto dai repubblichini. Del restò, come provò il gen. Karl Wolff, comandante delle SS tedesche in Italia, il Mussolini di Salò era totalmente controllato da lui e da funzionari nazisti.10
Esiste comunque un filo che lega dall'inizio alla fine il fascismo a sé stesso ed al nazismo: la sua natura, che era profondamente violenta. Ancor prima della marcia su Roma, bande fasciste si erano abbandonate a centinaia di atti di violenza contro avversari politici, avevano incendiato sedi di giornali e di cooperative, umiliato e seviziato uomini e donne ecc. ecc.11 
Subito dopo la conquista del potere, Mussolini dichiarò che avrebbe potuto fare del parlamento, da lui definito “aula grigia e sorda”, un “bivacco “ per i suoi “manipoli.”
Ed infatti, dal '22 fino alla fine della guerra, parlamento e libertà democratiche non esisteranno più; dal 1935 al 1939 sulla sola Etiopia, le truppe fasciste lanciarono anche sui civili, “non meno di 500 tonnellate di aggressivi chimici”12; tutto questo, benché i vertici del fascismo fossero pienamente consapevoli d'aver sottoscritto la Convenzione con la quale si erano impegnati“a non fare uso dei gas.”13
Ancora: “Spesso i carnefici italiani si fanno fotografare in posa dinanzi alle forche o reggendo per i capelli le teste mozzate dei patrioti etiopici.”14 Fucilazione di civili, stupri, torture, avvelenamento dei pozzi ecc. ec. Furono in quel periodo la regola.
Dal 1936 al 1939 l'Italia fascista appoggiò militarmente, insieme alla Germania nazista, la ribellione del generale spagnolo Franco contro un governo democraticamente eletto; nel 1938 varò le leggi razziali contro gli ebrei; nell'aprile del 1939 occupò l'Albania; nel maggio sempre del '39 firmò il Patto d'Acciaio: l'alleanza col nazismo.
Nel 1940 entrò in guerra a fianco di Hitler e del Giappone... guerra che si concluse con la distruzione di tantissime nostre città, con la morte ed il ferimento di centinaia di migliaia di persone, la distruzione di infrastrutture, impianti industriali,, opere artistiche ecc. ecc.
Questo è stato il fascismo. Ed è bene che nessuno di noi lo dimentichi. Mai.

 


Note

1 Al riguardo, si è giustamente parlato di “fiancheggiatori” che comprendevano buona parte di quella che allora rappresentava la classe dirigente. Cfr. Marco Palla, Mussolini e il fascismo, Giunti, Firenze, 1996, p.25.
2 M. Palla, Mussolini e il fascismo, op. cit., pp.28-29.
3 Antonio Gramsci, “Capo”, in Antonio Gramsci, Le opere. Antologia, a cura di Antonio A. Santucci, Editori Riuniti/L'Unità, Roma, 2007, p.144.
4 A. Gramsci, “Capo”, op. cit., p.144.
5 Cfr. Roberto Battaglia Giuseppe Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Roma, p.7; M. Palla, op. cit., p.29.
6 A. Gramsci, op. cit., pp.143-144.
7 M. Palla, op. cit., 141.
8 M. Palla, op. cit., p.136; Tale “Stato” nacque dopo l'8 settembre 1943. Per il regime di Salò cfr. M. Palla, op, cit., pp.136-139; R. Battaglia G. Garritano, op. cit., pp.117-123; Lutz Klinkhammer, Stragi naziste in Italia. 1943-44, Donzelli, Roma, 2006, pp.146-148. Per sottomissione di Mussolini al nazismo, nonché per massacri, torture ed atrocità di varia natura, cfr. Primo de Lazzari, Le SS italiane, Teti Editore, Milano, pp.45-80.
9 Cfr. P. de Lazzari, Le SS italiane, op. cit., pp.81-116.
10 P. de Lazzari, op. cit., pp.71-72.
11 Per tutto questo cfr. M. Palla, op. cit., pp.19-22; R. Battaglia G. Garritano, op. cit., pp.5-7; Federico Chabod, L'Italia contemporanea (1918-1948), Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1961, pp. 60-61.
12 Angelo Del Boca, I gas di Mussolini, Editori Riuniti, Roma, 1996, p.20.
13 A. Del Boca, I gas di Mussolini, op. cit., p.38.
14 Ibid., p.47.