mercoledì 31 maggio 2017
Stagioni ed un bellissimo libro
Pochi giorni fa ho finito di
leggere I luoghi infedeli della
scrittrice irlandese-americana Tana French. Ne parlerò in un
prossimo post, ma avverto subito che per me, la cosa sarà piuttosto
difficile: nel caso di un romanzo appassionante come quello, bisogna
svelare anche il finale.
Il che può togliere il gusto della suspence.
Ma
dato che I luoghi infedeli è
molto più di un
thriller, la conoscenza appunto del finale non rovinerebbe il gusto
della lettura.
Comunque,
nel post non lo troverete, il famigerato!
Quel
che nel libro mi ha colpito in modo particolare, è l'attenzione da
lei prestata alla psicologia dei personaggi, all'insieme
(spesso contraddittorio)
delle loro emozioni, dei loro sentimenti e dei loro sogni.
L'analisi
della French è molto profonda e partecipe: lei dimostra forte
simpatia, anche amore per
i suoi personaggi e nello stesso tempo, soffre con
loro. In questo, per me si trova sulla linea di Dostoevskij.
Ma
di tutto questo parlerò un'altra volta.
Bene,
l'estate si avvicina e con lei anche i libri che molti/e si
porteranno sotto l'ombrellone.
Io
non me ne porterò nessuno, perché al mare preferisco giocare,
prendere il sole e nuotare... o almeno, fingere di
farlo.
Comunque
se vorrete farmi sapere che cosa leggerete voi al
mare, gradirò l'informazione.
L'estate
è anche il periodo dei tormentoni musicali.
Be', quelli, data l'eccessiva orecchiabilità, non li reggo. Però ho
sentito un pezzo di Gabbani che mi sembra interessante e data la
stagione, anche fresco.
Vicino
a casa mia c'è un colle (quello di S. Michele) che di notte rimbomba
di musica; anche di bel rock,
che è la mia musica preferita.
Qualcuno
si lamenta per il volume della musica, e con simpatica gergalità
cagliaritana, dice che dopo mezzanotte: “E' ora di
basta!”
Certo,
l'eccessivo volume può essere un problema per chi la mattina dopo
deve andare a lavorare o comunque, vuol riposare.
Ma
c'è anche chi dice che la gente, di notte, vuol divertirsi. E se si
diverte, spende. E se spende, fa girare l'economia.
Certo,
c'è anche il rischio che i troppi decibel facciano girare
qualcos'altro. Lo so.
Vabbe'.
Ma
a proposito di stagioni, io all'estate associo proprio l'idea di
musica.
All'inverno,
quelle di cibo e di
vino.
Alla
primavera, quella delle passeggiate.
All'autunno...
non saprei... qualcosa di più impalpabile e di decisamente
insidioso, come la malinconia.
E
voi a che cosa associate ogni singola stagione?
giovedì 25 maggio 2017
Lo sport prima dello sport
Nello sport ci sono dei movimenti
particolari, che appartengono a qualcosa che lo precede: cioè alla
vita; certo, anche lo sport
fa parte di essa: impossibile negarlo.
Ma prima che
gli uomini e le donne decidessero di istituire gare di corsa, di
lotta, di lancio, di nuoto ecc. ecc., esisteva appunto la vita. Da
essa sono stati tratti quegli stili, quei movimenti che poi sono
stati codificati come discipline sportive.
Per
es.: è evidente il fatto che il nuoto ci
appartiene prima di tutto come esseri umani, ancor prima che come
nuotatori che scelgano di competere (a livello dilettantistico o
professionistico): senza dover per forza rispolverare la storia del
mare, fiume o lago che può ricordarci il liquido amniotico
in cui nuotavamo prima di
nascere, è però vero che l'immersione nell'acqua determina grande
sollievo e/o forte piacere.
L'acqua
che ci avvolge e
massaggia, ci rilassa e nello stesso tempo esalta come l'abbraccio di
chi ci ama. Una
pesante giornata di studio, lavoro, discussioni con il/la partner,
con la famiglia ecc. ecc., è spesso addolcita dall'immersione in un
corso d'acqua o anche in una vasca da bagno, oppure da una doccia.
E
non importa che (come il sottoscritto),
uno possieda uno stile di nuoto rudimentale: l'effetto benefico è
sempre quello.
Il
momento del tuffo è
sempre emozionante, ma quello in cui andiamo sott'acqua,
lo è ancor di più... vedere e toccare il fondo marino, sfiorare e
seguire i pesciolini che guizzano sul fondo, sfiorare le rocce e le
conchiglie: tutto questo è meraviglioso.
La
corsa: nessuno ha mai
insegnato ai bambini l'arte dello scatto.
Eppure è nel loro cuore e nelle loro gambe l'istinto di lasciarsi il
terreno alle spalle, neanche scottasse come l'Inferno!
Quando da
bambini corriamo a perdifiato, forse immaginiamo di diventare degli
uccelli e di toccare le nuvole o le stelle, lasciandoci questo strano
pianeta ben al di sotto dei nostri piedi.
Non
ho mai capito perché mai i miei amici odiassero tanto
la corsa e la subordinassero sempre e soltanto alla partita:
come se fosse un prezzo da pagare alla prestazione sportiva. Come
quelli che si lavano e si profumano non per sé stessi, ma per far
colpo su qualcuno.
La
corsa di fondo o la maratona:
sono cose attraverso le quali mettiamo alla prova noi stessi e ci
confrontiamo col nostro corpo, sono cose con cui (in un certo senso)
usciamo dallo spazio e dal tempo: perché superiamo sia i nostri
avversari sia i nostri limiti.
Nel
calcio c'è molto di
tutto questo o forse perfino di più,
dato che in esso utilizziamo anche la fantasia.
Ma su questi
temi ritornerò tra non molto.
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