Albert Kesserling: “Dopo l'8
settembre, giorno della proclamazione fra Regno d'Italia e potenze
alleate, assunse il comando supremo di tutte le forze tedesche in
Italia, oltre a quelle schierate in Grecia.”1
Ora, Kesserling fu processato nel
1947 per crimini di guerra. Tra questi, ricordiamo i principali,
cioè: la strage delle Fosse Ardeatine (335 morti), Marzabotto
(1800), Sant'Anna di Stazzema (560). In quanto comandante supremo
delle forze tedesche in Italia, a lui va ascritta la responsabilità
morale e penale di tutti quegli orrori. Commessi, peraltro, contro
civili inermi.
Ricordiamo, perché sia chiaro e
noto a tutti quello che fecero i nazisti a Sant'Anna, che il 12
agosto 1944 essi uccisero anche: “Anna, l'ultima nata nel paese di
appena 20 giorni.”2
Sempre
per restare in tema di bambini, come scrive lo scrittore Manlio
Cancogni: “Fracassavano loro il cranio con il calcio della
'pistol-machine', e infilato loro nel ventre un bastone, li
appiccicavano ai muri delle case. Sette ne presero e li misero nel
forno preparato quella mattina
per il pane e ivi li lasciarono cuocere a fuoco lento.”3
Non
ho parlato a caso di responsabilità morale e penale di Kesserling in
tutto questo. Egli, infatti, già per le Fosse Ardeatine aveva:
“Ordinato la rappresaglia in un rapporto di dieci a uno.”4 Di
conseguenza: “Dal momento che era stato lui a trasmettere gli
ordini alle formazioni dell'Armata alle sue dipendenze, era lui il
responsabile delle
modalità con cui tali ordini erano stati eseguiti.”5
Inoltre,
già il 17 giugno 1944, egli aveva diramato ai suoi un ordine
relativo a presunte “nuove” regole contro la guerra partigiana.
Ma in realtà, nella mente e nelle azioni di Kesserling e dei nazisti
in generale, di nuovo c'era
ben poco. Comunque, le “nuove” regole nel combattere i partigiani
dovevano consistere non solo nell'eliminare loro, ma anche chiunque
in futuro potesse dar loro rifugio... magari solo a livello di
ipotesi.
Ecco
perché Kesserling dichiarò: “Io proteggerò qualunque comandante
che, nella scelta e nella severità dei mezzi adottati nella lotta
contro i partigiani, ecceda rispetto
a quella che è la nostra abituale moderazione.”6
Ora,
qui parlare di “abituale moderazione”ha il sapore della più
cinica delle beffe. Quando mai, infatti, i nazisti (in Italia o
altrove) si dimostrarono abitualmente moderati?
Aggiungo che Kesserling, sempre fedele all'impostazione oltre che
crudele anche derisoria dei suoi ordini, il 1 luglio 1944 diramò
alle truppe un 2° ordine che terminava così: “Tutte le
contromisure devono essere dure ma giuste. Lo richiede la dignità
del soldato tedesco.”7
Ora,
quali fossero state la “giustizia” e la “dignità” appunto
del soldato tedesco, si era già visto in occasione del bombardamento
di Rotterdam (14 maggio 1940), quando i tedeschi: “Imposero la resa
immediata minacciando altrimenti di radere al suolo la
città. Gli olandesi accettarono la resa, ma mentre si svolgevano le
trattative, la Luftwaffe, a buon conto distrusse la
città. Successivamente Kesserling giustificò gli attacchi aerei
come una necessità militare (W. Shirer, Storia del Terzo
Reich, ed. it. Torino,
pp.784-785).”8
Così,
il principio che dovrebbe essere sempre rispettato sia tra i singoli
cittadini sia nel mondo degli affari, del lavoro, dello sport ecc.
ecc. e soprattutto tra gli Stati, belligeranti o meno, cioè pacta
sunt servanda (i patti devono
essere rispettati)9 fu apertamente e criminalmente violato
dai Tedeschi. Fu, infatti,
oltremodo criminale che chi si fosse de facto arreso,
poi fosse ulteriormente attaccato...
e con tanta violenza.
Ricordiamo
che già nel 1625 proprio
un giurista e filosofo olandese cioè Ugo Grozio (olandese Huig van
Groot) ribadì la celebre massima a suo tempo attribuita al giurista
dell'antica Roma Ulpiano, sull'obbligatorietà del rispetto dei
patti.10
Del
resto, ancora nel '600 perfino un filosofo come Hobbes che pure non
credeva ad alcuna forma di bontà umana, pur prendendo atto della
frase di Cicerone silent
enim leges inter arma,
cioè infatti tra le armi le leggi tacciono, comunque osservava:
“Pure, la legge di natura in guerra comanda almeno questo: che gli
uomini non sazino la crudeltà delle loro presenti passioni.”11
Tornando
ora al '900, nell'occasione di Rotterdam come pure in centinaia di
altre, ogni nazista (Kesserling incluso) violava il regolamento del
suo stesso esercito, che ordinava al soldato tedesco il massimo
rispetto per prigionieri, civili, territori neutrali ecc. ecc.12
Ricordiamo che appunto l'Olanda era un Paese neutrale, che prese le
armi solo per difendersi dall'aggressione nazista.
Del resto,
troviamo un inquietante precedente relativo al modo tedesco di
considerare i trattati internazionali ed il rispetto per i civili,
già nella famosa frase pronunciata dal cancelliere Bethmann-Hollweg.
Questi, infatti, il 14 agosto 1914 durante un colloquio con
l'ambasciatore britannico, dipinse i trattati che garantivano la
neutralità del Belgio come “pezzi di carta” e giustificò
l'invasione del Paese teorizzando una “necessità che non conosce
legge”.13
Dunque, già
20 anni prima che Hitler prendesse il potere e che Kesserling
diventasse uno dei suoi comandanti più spietati, era quello l'humus
morale, giuridico e politico-culturale della Germania. Logico quindi
che quando il nazismo poté contare su un indottrinamento fanatico e
di massa nonché su un complesso militare-industriale di prim'ordine,
l'impatto sulle popolazioni attaccate fosse quello che sappiamo.
Ma ora
torniamo a Kesserling.14 Egli fu processato dagli inglesi nel 1947
quindi: “Condannato a morte, sentenza poi commutata in ergastolo
per intervento del governo britannico.15” Ma in modo davvero
sconcertante, già nel 1952: “In considerazione delle sue
'gravissime' condizioni di salute, egli fu messo in libertà.”16
I
britannici non dimostrarono altrettanto senso di umanità né alcuna
riconoscenza nei confronti del generale Bellomo, che invece
fucilarono dopo un processo sommario. Questo benché egli, a Bari,
avesse guidato con grande coraggio la lotta contro i nazisti,
contribuendo in modo decisivo alla liberazione della
città.
Tuttavia,
appunto i britannici credettero a priori alla
tesi quasi sicuramente falsa (e sostenuta da un ufficiale italiano!)
secondo cui, in precedenza, il generale aveva fatto fucilare dei
prigionieri inglesi.17
A
differenza di Bellomo, Kesserling poté tornare tranquillamente ai
suoi affetti. Anzi in patria fu accolto: “Come un eroe ed
un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8
anni fu attivo sostenitore.”18
Del
resto, egli morì a 75 anni, sereno e fiero delle sue gesta. Insomma,
non si pentì mai degli orrori da lui ordinati e scatenati. Ancor
meno rinnegò la sua fedeltà ad Hitler ed inoltre dichiarò che:
“Non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – anzi – gli
italiani dovevano essergli grati
per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che
avrebbero fatto bene a erigergli
un monumento .”19
La
derisione ed il cinismo di chi solo con estremo ribrezzo possiamo
definire uomo, ci fa
accostare costui più a demoniache figure dell'Inferno di
Dante: sola dimensione, quella, nella quale speriamo sia sprofondato.
In aeterno.
Ma in casi
come quello rappresentato dal feldmaresciallo, il giudizio
filosofico-morale e perfino quello morale-religioso, affinché
possano essere formulati in modo inequivocabile, necessitano di
un'analisi storica: ed io ho cercato di sviluppare e presentare
un'analisi di tale genere.
Concludo
comunque coi versi finali dell'epigrafe di Calamandrei per il
“camerata Kesserling”:
ora e sempre
RESISTENZA.20
Note
1
16 luglio 1960, muore il feldmaresciallo Kesserling,
18/7/2019, 7:29, in
www.combattenti ereduci.it
2 Cfr.
www.santannadistazzema.org
3
www.santannadistazzema.org
I corsivi sono miei. Per un ulteriore inquadramento del terribile
massacro cfr. anche Roberto Battaglia Giuseppe Garritano, Breve
storia della Resistenza italiana,
Editori Riuniti, Roma 1997, pp.194-195.
4 Il processo ad Albert
Kesserling, in www.difesa.it
5
Il processo ad
Albert Kesserling, cit. Il
corsivo è mio.
6
Il processo ad
Albert Kesserling, cit. I
corsivi sono miei.
7
Il processo, cit. Il
corsivo è mio.
8 Robert Katz,
Morte a Roma (1968), Editori Riuniti, Roma 1996, p.90 n.1. I
corsivi sono miei.
Stando a più
recenti fonti olandesi, nel bombardamento morirono 850 persone e per
esso si ebbero 80mila senza tetto. Ovviamente, furono fatte a pezzi
tutte le infrastrutture civili ed industriali della città, il centro
storico ecc. ecc. Su questo cfr. Rotterdam, cerimonia 'virtuale'
per ricordare il bombardamento di 80 anni fa, 19 maggio 2020, in
www.31mag.nl
E' tuttavia
probabile che il numero delle vittime sia stato ben più alto,
nell'ordine cioè delle “migliaia”; cfr. Adriano Luijdjens,
Enciclopedia Italiana -II Appendice (1949), Rotterdam (xxx,
p.174), ora in www.treccani.it
9 Pacta
sunt servanda, in dizionari.simone.it
10 Su Grozio
cfr. almeno 6 Grozio e i riflessi del giusnaturalismo sul diritto
moderno, apr. 24, 2021, in www.centrostudilivatino.it
Per un'esposizione meno tecnica del pensiero di Groot cfr. Groot,
Huig Van, in www.treccani.it
Per il pacta
sunt servanda cfr. De iure belli ac pacis, Prolegomena,
§15, p.26, ora in Luigi Bonanate, Diritto naturale e relazioni
tra gli stati, Loescher Editore, Torino 1978, p.47.
11 Thomas
Hobbes, Elementi di legge naturale e politica, I, xix, 2,
pp.156-57, ora in L. Bonanate, Diritto naturale e relazioni
tra gli stati, op. cit., p.123. La frase di Cicerone si trova
nell'opera Pro Tito Annio iudicem oratio (Orazione in difesa
del giudice Tito Annio Milone), più nota col breve e più semplice
titolo di Pro Milone cioè “In difesa di Milone.” L'oratio
risale al 52. a.C.
12 cfr.
Appendice, I dieci comandamenti del soldato tedesco (stampati sul
libretto paga di ogni soldato), in Lord Russell, Il flagello
della svastica (1954), Feltrinelli, Milano 1991, pp.239-240.
13
Bethmann-Hollweg, Theobald von, in www.treccani.it
14 Sul modo di
Kesserling di intendere la guerra mi limito a segnalare Robert Katz,
Morte a Roma, op. cit.; Id., Roma città aperta. Settembre
1943 giugno 1944, Edizione Mondolibri S.p.A., Milano su licenza
Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano 2003; L. Russell, Il
flagello della svastica, op. cit., spec. pp.111-118; R. Battaglia
G. Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, spec.
pp.105-116.
15 16
luglio 1960, cit.
16 Lo
avrai, camerata Kesserling, 25 aprile 2019, di Pierpaolo Farina,
in www.qualcosadisinistra.it
17 La fine
del generale Bellomo, di Vincenzo Gastaldi, in anpibrindisi.it da
Patria indipendente, 29 settembre 2002. Cfr. anche 28
luglio 1943, la strage di Bari, di Ferdinando Pappalardo, in
www.patriaindipendente.it
18 Lo
avrai, camerata Kesserling, art. cit. Il corsivo è mio.
19 Per
l'immutata fedeltà a Hitler di Kesserling e per il “monumento”
cfr. rispettivamente 16 luglio, cit.; Lo avrai, camerata
Kesserling, art. cit.
20 Lo
avrai, camerata Kesserling, art. cit.