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lunedì 25 aprile 2022

Albert Kesserling, Marksteft 1885-Bad Neuheim 1960

Albert Kesserling: “Dopo l'8 settembre, giorno della proclamazione fra Regno d'Italia e potenze alleate, assunse il comando supremo di tutte le forze tedesche in Italia, oltre a quelle schierate in Grecia.”1

Ora, Kesserling fu processato nel 1947 per crimini di guerra. Tra questi, ricordiamo i principali, cioè: la strage delle Fosse Ardeatine (335 morti), Marzabotto (1800), Sant'Anna di Stazzema (560). In quanto comandante supremo delle forze tedesche in Italia, a lui va ascritta la responsabilità morale e penale di tutti quegli orrori. Commessi, peraltro, contro civili inermi.

Ricordiamo, perché sia chiaro e noto a tutti quello che fecero i nazisti a Sant'Anna, che il 12 agosto 1944 essi uccisero anche: “Anna, l'ultima nata nel paese di appena 20 giorni.”2

Sempre per restare in tema di bambini, come scrive lo scrittore Manlio Cancogni: “Fracassavano loro il cranio con il calcio della 'pistol-machine', e infilato loro nel ventre un bastone, li appiccicavano ai muri delle case. Sette ne presero e li misero nel forno preparato quella mattina per il pane e ivi li lasciarono cuocere a fuoco lento.”3

Non ho parlato a caso di responsabilità morale e penale di Kesserling in tutto questo. Egli, infatti, già per le Fosse Ardeatine aveva: “Ordinato la rappresaglia in un rapporto di dieci a uno.”4 Di conseguenza: “Dal momento che era stato lui a trasmettere gli ordini alle formazioni dell'Armata alle sue dipendenze, era lui il responsabile delle modalità con cui tali ordini erano stati eseguiti.”5

Inoltre, già il 17 giugno 1944, egli aveva diramato ai suoi un ordine relativo a presunte “nuove” regole contro la guerra partigiana. Ma in realtà, nella mente e nelle azioni di Kesserling e dei nazisti in generale, di nuovo c'era ben poco. Comunque, le “nuove” regole nel combattere i partigiani dovevano consistere non solo nell'eliminare loro, ma anche chiunque in futuro potesse dar loro rifugio... magari solo a livello di ipotesi.

Ecco perché Kesserling dichiarò: “Io proteggerò qualunque comandante che, nella scelta e nella severità dei mezzi adottati nella lotta contro i partigiani, ecceda rispetto a quella che è la nostra abituale moderazione.”6

Ora, qui parlare di “abituale moderazione”ha il sapore della più cinica delle beffe. Quando mai, infatti, i nazisti (in Italia o altrove) si dimostrarono abitualmente moderati? Aggiungo che Kesserling, sempre fedele all'impostazione oltre che crudele anche derisoria dei suoi ordini, il 1 luglio 1944 diramò alle truppe un 2° ordine che terminava così: “Tutte le contromisure devono essere dure ma giuste. Lo richiede la dignità del soldato tedesco.”7

Ora, quali fossero state la “giustizia” e la “dignità” appunto del soldato tedesco, si era già visto in occasione del bombardamento di Rotterdam (14 maggio 1940), quando i tedeschi: “Imposero la resa immediata minacciando altrimenti di radere al suolo la città. Gli olandesi accettarono la resa, ma mentre si svolgevano le trattative, la Luftwaffe, a buon conto distrusse la città. Successivamente Kesserling giustificò gli attacchi aerei come una necessità militare (W. Shirer, Storia del Terzo Reich, ed. it. Torino, pp.784-785).”8

Così, il principio che dovrebbe essere sempre rispettato sia tra i singoli cittadini sia nel mondo degli affari, del lavoro, dello sport ecc. ecc. e soprattutto tra gli Stati, belligeranti o meno, cioè pacta sunt servanda (i patti devono essere rispettati)9 fu apertamente e criminalmente violato dai Tedeschi. Fu, infatti, oltremodo criminale che chi si fosse de facto arreso, poi fosse ulteriormente attaccato... e con tanta violenza.

Ricordiamo che già nel 1625 proprio un giurista e filosofo olandese cioè Ugo Grozio (olandese Huig van Groot) ribadì la celebre massima a suo tempo attribuita al giurista dell'antica Roma Ulpiano, sull'obbligatorietà del rispetto dei patti.10

Del resto, ancora nel '600 perfino un filosofo come Hobbes che pure non credeva ad alcuna forma di bontà umana, pur prendendo atto della frase di Cicerone silent enim leges inter arma, cioè infatti tra le armi le leggi tacciono, comunque osservava: “Pure, la legge di natura in guerra comanda almeno questo: che gli uomini non sazino la crudeltà delle loro presenti passioni.”11

Tornando ora al '900, nell'occasione di Rotterdam come pure in centinaia di altre, ogni nazista (Kesserling incluso) violava il regolamento del suo stesso esercito, che ordinava al soldato tedesco il massimo rispetto per prigionieri, civili, territori neutrali ecc. ecc.12 Ricordiamo che appunto l'Olanda era un Paese neutrale, che prese le armi solo per difendersi dall'aggressione nazista.

Del resto, troviamo un inquietante precedente relativo al modo tedesco di considerare i trattati internazionali ed il rispetto per i civili, già nella famosa frase pronunciata dal cancelliere Bethmann-Hollweg. Questi, infatti, il 14 agosto 1914 durante un colloquio con l'ambasciatore britannico, dipinse i trattati che garantivano la neutralità del Belgio come “pezzi di carta” e giustificò l'invasione del Paese teorizzando una “necessità che non conosce legge”.13

Dunque, già 20 anni prima che Hitler prendesse il potere e che Kesserling diventasse uno dei suoi comandanti più spietati, era quello l'humus morale, giuridico e politico-culturale della Germania. Logico quindi che quando il nazismo poté contare su un indottrinamento fanatico e di massa nonché su un complesso militare-industriale di prim'ordine, l'impatto sulle popolazioni attaccate fosse quello che sappiamo.

Ma ora torniamo a Kesserling.14 Egli fu processato dagli inglesi nel 1947 quindi: “Condannato a morte, sentenza poi commutata in ergastolo per intervento del governo britannico.15” Ma in modo davvero sconcertante, già nel 1952: “In considerazione delle sue 'gravissime' condizioni di salute, egli fu messo in libertà.”16

I britannici non dimostrarono altrettanto senso di umanità né alcuna riconoscenza nei confronti del generale Bellomo, che invece fucilarono dopo un processo sommario. Questo benché egli, a Bari, avesse guidato con grande coraggio la lotta contro i nazisti, contribuendo in modo decisivo alla liberazione della città.

Tuttavia, appunto i britannici credettero a priori alla tesi quasi sicuramente falsa (e sostenuta da un ufficiale italiano!) secondo cui, in precedenza, il generale aveva fatto fucilare dei prigionieri inglesi.17

A differenza di Bellomo, Kesserling poté tornare tranquillamente ai suoi affetti. Anzi in patria fu accolto: “Come un eroe ed un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore.”18

Del resto, egli morì a 75 anni, sereno e fiero delle sue gesta. Insomma, non si pentì mai degli orrori da lui ordinati e scatenati. Ancor meno rinnegò la sua fedeltà ad Hitler ed inoltre dichiarò che: “Non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – anzi – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli un monumento .”19

La derisione ed il cinismo di chi solo con estremo ribrezzo possiamo definire uomo, ci fa accostare costui più a demoniache figure dell'Inferno di Dante: sola dimensione, quella, nella quale speriamo sia sprofondato. In aeterno.

Ma in casi come quello rappresentato dal feldmaresciallo, il giudizio filosofico-morale e perfino quello morale-religioso, affinché possano essere formulati in modo inequivocabile, necessitano di un'analisi storica: ed io ho cercato di sviluppare e presentare un'analisi di tale genere.

Concludo comunque coi versi finali dell'epigrafe di Calamandrei per il “camerata Kesserling”:

ora e sempre

RESISTENZA.20



Note


1 16 luglio 1960, muore il feldmaresciallo Kesserling, 18/7/2019, 7:29, in www.combattenti ereduci.it

2 Cfr. www.santannadistazzema.org

3 www.santannadistazzema.org I corsivi sono miei. Per un ulteriore inquadramento del terribile massacro cfr. anche Roberto Battaglia Giuseppe Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Roma 1997, pp.194-195.

4 Il processo ad Albert Kesserling, in www.difesa.it

5 Il processo ad Albert Kesserling, cit. Il corsivo è mio.

6 Il processo ad Albert Kesserling, cit. I corsivi sono miei.

7 Il processo, cit. Il corsivo è mio.

8 Robert Katz, Morte a Roma (1968), Editori Riuniti, Roma 1996, p.90 n.1. I corsivi sono miei.

Stando a più recenti fonti olandesi, nel bombardamento morirono 850 persone e per esso si ebbero 80mila senza tetto. Ovviamente, furono fatte a pezzi tutte le infrastrutture civili ed industriali della città, il centro storico ecc. ecc. Su questo cfr. Rotterdam, cerimonia 'virtuale' per ricordare il bombardamento di 80 anni fa, 19 maggio 2020, in www.31mag.nl

E' tuttavia probabile che il numero delle vittime sia stato ben più alto, nell'ordine cioè delle “migliaia”; cfr. Adriano Luijdjens, Enciclopedia Italiana -II Appendice (1949), Rotterdam (xxx, p.174), ora in www.treccani.it

9 Pacta sunt servanda, in dizionari.simone.it

10 Su Grozio cfr. almeno 6 Grozio e i riflessi del giusnaturalismo sul diritto moderno, apr. 24, 2021, in www.centrostudilivatino.it Per un'esposizione meno tecnica del pensiero di Groot cfr. Groot, Huig Van, in www.treccani.it

Per il pacta sunt servanda cfr. De iure belli ac pacis, Prolegomena, §15, p.26, ora in Luigi Bonanate, Diritto naturale e relazioni tra gli stati, Loescher Editore, Torino 1978, p.47.

11 Thomas Hobbes, Elementi di legge naturale e politica, I, xix, 2, pp.156-57, ora in L. Bonanate, Diritto naturale e relazioni tra gli stati, op. cit., p.123. La frase di Cicerone si trova nell'opera Pro Tito Annio iudicem oratio (Orazione in difesa del giudice Tito Annio Milone), più nota col breve e più semplice titolo di Pro Milone cioè “In difesa di Milone.” L'oratio risale al 52. a.C.

12 cfr. Appendice, I dieci comandamenti del soldato tedesco (stampati sul libretto paga di ogni soldato), in Lord Russell, Il flagello della svastica (1954), Feltrinelli, Milano 1991, pp.239-240.

13 Bethmann-Hollweg, Theobald von, in www.treccani.it

14 Sul modo di Kesserling di intendere la guerra mi limito a segnalare Robert Katz, Morte a Roma, op. cit.; Id., Roma città aperta. Settembre 1943 giugno 1944, Edizione Mondolibri S.p.A., Milano su licenza Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano 2003; L. Russell, Il flagello della svastica, op. cit., spec. pp.111-118; R. Battaglia G. Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, spec. pp.105-116.

15 16 luglio 1960, cit.

16 Lo avrai, camerata Kesserling, 25 aprile 2019, di Pierpaolo Farina, in www.qualcosadisinistra.it

17 La fine del generale Bellomo, di Vincenzo Gastaldi, in anpibrindisi.it da Patria indipendente, 29 settembre 2002. Cfr. anche 28 luglio 1943, la strage di Bari, di Ferdinando Pappalardo, in www.patriaindipendente.it

18 Lo avrai, camerata Kesserling, art. cit. Il corsivo è mio.

19 Per l'immutata fedeltà a Hitler di Kesserling e per il “monumento” cfr. rispettivamente 16 luglio, cit.; Lo avrai, camerata Kesserling, art. cit.

20 Lo avrai, camerata Kesserling, art. cit.