Ma credo che il messaggio fosse quello dell’overkill, lo strauccidere di cui parlava Vacca nel Medioevo prossimo venturo: il potere che (col loro arsenale nucleare) avevano Usa ed Urss d’uccidere più volte ogni singolo essere umano.
Poiché credo che la mafia agisca anche a livello simbolico, il messaggio consiste nel trasmettere l’idea che il suo nemico sia da straziare distruggendo /umiliando la sua stessa appartenenza alla specie umana.
Infatti, come ricorda il giudice Ayala: “Inciampai in un tronco d’uomo bruciato. Era quello che restava di Paolo Borsellino” (Giuseppe Ayala, Chi ha paura muore ogni giorno, Mondadori, Milano, 2008, p.5).
Nell’Antico Testamento si parla di Dio che fecit potentiam in brachio suo, dispiegò la potenza del suo braccio. Ora, la mafia opera un rovesciamento dei valori (mi collego qui liberamente a Nietzche) sì che i concetti di famiglia, onore, rispetto assumono connotazioni opposte e volte alla legittimazione di un’ideologia di morte, pressoché demoniaca.
Così, famiglia sta per clan rigidamente strutturato in senso militare, rispetto per terrore davanti ad un dominus, il don il cui onore consiste nell’esercitare un potere di vita e di morte. La stessa nozione religiosa di padrino si rovescia in quello di dittatore legibus solutus, sciolto da leggi… civili, morali e certo, anche religiose.
Questa perversa ideologia svia tanti che della mafia vedono solo il lato dell’”onnipotenza” militare e subiscono il “fascino” della sua simbologia.
Ma 4 giorni fa il fratello del giudice, Salvatore ha definito Via D’Amelio “strage di Stato”, adducendo come prova fatti davvero inquietanti e che risulterebbero da vari processi. Il più grave: una “trattativa che avrebbe voluto firmare il boss mafioso Totò Riina con lo Stato in cambio dell’abolizione del carcere duro” (Corriere della sera.it, 17/07/09).
Per Salvatore, suo fratello fu informato della notizia, che lo sconvolse “come testimonia il pentito Gaspare Mutolo” (Corriere, cit.). Del resto, sulla “trattativa” sarebbero state “avviate delle inchieste dalle procure di Milano e Firenze” (Ivi). Su tali tesi si potrà anche discutere, ma sarebbe grave liquidarle con sufficienza, magari perché si identifica la mafia con coppole e lupare.
Falcone e Borsellino videro che la mafia aveva messo radici nella società e nella finanza se: “Raccontò Rocco Chinnici che, durante l’istruttoria del cosiddetto “processo Spatola”, l’allora procuratore generale Giovanni Pizzillo lo convocò per redarguirlo severamente: “Ma che credete di fare all’ufficio istruzione? La devi smettere di fare indagini nelle banche, perché così rovini l’economia siciliana. A quel Falcone caricalo di processi, così farà quello che deve fare un giudice istruttore. Niente” (G. Ayala, op. cit., p.17).
E per il procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo, dott. Scarpinato “la mafia è anche uno dei tanti complicati ingranaggi che nel loro insieme costituiscono la macchina del potere reale nazionale; macchina che scrive il corso della storia collettiva operando in parte sulla scena, ma in gran parte dietro le quinte” (S. Lodato R. Scarpinato, Il ritorno del Principe, Chiarelettere, Milano, 2008, p.179).
Vorrei poter dire al giudice ed a chi morì con lui: “Che la terra vi sia lieve.” Ma so che non potrà esserlo, finchè non saranno fatte piena luce e giustizia.
Falcone e Borsellino l'avevano capito e denunciato, quando si identificava la mafia con coppole e lupare: la mafia è un sistema e come tale va combattuta. Pensare a fin dove quel sistema si è insediato, c'è da avere i brividi.
RispondiEliminarif. crocco1830
RispondiEliminaIn effetti, la stratificazione del fenomeno mafioso (che non è semplice o "folkloristica") delinquenza è davvero spaventosa.
Se la mafia (anzi l'insieme delle mafie: camorra, 'ndrangheta, sacra corona unita) fosse solo delinquenza e non anche complesso collegamento con affari, finanza e settori "alti" talvolta della stessa politica, allora sarebbe sconfitta, benchè non facilmente.
Ma purtroppo, non è così.
Caro Riccardo, grazie per il commento che non è affatto fiume, poi a me piacciono gli interventi articolati.
RispondiEliminaNon volevo, se ne ho dato l'impressione, "scagionare" la mafia che ha comunque materialmente commesso il fatto ed era ben contenta, e scientemente complice, di poterlo fare con assicurazioni dall'alto e per convergenza di interssi.
D'altronde sono sempre stata convinta che quello che la mafia, e suoi esponenti, dicono e fanno sia sempre coerente con un disegno ed una strategia precisa.
Questi non improvvisano mai, sono professionisti ed infatti la mafia può essere considerata la prima industria italiana (ahimè e ahinoi).
Ciao
Silvana
rif. silvanascricci
RispondiEliminaBenvenuta da me, Silvana!
Sono contento di vedere che sulla mafia abbiamo un'impostazione sociale e culturale nonchè un approccio critico molto simile.
Tranquilla, ho capito che neanche tu intendevi "scagionare" la mafia; forse mi sono espresso in modo un po' involuto, da qui l'equivoco.
D'altronde, quando si tratta di quei tipi, sembra proprio che riescano a confondere anche noi che non possiamo sopportarli!
Ed è vero, come scrivi, che quella è la prima industria italiana. Un'industria che si espande ovunque; perciò la vecchia idea della "piovra" era azzeccatissima...
Ciao!
La mafia è un mostro a tante teste e l'errore che si commette è quello di vederne una sola. C'è la testa degli apparati deviati dello stato, la testa dei settori collusi dell'industria e della finanza, la testa della parte militare dell'organizzazione e anche la testa della formazione culturale, quella che lavora sulla coscienza e sull'ideologia delle persone.
RispondiEliminaQuando si indaga sulla mafia partendo da una testa, se si va fino in fondo si trovano le altre che sono collegate, questo hanno fatto Falcone e Borsellino, ed è per questo che sono stati uccisi.
rif. la mente persa
RispondiEliminaIn realtà, di strage di Stato ha parlato il fatello di Borsellino.
Tuttavia, se certe indagini sono state riaperte, evidentemente qualcosa di poco chiaro c'è.
Naturalmente, come cittadini di uno Stato democratico, speriamo ancora che certi sospetti e timori si rivelino del tutto infondati!
rif. matteo
RispondiEliminaVerissimo: la mafia è per così dire un'"idra" a più teste.
Inoltre penso che si dovrebbe riflettere anche sul fattore-tempo, in pratica sull'antichità del fenomeno mafioso.
Già nel 1878(!) lo storico Pasquale Villari parlava esplicitamente del problema; "Nuova antologia della qestione meridionale", a c. di Bruno Caizzi, Edizioni di Comunità, Milano, 1975, pp.325-335.
All'incirca nello stesso periodo denunciava il legame tra mafia, politica e finanza l'allora presidente del consiglio Marco Minghetti; Denis Mac Smith, "La storia manipolata", Laterza, Bari, 2002, pp.25-26.
Io penso che nel e col tempo, la mala pianta cresca, si espanda e soffochi tutto ciò che le sta vicino... se non si provvede ad eliminarla ed a vederla nelle sue "ramificazioni."
E' questa la lezione di Falcone, Borsellino, di tanti magistrati magari meno famosi ma che continuano a tenersi a quelle altissime vette oltre che professionali, anche morali ed intellettuali.
Un pezzo della nostra storia che ancora sanguina e che, se anche parla di morte, mi piace pensare produca vita.
RispondiEliminaQuella vita che sia al giudice Falcone che Borsellino e agli uomini della scorta è stata strappata in modo così truce.
Ma le idee non muoiono, sta a noi renderle e di conseguenza rendere loro, immortali.
"Gli uomini passano ma gli ideali restano e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini" (Giovanni Falcone)
rif. 2elle
RispondiEliminaCiao, cara amica.
Dici benissimo, circa le idee. Spesso molti pensano che le idee siano qualcosa di astratto, o comunque di lontano dalla vita quotidiana, "reale."
Ma le idee non fanno forse parte della nostra natura d'esseri umani... ed umani perchè razionali?
Quando poi le idee per così dire si fanno carne e si mettono al servizio della giustizia, allora possiamo essere sicuri che esse sono quanto di più concreto esista.
E' importantissimo almeno cercare di tenerci all'altezza di uomini che per idee come quelle hanno saputo dare la vita. Perchè senza giustizia, che vita è?
P.s.: scusa la lontananza dal tuo blog, è stato un momento un po' così.
Presto da te!
Ma no Ric, figurati, niente scuse.
RispondiEliminaAnch'io passo spesso, leggo, ma poi magari non ho il tempo per fermarmi a commentare, capita uuuh se capita!
Le idee, sono linfa vitale, in qualsiasi ambito.
E' sempre un piacere chiacchierare con te, à la prochaine :-)
rif. 2elle
RispondiEliminaIl piacere (benchè la frase possa sembrare burocratica) è reciproco, davvero.
Perciò d'acord,à la prochaine; sans aucun doute.
Fuori dal contesto di questo post, molti anni fa vidi in teatro "De Pretore Vincenzo" di e con Eduardo De Filippo. Mio figlio mi ha fatto avere il dvd di questa commedia, insieme ad altre dodici dello stesso autore, e quindi l'ho rivista un paio di volte.
RispondiEliminaCiao Riccardo!:)
RispondiEliminaEro rientrata il 22, ma ho acceso il pc e ho scoperto che in mia assenza si era depresso ed era morto eheheh
Ho dovuto portarlo in ospedale e li per fortuna hanno capito che era solo svenuto!;)
Ieri sera lo hanno dimesso!!!
AUGURI!!!Prima di tutto.
Tanti auguri!
Nella strada in cui è morto Borsellino ci sono stata.Parla da sola caro Riccardo...
Ahi noi ormai mafia e camorra sono veramente ovunque... e ripuliti, a volte, a tal punto da rendere difficilissimo il compito a coloro che vogliono combatterla. Falcone e Borsellino sono un esempio da seguire, in grado di sacrificare tutto anche la vita per il loro ideale. In un mondo che sembra averne sempre meno, non è affatto da poco anche solo ricordarli, quindi grazie Riccardo per un altro bellissimo post!
RispondiEliminarif. il monticano
RispondiEliminaA dire il vero, Aldo, in un certo senso sei rimasto in tema.
Infatti, penso che anche “De Pretore Vincenzo” parli della giustizia e del sogno di un mondo migliore.
Nel dir questo, penso alla scena in Cielo in cui Dio dice: “Per questo si chiama Paradiso: perché c’è un tetto e pane ben diviso.”
E chi vuol intendere…
rif. guernica
RispondiEliminaRingrazio moltissimo per gli auguri, cara Guernica!
Colgo inoltre l’occasione per felicitarmi con te per le dimissioni ospedaliere del caro parente cibernetico.
Quanto alla strada di cui parli, che dire?
In quel caso ho davvero poco da scherzare: lo strazio fatto dei corpi pone la mafia (ed eventuali complici) perfino più in basso delle antiche orde barbariche.
rif. dailygodot
RispondiEliminaLa criminalità organizzata, con tutte le connivenze, complicità e zone d’ombra può arrivare a spegnere anche le più sane indignazioni morali e civili.
Ho letto e sentito che la commemorazione del 19 luglio si è caratterizzata per una Palermo “distratta”.
Salvatore Borsellino ha anzi parlato di “indifferenza”!
Proprio perché l’indignazione e la memoria non si spengano, io cerco almeno di scrivere qualcosa, per quel che vale.
Ti ringrazio comunque per i complimenti!
Il problema a me apre sia il fatto che la Mafia ha tessuto un sistema di collegamento con il grande capitale del Nord e su questo rapporto storico continui a prosperare.
RispondiEliminaLa questione meridionale è questione democratica, quindi nazionale,le organizzazioni malavitose si combattono sul piano della repressione sul terreno, magari con mezzi ed uomini all'altezza dello scontro, ma soprattutto devono essere combattute sul piano politico, sociale ed economico, ad iniziare dalle aree industrializzate del settentrione.
Queste sono cose risapute, ma senza una volontà politica vera, continueranno a essere pura utopia.
Detto ciò, anch'io sono d'accordo che indignarsi e ricordare è un presupposto decisivo per non accettare quanto è successo e succede.
rif. alessandro perrone
RispondiEliminaCome denuncia ottimamente il procuratore Scarpinato, il perverso intreccio tra realtà in apparenza insospettabili, è proprio ciò che fa della mafia un’organizzazione oltre che ferocissima, anche pronta a godere di “protezioni” che le permettono di cadere sempre in piedi…. Ed in alcuni suoi uomini, può anche presentarsi come rispettabile.
Fai benissimo a ricordare la questione meridionale di cui come è noto si occupò Gramsci. Gramsci vedeva in tale questione precise cause storico-sociali, legate a come si sviluppò l’Unità d’Italia.
E come scrivi, la sola repressione è insufficiente: è indispensabile seguire il… filo dei soldi, degli investimenti nonché dei capitali che vanno via dal sud sporchi e dopo vari “giri”, tornano al nord o anche al sud “ripuliti”…
E certo, è necessario anche ricordare. La mafia adora il silenzio e l’oblio che sono… omertà.
Buona domenica, Ale!