lunedì 3 giugno 2013
“Il segreto dei suoi occhi”, di Juan Josè Campanella
Devo la visione ed il
piacere di questo film (del 2010) al mio grande amico Bruno Manca, che me lo ha
regalato.
La chiave della pellicola
si trova già nel titolo perché davvero certi occhi custodiscono un
segreto... uno che riguarda
lo stupro e la successiva uccisione di Liliana Coloto, una giovane
maestra e fresca sposa di tale Morales.
Ora,
il titolo spagnolo del romanzo (di Eduardo Sacheri) è però La
pregunta de los ojos, la domanda
dei suoi occhi. Io avrei
mantenuto quel titolo che invece è diventato “Il segreto
dei suoi occhi” anche nella traduzione italiana del romanzo. Che la
parola “segreto” sia stata considerata più misteriosa o
affascinante di quell'altra, “domanda”? Mah.
Comunque,
ci troviamo in Argentina tra fine anni '60 ed inizio anni '70, quando
si sta profilando la sanguinosa dittatura militare dei vari Videla,
Galtieri ecc.
A
Benjamin Esposito, un assistente del giudice Irene Menendez-Hastings,
viene affidato il caso della povera Liliana, ma lui capisce subito
quanto la sua ansia di giustizia si scontri con l'indifferenza
(anzi col depistaggio)
di colleghi e superiori.
Passano
25 anni e Benjamin, ormai in pensione, continua a pensare al caso.
Sì, perché 25 anni prima il colpevole era stato “assicurato alla
giustizia”... ma prontamente liberato.
Benjamin
continua a riflettere anzi a tormentarsi sul
caso, intanto scrive un romanzo autobiografico. Il passato non lo
lascia in pace, il che mi è piaciuto molto: perché Benjamin non
vuole considerare tutti i drammi avvenuti appunto nel passato, acqua
passata. Infatti, spesso quel è
passato è sangue, non
acqua...
Il
Nostro ripete di frequente: “Non era un'altra vita, era questa.”
Intanto
i suoi occhi indugiano sull'interlocutore di turno, con un'aria tra
il dolente ed il riflessivo che è difficile eludere.
In
questa parte Bruno avrebbe visto bene anche Mastroianni;
concordo. Aggiungo che forse Ricardo Darìn (Benjamin) potrebbe
essersi ispirato al
grande Marcello, soprattutto a quello de Sostiene Pereira.
Ne
Il segreto il regista,
Campanella, ha utilizzato spesso il primo piano:
tecnica questa a cui ricorreva anche Sergio Leone e che secondo me,
se non disponi di attori davvero bravi, può trasformarsi in un
boomerang.
Ma
con Darìn, Soledad Villamil (Irene) e Guillermo Francella (Pablo
Sandoval) quel rischio era inesistente; attori come quelli, con la
loro umanità sofferente bucano davvero
lo schermo.
La
struttura del film... abbiamo del noir,
che si snoda attorno al “caso Morales”; il lato politico
rappresentato dalla violenza
militare, cui però si allude senza esplicitarla; l'amore
inespresso tra Benjamin ed
Irene. Anche in questo caso sono molto importanti gli occhi
e gli sguardi.
Questi
lati si armonizzano perfettamente tra
loro: Campanella ha fatto un film,
non 3; eppure il
pericolo c'era, data la ricchezza di temi e motivi.
Del
resto, sembrerà un paradosso ma ne Il segreto è
centrale la figura di un personaggio in apparenza secondario: il
collega di Benjamin, Pablo Sandoval.
Per me, Pablo contribuisce
parecchio allo sviluppo della storia. Benché alcolizzato, Pablo ha
delle intuizioni illuminanti, con cui cerca di guidare Benjamin...
uomo che troppo spesso “si frena”: intuizioni in buona parte
riassumibili nella parola passione.
Come
dice Pablo, che cosa porta un uomo che pure ha un buon lavoro ed una
donna che ama e dalla quale è riamato, a buttarsi in sordide
bettole?
Che
cosa conduce un uomo ad impazzire per il calcio, che cosa spinge
Benjamin a scontrarsi coi suoi superiori per un caso ormai archiviato
o a spasimare per una donna a cui non sa dichiararsi... se non la
passione?
E non
vi dico altro; spero d'avervi stuzzicato abbastanza!
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