Per me, l’idea che gli uomini possano o debbano controllare passioni e sentimenti (come se si trattasse di nemici) crea angoscia. Forse in Occidente ciò è dipeso dalla filosofia greca, a partire già da Platone: che assegnò alla dimensione teorica posizione egemonica. Però nel I sec. a.C. Cicerone nel De amicitia (V,18) criticava una saggezza che nessun “mortale è riuscito mai a possedere”, mentre “dobbiamo guardare a ciò che rientra nella pratica della vita comune e non a modelli creati dalla fantasia e dal desiderio!” Ed aggiungeva (XIII,48): “Non si deve infatti dar retta a codesti filosofi che vogliono che la virtù sia dura e simile, per così dire, a una sbarra di ferro.” Qui Cicerone polemizzava con quanti ritenevano che non si dovessero coltivare amicizie troppo strette: che potrebbero coinvolgerci nelle sofferenze altrui e farci perdere l’apatheia, l’imperturbabilità, allontanandoci così dalla vita del saggio, fatta di riflessione e controllo delle emozioni.
Peraltro, l’ideale dell’apatheia è ancora seguito da alcuni che compiono scelte religiose o anche politiche radicali: e spesso si allontanano da amici e familiari, ritenendo che i vincoli d’affetto distolgano da una condotta coerente e disinteressata. Ma chi crede in un Dio d’amore e/o nella costruzione d’una società più giusta, non può vedere negli altri uomini degli ostacoli. Io, quindi, alle teorie di certi che “fanno” gli angeli antepongo il buon senso e l’esercizio d’una logica non chiusa in categorie fisse, immutabili.
Per me è questa la vera filosofia: che troviamo per es. nella vicenda di Abelardo ed Eloisa; loro non rinnegarono la loro umanità. Sì, come dice Abelardo nella Storia delle mie disgrazie (VI): “Aprivamo i libri, ma si parlava più d’amore che di filosofia: erano più i baci che le spiegazioni. Le mie mani correvano più spesso al suo seno che ai libri.” E dobbiamo ad Eloisa la miglior difesa del pensiero dello stesso Abelardo; infatti, dopo l’ingresso di lei in monastero, all’alto clero che ormai esaltava le sue doti umane e religiose (Storia, XIII) appunto Eloisa replicò (IV Lettera): “La gente loda la mia castità, ma non sa che in realtà io sono un’ipocrita. Mi considerano virtuosa perché conservo pura la carne, ma la virtù è una cosa che riguarda l’anima, non il corpo.” Come aveva già detto (II Lettera): “La colpa non sta nelle conseguenze del gesto ma nell’intenzione di chi lo compie: la giustizia valuta non l’atto in sé ma il pensiero che ha ispirato l’atto.” E’ quella morale dell’intenzione che porta non al peccato, come pensò S. Bernardo, ma ad un comportamento retto. Anche quando non si seguano riti, digiuni ecc.
Eloisa, consapevole dei rischi dell’ascetismo, disse (IV Lettera): “Io non voglio la corona della vittoria. Mi basta evitare il pericolo. E’ più sicuro chi evita il pericolo che chi dichiara la guerra. Qualunque sia l’angolo di cielo che Dio mi vorrà assegnare, io sarò contenta.”
Per me, queste sono parole più sante di tante altre.
Sono d'accordissimo con te. Inseguire un miraggio oltre che faticoso è anche demoralizzante, visto il finale scontato. Sono conscia di non essere propriamente quello che avrei voluto, come figlia, come madre e come amica, ma sono anche convinta che quello che gli altri vedono in me è lo sforzo di essere sempre migliore. non sempre ci riesco ma non per questo mi colpevolizzo. E' come pensare di essere dei buoni cristiani solo perché si va in chiesa ogni domenica: io non ci vado mai, se non per matrimoni e funerali, e quando ci vado non segue il rito ma aspetto pazientemente che finisca concentrandomi sulla felicità o tristezza del momento. Ma il mio cuore e la mia anima mi fanno essere una buona pecorella..... ne sono sicura.
RispondiEliminaPersonalmente troverei molto più saggio definire 'santo' chi, affrontando il pericolo, ne esce integro e più forte, di quanto possa esser definito tale chi non offre riscontri alla sua capacità di affrontarli e superarli. La contraddizione di Eloisa: non altri se non lei stessa si definisce ipocrita per aver calpestato la virtù dell'anima e questo è un fatto interiore consumabile anche standosene blindati dentro un guscio incapace di proteggerci dall'unico vero pericolo per la nostra virtù: noi stessi. La vera'santità delle sue parole' sta nella fede nei confronti della misericordia di Dio che le riserverà un posto in paradiso nonostante il suo essere reo confessa ipocrita peccatrice. Evitare il pericolo è davvero meglio che dichiarare guerra? Con questa filosofia non si cresce interiormente e applicata al quotidiano si annichilisce la storia:niente rivoluzioni e lotte per la libertà e per la parità dei diritti ma solo chiostri medioevali per tutti e...tutti 'santi'.
RispondiEliminaRif. Serena e felice
RispondiEliminaHo letto il tuo commento con molto piacere: hai colto benissimo lo spirito del post.
Ma quel che più conta, hai trasmesso il tuo pensiero in un modo che fa trasparire, ed anzi comunica effettivamente grandi serenità e felicità. E tutto questo senza fastidiosi trionfalismi, infatti ogni tanto si colgono degli accenti malinconici.
Forse quel che dici al femminile come figlia, madre ed amica potrei dirlo anch’io al maschile, ma non importa: come dici benissimo, non bisogna colpevolizzarsi. Quel che importa è non cancellare i nostri sentimenti.
Del resto, per Cicerone (De Amicitia, XIII,48): “Se si eliminano i sentimenti, che differenza c’è, non dico fra la bestia e l’uomo, ma addirittura fra l’uomo e un tronco o un sasso e qualsiasi cosa inanimata?”
Stai bene.
Rif. nonsanto
RispondiEliminaSì, è “molto più saggio chi, affrontando il pericolo, ne esce più integro e forte”, ecc. Ma nell’affrontare i pericoli dobbiamo conoscere le nostre forze, in modo da affrontarli con successo.
Io dubito che “la vera santità delle parole di Eloisa” stia nella “fede nei confronti della misericordia di Dio.” Infatti lei disse “da Dio non mi aspetto alcuna ricompensa, perché so che per amore di Lui finora non ho fatto assolutamente nulla” (II Lettera). Ribadì che cercò di piacere più ad Abelardo che a Dio. Accusò appunto Dio di crudeltà (IV Lett.). Affermò che voleva espiare per il suo uomo, non tanto per il Signore (IV Lett.) ecc. Perciò la “santità” delle parole di Eloisa sta nel condannare una virtù esteriore come quella dei farisei che: “Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!” (Mt., 15, 14). Nella Storia è capitato spesso…
Perciò, evitare il pericolo non va inteso in senso letterale, ma in quello di un realistico esame di propri limiti e possibilità. Questo non significa “annichilire la storia”, ma in essa muoversi con reale efficacia. Io non vagheggio “chiostri medievali”: nel post esprimo il mio rifiuto dell’intimismo: pensa almeno alle citazioni da Cicerone. Esprimo inoltre il mio rifiuto di una morale “eroica”: che ci fa perdere di vista gli altri e noi stessi. Senza un mondo morale umano e solido, per es. S. Francesco sarebbe diventato un bigotto ed il Che un terrorista.
Ma nostre (+ che legittime) divergenze a parte, mi fa piacere vedere che a distanza di circa 900 anni Eloisa susciti ancora dei dibattiti. Ciao.
Complimenti per questo blog. Probabilmente io e te ragioniamo su livelli asincroni. Mi auguro che prima o poi riusciremo ad intenderci. Il mio precedente commento è riferito al testo così come tu lo hai scritto ed esattamente alle tue parole,ultima riga, nel quale tu personalmente consideri 'sante' le parole di Eloisa, da te scelte e citate, nella IV lettera ove appunto dichiara di voler evitare il pericolo. Non ho modo di inoltrare un commento ad Eloisa, non mi risulta che abbia un blog e non sarebbe in grado di ribattere, ma ho espresso il mio differente parere rispetto alle tua legittima dichiarata considerazione. Dal testo della tua risposta si evince inoltre chiaramente l'evoluzione contradditoria di Eloisa che prima strapazza Dio poi si chiude nel guscio e si rimette alla Sua misericordia. Se per santità di Eloisa volevi intendere tutto quanto esposto nella tua risposta è un chiarimento che accetto e potrei ,con alcune riserve, condividere ma nel testo pubblicato tutto questo non c'è e rimane solo un'ultima frase legata all'ultima citazione;frase verso la quale, in quel contesto, ho espresso il mio diverso parere. Da modesto mortale posso solo commentare quanto scrivi e non il pensiero non dichiarato. Precisazione: avevo scritto di ritenere molto più 'santo' e non 'più saggio' come da te riportato nella risposta e saggezza e santità sono tutt'altro che sinonimi anche filosoficamente. Ciao, alla prossima.
RispondiEliminaLeggo-rileggo il tuo post, più lo leggo e più mi perdo , più cerco risposte nei commenti che scrivi per gli altri e più m' infastidisco perchè continuo a trovare il tutto poco accettabile!
RispondiEliminaMi perdo quando fai troppe citazioni di "Autorevoli Personaggi" e sarà per solidarietà femminile, ma ancora si discute di "Morale" tirando in ballo una donna, la malcapitata e povera Eloisa!?
Penso che spesso siamo noi a complicarci la vita....
Siamo noi che ci colpevolizziamo in continuazione e attribuiamo ad altri(Chiesa in primo luogo, seguono: la società, la scuola, la famiglia) la causa del nostro non sentirci appartenenti a quella o a quell'altra schiera o di quel fallimento o di non trovare la formula magica per la felicità seguendo quegli insegnamenti piuttosto che altri!
Non vogliamo, parlo in generale, ammettere i nostri cari limiti umani, le nostre debolezze e fragilità, l' incapacità soprattutto di essere....semplici!!
Francamente poco m' importa delle teorie sulla "Morale dell' intenzione", tutti possiamo cadere e che lo si ammette o no anche i Santi hanno conosciuto il peccato e anche grazie a questo hanno gustato la misericordia di Dio!
Sono sicura che Dio è Amore e se la ride quando sente certi nostri ragionamenti....
Capita però che( diciamolo), ci piace trovare alibi e qualche volta, scegliamo di fare le pecorelle smarrite e uscire dal recinto per fare una passeggiata.
Cara "Serena e Felice" è bello trovare qualcuno dichiaratamente in pace con la propria coscienza e questo accredita il tuo definirti serena. Quanto al fatto che tu sia anche felice te lo auguro di cuore ma per quanto serenità e tristezza possano convivere non altrettanto vale per la felicità e la tristezza sulla quale ammetti di concentrarti ogni tanto. In fondo leggo nelle tue parole un sottile velo di malinconia e questo certo non ti rende una cattiva pecorella. Vorrei piuttosto invitarti a riflettere sulla prima parte del tuo commento. Quale intelligenza e saggezza ci possono essere nell'inseguire un miraggio? E' ovvio che in quanto tale per definizione presuma inutile fatica e finale scontato. La saggezza sta nel distinguere un miraggio da un progetto concreto e perseguibile con i nostri mezzi e tenendo conto dei nostri limiti. In questo caso il finale non è sempre scontato e soprattutto si cresce e ci sente 'vivi' nel viaggio verso l'obiettivo.
RispondiEliminaSpero di ritrovarti su queste pagine e leggere un pizzico di entusiasmo (grande assente) fra le tue prossime righe. Ciao. Razio.
Cara Serena e Felice, anche io come te, per quanto a molti possa sembrare strano, mi sento serena e di conseguenza felice, perche' per me la felicita' altro non e' che la stessa serenita'.
RispondiEliminaNel leggere poi il commento di Anonimo mi sono sentita orgogliosa del fatto che io, forse da sempre, ho avuto coscienza dei miei limiti e varie difficolta' incontrate durante la mia infanzia mi hanno portato ad essere cio' che sono. E con questo non voglio dire che sono ok, anzi..., pero' ho imparato ad accettarmi pienamente con tutti i miei limiti e difetti e anche se su tutto cio' che mi riguarda ho sempre da ridire e da criticare, non mi nascondo, anzi con maggior sfida, proprio per questo, cerco di andare avanti e di riuscire...
Penso poi che Dio e' amore e il pensiero della sua presenza mi ha sempre aiutato ad essere forte e ad accettare di affrontare situazioni poco piacevoli, cosa che mi ha fatto crescere in sicurezza.
Anche io frequento poco e niente la chiesa ma perche' la chiesa che per me dovrebbe essere esempio di umilta' e amore e misericordia e poverta' sta dando invece un esempio completamente opposto.
S.Francesco d'Assisi, lui si' era e rappresenterebbe tutt'ora il modo in cui io concepirei la Chiesa.
Spero poi che l'augurio di Razio ad avere entusiasmo si realizzi per tutti, soprattutto per chi ha tante difficolta' le quali dovrebbero invece alimentare un entusiasmo euforico a cercare di riuscire a raggiungere obiettivi non facili. Anche i fallimenti aiutano, fanno crescere e rinforzano, perche' come si usa dire spesso..... sbagliando si impara!
Povera Eloisa, si starà rivoltando nella tomba dopo tutto questo discutere sui suoi pensieri e sulle teorie che riguardano il peccato e la santità.....
RispondiEliminaForse le idee sono alquanto confuse!
Penso che non si può neanche sparare a zero su chi crede che è possibile avvicinarsi al modello di perfezione e santità secondo la religione cattolica , generalizzando e bacchettando chi tenta con sacrificio ma anche con entusiasmo ed umiltà di mettere in pratica gli insegnamenti della Chiesa.
Ognuno è libero di fare quello che vuole, credere , non credere, essere ateo, agnostico, buddista e ancora.... fare digiuni, processioni , pellegrinaggi.....
A me tutto ciò non disturba : la mia vita, pur non condividendo certi rituali esasperati da eccessivo "zelo", va avanti comunque.
Ognuno segue la strada che vuole , rispettando le scelte altrui, senza esaperarsi se i modelli che sono stati impartiti soprattutto attraverso l' educazione , appesantiscono il nostro modo di vedere o concepire concetti come "morale" e "peccato".
Pur vivendo in una società dove sempre meno esistono il rispetto e la tolleranza per chi è diverso da noi, dove chi parla di "valori" viene classificato tra i pazzi,dove chi crede che l'amore esiste nelle sue più svariate forme e sfumature è considerato un "povero idealista " che crede nelle utopie e si fa vincere dal "sentimento" e chi desidera creare una famiglia o mettere al mondo un bambino è considerato un "incosciente", io questa società la amo immensamente e comunque , perchè ne faccio parte, anche seppure con tutte le mie insicurezze e incoerenze!
Caro Razio, mi rendo conto che è difficile esprimere in poche righe pensieri decisamente complessi ma vorrei chiarirti alcuni punti:
RispondiElimina1)la malinconia fa parte della mia vita alla pari della rabbia, del fastidio, dell'euforia e di qualunque altro sentimento che quotidianamente si affaccia dal mio essere;
2)il fatto che io ritenga inutile inseguire un miraggio non significa che gli altri siano stolti e scriteriati o che la mia vita sia spenta, tutt'altro; semplicemente concentro le mie energie sul perseguimento di qualcosa che penso di poter raggiungere sapendo che, come dici tu, ho dei limiti. Molto semplicemente, l'idealismo adolescenziale ha lasciato il posto alla concretezza della persona più matura ma, credimi, non mi sono mai privata di vivere le emozioni più effimere ma più coinvolgenti. In ogni caso grazie per il tuo commento.
Rif. nonsanto
RispondiEliminaLa mancanza di 1 blog di Eloisa è compensata dai suoi scritti, dal cui esame emerge che accusò Dio sino alla fine né cambiò idea sul voler evitare il pericolo. Ciò non è stato smentito dai suoi contemporanei né da tutta la critica, antica e recente. Il Gilson aggiunge che (dalla VI Lettera) su quelle questioni si impose il silenzio e che non si ha prova d’una sua “accettazione della volontà di Dio.” Per il Gilson “umanamente parlando, ci sono poche ragioni di pensare che sia stato così.”
Ma non giudico l’”evoluzione” di Eloisa “contraddittoria”, perché certo “strapazza Dio”, ma poi non è che si rimetta proprio alla “Sua misericordia.” Dall’esame complessivo dei suoi scritti, II e IV Lett. incluse, ricaviamo che accusò sempre Dio per i mali che colpirono lei ed Abelardo e che non Lo perdonò mai. Dovendo scegliere tra il Paradiso e l’Inferno certo avrebbe scelto il primo: ma senza fare niente di particolare. Il suo Paradiso era stato Abelardo. Perciò (sdrammatizziamo) il Paradiso sarebbe stato un problema di Dio. Infatti, Abelardo le rinfacciò (VI Lett.) d’esser pronta a seguirlo “anche nel cratere di un vulcano” (simbolo per certi dell’Inferno) piuttosto che in Cielo. L’atteggiamento quindi di Eloisa sarà arrogante, superbo, blasfemo ma per me, non contraddittorio.
Comunque, si dovrebbe entrare nella complessa dialettica di vicende e pensieri che sfuggono alla logica ed esprimere un giudizio polifonico. Per considerare la vicenda dei due amanti dal lato più logico, qualcuno condusse un’analisi che si fondava sulle risorse dell’informatica; ma riconobbe presto l’inadeguatezza di tale approccio.
Per me non esiste una “santità di Eloisa.” Nella mia risposta ho parlato di santità “delle parole di Eloisa”; ma tra santità delle parole d’una persona e santità della persona stessa c’è molta differenza. Sulla tua “precisazione”: nel 1° commento, 1/a riga, dici “troverei molto più saggio definire “santo” ecc. Non dici troverei molto “più santo.” Perciò credo d’averti citato correttamente.
Forse per fare più luce dovrei dilungarmi per decine di pagine; ma potrei anche fare… più buio! Ciao.
Riporto la frase virgolettata da te attribuitami: Sì, è “molto più saggio chi, affrontando il pericolo, ne esce più integro e forte”. Confronta con la mia originale:"troverei molto più saggio definire 'santo' chi, affrontando il pericolo, ne esce integro e più forte". Davvero non riesci a cogliere la differenza 'filosofica?.Per me è sostanziale perchè mi attribuisci una definizione sulla saggezza (..affrontare il pericolo...) che non ho dichiarato. Ora veniamo alla contraddizione in Eloisa. Mi pare di intuire che vuoi assumere il ruolo di Perry Mason di Eloisa. In realtà non vedo la necessità di difenderla visto che non intendo processarla o condannarla. Le contraddizioni fanno parte dell'evoluzione del percorso di crescita personale e ci rendono 'umani'. Il fascino di Eloisa sta per me nel riconoscerla nel suo percorso proprio profondamente 'umana'. Sono appassionato dell'argomento, lo conosco e sono giunto al tuo accattivante blog seguendo le sue tracce quindi puoi rispondere senza compilare tesine dense di citazioni. Mi interessano le opinioni e su queste mi piacerebbe argomentare. Di fatto tutte le citazioni da te scelte confrontate con l'ultima nell'articolo confermano la contraddizione. Associa il peccato alla dimensione intimistica di virtù e in tal senso è inutile vedere il pericolo all'esterno e chiudersi per evitarlo. Strapazza Dio, e ne convieni, ma spera che le riservi un angolino, uno qualunque ma in paradiso. Più umana di così! Mi piacerebbe invitarti sul mio blog sulla Neurosemantica ma prima vorrei conoscerti ancora fuori dalle tesine perchè secondo i principi della Neurosemantica i pensieri e le emozioni creano i nostri stati mentali ed emozionali e, rilfettendo su se stessi, creano strati mentali superiori: in sintesi noi non abbiamo solo pensieri ma anche pensieri sui pensieri e sentimenti sui sentimenti in una spirale infinita.
RispondiEliminaE il tutto, in un dialogo neurosemantico, fa a botte con citazioni e pensieri altrui. Quelli che contano sono i nostri pensieri. Ciao.
Cercare di evitare i pericoli non significa, a mio parere, estraniarsi dal mondo; facendo ciò non si otterrebbe nulla, perché se si cerca spasmodicamente di sfuggire ogni pericolo saranno i pericoli a cercare noi.
RispondiEliminaQuindi per poter se non eliminare, ma ridurre al massimo i pericoli potenziali, bisogna assumere un atteggiamento dinamico e costruttivo.
Se è necessario anche fare la guerra:
"Si vis pacem, para bellum"
Se vuoi la pace, prepara la guerra, anche se preferirei "Se vuoi la pace, tieniti pronto a fare la guerra in caso di assoluta necessità".
Occorre, secondo me, preparare soprattutto la pace stessa, assumendo un atteggiamento collaborativo e solidaristico sia nelle relazioni interpersonali che in quelle fra popoli.
L'arroganza, la prevaricazione, l'intolleranza, la pretesa di imporre la propria religione o la propria pretesa civiltà, sono tutti atteggiamenti da ripudiare.
Quindi costruire attivamente la pace, evitare i rischi,ma non fuggire di fronte alle prevaricazioni.
Tutto sommato concordo quasi totalmente con Eloisa.
Rif. nonsanto
RispondiEliminaTu dici “troverei molto più saggio definire “santo” chi, affrontando il pericolo, ne esce più integro e più forte.” Ok. Ma nel mio post non definivo “santo” nessuno, neanche Eloisa; trovavo “sante” le sue parole, ma c’è gran differenza tra santità delle parole d’una persona e la persona stessa. Anche per me, come per te c’è differenza tra saggezza e santità. Per me, si può affrontare qualsiasi pericolo: “bastano” idee chiare ed intenzione morale disinteressata. Spero d’aver chiarito il punto perché come diceva una canzone della Vanoni, “più di così non posso.”
In Eloisa non vedo una “contraddizione”. Per lei il peccato consisteva nel fare il bene per ottenere ricompense. Inoltre “strapazza” Dio, ma non puoi astrarre la singola affermazione sull’”angolo di cielo” che è episodica, da tutto un contesto di pensieri ed affermazioni che per quell’”angolo” non manifestano reale interesse. E per i medievali, quando si parlava di Paradiso, se non c’era interesse reale non c’era niente. Così, Abelardo la vedeva pronta per l’Inferno. L’”angolo di cielo” è quindi la classica rondine che non fa primavera.
Non ti ho imposto condizioni su come scrivere sul mio blog: perché dovrei accettarne per accedere al tuo? Avrò frainteso la frase sul volermi conoscere al di fuori delle “tesine”, però quello è un termine se non dispregiativo, riduttivo: come “dottorino”, “professorino”… Le citazioni servono per rafforzare delle idee e compendiano le mie in modo migliore e sintetico; ma si inseriscono all’interno di un mio ragionamento. Sono anche un “omaggio.”
Sulla contraddizione in genere ed Eloisa a parte, penso che sia da accettare ma quand’è dolorosa, da risolvere. Però non penso che sia (anche perché mi piace) qualcosa da cui guarire. Beninteso, questa è una mia idea: che non sto attribuendo a te o ad indirizzi e fini della neurosemantica, di cui so 0. Svilupperò il concetto un’altra volta. Ciao.
Sarei quasi tentato di gettare la spugna. Sembra proprio che non riusciamo a capirci. Tu scrivi il tuo post e io esprimo un commento al contenuto scritto bada bene da te. Tu rispondi a cose secondo te scritte da me ma poi ammetti che non le ho scritte e ne aggiungi nuove a cui rispondi senza che io le avessi mai intese come mie. Vogliamo andare avanti così? Prova a far tacere gli uccellini per un poco e rileggi i miei commenti. Dove mai ho scritto che tu non intendevi sante le parole ma bensì la persona? Perchè accanirti nel chiarire questo concetto come se io lo avessi frainteso? Non l'ho fatto ne' dichiarato.
RispondiEliminaAltra questione: L'angolo di cielo sta nella IV lettera ovvero alla fine relativa del percorso di Eloisa che tu hai confezionato nel tuo post. Poniamola in questi termini: un individuo vive ateo la sua vita ma in punto di morte si converte. Questo episodio in punto di morte ovvero alla fine di un percorso, è 'una rondine che non fa primavera'? Ardua questione. Sicuramente è una contraddizione rispetto alla scelta di vita e le contraddizioni in ambito evolutivo non sono altro che fenomeni 'umani'. Leggo ancora nelle tue risposte che almeno (ti concedo) apparentemente continui a giudicare Eloisa con gli occhi di Abelardo o dei medioevali. Ma una tua idea su di lei tu ce l'hai? Vuoi anche tu spedirla all'inferno visto che per Abelardo non è pronta per il paradiso? E qui mi riaggancio alle tesine.
Ancora ti invito, uccellin permettendo, a notare come MAI io mi sia permesso di importi modi di scrivere. Sarai mica permaloso? Ho espresso un mio desiderio. Quello di conoscere il tuo pensiero non 'ratificato' da Ciceroni&Co. Se è vero come dici che delle citazioni hai bisogno per ragionare allora prima potresti ragionare e poi scrivere quello che pensi. Scrivo sul filo dell'ironia bada bene ma se sai leggere fra le righe dovresti trovare nel mio 'desiderio' un complimento sincero. Chiudo con le parole di un filosofo.
”Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sei tu.” Emerson.
Premessa:
RispondiElimina1) Qualche giorno fa ho acquistato la rivista scientifica Focus e mi sono immersa nella risoluzione di enigmi studiati apposta per stimolare le cellule cerebrali.
2) Siamo all'inizio dell'estate e prima o poi avremo il nostro nuovo tormentone musicale estivo che si sistemerà per benino nel nostro cervellino.
Considerazioni:
a) Decifrare il battibecco su Eloisa è stimolante e mal di testa a parte funziona quanto Focus.
b) Il tormentone estivo è già qui e si chiama Eloisa.
Per concludere:
c) Qualcuno potrebbe essere così gentile da spiegare in breve chi caspita erano Abelardo ed Eloisa? Aiuto!!
Anna,Cosenza.
Rif. Anna
RispondiEliminaNel XII sec. a Parigi, tra Abelardo, filosofo sui 40 anni e la 16enne coltissima Eloisa scoppia un amore bollente. Lo zio della ragazza, Fulberto, lascia correre. Poi proprio quando lui la sposa (ma in segreto) lo fa evirare nel sonno. Pensava: matrimonio segreto? Mancanza di rispetto alla famiglia! Abelardo impone ad Eloisa, 20eenne, d’entrare in convento. Lei obbedisce. Nelle loro “Lettere” troviamo la “morale dell’intenzione”: 1 atto è morale a seconda della sincerità che ci muove ad esso. Ora sembra un’ovvietà, ma nel XII sec. ci voleva fegato…
Le “Lettere” contengono molti pensieri sul rapporto uomo-donna, giustizia ed ingiustizia di Dio, casualità o meno del Male ecc. Se il dibattito su Eloisa è diventato 1 “battibecco” questa è colpa della mia passione forse eccessiva per l’argomento. Di ciò chiedo scusa. Comunque, posso assicurarti che il tema è enigmatico anche per me; forse farei meglio a comprare “Focus”. Tu però continua a visitare il blog! Ciao
Rif. nonsanto
RispondiEliminaSul tuo 1° capoverso, commento del 20. Ammetto che mi sfugge qualcosa di molto importante. In effetti, si è creato una sorta di circolo di pensiero da cui non saprei uscire. Così, sulla questione di santità delle parole e/o della persona vorrei evitare di continuare a pronunciarmi. Mi prendo una pausa di riflessione.
Ateo che si converte in punto di morte. Penso che “quell’episodio in punto di morte” sia una “rondine” che faccia “primavera”, eccome! Inoltre, per me un ateo (virtuoso) può salvarsi anche senza convertirsi. Sono sicuro che si sia salvata anche Eloisa: anche se non avesse abbandonato il suo atteggiamento verso Dio; infatti quello nasceva dalle disgrazie capitate a lei ed al suo uomo, né l’ha aiutata l’essere entrata in convento per volontà di Abelardo… In lei c’erano quindi ira e frustrazione, non odio assoluto verso Dio.
La considero una donna straordinaria per cultura, tenacia ed indipendenza di giudizio. Forse temeraria, ma onesta all’estremo: per quello che ne sapeva, poteva davvero finire all’Inferno. Inoltre, rifiutò sempre di inquadrare problemi morali ed esistenziali complessi in una prospettiva solo mistica. Magari, la sua puntigliosità mi avrebbe irritato: per me, anche avendo ragione si deve concedere l’onore delle armi.
Senz’altro la ammiro tanto anche perché io avevo il terrore dell’Inferno. Ora quel terrore si è “stemperato” in un vago sentimento d’angoscia, ma se si è seri con se stessi e con le convinzioni con cui si è cresciuti, bisogna continuare a farci i conti. Certo non vedo diavoli ovunque; molti di quei signorini sono una nostra creazione e quelli realmente esistenti, sono utilizzati da altri per manipolarci. La cosa peggiore è manipolarsi da soli…
Citazioni. Ho capito lo spirito delle tue affermazioni. Mi stanno benissimo. Così, senza nessuna polemica ti invito a tener conto di quando dico che “si inseriscono all’interno di un mio ragionamento.” Perciò non lo sostituiscono. E sono degli “omaggi”: un po’ come il chitarrista che esegue qualche assolo in stile Chuck Berry; è se stesso, ma Berry fa parte del suo background. Ma penso che abbiamo chiarito. Del resto, per mantenerci sul terreno ironico-ornitologico, preferirei essere considerato più un pellicano che un pappagallo! Ciao.
BenTROVATO, Riccardo. Ciao.
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