Non ho mai suonato la chitarra: servivano talento, tempo, pazienza. Io avevo solo tempo… che utilizzavo cantando, suonando l’armonica oppure sprecavo al bar. Mia moglie ricorda ancora quei tempi; direi con 1 certo disappunto. Tuttavia, i chitarristi della mia band ed anche altri la pensano come me: nel rock vale il ritmo. Gli assoli sono come il tetto in una casa; ma se mancano le fondamenta, la casa crolla. E le fondamenta sono un buon basso, una batteria che dia il tempo anche al Cielo, una chitarra ritmica dal riff preciso-deciso, una voce potente ma non caricata.
Gruppi come Beatles, R. Stones, Who e Creedence avevano quelle caratteristiche, ecco perché certe loro canzoni potevano anche non piacere, ma lasciavano comunque l’impressione di qualcosa di solido. Distinguiamo pure tra il periodo amburghese dei Beatles, quello fino alla tournèe americana, via via fino all’era hippy, sino all’abbandono di Lennon ed allo scioglimento, tuttavia i Beatles sono sempre stati un gruppo compatto. Idem per gli Stones: sì, tra fine anni ’70 e metà ’80 hanno fatto tante scemenze, ma dal vivo, chi come loro? Gli Who erano 1 inno al ritmo, anche al + violento. Per me, ritmo e Who sono sinonimi.
Per Jerry Rubin ed altri i Creedence erano bubble-gum music: tipico pregiudizio di un “intellettuale” (poi agente di borsa a Wall Street!) che pretendeva che i Grateful Dead avessero lo stesso successo di Fogerty & co. Ma io non riesco ad immaginare un ragazzo che torna a casa dal lavoro, poi preparandosi per uscire o per andare a prendere la sua ragazza metta su i G. Dead. Questo a fine anni ’60, ad inizio ’70 e sempre. Come vedremo nel prossimo post sul rock, la Credenza nel ritorno delle acque chiare (Creedence clearwater revival) non ha mai abbandonato quello e tanti altri ragazzi.
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