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lunedì 28 maggio 2007

Uscire dalla sfera di cuoio

Adoro il calcio. L’ho giocato sin da piccolo ed anche se ora ho meno tempo, continuo a giocarlo. L’ho giocato in mezzo alle pozzanghere e su tutti i terreni, perlopiù rocciosi, di Cagliari e dintorni. Ho visto e vedo quasi tutte le partite più importanti dei tornei più prestigiosi. Non sono un anticalcio.
Ma il 24 maggio di quest’anno c’è stato qualcosa che mi ha disturbato. Seguivo un tg della Rai ed ho sentito che: “Il procuratore militare di Roma, Antonino Intelisano, ha chiesto il rinvio a giudizio di tre ufficiali in relazione alla strage di Nassirya. Sono accusati di aver colposamente omesso di approntare una serie di misure idonee alla difesa di Base Maestrale, dove rimasero uccisi 19 italiani nel 2003. Gli imputati sono i generali dell’Esercito Vincenzo Lops e Bruno Stano, che si sono avvicendati al comando del contingente nazionale, e il colonnello dei Carabinieri Georg Di Pauli, comandante della Msu.”
(Agenzia Ansa, notizia battuta alle 10.48 del 24 maggio. La Msu è l’unità specializzata multinazionale dell’Arma). Ora, la notizia è di per sé grave: ma io sono un garantista; per me ognuno è innocente sino a prova contraria. Allora che cosa mi ha disturbato? Vedere che la notizia in questione è stata preceduta da un servizio sulla vittoria del Milan sul Liverpool nella finale di Champions League, giocata il 23. Possibile che il calcio conti più dei morti? Lo so, molti mi accuseranno di retorica e/o di nazionalismo. Pazienza. Io preferisco pensare che rispetto chi è morto in una guerra che peraltro non ho mai condiviso.
Ricordo che il mese prima che si giocassero i mondiali di Argentina (1978) avevamo compito in classe di italiano. Un mio amico parlò appunto di quelli. Pochi giorni dopo, correzione dei temi. Quando venne il turno dell’amico, il prof lo chiamò alla cattedra ed apostrofandolo così: “Esci da quella sfera di cuoio!”, suscitò il riso della classe. Io non risi perché aveva svolto il classico tema “a piacere”. E poi, degli amici non si ride. Da quell’episodio ho imparato (ora che sono anch’io un insegnante) come un insegnante non deve comportarsi.
In ogni caso, avevamo 16 anni ed ammesso che quel tema fosse un peccato, era un peccato veniale. Ma è tutt’altro che veniale quando nel nostro Paese l’informazione ai massimi livelli non esce dalla sfera di cuoio; in quel caso, merita il cartellino rosso.

5 commenti:

  1. Quello che tu racconti non è altro che la punta di un iceberg fatto di indifferenza, scarso rispetto (per sè e per gli altri) e incapacità di individuare delle priorità nella vita sociale. La gratificazione derivante da un successo sportivo ci fa provare un sentimento di fratellanza nei confronti di chi è stato spettatore di quell'avvenimento, ci sentiamo tutti migliori e più bravi, mentre la partecipazione ad una tragedia è effimera, lascia il tempo che trova e, soprattutto, dopo un po' non ci riguarda più perchè, per fortuna, non ci ha coinvolto direttamente.
    E questo, purtroppo, è il messaggio che stiamo passando ai nostri figli.
    Io lotto perché il mio veda le cose da un'altra prospettiva ma il risultato finale è molto incerto perché ..... chi va con lo zoppo impara a zoppicare.
    Per evitare equivoci faccio presente che vado allo stadio, rimango sveglia di notte quando ci sono degli appuntamenti sportivi quali Mondiali, Olimpiadi, Coppe America di vela, piango di felicità per le vittorie dell'Italia in qualunque disciplina e mi arrabbio quando perdiamo. Ma, poi, nella mia vita c'è altro....

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  2. Concordo con te Riccardo riguardo ai palinsesti dei telegiornali spesso troppo simili a contenitori avulsi dalle notizie del mondo piuttosto che modelli di informazione quali dovrebbero essere. Questa volta però piuttosto che il cartellino rosso darei al massimo solo un bel giallo. Trovo infatti errato nel tuo ragionamento equiparare la notizia di rinvio a giudizio, atto dovuto, alla notizia della morte dei militari, già trattata con dovuto riguardo e reiterazione per settimane, quella sì che faceva gola ai conduttori. Affermi anche di essere garantista per cui certo sai cogliere la differenza fra un rinvio a giudizio e un avvenuto accertamento di responsabilità. Volevi sbattere 'il mostro in prima pagina'? Ho il massimo rispetto per i ragazzi caduti e le loro famiglie ma l'apertura del procedimento non incide minimamente sul pathos legato al triste evento. E' semmai pane di giustizia e speriamo non di giustizialismo o addirittura vendetta e strumentalismo. Saremo, penso, tutti contenti se giustizia sarà fatta ma i morti sono ben'altra cosa. Per questo non condanno quel TG. Una notizia condita di entusiasmo nazionale, valeva davvero molto più di una annunciata e burocratica maratona processuale. Massimo V.

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  3. Bellissimo blog, complimenti sinceri Riccardo

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  4. i telegiornali sono dei veicoli inquietanti di disinformazione a volte.
    Da poco dal tg2 - titolo preside picchiato da genitori di alunni scontenti e già m'immaginavo una torma di esaltati che prendeva a calci il povero preside...
    invece quando è arrivato il servizio i genitori da tanti sono diventati uno solo... e non l'aveva picchiato ma solo minacciato (fra l'altro un tipo con precedenti penali).
    I telegiornali dovrebbero occuparsi di informare non di pompare notizie inutili e stupidi che non interessano a nessuno

    complimenti riccardo per il blog

    roberto

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  5. Ormai i tg non sono più solo cronaca e notizie, ci insegnano anche a cucinare e a vestirci alla moda, cercando di accalappiarsi più pubblico possibile con notizie esaltate da coreografi giornalisti che vogliono diventare stars.
    Fortunatamente esiste il telecomando e possiamo scegliere, quasi sempre nel nulla, in quale modo farci stordire dalla "santa televisione".

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