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martedì 25 marzo 2008

La discussione filosofica (parte prima)

Spesso quando si parla di filosofia molti sottoscrivono il giudizio espresso in Fahrenheit 451 (mi riferisco al film di Truffaut, poiché non ho letto il romanzo di Bradbury) dai bruciatori di libri. Il giudizio suona più o meno così: “Ogni filosofo pensa che molti suoi colleghi abbiano completamente torto.”
Tale sententia va presa con le proverbiali molle, tuttavia trovo che contenga qualcosa di vero. Non di rado profondi o anche geniali filosofi hanno innalzato sé stessi al di sopra dell’umano… quindi anche del possibile e sfidando, inoltre, il ridicolo.
La storiografia filosofica documenta svariati esempi di questa ipertrofia dell’io, di questa vera e propria autoesaltazione.
In Mia sorella mia sposa di H.F. Peters leggiamo che Lou Von Salomè dovette intervenire spesso per salvare Nietzche dallo scherno di quanti assistevano allo spettacolo di certi proclami autodivinizzanti. Abelardo, nella sua Historia calamitatum mearum afferma che durante la fase “parigina” arrivò a considerarsi l’unico filosofo sulla Terra. Hegel riteneva che il proprio pensiero costituisse il completamento di tutto uno sviluppo storico, concettuale ed universale. Kant considerava la sua filosofia solo strumento atto a giudicare della verità d’ogni filosofia.
Per Lutero gli esponenti di una tradizione storica e filosofico-teologica quasi bimillenaria, erano insignificanti: ciò rendeva passibile del suo disprezzo, o almeno della sua indifferenza lo stesso Aristotele. Inoltre, il Riformatore tedesco considerava uno dei più grandi umanisti come Erasmo da Rotterdam un somaro. Per Schopenhauer, Hegel era un ciarlatano ed il suo pensiero niente più che una buffonata filosofica.
Potremmo continuare a lungo, il che temo potrebbe costituire una grande (ed imbarazzante, per chi si occupa di filosofia) conferma del giudizio formulato in Fahrenheit 451.
Fortunatamente, non tutta la storia della filosofia documenta le manie di grandezza di alcuni, pur grandi, filosofi.
Beninteso, rimangono da vagliare criticamente cause ed origini di certe autoesaltazioni.
Tuttavia, come vedremo nei prossimi post, denunciare o se non altro documentare certe forme di narcisismo intellettuale non significa svalutare in toto la personalità dei singoli filosofi, né gli esiti delle loro ricerche.

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