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mercoledì 12 dicembre 2007

Gli stivali incantati di William Butler Yeats.

Non affermo che gli stivali di Yeats fossero incantati. Confido però nella pazienza dei miei lettori: spero insomma in quella pazienza che si ha coi matti, almeno con quelli non pericolosi. Ora, il titolo del post si spiega col fatto che Yeats ad occulto, fate, spettri, maghi, anche alla banshee (in gaelico bean sidhe, la donna delle fate, annunciatrice di morte) credeva moltissimo.
Oggi parlerò del racconto L’uomo e gli stivali contenuto in Crepuscolo celtico (The celtic twilight). Il protagonista, all’occulto non credeva per niente; peggio per lui. Ma credo che a W.B. sarebbero piaciuti, degli stivali incantati, perciò il titolo del post vuol essere un omaggio al grande poeta. Bene, poiché spero che i miei eventuali (nonché poveri) lettori non abbiano ancora esaurito le loro riserve di pazienza, vediamo un po’ di che cosa parli il racconto.
Ci troviamo nella cittadina di Donegal, nell’omonima contea. Abbiamo un uomo che non credeva a spiriti, fate ecc. Chi di noi non conosce qualcuna di queste persone? Io, che a spiriti e fate credo forse + di chiunque, Yeats incluso, ne conosco tante. Ma poiché cerco d’essere tollerante, evito d’imporre loro le mie convinzioni.
Lo scettico sapeva di una casa “abitata dagli spiriti.” Notate l’eleganza con cui si esprime Yeats: mica dice, come gli esorcisti (peraltro bravissime persone) che la casa era infestata. Infatti, il termine infestazione è negativo. Chi direbbe: “La casa di via Verdi, a Cagliari, è infestata dalla famiglia Sanna”? Certo, si potrebbe vedere tale ipotetica famiglia costituita da esseri umani viventi mentre gli spiriti appartengono ad altra realtà. Ma perché discriminare tra esseri umani ancora viventi ed altri non più o mai stati tali? Così, cari miei, ospitalità e tolleranza vanno a farsi friggere.
Vabbè. Lo scettico entrò in casa e si mise comodo. Accese il fuoco, si sfilò gli stivali, in assoluta tranquillità prese a riscaldarsi. Conosco l’umido, in + soffro il freddo: perciò almeno fin qui l’uomo gode di tutta la mia simpatia. A poco a poco si fece sera poi notte (questo capita anche nella cosiddetta realtà). L’uomo stava bene, lì al calduccio. Possiamo immaginare le fiamme che guizzano nel caminetto, il ciocco che arde lentamente, le ombre che corrono sui muri. Fuori piove, o nevica; come volete voi. Forse gli occhi dell’uomo cominciano a chiudersi. Ma uno degli stivali si muove.
Gli stivali, forse stanchi di muoversi solo quando lo esigeva 1 uomo tanto piatto quanto ad immaginazione, decisero di saltellare qua e là per la casa. Andarono alla porta, poi salirono al piano di sopra… a sgranchirsi le suole. L’uomo sentiva gli stivali scalpicciare. Poi li sentì sulle scale quindi in corridoio. Bè, si rilassavano 1 po’ anche loro. Alla fine presero a calci il loro padrone e lo buttarono fuori.
A parte tutte le idee che possiamo avere sul soprannaturale, trovo che la letteratura non possa (pena una certa sterilità) prescindere dall’elemento fantastico, né debba temere d’essere talvolta assimilata al mondo delle fiabe. Ma di questo, in un prossimo post.

1 commento:

  1. Ciao Riccardo, ti ringrazio per la tua visita nel mio blog. Appena mi è possibile, prometto di soffermarmi un po' di più in questo spazio per leggerti più attentamente. Un saluto, Stefania

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