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martedì 9 dicembre 2008

Papillon in versione pappagalli


Ecco che cosa mi è successo pochi giorni fa, mentre ultimavo uno dei capitoli del mio nuovo libro. Come i frequentatori del blog sapranno, o almeno avranno intuito, quando sono a casa le cose che faccio spesso sono: infastidire moglie e figli; scrivere. La mattina di una settimana fa ero solo; potevo soltanto scrivere.
E mentre le mie distorte ma spero anche musicali frasi finivano di depositarsi sul foglio (penna, cervello e caffettiera fumanti) ho visto che in balcone zampettava… uno dei nostri pappagalli!
Avrete letto o visto “Papillon”, il romanzo o il film; io vidi il film, con Dustin Hoffman e Steve Mc Queen. Avrò avuto 10 anni e magari ne avrò capito poco, ma a distanza di 36 anni ho ancora di quel film buone sensazioni; l’ho rivisto anche dopo, comunque… così come “Piccolo grande uomo.”
Non credo che il nostro pappagallo abbia mai visto “Papillon” ma anch’egli, come il suo protagonista… tentò la fuga. Io dovetti lasciare il caffeinico tepore della cucina, la mia penna, i fogli, la radio e correre in balcone a bloccare il gallopappa. Veloce consulto telefonico con my woman: codice rosso, stoppare el papp con un secchio.
Intanto, là fuori il sole scompare ed inizia a piovere, tirare vento ed io, come Gesù Bambino, al freddo ed al gelo; ma con minore bontà. Immaginavo già che dal palazzo di fronte si sarebbe affacciata la tipa del provveditorato, sapevo che la donna che io (tra me e me) chiamo “Signora Comma xy bis”, avrebbe sibilato: “Pro-fes-so-re! Ma che fa, alla sua età si mette a tormentare le bestiole? E 2 anni fa ha anche sbagliato un codice di una scuola su 30!”
Il giardiniere, piuttosto sarcastico: “Non lo chiami “professore”, signora: non ha una cattedra perché lui le brucia per via del freddo, quel rammollito!”
Il postino, estraendo la fionda d’ordinanza: “Lasci in pace quel povero pappagallo, è un collega dell’ufficio reclami… è un uomo che lavora anche se tecnicamente, non è un essere umano.”
Intanto, pioggia e vento aumentavano ed io, sempre più al freddo ed al gelo. Comunque tenevo il pennuto all’angolo, entrambi svolazzavamo di qua e di là, ma la sua fuga da Ucchedduraz rimaneva un sogno.
Poi arrivò la femme che dopo aver presentato al pappagaho un modulo prestampato, lo convinse a desistere. Tutto bene, quindi. Ma io vedevo e sentivo i condomini ridacchiare, dietro le tendine delle finestre. E la Signora Comma ecc., ero sicuro che stesse affilando la stilografica…


11 commenti:

  1. Professore (senza cattedra) alla sua età maltratta una povera bestiola?...come non dare ragione alla tipa del provveditorato?
    Povero pappagallo, voleva farsi un giretto, anche se a giudicare dalla descrizione la giornata non era proprio adatta.
    Scherzi a parte spero che il poveretto non viva in una gabbia, io ho avuto uno scoiattolo per qualche anno e mi si stringeva il cuore a vederlo in quella gabbietta. Quando è morto ho stragiurato a me stessa "mai più beste in gabbia", ora ho solo una gatta.

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  2. Rif. euclide
    Cara professoressa (cum cathedra): Le faccio rispettosamente notare che a meno che uno non viva nella foresta amazzonica, deve tenere i pappagalli in gabbia per forza... altrimenti è chiaro che scappano!
    Naturalmente scherzo anch'io ed aggiungo che preferirei di gran lunga ingabbiare la tipa del provveditorato: almeno, smetterebbe di starnazzare i suoi regolamenti.
    L'ideale, quanto all'ospitare degli animali sarebbe avere una casa con un bel giardino, ma la situazione finanziaria (internazionale ed uccheddiana) non lo consente.
    Mah, speriamo bene.
    P.S.: ma anche la tua chatte, in appartamento, non è che si trovi precisamente nel suo habitat; o no?
    Saludos y besos

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  3. Quanto è grande il pappagallo? è di quelli piccolini o di quelli colorati dell'amazzonia? parla e/o canta? sono curosità che mi sono venute dopo aver spento il computer.
    La mia gatta è perfettamente nel suo habitat fatto di divano e tonno.
    Riguardo al terzo libro rallenta, devo ancora procurarmi i primi due (ma sono a buon punto)

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  4. Rif. euclide
    Mah, veramente mi metti un po' in crisi... è un pappagallo "normale", colorato.
    Purtroppo non parla ma questo penso che sia molto apprezzato dalla parentela, che ritiene che IO parli troppo. Comunque, canticchia.
    Habitat "fatto di divano e tonno" mi piace molto, davvero!
    Grato se ti procurerai i miei libri, ma forse faccio prima a diventare famoso, così li trovi più facilmente... che dici?
    Bonne soireè

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  5. Questa storia mi ha portato alla memoria il fatto che anch'io ho posseduto un pappagallo. Ero piccolo, avrò avuto dodici anni, mio padre lavorava in porto, al tempo arrivavano diverse navi russe provenienti dal Mozambico, credo portassero caffè. Era normale che i portuali facessero piccoli traffici, soprattutto con i russi, i quali per pochi soldi vendevano i loro orologi Raketa o le macchine fotografiche Zenith. Un giorno finito di lavorare, mio papà rincasò con un pappagallo verde, giallo e bianco, comprato da un russo per poche lire, lo chiamammo Checco, venendo dal Mozambico, era un ribelle per costituzione, quelli erano gli anni della rivoluzione di Samora Machel. Ovviamente negli anni '70 non c'era la sensibilità odierna per i diritti degli animali.
    Checco sul trespolo con la catena alla zampa, non ci poteva stare, perché a forza di tormentarsi con il becco potentissimo si lacerava la zampa, senza, invece volava da per tutto, mollando qua e là i suoi pestilenziali e corrosivi escrementi. I miei genitori decisero allora di comprare una gabbia, ampia rotonda e ricordo ingombrante per un appartamento popolare, ma Checco non poteva rimanere chiuso, era una creatura libera, abituato al sole e al verde dell'Africa, morì un estate piovosa, forse sognando la sua Africa.

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  6. Rif. alessandro perrone
    Trovo la tua storia, il tuo ricordo molto simpatico e significativo. In effetti, direi che tuttora (non solo negli anni '70) non pensiamo molto ai diritti degli animali, si tratta di un'acquisizione recente.
    Comunque, la fine di Checco è stata certo molto triste. Tuttavia, perchè non trasformi questo ricordo in un racconto? Pensaci, non dovresti trovare troppe difficoltà.
    Ciao

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  7. Ho avuto anch'io dei pappagalli, non uno bensì due, una coppia di inseparabili che hanno anche prolificato più volte. Non ti dico il da fare che mi davo, ogni volta che avevo dei nuovi nati, per cercare di assicurare loro un "alloggio" (leggi nuovo proprietario) all'altezza della situazione. Qualcuno che mi assicurasse oltre che cibo e voliera adeguata, anche e soprattutto cure e premure, altrimenti non se ne faceva niente!
    La ricerca era minuziosa, con tanto di colloquio selettivo personale...non avrei mai potuto affidare i miei pappagallini a chiunque!
    Devo ammettere che la fuga (dalla gabbia) l'hanno tentata anche con me (è questione di indole...), ma per fortuna io non ho vicini come i tuoi ihihihihihihiii.
    Certo, io partivo anche avvantaggiata dal fatto di non aver bisogno di consulti telefonici...la femme che è in me, ha prontamente sventato ogni tentativo di evasione arrivando alle spalle del fuggiasco animaletto e buttandogli un telo sopra. Ed una volta immobilizzato, anche con mio dispiacere (non solo il suo) si riaprivano le porte della gabbia.
    Ciao Riccardo e grazie per questi graziosissimi siparietti di casa tua che ogni tanto ci regali.

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  8. Rif. elle
    Eh, certo che non doveva essere facile, aver a che fare con te... se sottoponevi a "colloquio selettivo personale"!
    Ma in un certo senso, era forse doveroso.
    Nel caso della fuga da me repressa o frustrata,, posso dire che temevo (col famoso secchio) di nuocere al caro pennuto.
    Purtroppo, la gabbia è una necessità... il come definirlo?, carcere dei volatili.
    Grazie a te, Elle, per quanto apprezzi questi siparietti che in effetti, mi consentono ogni tanto d'alleggerire la quotidiana tensione...
    Ciao.

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  9. Bellissimo post... povero pappagallo però! Beh sempre meglio di quel canarino che mia zia mise sotto la fontana gelata in preda a un suo attacco di pulizie di primavera convulsive!

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  10. Rif. dailygodot
    Danke schoen, Daily, per il "bellissimo post"; tra l'altro, così fingo di sapere il tedesco!
    Ma toglimi una curiosità: a tua zia non piacevano gli aniamali o soltanto i pappagalli?

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  11. Eh no riccardo... a mia zia piacciono tantissimo gli animali... solo... che non ne capisce un granchè! E quindi era convinta che il poveretto si dovesse lavare in abbondante acqua gelida! :(

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