Ohi, ora che ci penso qualcuno potrebbe dir questo (ma accantonando l’affetto) anche per altri lati della mia vita che non riguardano la scrittura. Meglio sorvolare...
Bene, già prima che diventassi ‘sto lupo mannaro che si nutre di carta & inchiostro, mi piaceva ascoltare. Chi ascolta sente e talvolta, capisce. E magari, di quello che sente, coglie degli aspetti che trova interessanti; a me interessavano anche cose che non capivo.
Vedete, da piccolo trascorrevo le vacanze con la famiglia a Carloforte, il paese di mio padre. Circa un’ora d’auto da Cagliari a Portoscuso, poi 40 minuti di traghetto e dall’isola de Sardynia eccoci su quella di S. Pietro: un’isola nell’isola e… liguroparlante. Nessun poliglotta, a casa mia, ma mi piaceva sentire: a Cagliari il sardo parlato dai miei nonni, dai miei genitori l’italiano ed a C’ forte il dialetto ligure.
Quando, con molta fatica iniziai ad intrufolarmi nei meandri del carlofortino (u tabarkin) notai che racchiudeva uno humor fracassone ed anche quando i c’ fortini parlavano italiano, venato di malinconia, quasi chapliniano.
Infatti una delle gags di mio padre e di sua sorella, zia Maria, era dire: “Come Charlot col cagnolino.” Sì, spesso per illustrare una situazione drammatica e paradossale concludevano con quel riferimento cinematografico. Il notaio aveva perso il portafogli al ristorante; no, gli era caduto nella buca dei musicisti, a teatro; macchè, le bretelle gli si erano impigliate nelle corde del contrabbasso; nooo, era inciampato tra le gambe della nonna del prete, che l’aveva preso ad ombrellate. Insomma: “Come Charlot col cagnolino.”
Io ascoltavo e senza saperlo, iniziavo a scrivere; poco importa che scriva perlopiù storie di fantasmi, viaggi nel tempo, sbronzette ed altre cosette + o meno autobiografiche. Conta lo spirito, il fatto che certo inconsciamente creavo storie che andavano in altra direzione ma seguendo quello spartito.
20 anni dopo, da militare, ebbi tra i compagni di guardie e zanzare Mario, un ragazzo + giovane di me e tabarkin. Anche lui citava Charlot ed il cagnolino! Mario ed il tipo che lavorava in cucina mi facevano ridere molto e soprattutto M. ideava delle gags (io “lo somigliavo” a B. Keaton); per es. si piazzava gli occhiali storti o di traverso, così faceva pensare a qualche scienziato pazzo di certi film di fs di serie b. Il cuoco, invece, talvolta capitava al centralino con una cravatta di cartone, da lui confezionata.
Una volta Mario mi parlò di C’ forte, che in inverno era molto triste e dei … suicidi che in esso avvenivano. Ma quando chiesi lumi su questo ad un’altra delle mie zie, lei stranegò. Anzi, quasi mi inseguì lanciandomi contro ombrelli, mattoni, mattarelli ecc. Insomma, come Charlot col cagnolino.
Hai ragione, sapere ascoltare è una grande qualità, spesso fonte di involontario altruismo. A volte qualcuno se ne approfitta un po'...ma credo sia normale. Sono convinto che nella società attuale, così portata all'individulismo, chi sa ascoltare, respira molti più malumori che gioie.
RispondiEliminaCaro Riccardo,
RispondiEliminaIo ti seguo eccome. Se non lascio commenti non vuol dire che non ti leggo.
Un caro saluto.
Sh
Rif. confinidiversi
RispondiEliminaBenvenuto, Andrea.
Dici bene, quanto alla faccenda dell'ascoltare: l'ascolto, che dovrebbe essere la prima condizione del dialogo e della comunicazione, è spesso frainteso o ostruito.
Quel che è peggio, è che i malumori che crea questa situazione portano talvolta a perdere fiducia nel dialogo stesso.
Rif. shakib
RispondiEliminaTutto bene, caro Shakib: non vorrei averti fatto pensare a pressioni di nessun tipo. Ok?
In ogni caso, un saluto rockeggiante!
Anch'io ti seguo... e non potendoti "ascoltare" almeno ti leggo... e devo dire che è un piacere! Poi quando mi capita riesco anche a commentare! :D
RispondiEliminaRif. dailygodot
RispondiEliminaContraccambio, Daily. Ma anch'io commento quando mi capita, purtroppo non sempre... giornalmente (però, come sono linguisticamente versatile!)
Terzo tentativo:
RispondiEliminaPer te la scrittura è proprio una vocazione.
Ce li hai ancora i pezzi scritti quando eri piccolo? sarebbe molto interessante leggerli. Potresti anche pubblicarli con un piccolo commento sul blog
Rif. euclide
RispondiEliminaSì, si tratta proprio di una vocazione.
Inoltre, rispetto ad un'altra mia grande passione come la musica, secondo me nella scrittura ci si può dilungare, in essa si può perdere e ritrovare il filo del discorso ecc. La scrittura è insomma istintiva e riflessiva.
O sarà soltanto che non Mozart nè Springsteen; forse è quello il mio problema!
Ma in effetti non sono neanche Kafka, Joyce o Dostoevskij... A quanto pare ho molti problemi...
Però l'idea di pubblicare nel blog cose del "giovane" Uccheddu me gusta mucho! Dovrei ancora avere delle poesie che ho scritto a 13-14 anni. Se le ritrovo, ci faccio un pensierino; grazie per il suggerimento!
Besos