Qui siamo ad un misto di dramma e farsa. Lei non si è mai occupata di affari e comunque non ne capisce niente; ammette di non aver mai voluto ascoltare le spiegazioni fornitele da Gugliè; sa che quel che possiedono è frutto del sacrificio e dell’intelligenza di lui; eppure si oppone ad un progetto che pur coi rischi insiti in ogni affare, può dare “un colpo di timone” alla loro situazione finanziaria. Ma già, il “coro” di amici e parenti sostiene che quell’affare è una follia...
Ecco la forza dell’ignoranza e del voler permanere in essa, la forza dei pregiudizi, delle voci, ecco soprattutto la sfiducia e l’insofferenza verso un uomo che Gigliola per gli altri finge d’amare. Del resto, cacciato ormai il La Spina rimane pur sempre la gentildonna Maria delle Grazie Filippetti Ullèra, che per una delle nuore di Guglielmo è “l’angelo custode” della famiglia. Al che Guglielmo si chiede come ci si possa difendere dall’invadenza di certi angeli custodi: che hanno un bastone non per “affrontarti a viso aperto, ma per gettartelo continuamente tra le ruote.” Infatti, si era autodefinito angelo custode anche La Spina.
Per me, quel che rende particolarmente irritanti e frustranti pregiudizi, pettegolezzi, consigli (sempre non richiesti) ed inviti al “buon senso” rivoltici da certe persone, è che il tutto diventa una rete che ci avvolge o a poco a poco, sì che quasi non ce ne accorgiamo… Oppure quella rete ci avvolge in un colpo solo ma è praticamente invisibile. Così, quando cerchiamo di lacerarla, quella benedetta rete, i più ci trovano “pazzi”, “superbi”, “violenti” o chissà che altro. Penso che questo sia vero soprattutto per chi vive in provincia, laddove quel laceramento conduce spesso all’isolamento o ad un’estrema solitudine.
Nel caso di Guglielmo, prima pensa di condurre una battaglia legale che a quel punto sarebbe diventata durissima; ma poi sente pronunciare da una delle nuore il nome del suo antico amore. Quel nome, benché pronunciato con disprezzo, ha su di lui l’effetto di un balsamo: infatti si calma e racconta a figli e nuore la loro storia. Si definisce sognatore e comunque decide di rinunciare al suo progetto. Anni prima, per la serenità della famiglia aveva rinunciato anche a Bonaria. Ora, per lo stesso motivo fa altrettanto anche per un progetto che pure avrebbe potuto regalare alla famiglia (questa sua croce) l’agiatezza.
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