Ora, il 30 luglio scorso tg e giornali hanno dato la seguente notizia: a Terni una coppia di badanti italiani ha legato al letto una donna di 80 anni, poi ha raggiunto tranquillamente il mare. Sono tornati dalla donna in tarda serata, presumo abbronzati e rilassati come santa estte prescrive.
Per fortuna alcuni vicini della signora avevano sentito dei lamenti provenienti dalla sua abitazione, così è stata avvertita la squadra mobile della questura di Terni: che è intervenuta subito, liberando la donna. Hanno però trovato le tapparelle della casa abbassate, la donna in stato confusionale, legata al letto con tre corde strette ai piedi ed al busto. Questa sua, terribile condizione è durata per ben 12 ore. La signora è stata ricoverata presso l’ospedale di Terni in stato di disidratazione. Su La Stampa.it Cronache ho letto che le sue “condizioni non sarebbero gravissime.” Non ho motivi (né competenze mediche) per dubitarne, perciò mi rallegro almeno di questa notizia.
Però mi chiedo: come si può trattare in questo modo un essere umano? Certo, si dirà: quel che fanno terroristi, mafiosi, criminali di guerra ecc. non è forse più grave? Ma a me pare che anche questo sia un grande crimine. E non c’è scappato il morto per puro caso: in 12 ore la donna avrebbe potuto avere un malore che avrebbe potuto stroncarla; si sarebbe potuta verificare una fuga di gas; avrebbe potuto ricevere la “visita” di ladri, teppisti, maniaci, malintenzionati in genere ecc.
Così io penso che ormai ci siamo abituati alla barbarie. Di fronte a stragi quotidiane, che sarà mai un’80enne legata al letto per ore? Infatti, non mi risulta che già il giorno dopo i media abbiano dato alla notizia grande o nuovo rilievo. Benvenuti all’Inferno.
Solo, mi chiedo che cosa sarebbe successo se i badanti non fossero stati di nazionalità italiana…
Ora la coppia dovrà rispondere di maltrattamenti, abbandono di persona incapace e sequestro di persona. Sconteranno la pena prevista dalla legge, come è sacrosanto.
Ma io immagino i 2 (ora entrambi 40enni) da qui a 40 anni, magari anch’essi bisognosi di assistenza. Li immagino a tu per tu con la loro coscienza e col ricordo di ciò che fecero tanto tempo prima. Penso che sarà quella, la pena peggiore.
Se i badanti non fossero stati italiani, quella donna non l'avrebbero trovata legata, disidratata, spaventata ma viva.....l'avrebbero trovata sgozzata, violentata e torturata...come è successo alla copia di anziani al nord, ultimo episodio di una lunga catena di orrore e sangue....e i media devono parlarne a lungo per forza.....Comunque è sempre un inferno!
RispondiEliminaFrequentando la scuola di giornalismo mi è stato insegnato che la risonanza di una notizia è direttamente proporzionale allo stato culturale e soprattutto allo status della natura umana dato che anche questa, socialmente studiata, risulta essere in costante evoluzione. Una notizia fa il cosiddetto 'botto' solo se implica una novità o una situazione stridente con lo status della natura umana. Il vecchio detto secondo il quale 'un cane che morde un uomo non fa notizia, ma un uomo che morde un cane è una notizia' è ancora valido ma resterà tale solo se 'uomini che mordono cani' non diverrà una consuetudine. Secondo questa logica la notizia della signora legata al suo letto non poteva avere e non ha avuto maggiore risonanza di quella recente che raccontava di decine di anziani trovati accatastati in una 'stalla scantinato' in una casa di riposo. Ci siamo abituati alla barbarie? Io penso che la stessa natura umana sia capace purtroppo di assuefazione, ma forse, cosa ancor più grave, ci sta portando ad essere, senza consapevolezza di esserlo, semplici spettatori di accadimenti, tutt'al più infervorati commentatori, saccenti opinionisti o addormentatori di coscienze. Stiamo diventando incapaci di sana indegnazione? Non ancora. Davanti a certi fatti i giornali esplodono di commenti intrisi di indignazione, ma come scriveva un mio illustre collega, essa scaturisce irrompente con la forza e l'intensità di un orgasmo ma ne ha anche la stessa durata. Aggiungerei che come dopo un orgasmo, nel tempo di una sigaretta si ritrova la pace dei sensi e i fatti e le conseguenze dei fatti non ci 'toccano' più. Un saluto alla spendida Isola. Carla -BZ-
RispondiEliminaBarbarie. Ogni termine assume valenza diversa in relazione al periodo culturale di una società. Nel medioevo molte situazioni non potevano essere definite tali con la valenza che diamo oggi al termine. Sperando in una futura società più civile di quella attuale mi chiedo quali comportamenti dei nostri tempi verranno considerati, fra cento anni, barbarie con la valenza futura del termine. Non credo che le attenzioni dei futuri analisti cadranno su fatti di cronaca nera legati a comportamenti individuali, ma piuttosto e giustamente sui comportamenti sociali nel loro insieme. Intere società attuali saranno forse e giustamente ritenute capaci di atti di barbarie per aver osservato senza intervenire seriamente la morte per fame di milioni di bambini. Così non posso fare a meno di notare come siamo capaci di indignarci per una signora legata al letto ma non per la morte quotidiana di piccoli esseri umani che sopravviverebbero con una sola forchettata degli spaghetti che mangiamo ogni giorno. Altrettanto mi sconvolge la considerazione che riporto dal blog "in 12 ore la donna avrebbe potuto avere un malore che avrebbe potuto stroncarla; si sarebbe potuta verificare una fuga di gas; avrebbe potuto ricevere la visita di ladri, teppisti, maniaci, malintenzionati in genere ecc". Chiedo umilmente scusa se azzardo, ma questa non è forse la situazione in cui si trovano migliaia di anziani che vivono soli e spesso purtroppo abbandonati o lasciati soli proprio da figli e parenti? Il fatto di non legarli al letto spoglia il gesto dalla connotazione di barbarie? Se è vero che tutto è relativo allora considerare più o meno barbari certi comportamenti dipende anche da quanto noi stessi siamo più o meno 'barbari'. Ciao, barbaro Gianfranco (GE)
RispondiEliminaRif.Anonimo
RispondiEliminaDal singolo caso da te citato non si può concludere che tutti i badanti stranieri siano dei criminali. Se così fosse, nessun italiano si affiderebbe a loro: neanche se si trovasse in stato di necessità. Certo, le mele marce sono ovunque, badanti stranieri compresi.
Però non generalizziamo, o finiamo per accusare tutti i: sardi d’essere banditi, i siciliani mafiosi, i napoletani ed i calabresi affiliati alla camorra ed alla ‘ndangheta, i musulmani terroristi ecc.
A pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, forse saranno luoghi comuni, del tipo tutti i filosofi sono comunisti o gli uomini migliori sono tutti gay, ma non sono stata io a generalizzare quando a distanza di breve tempo sui giornali ho letto la stessa notizia per tre volte: "rumeno tenta di rapire bambino", diverse città, diversi bambini, diverse modalità ma comunque rumeni! SARA' UN CASO?????
RispondiEliminaCiao
Traggo spunto dal commento della collega Carla che parla di indignazione e riporto la definizione dal dizionario: sentimento di sdegno e risentimento provocato da ciò che si considera riprovevole, immorale o sconveniente. Approfondisco e leggo la definizione di 'sdegno': sentimento di viva indignazione e biasimo per qualcosa che offende, che pare ingiusto, indegno. Nessuna definizione considera che esistono almeno due tipi di indignazione e di sdegno. Uno prettamente intellettivo e uno di pancia. Il primo produce splendide parole il secondo produce un'azione. Il primo è tipico di molti 'intellettuali', il secondo muove gli attivisti. Davanti allo sterminio quotidiano di popoli o foreste i primi scrivono indignati, i secondi promuovono azioni concrete. Nel mezzo gli spettatori, coloro incapaci di indignarsi sia di testa che di pancia e coloro capaci di indignarsi solo secondo un'errata interpretazione del 'mi tocca-non mi tocca'. Finchè ciò che ci tocca resterà sempre e solo l'orticello di casa nostra, saremo incapaci di sentire vera indignazione verso le barbarie quotidiane nel mondo. Ma mi preoccupa molto notare come possiamo essere capaci di perpetuare 'barbarie' all'interno del nostro orticello senza indignarci verso noi stessi e indignandoci invece per comportamenti di altri. E' la ribellione di una delle tre scimmiette che conduce al non vedo, non sento ma parlo lo stesso? Non sarebbe invece tempo che le scimmiette diventassero quattro: vedo-sento-parlo e agisco? Mi auguro che in futuro ognuno veda come proprio orticello il mondo intero e spero di cuore che l'evoluzione della specie umana non porti all'estinzione del 'mal di pancia'. Una sana indignazione viscerale è ancora un'ottimo motore verso un'agire consapevole e concreto. Indignatissimo Giorgio - Pavia-
RispondiEliminaRif.Anonimo
RispondiEliminaA pensar male si pensa male e basta. Chi ha mai detto che tutti i filosofi siano comunisti e gli uomini migliori gays? Alcuni filosofi sono stati e sono comunisti; alcuni degli uomini migliori, gays. Ma tutti significa nessuno escluso, senza eccezioni. Questo significa generalizzare.
1 o anche 3 romeni sono ancora pochini per insinuare qualcosa su tutti i romeni: da noi ci sono centinaia di loro che non rapiscono nessuno. Inoltre, avrai saputo di chi è stato scagionato dal magistrato perché lo ha ritenuto vittima di pregiudizi razzisti.
Tanti italiani commettono crimini d’ogni genere: pensa solo alla strage di Duisburg: 6 morti! Ma non per questo dico che siamo un popolo di criminali. Ma tranquilla, sono anch’io per una società sicura e pacifica. Ciao.
Rif. barbaro Gianfranco
RispondiEliminaOvvio: nel tempo il modo di considerare certi termini e certe situazioni varia parecchio; veritas filia temporis. Ma questo non ci esime dal formulare dei giudizi su: nostro tempo, passate epoche storiche e dinamiche ad esse relative. Questo può farci tenere gli occhi aperti su fenomeni (razzismo, guerre, genocidi ecc.) che talvolta continuano a ripetersi.
Certo, “le attenzioni dei futuri analisti “cadranno “sui comportamenti sociali nel loro insieme.” Condivido anche quanto dici sull’indifferenza di tante società sulla morte per fame di milioni di bambini. Ma se mi indigna il dramma della povera signora, non mi indigna certo di meno il problema della morte di quei bambini, o la situazione d’abbandono vissuta da tanti, troppi anziani.
Considero però il fatto da me citato nel post una buona spia della situazione generale della società. Forse non ci curiamo delle tragedie che investono milioni d’esseri umani, anche perché cominciamo con l’ignorare il singolo essere umano. Ciao.
Rif.Carla
RispondiEliminaStimolante, il discorso circa “risonanza di una notizia” come “direttamente proporzionale allo stato culturale e soprattutto allo status della natura umana” ecc. Ma seguendolo mi inoltrerei in 1 labirinto epistemologico, morale, politico… Aggraverei il tutto con quello che per certi è 1 mio gran difetto: la mancanza di sintesi. In realtà ho altri 30 difetti non meno grandi, 70 giganti, 89 intermedi e 64 pigmei. Ringrazio, quindi, i miei detrattori.
Così, discuterò solo su barbarie ed “assuefazione”; penso che ci siamo assuefatti ad essa e che questo abbracci anche l’essere “semplici spettatori di accadimenti” ecc. Idem per la “sana indignazione”. Trovo poi divertente il paragone… orgasmico. Ma io, sarò 1 Don Chisciotte, penso che dovremmo chiederci quali cause originino determinati fatti, chi eventualmente da essi ci guadagni, se l’assuefazione non sia qualcosa che permetta a certi di controllare la società. Trovo, insomma, che l’assuefazione dipenda dall’aver perso la visione d’insieme delle cose, il collegamento tra le singole persone e la società nelle sue varie articolazioni.
Così, per molti rimane solo una moralistica indignazione o 1 cinismo + o meno brillante. Un saluto anche alla (penso non meno) splendida Bolzano.
Rif. Giorgio
RispondiEliminaScusa il ritardo nel rispondere. Ora, condanno anch’io l’inerzia di tanti di fronte a “sterminio di popoli o foreste”. Di fronte a questi ed a tanti altri orrori, l’indignazione è doverosa; l’azione la sola risposta. Penso solo che si debba supportare l’azione con una vera informazione e reale senso critico; ma da quello che dici e da come lo dici, penso che su questo punto tu sia d’accordo con me.
Condivido l’avversione per le “splendide parole” di molti “intellettuali”, tali solo di nome. Per me, un intellettuale è un essere umano il cui pensiero, permeato della conoscenza anche di ciò che è drammatico, contribuisce a cambiarlo. Di fronte al problema del lavoro schiavistico o neo-schiavistico (minorile!) nel Terzo Mondo, un Kevin Bales mette a disposizione i diritti d’Autore del suo libro “I nuovi schiavi” (ed. Feltrinelli)per la lotta contro la schiavitù.
Inoltre, il testo cit. fornisce un quadro davvero dettagliato del dramma e fornisce ottimi strumenti d’analisi agli stessi attivisti: che grazie a tali strumenti possono agire in modo ancora + efficace. Del resto, anche gli attivisti (sul tema specifico e/o su altri) possono svolgere un lavoro “sul campo” atto a fornire ai veri intellettuali dati ed informazioni utili.
Così, io penso che vero intellettuale ed attivista possano e debbano agire di concerto. Certo, l’importante è che condividano… l’indignazione di pancia per certi orrori: altrimenti corrono il pericolo della teoria o dell’azione fini a se stesse, e la barbarie non finirà mai.