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giovedì 27 agosto 2009

Premesse storiche ed artistiche ad una questione d’attualità


In Italia tanti problemi hanno radici antiche. Questo è un Paese in cui la stessa criminalità organizzata, ancor prima che astuta e spietata, parte da un passato davvero remoto. Abbiamo quindi un problema di tempo, un lato cronologico del fenomeno criminoso.
Ma la “remoticità” di tale lato, il suo muovere da questa grande lontananza temporale, agli occhi di alcuni pare quasi che conferisca alle varie organizzazioni criminali che incarnano la criminalità, un che di misterioso se non di leggendario.
Eccoci quindi di fronte ad una dimensione quasi morale o poetica della criminalità. Qui troviamo anche visioni romanticoidi o pesudosociali: come quella che vede nel criminale un eroe che combatte per il popolo (vedi il film Il siciliano con C. Lambert) sorta di cavaliere errante in lotta contro i potenti.
Tale visione prescinde in toto dalla constatazione che il criminale è poi al servizio di chi talvolta può sembrare abbia combattuto; nella “migliore” delle ipotesi, è al servizio di sé stesso.
In Sardegna spesso sono stati esaltati (non solo dal poeta Sebastiano Satta) come “belli, feroci e prodi” dei banditi che al massimo erano feroci.
Il romanzo Il padrino di Mario Puzo ha presentato nella figura di Don Vito Corleone un “mafioso morale”… vera contraddizione in termini; altrettanto dicasi, forse, per il Don Gaspare del romanzo di Sciascia Il giorno della civetta.
Nella canzone Joey, Dylan idealizza il killer del clan Profaci, nonché uccisore del boss Albert Anastasia, Joe “Crazy” Gallo.
Il fatto poi che dal Padrino e dal Giorno siano stati tratti dei film di successo, ha conferito appunto ai Don citati pubbliche caratteristiche di moralità e poeticità.
Ma non intendo criticare gli artisti di cui sopra.
Degli artisti creano ed il loro, forse unico dovere è quello che hanno di fronte alla loro arte; non sono responsabili di fraintendimenti o idealizzazioni.
Spetta però a governanti, intellettuali, media, educatori e società civile vigilare affinché al pubblico non pervengano messaggi eventualmente (e sottolineo questo avverbio) distorti.
Inoltre, lo stesso artista può spiegare in interviste, saggi e dibattiti quale sia la sua posizione.
Naturalmente, egli descrive ciò che vede e tra i personaggi di un’opera di invenzione e le persone della vita (e della delinquenza) reale c’è una bella differenza…

23 commenti:

  1. Hai ragione. Naturalmente bisogna distinguere i criminali veri, dai criminalizzati dalla società.
    Sicuramente c'è una concezione romantica della mafia, che nuoce al contrasto di questo fenomeno. Il film "Il padrino" ne fornisce l'esempio più eclatante, ma è presente anche in intellettuali che peraltro apprezzo come Sciascia. Checché ne dica quest'ultimo il boss mafioso è un ququaraquà, un vigliacco che si nasconde continuamente. L'idea della mafia "etica" che voleva diffondere Cutolo è una invenzione. Mafiosi che risparmiano donne e bambini o che addirittura contrastano il traffico di droga non sono mai esistiti e mai esisteranno e basta leggere "Gomorra" che ne dà una efficace dimostrazione.

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  2. rif. matteo
    Condivido pienamente, Matteo.
    Purtroppo, si è creata una sottocultura (alimentata, voglio sperare involontariamente) anche da alcune posizioni di Sciascia ed altri, che ha conferito al fenomeno-mafia connotazioni romantiche senz'altro discutibili.
    Da qui, però, l'esigenza di contrastare tale sottocultura oltre che con misure repressive e giudiziarie, anche di vera cultura, di cultura insomma autentica.
    Fondamentale la voce di filosofi, economisti, storici, psicologi... senza dimenticare certo quella degli studenti, insieme ad una visione della vita e della politica improntate a VERO rispetto, solidarietà e promozione del bene comune.
    Ciao.

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  3. Il PAdrino ed altri film.... figure "poetizzate" ma finte. Forse un tempo esisteva anche un codice d'onore (vedi il non uccidere bambini....) ma oramai la crinimalità organizzata é diventata una Società che fa business e lo fa spietatamente come si legge anche in Gomorra di Saviano.

    Ho sempre trovato anch'io fastidiosi queste opere che involontariamente forse, "inneggiavano" a queste figure.

    E' vero che l'artista risponde della sua creatività; ma in parte: credo che l'artista debba scrivere liberamente cioò che vuole, prova e sente ma poi debba anche prendersi le responsabilità di ciò che ha scritto ed aver il fegato di spiegare e chiarire il senso dell'opera ed il perché l'ha realizzata in quel modo.

    Il che non significa doverla rinnegare ma se si é convinti di quello che si é fatto, difenderlo e spiegare la ragione di certe scelte creative.

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  4. Già, uno anche se delinquente può avere delle regole o una sua etica, ma rimane sempre un delinquente. Ovvio che una storia romanzata, che mostra solo un lato della questione può attirare, ma come dici tu ognuno di noi poii deve fare la propia analisi di ciò che nella vita reale è giusto o meno.
    In sostanza un assassino può avere anche molti pregi, ma questa cosa non lo giustifica ne dall'uccidere qualcuno, ne dal non voler pagare secondo legge per quello che ha fatto.
    Ciao Riccardo

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  5. "Il padrino" è sicuramente un film che punta, come deve del resto, sull'elemento spettacolare. A suo modo però, descrive un vero cambiamento intervenuto a livello di mafia, sempre più configuratesi come imprese criminal/finanziarie, raggiungendo capcità di condizionamento non soltanto sociale ma anche appunto finanziario inimmaginabile prima, soprattutto a seguito del coinvolgimento nel mercato della droga.

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  6. rif. daniele verzetti, il rockpoeta
    Dici molto bene, Daniele: si pone davvero un problema di responsabilità civile e sociale dell’artista.
    Ciò può portarlo in certo senso ad allontanarsi dalla sua opera. Voglio dire che il sig. Bianchi romanziere ed il sig. Bianchi cittadino possono dire cose in apparenza diverse.
    Il Bianchi romanziere troverà forse tratti di tragedia greca in certi mafiosi, una qualche grandezza nel male ecc.; come cittadino, condannerà ciò e spiegherà che il crimine è sempre male.
    Ma davvero, nessun rinnegamento in questo: neanche il Bianchi romanziere intendeva idealizzare i mafiosi… Solo che come artista non poteva spiegarlo per filo e per segno (pena un certo didascalismo).
    Gli verrà in soccorso il suo lato civile e sociale, che del resto lo completa come persona.
    A presto!

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  7. rif. ormoled
    Condivido al 100%, Orm’!
    Purtroppo, quel che attrae molti è il fatto che il delinquente sembri possedere una (del tutto sua) etica.
    Il che, se ci pensiamo bene, è una grandissima contraddizione: chi fa il male, chi compie crimini efferati, inserito in una dimensione… morale.
    Ma di fronte alla legge ed alla promozione del bene comune, tutte queste pericolose fascinazioni e contraddizioni devono trovare il loro giusto posto… cioè nessuno, solo una condanna ferma e senza appello.
    Presto da te, Orm’!

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  8. rif. vincenzo cucinotta
    E’ vero, Vincenzo, “Il padrino” descrive senz’altro il cambiamento di cui parli.
    Del resto, è interessante notare come uomini che spesso sono state descritti come dei semianalfabeti o comunque legati ad un mondo rurale o comunque arretrato, i vari Riina, Provenzano ecc., proprio questi che dovevano essere più fedeli ad certi “codici d’onore” sono poi quelli che meglio si sono inseriti nella mafia-business.
    Inoltre, costoro per scalare i vertici di Cosa Nostra hanno infranto parecchi dei codici in questione, benché pare abbiano mantenuto un certo tradizionalismo circa i temi sessuali.

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  9. Beh la stessa definifizione di "uomo d'onore" fa avere al criminale un significato quasi positivo che in realtà non dovrebbe avere. Eh già perchè dov'è l'onore quando si uccide, e si approfitta della forza fisica (e ahinoi spesso anche di una certa intelligenza) non per proteggere gli altri ma per nuocergli?

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  10. rif. dailygodot
    Bentornata, Daily!
    Inoltre, molto ben detto.
    Infatti, quella di "uomo d'onore" è uno dei casi più tipici di pervertimento del linguaggio ed insieme, di rovesciamento dei valori.
    Le varie mafie quindi non solo quella siciliana nè solo quelle italiane in parte simili come 'ndrangheta, camorra e sacra corona unita, ma anche quelle straniere, usano ed abusano di questo pervertimento-rovesciamento.
    Per questo bisogna fare chiarezza e chiamare le cose coi loro nomi: i mafiosi sono uomini del DISonore.
    A presto!

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  11. rif. la mente persa
    Sono perfettamente d'accordo con quanto scrivi. Senza alcun dubbio.
    Altri, non gli artisti devono "moralizzare."
    Certo, è intrigante il fatto che il problema del Male (non solo della delinquenza organizzata) affascini artisti, filosofi ed addirittura, gli stessi teologi...
    Saluto a te e strano il caso della... telepatia informatica!

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  12. Ciao Riccardo!
    Credo che vi sia una netta differenza tra "delinquenti" attuali e quelli d'altri tempi.
    Come in ogni ambito sociale, anche in quello "delinquenziale" sono decaduti i c.d. Codici d'Onore o, se vogliamo per assurdo, i "valori".
    Con questo non voglio dire certo che tempo fa fosse giusto delinquere!
    Queste figure raccontate o romanzate sono poi spesso distorte a causa di una sorta di mancanza di cultura...
    Riccardo, viviamo in un mondo in cui è stato reso CONVENIENTE essere dalla parte del male..in cui MALE è bello, buono=stupido..
    Sta a noi distinguere o...riuscirci ancora.Scegliere si può poco poichè molto ci è imposto dalla natura oltre che dal tipo di educazione ricevuta.

    A presto!

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  13. rif. guernica
    Prima di tutto bene tornata, Guern’! Spero che le ferie siano andate “almeno” benissimo!
    Ora: c’è stata, come è probabile, una sorta di “mutazione genetica” anche per quanto riguarda la criminalità organizzata.
    Abbiamo potuto vedere questo anche in Sardegna (rapimenti, mutilazioni, talvolta uccisioni di donne e bambini) benché da noi non esistano delle mafie.
    Però dici benissimo, come sempre: abbiamo ancora e sempre la possibilità di optare per un’idea di società e di civiltà degne di questo nome.
    Al di fuori di questo, c’è solo la guerra di tutti contro tutti. Guerra in cui chi soffre e muore, di solito, non sono i delinquenti…
    Besos!

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  14. molti di questi film li ho visti e rivisti e sono passata dall'occhio folle e incredulo ma che sa' essere (purtroppo) veritiero a quello distaccato quasi da semplice vouajer che assiste a scene terribili ma anche dissacranti,in mezzo a tutto questo c'è la realta sempre piu cruda e veritiera e non è per tutti avere la giusta scissione Al contrario la finzione cinematografica o musicale si interseca nei fatti reali e gli emuli non mancano-
    L'emulazione dipende da tanti fattori,umani,di educazione,sia familiare sia scolastica,certo che " i cattivi maestri" hanno sempre avuto presa e fascino sulle giovani menti e perchè no,anche su quelle adulte-
    Dire che spesso non sia rimasta affascinata sarebbe mentire,ma da qui ad emulare ce ne passa, ed è questo che fa' la differenza di....educazione o forse semplicemente è che ogni volta mi pongo il problema" E se tutto questo succedesse a me? se lo facessero alla mia persona come reagirei?"
    Da qui la differenza nel farsi/mi coinvolgere,cosi tutto rimane solo un film,una storia,un pièces e nulla piu!!


    p.s.

    @Riccardo@
    non hanno fatto un cazzo o melgio non lo fanno da anni ecco,la rabbia è che molti di loro vengono dal partitto comunista del lavoratori,cacchio dei lavoratori capito??

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  15. rif. gabrybabelle
    Benvenuta da me!
    Condivido la tua analisi, Gabry.
    Il punto è che molte volte, tanti (soprattutto tra le giovani generazioni) non possiedono le giuste "chiavi" per leggere determinate opere letterarie, cinematografiche eccetera.
    Da qui l'importanza della cultura, dell'informazione e di una certa dialettica tra queste e la società civile, la politica, la scuola e così via.
    Chi manca al proprio dovere (da qualunque parte provenga) manca e basta.
    Ma è certo un'aggravante aver rinnegato, nei fatti, determinati ideali.

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  16. E no!Di solito non sono i delinquenti...ne quelli di bassa, ne quelli di alta lega!
    Capisci a me!;)

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  17. Il romanticismo dei cattivi...argomento assai spinoso. Comunque credo anch'io che un artista debba essere libero di esprimersi, sempre.

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  18. rif. guernica
    Ti capisco eccome, cara Guernica!
    Aggiungo soltanto che molte volte, i delinquenti fanno passare per tali... gli onesti!

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  19. rif. licia titania
    La libertà dell'artista è senz'altro fondamentale (come anche quella dei giornalisti, degli intellettuali e dei comuni cittadini).
    Penso inoltre che dei grandi artisti possano gettare luce sulla personalità dei malvagi; se per es. "Il padrino" fosse stato scritto da un Dostoevskij in... salsa italoamericana anzichè da Mario Puzo...

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  20. rif. umbilicum mundi photos
    Bienvenida (benevenuta) e muchas gracias (molte grazie) per i complimenti, Sill.
    Scusami, non parlo el portuguès, però l'arte è unione tra gli artisti e tra tutti gli esseri umani.
    E' questo, l'importante.
    Saludos!

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  21. Temo, purtroppo, che gli agli artisti non possano essere esenti dalla responsabilità di ciò che comunicano. La represessione ha una funzione troppo limitata. L'arte può cambiare una cultura, può cambiare le convinzioni.
    Sono stati certi artisti negli anni 70 a diffondere la cultura psichedelica basata sulle droghe. Sono gli artisti che devono creare una contro tendenza. I messaggi degli artisti si fissano nelle anime degli uomini e delle civiltà, le leggi sono passeggere e, il più delle volte, vengono promulgate in base convinzioni e costumi che si sono fatti strada in una cultura.
    Enrica

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  22. Ciao, Enrica!
    Ora, io penso che un artista esprima il proprio mondo; per il resto, la responsabilità (propria ed altrui) è sempre personale.
    Non credo, insomma, che un artista possieda un forte potere di persuasione.
    Io ho seguito la ricerca degli artisti degli anni ’70, che secondo me esprimevano un disagio loro e della società.
    Ma non mi sono mai drogato, né io né tanti altri/e.
    Chi lo faceva viveva una dolorosa condizione esistenziale, ma di ciò non posso considerare responsabili gli artisti.
    Se l’arte avesse mai avuto questo potere di persuasione, sarebbe bastato o basterebbe diffondere opere a sfondo morale, per creare un mondo privo di droghe e di dolore.
    La repressione ha un fortissimo potere perché diventa norma (anche penale) di comportamenti, pensieri ecc.
    Certo sarebbe molto meglio, anzi proprio bene se le persone curassero l’incontro coi vari settori della società civile nonché con gli stessi artisti che (da cittadini) potrebbero spiegare il loro punto di vista.
    Così, infatti, concludevo il mio post; ma su questo penso che siamo d’accordo.
    Le leggi… non sempre arrivano in base allo sviluppo della civiltà. Spesso possono porsi contro di essa ed essere antidemocratiche, autoritarie.
    Per fortuna, possono arrivare anche quando sono di solito diffuse intolleranza, razzismo, odio contro il “diverso” ecc.
    Ciao.

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