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domenica 22 marzo 2009

La “tomba dimenticata” di Mereu


Ho già avuto l’occasione anzi l’onore di scrivere un post su Peppinu Mereu; oggi sono felice di… concedere il bis.
Vorrei riprendere e sviluppare la mia idea di Mereu come grande poeta ed uomo che scriveva e sentiva anche nello spirito del blues. Nel dir questo penso in particolare a Dae una losa ismentigada, “Da una tomba dimenticata.”
Si tratta di un canto molto triste, poiché qui Mereu immagina la sua futura vita.. da morto. Ma in Dae oltre alla tristezza c’è anche un consapevole ed amaro senso di sconfitta e di rimpianto.
Il poeta si rivolge ad una donna che amò. Egli chiede anzi implora che si fermi presso la sua tomba e tralasci i divertimenti, sas allegrias e ispassos e che prenda in considerazione il fatto che vermes ischivos si sunt fattos rassos/ de cuddos ojos chi tantu has miradu, vermi viscidi si sono ingrassati/ con questi occhi che hai ammirato tanto.
I ricordi dell’antico innamorato vanno alle ore un tempo riempite dall’amore e dall’allegria… mentre ora si trova in compagnia di ossa e teschi.
L’uomo il cui corpo è ora pastu de vermes e formigas, cibo per vermi e formiche si rivolge alla sua donna per ricordarle l’amore giuratogli con troppa superficialità. Le gioie ed i piaceri passati sono ormai un malinconico ricordo, sono annullati dal tormento della sorte ingloriosa del poeta.
Particolarmente toccante la penultima strofa: “Bae, ma cando ses dormind’a lettu/ una oghe ti det benner in su bentu,/ su coro t’hat a tremer in su pettu/ a’ cussa trista boghe de lamentu/ chi t’hat a narrer: custu fit s’affettu,/ custu fit su solenne giuramentu?”, cioè
“Va’, ma mentre giaci nel tuo letto/ sentirai una voce nel vento,/ il cuore ti tremerà nel petto/ per una triste voce di lamento/ che ti dirà: fu questo l’amore,/ questo il solenne giuramento?”
Tutto il canto sembra continuamente pervaso dalle invocazioni che provengono dalla tomba e da quella voce nel vento che non smette di ricordare alla donna il suo uomo… abbandonato in una losa ismentigada.
Per me, qui siamo davvero molto vicini allo spirito di Robert Johnson e di altri bluesmen, perché anche in Peppinu Mereu troviamo quel sentimento di perdita, fatalismo e morte che perseguitò loro per tutta l’esistenza.
Il vento che soffia in modo inquietante e beffardo porta in giro la loro voce, ma quella voce non sarà ascoltata.
Del resto Rudi Blesh nel descrivere Hellhound on my trail parla proprio di un “vento beffardo che passa tra le corde della chitarra”, finchè non compare un uomo che “sotto il braccio tiene una chitarra legata al collo da una corda da impiccato.”
In ogni caso, le tombe di questi uomini, il loro dolore ed anche quello di Mereu… tutto ciò è ormai ismentigadu, dimenticato.
Ma per tutti e per tutte noi che consideriamo l'amore e la poesia non dei semplici ispassos bensì dei modi totali di essere e di collegarci alla vita, non è così; la loro voce ed il loro dolore continuano a raggiungerci.


10 commenti:

  1. Mi avvicino in punta di piedi, direi quasi timidamente a questo post, non conoscendo affatto Mereu (mea culpa!) e lasciandomi guidare solo da questa tua frase che, alle mie orecchie, suona tanto incoraggiante ed invitante: "...per tutti e per tutte noi che consideriamo l'amore e la poesia non dei semplici ispassos". E come spesso accade venendo qui, oltre ad aver imparato qualcosa di nuovo, mi faccio coccolare anche da questo tuo modo di mescolare così abilmente e amabilmente letteratura, musica, poesia, filosofia...
    Anzi, direi che forse è proprio questa la caratteristica peculiare di queste tue "ruote", il saper accostare il tuo sapere, le tue conoscenze professionali ad argomenti più "leggeri", rendendo il tutto talmente godibile e "senza peso"...che non si può fare a meno di tornare.
    Buona serata e grazie.

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  2. rif. elle
    Questo tuo commento è sicuramente una delle cose migliori che potessi leggere, o sentire.
    E dato che gli esseri umani tendono alla vanità (fortunatamente non solo a quella) ebbene, devo riconoscere che le tue parole stuzzicano appunto la mia vanità.
    Ma in ogni caso, hai colto benissimo il punto: l'amore e la poesia sono cose estremamente serie; certo, possono anche far soffrire. Ma quale potrebbe essere, l'alternativa... anestetizzare i nostri sentimenti?! No, non credo.
    W.B. Yeats diceva: "Quando amate, non date mai tutto il cuore." Sì, ma come si fa? E poi, a che cosa serve?
    Ad un livello senz'altro meno alto, cerco in effetti (come dici) di parlare di varie cose in modo semplice ma spero non banale. Sono davvero contento quando vedo che questo viene apprezzato ed in certo senso, condiviso!
    Perciò grazie a te e buona giornata, davvero.

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  3. Non si può non condividere il parere di Elle: faccio mie le sue belle parole.
    Buona giornata!

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  4. No non credo si possa riuscire ad anestetizzare i sentimenti, ci si può provare e persino illudersi di riuscirci, ma poi arriva sempre il momento in cui realizzi che così non è.
    L'amore e la poesia (soprattutto se al primo ispirata) possono anche far soffrire, certo!, è quella sorta di "sturm und drang" che ci vive dentro e senza il quale perderemmo, nel bene e nel male, gran parte delle sensazioni che proviamo. Ciao Ric, buon fine settimana.

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  5. rif elle
    Siamo indubbiamente e direi anche… felicemente d’accordo sul fatto che sia negativo anestetizzare i sentimenti.
    Sviluppando il discorso, io penso infatti che i sentimenti (in particolare riguardo all’amore, all’amicizia ed alla poesia) vadano coltivati ed in un certo senso… potenziati.
    Questo anche a costo di passare, molte volte, per illusi, idealisti eccetera.
    A tanti questo non sembra da persone “mature” e che tengano gli occhi aperti. Costoro preferiscono spesso assumere atteggiamenti da persone che “sanno come va il mondo”; ma in realtà, in questo scorgo solo del cinismo, più o meno camuffato.
    Saranno cose che ho già detto, ma corrispondono comunque ad una mia convinzione profonda.
    Ora, non si tratta certo di farsi menare per il naso o irridere da chi diffida dell’amore, dell’amicizia e della poesia, ma semplicemente di… guardare il film della vita senza riserve.
    Bonne dimanche!

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  6. Sai che c'è Riccardo, che davvero, a costo di sembrare quelli che "se la cantano e se la suonano da soli" mi ritrovo esattamente in ciò che tu hai appena espresso nel commento precedente.
    C'è un termine che mi segue da una vita, usato più o meno impropriamente ed al quale sono anche affezionata visto che è mia mamma la prima ad usarlo per definire questo mio (nostro?) modo di "sentire". Il termine che lei usa è naif e che all'occorrenza può vole dire tante cose, tra cui appunto anche immatura e irrazionale, idealista, illusa.
    Più volte sono passata sotto la lente d'ingrandimento di chi "sa come va il mondo" tuttavia sinceramente, non cederei un solo istante delle mie incertezze e delle mie fragilità, in cambio di uno delle loro certezze e verità. Che magari non è neanche cinismo ma di certo è una visione profondamente diversa dello stesso film che si chiama Vita.
    Bonne dimanche à toi aussi.

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  7. rif. elle
    Troviamo il termine usato da tua mamma sulla bocca anche di tante altre persone e l'avrò "beccato" anch'io, qualche volta.
    Ma certo, sulle labbra di tua mamma, il termine ha una connotazione affettuosa; su quelle di altri, tale affetto è raruccio...
    Anch'io, come te, "non cederei un solo istante delle mie incertezze..." ecc. Se lo facessi non sarei più io ma uno che si adegua alle certezze altrui, in cui del resto, neanche credo.
    Può darsi che come dici tu, cara Elle, che alcuni abbiano una "visione profondamente diversa dello stesso film che si chiama Vita." Forse sono stato troppo polemico, non so. In effetti, un po' lo sono.
    Bon lundi et bon travail

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  8. Naif vuol dire anche semplice, genuino, schietto, con un cuore fanciullino, che ti espone alla mercè dei venti, ma ti fa godere di ogni più piccolo palpito di vita. Certo, meglio naif che vecchio volpone!

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  9. rif romaguido
    Sono d'accordo, Rm. Penso infatti che il "vecchio volpone" sia spesso uno che finisce per farsi beffe degli altri, quindi per comportarsi maluccio.
    Una cosa è saper discernere e tenere gli occhi aperti, un'altra spalancarli, gli occhi, a fini poco nobili.
    I "vecchi volponi" mi fanno pensare (scusa l'ennesima citazione letteraria, è una delle mie "malattie") ai cinici libertini delle "Relazioni pericolose."!

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  10. Ben detto, Riccardo, anche secondo me i "vecchi volponi" finiscono per essere colpiti dalle loro stesse malefatte.

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