Silvia è una tossicodipendente. Ma diversamente da tanti romanzi che parlano di “tossici” (termine che molti usano in senso dispregiativo) l’opera di Carmen non ruota attorno alla droga. E questa è la sua originalità e la sua forza.
Rispetto per es. a “Christiane F.: noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, “Colloqui” si situa altrove. Infatti, benché la vita di Silvia sia condizionata dalla dipendenza, la chiave scelta da Carmen non è “tossicologica” ma psicologica.
Silvia compare innanzi tutto come figlia da sempre in crisi con la madre e come donna che a sua volta sente inadeguata sé stessa, come madre ed appunto anche come donna.
Perciò, di fronte al suo disagio, il fatto che sia una tossicodipendente non è determinante. Lei poteva anche non incontrare mai la droga, ma questo non l’avrebbe aiutata a risolvere le sue difficoltà; gliele avrebbe al massimo rese più sopportabili.
Lo stile scarno del romanzo che spesso suggerisce, più che dire esplicitamente, rende al meglio questa difficoltà ad accettarsi sofferta dalle protagoniste.
La stessa Bibi, pur col candore dei suoi 9 anni, comincia ad intuire qualcosa del dolore di Silvia ed inizia ad interrogarsi sul senso delle liti tra sua madre e sua nonna. Anche lei inizia a soffrire e vede come spesso l’amore consoli ma non salvi.
Forse, Silvia ed Anna sono più vicine di quanto non sembri. Per procurarsi la dose, Silvia è costretta a prostituirsi; Anna si guadagna da vivere con lavori pesanti, anche umilianti: il “migliore” dei quali è quello di donna delle pulizie nelle case dei ricchi. In fondo, entrambe alienano sé stesse: Anna attraverso lo sfruttamento lavorativo, Silvia attraverso la dipendenza.
Ma tra loro non c’è mai un confronto franco, aperto: ci sono scontri, recriminazioni, invettive reciproche. Un dolore che però non esplode in modo che chiarisca le cose definitivamente, ma che anzi lascia strascichi di ulteriore dolore e rancore.
Eppure, il romanzo ha una sua poesia, è pervaso da una malinconia talvolta struggente per ciò che poteva essere e non è stato, per quelle parole e quei gesti che si volevano dire e fare… per tutto ciò per cui è mancato il “coraggio.”A modo loro, Anna e Silvia si vogliono bene; ma non amano sé stesse. Rimane però la loro volontà di capire ed i loro colloqui… invisibili ma pieni per così dire di urgenza e di bisogno d’amore. Rimangono il candore di Bibi e la sua paura, rimane il senso di liberazione di Silvia.
dunque, letto e due cose da dire:
RispondiElimina- la mia gatta si chiama Bibi
- riguardo ai confronti franchi ed aperti, mio caro, non credo ci siano davvero nè se si fa le madri madri nè se si fa le madri amiche.
è un dilemma.
(e poi fra donne, mh, ancora più difficile)
Rif. emma
RispondiEliminaUmh... pensavo che la comunicazione tra madri e figlie fosse meno problematica.
Tra padri e figli maschi (parlo in generale) è spesso spontanea ma talvolta superficiale.
Mi sembrava che madri e figlie avessero affinità e punti di contatto più profondi.
Umh... continuo a fumare la mia pipa di pensieri.
Mi hai fatto incuriosire e penso che cercherò di trovare il tempo per comprarlo e leggerlo.
RispondiEliminaSono madre di due figlie, adolescenti, di 19 e 16 anni. E' un rapporto splendido e allo stesso tempo molto problematico. Entrambe con un carattere forte, entrambe con evidenti debolezze e fragilità. Io con il mio... a volte facciamo scintille. Ma "ci siamo", quando abbiamo bisogno sappiamo di potere contare sul nostro reciproco amore e appoggio.
Non ti avevo risposto solo e unicamente per mancanza di tempo. E ti ringrazio per il tuo consiglio che prenderò in considerazione con vero piacere (con questo caldo, se sostituissi il cannonau con del fresco vermentino?)
a presto
Rif. melania
RispondiEliminaE' davvero un bel libro.
Certo, comunque, che "trattare" con 2 figlie adolescenti non deve essere facile. Io ho una figlia di 3 ed un kid di 6 e mi sto preoccupando solo perchè quest'anno entra a scuola...
Molto bello, però, che voi siate 3 donne unite.
Sulla non risposta, non preoccuparti per niente: scherzavo!
Infine, il vermentino fresco è certo più indicato del Cannonau; ma il colpo di grazia può essere dato... dai monaci!
Saludos y suerte.
Ho girovagato un po' in questo blog che scopro oggi per la prima volta, grazie alla visita che tu hai fatto a me e che ora ricambio con piacere.
RispondiEliminaAppena comparsa la home page ho subito notato le immagini che ritraggono le copertine dei tuoi libri e mi sono detta "caspita Elle, sei sul blog di uno scrittore...e per di più filosofo!" (che per un'amante della lettura, della letteratura e della scrittura come me...è un po' come per un fan sfegatato, di non so quale cantante piuttosto che squadra di calcio, incrociare per strada il suo idolo!).
Ho letto il tuo profilo, poi qualcosa su "Dante avrebbe lasciato perdere" e poi sono andata sul linro degli ospiti con l'intento di lasciare il segno del mio passaggio...ma...ma con me c'è sempre un "ma" (ti ci abituerai...ihihihih).
Ma, mi sembrava troppo poco, ovvero troppo impersonale e così infine, da amante della lettura non potevo ignorare il richiamo di questo post dedicato proprio ad un libro, che non conoscevo e di cui mi riservo la lettura, al più presto.
Al di là della trama, mi interessa senz'altro approfondire questi "Colloqui Invisibili" fatti di "non detto", di silenzi, di parole trattenute, soffocate, ma non per questo vuoti, anzi, forse sin troppo pieni.
Poi magari, dopo averlo letto, potrò tornare qui e completare questo commento, che per ora resta "solo" il pretesto per salutarti nonchè ringraziarti per avermi dato l'opportunità di conoscerti.
A presto. Elle.
Rif. elle
RispondiEliminaGrazie per belle parole e benevenuta, Elle!
Cerco di scribacchiare qualcosa e (quando ci riesco) anche di riflettere; ma onestamente non so quanto riesca in entrambe le cose...
In ogni caso Platone diceva che chi cerca la verità è simile al cercatore d'oro, il quale anche per trovare poco oro, è costretto a scavare tantissima terra.
Io mi sento spesso come quel cercatore d'oro-conoscenza ma del resto, questa non è forse la condizione di tanti, uomini e donne?
Ed in effetti, sarebbe una vita piuttosto deprimente, quella che ci facesse accantonare dubbio e ricerca.
Quanto al libro di Carmen, vale davvero la pena: riflette, infatti, un mondo spezzato e contraddittorio che colpisce... e molto. Oltretutto, fa questo senza indulgere ad effettismi nè d'altra parte, a mielosi pietismi.
Esplora pure il blog (che forse troverai un po' folle) e torna quando vuoi.
Ci sono più cose in terra...
Ciao e alla prossima.
Beh, io intanto non posso che ringraziare le persone che hanno espresso l'intenzione di leggere il mio libro: ne sono felice.In secondo luogo, devo complimentarmi con te Riccardo per questa tua passione che è la scrittura, che oltre a farti creare romanzi molto ben scritti e interessanti, ti impegna in questo blog. E non è cosa facile, sia per la difficoltà che comporta tenerlo sempre "vivo", sia per la professionalità che un blog di questo tipo richiede. E tu Riccardo, sei professionale e attento al massimo.Quindi,non solo ti rinnovo i miei più sinceri complimenti, ma ti ringrazio pubblicamente per l'attenzione che hai dato ai miei libri(hai recensito qui anche "Cose da condominio"),sottolineandone gli aspetti che io desideravo far emergere. Continua così...e mi raccomando "crea..crea..e crea" Ciao, Carmen
RispondiEliminaRif. carmen
RispondiEliminaSono felice di vedere (e di leggere) che L'Autrice ha gradito le mie modeste impressioni sul suo libro.
In effetti, nel blog cerco di parlare oltre che delle mie cose, anche di quelle che creano altri/e... che spesso valgono più delle mie.
Ti ringrazio per la "professionalità" che mi attribuisci... che almeno per la parte grafico-tecnica, oltre che per altri interessanti spunti, dipende da LF.
Quanto al "creare", be', continuo a provarci... purtroppo o per fortuna.
Ciao.