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venerdì 4 aprile 2008

La discussione filosofica (parte seconda)

Ripeto: con quanto detto sinora non intendo sminuire ruolo e rilevanza dell’individualità dei singoli pensatori. Infatti, nella riflessione e nella stessa discussione (che spesso sfocia in polemiche anche aspre) l’io appunto del pensatore contiene innegabili proprium e centralità.
Socrate filosofava a partire da sé stesso e si diceva “sterile” quanto a risposte, inclinato come si sentiva alla sola dimensione interrogante. Nei primi libri delle Confessioni di S. Agostino, vediamo come esperienza personale e riflessione autobiografica si rivelino elementi fondamentali.
Nella Historia calamitatum di Abelardo e nelle Lettere (soprattutto le prime quattro) tra lui ed Eloisa i lati morale-personale e quello amoroso fanno assumere al suo/loro pensiero particolari originalità e profondità. Le Lettere dal carcere di Gramsci costituiscono un documento davvero interessante e stimolante, in cui Gramsci si presenta in tutta la sua (anche complessa e sofferta) umanità di marito, padre, figlio, intellettuale e rivoluzionario.
Certo, casi come questi non sono molto frequenti: si tratta di personalità straordinarie, che probabilmente avrebbero potuto toccare vette intellettualmente rilevanti anche in altri campi, non solo in quello filosofico.
Ma forse possiamo assumere come regola generale quella che enunciò Nietzche, quando parlò dell’importanza che secondo lui aveva, nella formazione e nello sviluppo del pensiero di ogni filosofo, il vissuto. Del resto, Peters in Mia sorella mia sposa sostiene che quando proprio il filosofo tedesco scriveva La gaia scienza era innamorato di Lou von Salomè e considerava seriamente l’ipotesi del matrimonio.
Pettegolezzo, banalizzazione di discorsi “più seri”? Non credo, perché in base appunto all’assunto di Nietzche non è possibile scindere il filosofo dall’uomo, dato che dimensione esistenziale e volontà sono intrecciate o almeno collegate all’attività –inclinazione filosofica.
Fa quindi riflettere l’affermazione del Peters sul fatto che quando Nietzche si trovava in una cruciale fase umana ed intellettuale, la sua esistenza dipendesse dal legame con la Salomè; nomen est omen, il nome è un presagio, dice l’A. di Mia sorella mia sposa. La Salomè, che all’epoca era una “ragazza di vent’anni.” Quali sviluppi avrebbe avuto il pensiero di Nietzche se il legame con la giovanissima studiosa fosse proseguito in modo felice (non necessariamente matrimoniale)?
D’altronde Hawthorne, forse uno dei pochi romanzieri in possesso di uno spessore filosofico, in una lettera alla moglie Sophia non ebbe remore di sorta nel riconoscerle il merito d’averlo sottratto, col suo amore, ad una sorta di autoisolamento dal mondo e dalla vita reale. Pare quindi che l’amore, ben lungi dall’essere mero fatto sentimentale e/o fisico, possegga anche una dignità intellettuale che può condurre ad una metanoia, ad un mutamento di parere, avviso, sentimento.

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