martedì 11 ottobre 2011
La discussione filosofica (parte quarta)
Approfondiamo i concetti di solipsismo e di solipsista.
Il solipsista, come ricordava il Piovani collegandosi a Schopenhauer, è l’uomo che pretende d’affermare un assurdo: “Ego sum et praeter me ens aliud non est”, io sono ed all’infuori di me non esiste nessuno.2
Ora, il Matthiessen prova che con accenti disperati ma comunque sinceri, lo stesso Poe affermò la realtà della propria esistenza e l’impossibilità di quella di qualunque altra persona o entità. Vediamo come il solipsismo di Poe (peraltro, come è noto, poeta e narratore di prim’ordine) non sia per niente inferiore per potenza e vorrei dire tragicità a quello di Schopenhauer.
Poe dichiara, infatti: “Tutta la mia natura si rivolta all’idea che possa esservi nell’universo alcun essere superiore a me stesso.”3
Qui Poe si esprime come un poeta lirico o comunque come un artista il cui cuore è lacerato da un turbinio di sentimenti ed emozioni che a mio parere potevano condurlo al suo Inferno. Qui per “Inferno” intendo l’assoluto e definitivo allontanamento dagli altri, percepiti come totali o irrilevanti nullità, mai abbastanza in grado di capire il suo genio ed il suo dolore.
Ma tale allontanamento può diventare Inferno nel momento in cui renda impossibile l'alleviamento del proprio dolore o il riconoscimento da parte degli altri del proprio genio. Come possiamo vedere, si tratta davvero di una strada senza uscita, piena inoltre di frustrazione e di angoscia.
Comunque, in Eureka Poe affermerà che nessuno può credere “che esista nulla di più grande della propria anima.”4
Poe non escludeva quindi l’esistenza degli altri bensì (il che è però peggio) la loro inferiorità o mancanza di realtà sul piano morale-intellettuale. In sostanza, degli altri riconosceva l’esistenza fisica ma negava o credeva di poter negare la loro esistenza dal punto di vista umano.
Questo modo di porsi e di ragionare, che ho già definito come il personale Inferno di Poe (e più in generale di chiunque si spinga davvero fino a quel punto) è assoluto e definitivo ma assume questi caratteri in base ad una scelta o decisione morale totalmente volontaria.
Con la sua deliberazione il solipsista esclude dalla sua visuale e dalla rete delle sue relazioni chiunque, perché ovviamente qualunque altro essere umano non può essere lui.
Ma ciò che ispira ed alimenta questa scelta e questi ragionamenti è, ancor prima che un ragionamento filosofico, un moto come ho detto della volontà, della sfera intenzionale. Prendendo questa espressione liberamente (non scomodando quindi Kant) è un a priori: qualcosa quindi che precede qualsiasi considerazione o dato direttamente collegato o dipendente dalla realtà fisica, umana e naturale.
Da questo punto di vista, il solipsista pone sé stesso oltre o al di sopra di ogni altro essere umano, che al massimo considera essere… più o meno come una cosa.
L’analogia con l’Inferno e con quella che i Greci chiamavano hybris (tracotanza, superbia) trova in arte un altro illustre seguace nell’alter-ego di Joyce Stephen Dedalus.
Dedalus, per seguire la sua inclinazione artistica e vivere nel “mistero dell’estetica”5 si propone di tagliare ogni legame con la tradizione, la Chiesa, la morale, il suo Paese (l’Irlanda), la politica, la famiglia ecc. e dichiara che “l’artista, al pari del Dio della creazione, rimane entro, o alle spalle, o al di là, o al di sopra del proprio capolavoro, invisibile, purificato fino ad essere inesistente, indifferente, intento a limarsi le unghie.”6
L’uomo che attraverso la creazione artistica e la riflessione estetica si fa Dio o crede d’essere un altro Dio può essere inteso, così come Satana, symia Dei cioè scimmia di Dio: imitazione dunque del suo creatore… che propriamente parlando è invece il solo Artista.
Note
1) Le precedenti parti di questo post sono comparse su questo blog rispettivamente: la 1/a il 25 marzo 2008, la 2/a il 4 aprile 2008, la 3/a il 17 giugno 2010.
2) Pietro Piovani, Principi di una filosofia della morale, Morano, Napoli, 1972, p.74.
3) F.O Matthiessen, Rinascimento americano, Einaudi, Torino, 1954, p.23 n.2. Il corsivo è mio.
4) F.O. Matthiessen, Rinascimento americano, op. cit., p.23, n.2.
5) James Joyce, Dedalus, Mondadori, Milano, 1986, p.250.
6) J. Joyce, Dedalus, op. cit., pp.250-251.
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ciao Riccardo , un vero dispiacere per me , scusami se mi esprimo alla rovescia per rafforzare quanta bellezza nei tuoi scritti ..dicevo un vero dispiacere leggerti così di rado.
RispondiEliminaOgni volta che però succede , è così intenso il pensiero scritto da te col sangue vero dello scrittore, prima uomo e poi scrittore, che già provo nostalgia per averti letto e aspettare di nuovo un altro specchio del tuo pane
è ovvio che non essendo critico letterario, non ho gli strumenti per dare soddisfazione alla parte intellettiva -intellettuale che metti in gioco sempre ricca e ben dosata a ogni passaggio e riferimento, posso però dirti quanta emozione e riflessione mi fai provare
posso raccontarti solo la p-arte che mi ha fatto vivere questo tuo nuovo scritto, che è quella nelle mie parole semplici in base alla quale qualsiasi uomo può essere dio nel senso di " creazione" di bellezza, poetica,figurativa, musicale etc...dovrebbe essere la prima cosa da insegnare appena nati, uno per uno...il mondo se ne è andato per altri format scambiati per creatività, e non è questo il post e il tema per cui parlarne...
ma se a questa creazione di bellezza , artigianale o artistica, gastronomica o di giardinaggio o di altri giardinaggi più " artistici letterari musicali" , non corrisponde prima l'uomo dalla parte dell'uomo, spogliandosi del suo stesso d-io, ogni bellezza scompare , infatti soprattutto in peridodi di vivere d'apparire, anche i format che si credono ( individualmente o collettivamente) più di bellezza di altri, spesso perdono completamente la faccia di quella bellezza perchè non sono 25 ore su 24 alla forma autentica e naturale della creazione che non da nemmeno importanza alla creazione stessa di cui è/è stata capace , ce l'ha già di per sè, senza altro dire ipocrita peraltro e tipico dell'apparire che se la canta da solo, come mai farebbe l'autentico d-io nelle sue forme piu semplici e immediate , come la rosa o la margherita, il fiordaliso o il gelsomino, ma lo stesso filo d'erba... che non hanno nemmeno bisogno di chiedersi perchè, un po' come te.
un grande abbraccio dei nostri come le tue parole di fiori e fuoco e così a tutte/i i tuoi tue lettrici /lettori
ro
Ciao Ro!
RispondiEliminaEsprimiti pure alla rovescia anche perché è così che sono fatto!
Scherzi a parte, ti ringrazio MOLTISSIMO per la stima…
Vedi, spesso chi scrive cercando d’essere, per quanto può il più sincero possibile (quindi penso proprio che questo capiti anche a te) insomma, chi scrive così si sente spesso inadeguato, le sue parole non sufficientemente vicine al vero ed al giusto.
In effetti hai ragione: ognuno di noi dovrebbe sentire in sé qualcosa di divino.
Ovviamente non nel senso del solipsismo ma in quello di un’unicità che ci costituisce come esseri umani e che ci fa essere appunto umani perché vediamo (e cerchiamo!) un legame col nostro prossimo.
Da soli, infatti, non possiamo fare niente e coltivare l’individualismo conduce all’alienazione ed alla solitudine.
Certo, spesso è difficile farsi capire e far capire queste cose, anzi queste necessità: paradossalmente, si rischia di rimanere più soli proprio quando si vorrebbe comunicare maggiormente…
Uno vorrebbe essere non un individuo isolato, frammentato ecc. ma un essere sociale, perché l’uomo è portato per sua natura a creare dei legami con l’altro.
La stessa filosofia non è in fondo che un continuo dialogo che (anche a distanza di secoli) gli uomini e le donne cercano di intrattenere.
Anzi Platone diceva (“Lettera VII") che la filosofia richiede una vita in comune.
E Gramsci vedeva nella storia (forse te l’ho già scritto ma repetita iuvant) un continuo e direi entusiastico associarsi degli esseri umani per lavorare, lottare e migliorare sé stessi.
Abbraccione, Ro e passerò presto da te!
Aborro (come direbbe Mughini) questa idea del solipsismo e sono d'accordo con Schopenhauer quando lo definisce teoria dell'egoismo.Chi abbraccia questa teoria è, secondo me, malato di mente, una persona che, davanti allo specchio, non vede nulla, neanche sè stesso. Paragonabile a quelle povere creature che nascono sordo-mute e cieche, con la differenza che il contatto e l'amore di chi è loro vicino le colma di calore e di gioia.
RispondiEliminaIl silopsista è un illuso, nel suo sogno di superiorità, perchè non si rende conto di quanto la natura e gli esseri vicini a lui, lo abbiano influenzato e condizionato.
Cristiana
rif. Cristiana2011
RispondiEliminaCondivido, Cristiana... e condivido alla grande!
Il solipsismo ha alla base un fondamentale rifiuto degli altri ed anche della propria ed innegabile natura sociale.
Del resto tutte le mitologie e vari sistemi religiosi non concepiscono neanche la Divinità come un ente o un essere indifferente agli altri, ma come amore o creatore.
Come quindi un Qualcuno che non può mancare d'amare e di sentirsi amato da altre creature.
Ciao ed a presto da te!
Ricca'...a parte ringraziarti di averti riletto anche oggi , ti comunico ( in questo contesto completamente fuori tema io , non tu) come gia saprai di tuo, che la forza della tua parola è potente, così tanto che hai stanato addirittura "la turista di mestiere" che ha gustato tanto la tua semplice e pertanto profonda verità, soprattutto nel passo in cui esprimevi la trstezza di un medioevo in cui il figlio del contadino non potrà più essere ingegnere o poeta .
RispondiEliminaGrazie ancora della tua chiarezza, della tua idealità e socialità, in tanta solidità di pari preparazione e sensibilità.
Ti saluto con uno dei nostri abbracci..a presto
ro
rif. In soffitta
RispondiEliminaRo, per me è un piacere scriverti!
Purtroppo, non sempre riesco a gestire il mio tempo come vorrei...
Quanto alla "stanata" Turista di mestiere, sono entrato anche nel suo blog e ho trovato una cosa che mi ha colpito molto: un post su Montevecchio, una delle aree minerarie più famose e gloriose della Sardegna.
Ex-area, purtroppo...
Il che, per tornare al discorso fatto sul tuo blog, ha conseguenze negative oltre che sugli ex-minatori, anche sui loro figli.
Abbraccione!
Caro Riccardo è un post bellissimo,ma questo Poe non mi è piaciuto,tu lo sai non sono in grado di commentare una filofia,ma ad gni modo anche lui ha fatto la fine che il grande Totò in sua pesia scrisse LA LIVELLA.
RispondiEliminaGrazie per il commento sul mio pensiero,non so quando ma spera metter un'altro pensiero che è IL SILENZIO mi è particolarmente caro.
PS La mia salute ancora è in alto mare,cerco di resistere ma i mie nervi avranno una fine.
Abbraccione Lidia.
rif. Anonimo
RispondiEliminaTi ringrazio, cara Lidia!
Effettivamente Poe ebbe una vita e pare anche una fine infelice.
Che dire? Il genio non salva dal dolore e dalla disperazione...
Leggerò molto volentieri anche "Il silenzio", veramente!
Cerca di resistere, quanto alla salute; vedrai che le cose torneranno a posto, dai!. A' da passà a nuttata...
Abbraccione.
Bel post e che mi permette, come giustamente dici tu in una risposta, di dialogare si con te ma anche con filosofi passati.
RispondiEliminaDi teorie solipsistiche ne è pieno il mondo, anche oggi con il liberismo se ne può verde tracce. Kant ebbe il merito di "staccare l'uomo" dalla natura, cui era infelicemente immerso, per metterlo di fronte agli stessi fenomeni che l'uomo stesso voleva comprendere, ma anteponendo fra uomo e natura la Ragione.
Credo quindi un pensiero filosofico rivoluzionario per l'epoca e sicuramente antisolipsista. Infatti Shopenhauer è molto più kantiano di quello che si pensi.
Dicevo prima che molti filosofi sono stati solipsismi, anche senza volerlo magari.
Heidegger, con il suo essere gettato nel mondo, l'ente o essente, ha criticato in Essere e Tempo Kant in modo feroce, togliendo quella necessaria ragione fra ente e mondo, fra uomo e ciò che lo circonda.
Gli effetti, purtroppo si vedono ancora oggi, alcuni esistenzialisti, magari anche famosi, sono caduti in questo tranello. Se mettiamo il sentimento fra noi e il mondo non si arriva da nessuna parte. Gramsci lo sapeva benissimo.
Grazie di questo bel post.
Lorenzo
Ho letto con piacere e passione questo trattato filosofico che tu hai così mirabilmente spiegato. Il mio dispiacere è di non aver letto e di non aver congiunto il tutto con i precedenti.Potrei solo scrivere banalità rispondendo al tuo post e quindi per scelta preferisco tacere. Toccare la genialità di un indiviuo è cosa estremamente difficile e di conseguenza condividerne o meno il pensiero. A parer mio si può solo accettare se si vuole farlo.Mi resta una sola frase da dirti e vai con il francese.. "Chapeau"...
RispondiEliminaSenza addentrarmi nel pensiero filosofico, di cui ti riconosco una grande preparazione e competenza e anche capacità di presentazione ed argomentazione... voglio solo sottolineare che anche secondo il mio modesto pensiero, l'inferno sia la solitudine assoluta, l'allontanamente irreversibile dall'altro, l'esatto contrario della Comunione!!
RispondiEliminaComplimenti e buon week end
Scusa Riccardo, una doverosa correzione del mio commento.
RispondiEliminaNella terzultima riga fra: Se mettiamo il sentimento fra... ho dimenticati di inserire "soltanto". Quindi è da leggersi: "Se mettiamo soltanto il sentimento fra...."
In poche parole la mia idea è che è neccessario ragione e sentimento fra noi e il mondo. E qui si arriverebbe al nostro caro Hegel:)
Grazie e scusa del refuso.
Lorenzo
Ciao! Vedo che il tuo blog è davvero ben fatto, complimenti davvero! Se hai tempo e voglia potresti venire a trovarmi nel blog sul calcio che ho appena creato, il cui link è flaviomorrone.blogspot.com
RispondiEliminaA presto. Flavio.
rif. Lorenzo
RispondiEliminaCondivido senz’altro la tua definizione del liberismo, Lorè.
Molto d’accordo anche su quello che dici su Kant: in particolare se prendiamo in esame gli scritti oltre che filosofici, anche storico-sociali; quelli per es. in cui parla dell’illuminismo e della libertà di pensiero dal punto di vista della loro applicazione pratica.
Non dimentichiamo che di fronte alla rivoluzione francese egli ebbe una posizione molto favorevole e di essa riconobbe la forza oltre che politica, morale.
Schopenhauer, come sappiamo, invitava chi volesse leggere il suo “Il mondo come volontà e rappresentazione” a leggere prima “La critica della ragion pura”… Per lui, Kant era senz’altro un maestro di pensiero.
Su alcuni esistenzialisti ci sarebbe in effetti da ridire… hai ragione anche su questo.
Su Heidegger, sarei ancora più severo di te; non dimentichiamo la sua compromissione col nazismo (di questo tema ha parlato, oltre che di altri Paolo Rossi in “Paragone degli ingegni moderni e postmoderni”).
Heidegger ha del resto (insieme a Nietzche) esercitato una discutile influenza tramite il “pensiero debole” e forse, anche sulla società. O senza forse…
Ti ringrazio per la precisazione relativa a Gramsci: questo si chiama rigore nel pensare e nello scrivere!
Comunque quello che intendevi era chiaro anche così (ed io la penso come te e Gramsci), infatti il Nostro scrisse nelle “Lettere dal carcere” che dobbiamo guardare alla realtà senza “ una certa mollezza e un certo sentimentalismo che non sono molto raccomandabili in questo tempo di ferro e di fuoco, nel quale viviamo.”
Grazie a te per il succoso intervento!
rif. Nella
RispondiEliminaNessun problema, Nella, figurati!
Commenta liberamente, qui ci troviamo come davanti (l’ho detto spesso ma lo ripeto) davanti ad un caminetto…
Purtroppo mancano il vino, le chitarre e gli arrosti!
Io ho il torto (ri-purtroppo!) di iniziare argomenti anche complessi e di mollarli per troppo tempo… e questo non aiuta la comprensione.
Sulla genialità di un individuo, comunque, la filosofia si troverà sempre piuttosto disarmata; su questo hai senz’altro ragione. Essa è troppo particolare!
Poe, per es.: chissà se credeva, una volta smesso di creare come artista, nelle cose che diceva…
E l’artista è sempre molto solo; paradossalmente, molte volte più è geniale è più è solo.
Abbraccione!
rif. Rita Baccaro
RispondiEliminaGrazie per i complimenti ed i riconoscimenti, Rita!
In ogni caso hai colto il punctum dolens, il punto dolente: la questione dell’Inferno come solitudine…
La mancanza di “Comunione” è la cosa peggiore che possa esistere perché ci chiude per così dire in una “auto-prigione” da cui poi è molto difficile uscire.
In effetti, approfondirò quel tema (cercando d’essere meno tecnico) anche in prossimi post relativi alla “Discussione filosofica.”
Buona (ormai) domenica!
rif. Flavio
RispondiEliminaCiao Flavio, benvenuto e grazie per la stima!
Il calcio è una delle mie grandi passioni, qualcosa di cui in questo blog parlo però troppo poco.
Rimedierò e verrò a trovarti ed a leggerti.
Tra l’altro, l’anno prossimo ci saranno gli Europei, che in un certo senso mi piacciono anche più dei Mondiali.
Ciao!
Ciao Riccardo,
RispondiEliminaho letto con grande interesse. Mi trovo assolutamente in sintonia con il commento di Cristiana. Inoltre desidero segnalare una citazione che mi è giunta sul blog fresca fresca oggi:**"Il pessimismo della ragione e l'ottimismo della volontà": diceva Gramsci.** Il riferimento era ai fatti di sabato scorso e alla situazione giovanile. Un solipsista sarebbe assolutamente estraneo a un pensiero così fatto.
A presto :)
Nou
rif. Nounours(e)
RispondiEliminaE' vero, Nou, il solipsista considera tutto ciò che accade nel mondo e l'esistenza stessa del prossimo con fastidio, come una continua fonte di disturbo.
La massima invece di Gramsci (che egli desume da Romain Rolland ma che poi vive e sviluppa con grande coerenza e genialità) assicura un equilibrio tra l'entusiasmo ed il realismo.
E questo equilibrio ci impedisce di diventare sia persone che non vedono senso o speranza in niente, che degli ingenui che credono alle favole o a miti d'ogni sorta.
Un Black Block non potrebbe mai capire tutto questo, anzi dubito che possa capire qualcosa.
Un abbraccio!
L'affermazione dell'assurdo. Una corrente di pensiero molto diffusa al giorno d'oggi. Con questo Tuo post mi hai reso l'idea dei tempi che viviamo. Voltaire sosteneva che chi crede nell’assurdo finisce per commettere atrocità, e che se il dubbio non è piacevole la certezza è ridicola.
RispondiEliminaLa storia gli ha dato, e continua a dargli ragione. La sublimazione del superuomo non ha mai abbandonato molte menti malate, a discapito dell’intera società.
Anche nel nostro piccolo ci capita di incontrare dei solipsisti, per esempio gli ottimisti che credono e vedono già il ponte sullo Stretto, ma come tutti obbligati a prendere il traghetto per non finire in mare. Esempio banale, ma spero rende l’idea di quanto le assurdità alla fine possono creare seri danni alla società.
Forse sono uscita fuori tema, ma è quanto questo Tuo interessante scritto mi ha ispirato.
Buona Serata Riccardo.
rif. Francy274
RispondiEliminaVero, anche oggi il solipsismo prende tante forme!
Economiche, politiche, militari, terroristiche ecc.
L'esempio dello Stretto non è per niente banale, anzi: au contraire...
E più in generale, se l'economia non utilizza il buon senso finisce per diventare la peggior nemica dell'uomo e della società.
A presto e non sei andata per niente fuori tema...
Buona giornata!
Credo che l'introversione sia un atteggiamento che ognuno debba superare. A maggior ragione, l'egocentrismo e il solipsismo. Se si perde di vista la dimensione sociale della nostra esistenza, si perde ogni possibilità di evoluzione e progresso. Un caro saluto, Fabio
RispondiEliminaS'è impostata una coinvolgente conversazione attraverso questo tuo interessantissimo post al quale io posso solo commentare con piccolissime e brevi parole. Mi sento piccola piccola difronte a tanta conoscenza di Filosofia, dove tu e Lorenzo riuscite a remare come se fosse il vostro mare!
RispondiEliminaPurtroppo io (lo ammetto) sono un pò egocentrica perchè molto (forse fin troppo) estroversa. Odio la solitudine se non per brevi momenti e soprattutto la solitudine del buio, della notte!
Ric...mica posso esser perfetta. Oltretutto detesto i perfetti così imperfetti nelle loro perfezioni e resto imperfetta ma perfettissima nelle mie imperfezioni (anche megalomane)!
Lasemprefuoritema t'abbraccia e te bacia!
Elisena
rif. Blogaventura
RispondiEliminaIl punto centrale è esattamente quello che hai segnalato, Fabio... la dimensione sociale, il vedere nell'altro una fonte oltre che di possibile discussione, anche di scambio e di arricchimento.
Il solipsismo finisce invece per giustificare l'individualismo più sfrenato e per esasperare eventuali stati di solitudine e di sfruttamento dell'essere umano...
Un caro saluto e... ho trovato il tuo libro "La Casa dei Ricordi". Presto ti farò avere un parere!
Sono finalmente riuscita a leggere questo tuo impegnatissimo articolo. Bello bello, tutto serve a diventare più umili? o più superbi? Che a volte è la medesima cosa o si sdoppia in entrambe contemporaneamente?...Mah, devo aver letto qualcosa sull'argomento recentemente ;)
RispondiEliminaUno è umile davanti alla grandezza, ma siccome l'ha colta diventa superbo con chi ritiene non abbia fatto la sua esaltante esperienza, quindi si ritira dal mondo perché il suo ingegno lo rende diverso, superiore e si crogiola nella sua dolce accidia.
Ce ne dici? Un bel minestrone per cena, per superbi e accidiosi?
(p.s. lettura a spanne di chi ama discutere ma non ha argomenti sufficienti per entrare in merito...eh eh ..)
:)
rif. Joe Black
RispondiEliminaMacchè piccola piccola, Elisè!
Spesso chi si occupa di filosofia trova parecchi stimoli proprio nei versi dei poeti...
Mentre penso che sia rarissimo che i poeti, nel tuo caso le poetesse possano trovare ispirazione nei "filosofastri"!
E poi: chi odia la solitudine non potrà MAI essere solipsista, perchè in fondo il solipsista ama solo sè stesso, percepisce gli altri come dei fastidiosi ostacoli.
L'ultima frase del tuo commento mi ha... perfettamente confuso, ma poi l'ho capita. Anche a me piace chi è perfettissimo nella sua imperfezione; io la chiamo umanità!
Kissabbraccioni oni oni oni (da leggere sul tono di quella vecchia canzoncina di Giuni Russo)!!!
Sai Ric...ora che l'ho riletta la frase che ho scritto mi sono confusa anch'io:)))))
RispondiEliminaBeato chi mi capisce io sono proprio fuori discussione!
Besos e controbesos!
Era mitica la voce di Giuni Russo!!!!!!
rif. alicemate
RispondiEliminaEffettivamente, a volte l’eccessiva umiltà può essere superbia camuffata. Questa è una cosa che diceva anche un mio carissimo amico, sai?
La grandezza dovrebbe rendere invece più umili, o almeno consci di quanto sia difficile appunto diventare grandi; la grandezza dovrebbe portare a capire chi rimane più indietro… e cercare di dargli una mano!
Un po’ come nel mito della caverna raccontato da Platone… chi ha visto la natura illusoria di quella che gli sembrava la realtà, rientra nella caverna per aiutare chi giace nel suo fondo, incatenato ad una situazione di confusione ed isolamento.
L’accidia… eh, anche quello un bel tema; altro che minestrone, è come minimo una bella grigliata con formaggi ultra-piccanti!
Buon fine settimana!
rif. Joe Black
RispondiEliminaAh, non farmi ridere!!!
Comunque sono d'accordo anche su Giuni Russo: ho sentito alcune sue "cose" meno commerciali ed era davvero forte.
Un mio amico che aveva fatto dei lavori nella sua villa mi raccontò a suo tempo che era anche una persona molto simpatica.
Una contraerea di besos!
Colpita e affondata!
RispondiEliminaMa è potente sta contraerea :)))))
'notte 'notte
Elisena
Ciao Riccardo,passo per ringraziarti per i commenti,sempre graditi,che hai lasciato ed ai quali non ho potuto rispondere.trovo anche questo interessante post,ma mi trovi spiazzata per un possibile commento:non ho gli strumenti giusti per farlo!Rileggerò con più attenzione e forse ne capirò di più,è un mio limite,nonostante la tua bravura a rendere facili argomenti per me un po ostici.
RispondiEliminaA presto
Solo attraverso l'Altro riusciamo ad elevarci e ad avere un senso.
RispondiEliminaUn abbraccio, carissimo Riccardo.
rif. Chicchina
RispondiEliminaInnanzitutto scusa per il ritardo nella risposta; troppo caos... e non calmo!
Comunque grazie a te per averli pubblicati, i miei commentini.
Quanto al post, non preoccuparti: in effetti l'argomento è un po' tecnico ma spero di rendere le prossime "puntate" più chiare.
A presto!
rif. Sonia Ognibene
RispondiEliminaCondivido, Sonia.
Nello stesso tempo penso che come esseri umani, esseri quindi dotati di ragione e per nostra natura sociali, dovremmo cercare un "ponte" di comunicazione e di scambio con gli altri.
Certo, non sempre è facile...
Abbraccione!
rif. La Mente Persa
RispondiEliminaAnch'io! E' uno scrittore strordinario, su questo non c'è alcun dubbio.
Forse è stato il solo ed unico scrittore americano di tipo romantico-europeo.
Secondo me in quella scia, dopo Poe c'è stato solo Bukowski... dotato di una robusta dose di espressionismo.
Nella vita privata, concordo, la sola strada è quella dell'umiltà... che non è certo facile, hai dannatamente ragione!
P.s.: oggi o domani, a propòs di Bukowski, oggi vorrei pubblicare un post.
ciao scrittore come stai io mi sono sposata ti rendi conto alè un kiss marianna
RispondiEliminarif. Marianna
RispondiEliminaCiao poetessa, mannaggia mannaggia mannaggia!, scusa non ti ho fatto gli auguri in tempo... eppure lo sapevo!
Troppe cose per la testa... ammesso che io ce l'abbia, una testa!
Auguro comunque a te ed a Massimo un mondo, anzi una galassia di felicità.
L'amore vince sempre, anzi stravince
E scusami ancora...
Abbraccione!
rif. La mente Persa
RispondiEliminaAh, Gio: bisognerò pazientare fino a domani.
Ma sarà un post lungo, con tanta carne al fuoco... e spero, poco prevedibile.
Salutone!
Passo per un salutone e... grazie per aver letto il mio libricino. Ne sto realizzando un'altro ma vado un po' a rilento a causa del tempo che, come sempre, è tiranno. Un abbraccio, Fabio
RispondiEliminarif. Blogaventura
RispondiEliminaSalutone graditissimo, Fabio!
A proposito del tuo libro (libriccino è riduttivo, dài!) volevo farti sapere che se ti fa piacere, appena possibile vorrei parlarne su questo mio blog.
Se ti fa piacere, naturalmente.
Un abbraccio!