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martedì 28 settembre 2010

I morti sul lavoro di sabato 11 settembre


Sabato sono morti sul lavoro 4 operai. Le statistiche registrano appunto sul lavoro una media di 3 morti al giorno.1 Nel 2009 sono decedute 1050 persone; per l’Inail questo tragico bilancio è leggermente migliorato rispetto al 2008.2
Ma tale miglioramento dipende parecchio dalla diminuzione dovuta alla crisi economica.3
Sabato a Pescia, in provincia di Pistoia “un romeno di 36 anni, Marius Birt, è rimasto schiacciato da una pressa nell’azienda nella quale lavorava da sette mesi con un regolare contratto”4
A Capua, in provincia di Caserta sono morti tre operai. Erano: Antonio Di Matteo, 63 anni, originario di Macerata Campania e Vincenzo Musso, 43 anni, di Casoria, in provincia di Napoli. I primi 2 sono stati subito “colti da malore.”
“E’ probabile che Giuseppe Cecere, 52 anni, di Capua, che era uno dei decani della squadra addetti alle opere edili e noto per la sua abilità, abbia tentato di aiutarli.”5
Notevoli le analogie tra la tragedia di Capua e quella di Sarroch (Ca) del 26/05/2009; anche là morirono soffocati dalle esalazioni di gas 3 operai addetti alla manutenzione di un silos.
Anche a Sarroch gli operai lavoravano per un’impresa importante: nella cittadina sarda per la Saras, a Capua per la Dsm, “società olandese che produce sostanze per prodotti farmaceutici.”6
A Sarroch come a Capua, gli operai lavoravano per una ditta esterna.
Ma il problema trascende questo o quell’ambito geografico.
Giustamente il ministro Sacconi dichiara: “Colpisce il fatto che ancora una volta siano vittime di infortuni mortali coloro che operano in appalto specificamente nei servizi di manutenzione.”7
Infatti colpisce che persone che per vivere devono lavorare, sul lavoro muoiano; ma non sembra che il problema siano gli appalti quanto il modo in cui essi sono regolati.
Infatti: “Alla parola “appalto”, il presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’Inail, dott. Lotito, “reagisce con durezza.”
“Il problema vero­_ dice _ si chiama clausola del massimo ribasso, purtroppo è un problema noto: per avere gli appalti le ditte si offrono a prezzi stracciati ma così facendo poi sono costrette a tagliare i costi. E quali? Quelli per la sicurezza, prima di tutto.”8
Perchè scopriamo che la cisterna in cui si sono calati gli operai di Capua “risultava già bonificata, e i ponteggi che Cecere” ed anche “i suoi colleghi dovevano rimuovere era servito proprio per consentire ad altri tecnici di operare all’interno del serbatoio.”9
Ma la cisterna sembrava bonificata; infatti: “Secondo una ricostruzione della Procura, c’era stato un tentativo “maldestro” di bonifica: era stato fatto uscire solo l’elio, non l’azoto presente all’80%.”10
Ora, dobbiamo sapere che: “Le morti durante le operazioni di pulizia e manutenzione delle cisterne sono diventate una delle cause maggiori di decesso”; “Dal 2006 si contano almeno altri sette episodi di particolare gravità che portano il numero dei lavoratori avvelenati a 26.”11
Ci sarebbe ancora parecchio da dire su questa tremenda piaga sociale-lavorativa che con un ardito neologismo è stata definita “cisternite.”12
Segnalo del resto il giudizio del sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Donato Ceglie, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo plurimo; per lui: “Da quanto sta emergendo mi sembra che non ci fosse sufficiente sicurezza e protezione”; infatti, il 20 i carabinieri di Santa Maria Capua Vetere hanno  arrestato vari ispettori Asl per falsi certificati relativi proprio alla sicurezza sul lavoro.13
Bisogna ricordare, come dice il dott. Lotito che: “In molti casi, poi, questi sono lavoratori a cottimo”, o per essere più espliciti che: “L’abbattimento dei costi spinge a ricorrere a lavoro dequalificato con turni che si prolungano molto oltre l’orario normale, senza formazione, protezione, dotazione tecnica e sicurezza”14
Bisogna condannare gravi inadempienze da parte dell’imprenditore poiché “in generale” il dott. Lotito afferma che della reale sicurezza del lavoratore, il primo “se ne frega.”15
Infatti, circa quella sicurezza una sentenza della Cassazione ammonisce che “non è sufficiente che i datori impartiscano le direttive da seguire a tale scopo, ma è necessario che controllino con prudente e continua diligenza la puntuale osservanza.”
Ciò deve avvenire “sino alla pedanteria” affinché “tali norme siano assimilate dai lavoratori nell’ordinaria prassi di lavoro.”
Sono quindi molte le questioni che riguardano gravissime inadempienze e non meno gravi sottovalutazioni del problema delle morti bianche in sede politica, legislativa, imprenditoriale ecc. ….
Certo, le leggi e le regole relative alla sicurezza dei lavoratori non sono un “lusso che non possiamo permetterci”, come dichiarato dal ministro Tremonti alla festa della Lega; infatti, do atto al ministro d’aver corretto questa affermazione.
Concordo quindi in toto col presidente Napolitano che “raccoglie la diffusa indignazione per il ripetersi di incidenti mortali causati da gravi negligenze nel garantire la sicurezza dei lavoratori.”16
E’ infatti importante sottolineare come le cd morti bianche non siano casuali o isolate ma facciano parte di dinamiche che si auto-perpetuano seguendo costanti spesso simili.
Penso quindi che si debba rivedere parecchio, affidarsi di più alla tecnologia (qui concordano sia Lotito che il sen. pdl Tofani) e per Lotito, sul lato giuridico: “Fissare una responsabilità comune, in caso di incidenti, per l’azienda che dà l’appalto e per quella che lo riceve (attualmente, invece, è solo quest’ultima a rispondere degl’infortuni dei suoi operai, ndr)."17
Infine, se la nostra vuol essere realmente una repubblica democratica, non deve mai derogare dall’art. 41 della Costituzione che dice: “L’iniziativa economica è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.”18

              

Note


1)      Liberazione, 12/09/2010.
2)      Ma su questo dissente G. A. Stella, archiviostorico.corriere.it L’art. si intitola Morti sul lavoro e statistiche. I numeri che ingannano.
3)      Liberazione, n° cit. ; su questo concorda abbastanza anche l’Inail.
4)      Ansa, 12/09/2010.
5)      Ansa, 12/09/2010.
6)      Corriere della sera, 12/09/2010.
7)      Corriere della sera, n° cit. Il corsivo è mio.
8)      Corriere della sera, n° cit.
9)      Corriere della sera, n° cit.
10)  Ansa, 13/09/2010.
11)  Liberazione, n° cit.
12)  Cfr. F. Sebastiani su www.controlacrisi.org ; l’art. è dell’11/09/2010 cfr. Prezzo della crisi del 11-09-2010: “Quelle orrende morti in fondo alla cisterna” e sua intervista a G. Norcia, medico del lavoro Inca-Cgil su www.commercialpointjob.it  Art. e intervista risalgono al 15/09/2010, tit.: “Il capolavoro di Sacconi e la riforma della legge sulla sicurezza ha tagliato le sanzioni.” 
13)  Per il giudizio del dott. Ceglie cfr. Liberazione, n° cit. e per gli arresti www.carabinieri.it.
14)  Corriere della sera e Liberazione, nn° citt.
15)  Corriere della sera, n° cit.
16)  Corriere della sera,n° cit.
17)  Corriere della sera, n° cit.
18)   Il corsivo è mio.


   



 
 

24 commenti:

  1. ....e se ne parla troppo e troppo poco ancora

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  2. In Tv in questi giorni un nuovo spot del ministero contro le morti bianche. Mi pare che sia sempre la politica del tutto fumo e niente arrosto. Si fa lo spot ma si controlla che le leggi vengano rispettate? Credo proprio di no. E allora vai con il muratore senza protezione, l'impalcatura non a norma e il silos non bonificato, tanto la vita ce la rimette chi lavora e non chi, come i politici, si gratta le beneamate chiappe.

    W l'Italia, repubblica fondata sul lavoro (nero, al massimo a cottimo, dove si risparmia lucrando sulla vita della povera gente.)

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  3. Ciao Riccardo,
    quello delle morti sul lavoro è uno dei temi che seguo con maggiore attenzione - e anche con un po' di angoscia. Ed è anche uno dei più tragici tra quelli che spesso mi fanno profondamente dubitare del grado di civiltà raggiunto nel nostro Paese, soprattutto per l'irresponsabilità di classi dirigenti che antepongono il profitto a qualsiasi altra cosa, perfino alla vita umana.
    Grazie per averne parlato. Vi sarà mai un momento in cui si riuscirà a diffondere la coscienza di questi veri e propri oltraggi alla vita dei lavoratori, al punto da determinare una sollevazione generale? E, con la presa di coscienza, una lotta vera e propria perché la "difesa della vita" non rimanga una enunciazione vuota e ipocrita?
    Un saluto da Angela

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  4. rif. Marianna
    Troppo poco, è vero.
    Hai perfettamente ragione.
    Per questo bisogna cercare di rompere questo muro di silenzio, che rischia di far quasi pensare a quello dell’omertà.
    Salutone!

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  5. rif. Il rospo dalla bocca larga
    In effetti, secondo me è proprio così come dici tu.
    Nella sicurezza non si investe quanto si dovrebbe e le leggi non sono applicate come si dovrebbe.
    Se invece tutto questo avvenisse, non avremmo un bilancio tragico come quello che parla di 3 morti al giorno sul lavoro.
    La stessa definizione di “morti bianche” addolcisce il concetto, che invece è amarissimo e drammatico.
    Del resto, nel bilancio in questione e nelle statistiche non entra chi lavora in nero (che ufficialmente non risulta) perciò il numero dei caduti sul lavoro è probabilmente più alto.
    Ciao.

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  6. rif. Angela
    L’anteporre il profitto alla vita umana è una buona “spia” del grado di INciviltà del nostro Paese.
    Magari si parla in difesa degli embrioni e non so, non sono un esperto di bioetica, magari anche quello è un problema delicato.
    Ma pensare alla vita ed alla salute di chi lavora è forse un problema che merita meno attenzione?
    Purtroppo, la crisi economica (che è anche sociale e culturale nel senso più vasto del termine) espone molti lavoratori a ricatti, ritmi, condizioni e situazioni lavorative durissime… che spesso possono concludersi tragicamente.
    E’ un problema, purtroppo, che non riguarda solo noi ma anche altri Paesi, nel momento in cui i diritti, i controlli, le norme e la sicurezza del e sul mondo del lavoro vengono considerati (secondo me del tutto a torto) inutile burocrazia o addirittura ostacoli alla crescita economica.
    E’ perciò necessario riprendere coscienza del fatto che un lavoro senza sicurezza e senza diritti non è, propriamente parlando, lavoro. I due lati devono quindi assolutamente coesistere.
    Un caro saluto!

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  7. Terribile morire perchè lavori. Hai ragione, i contratti ormai vengono dati solo in rapporto al prezzo, tutto al ribasso in spregio alla qualità del lavoro e alla sicurezza dello stesso, ho sentito anche che chi doveva fare controlli in cambio di bustarelle se ne fregava, e poi la gente muore. Che schifo di Paese.

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  8. rif. Mariacristina
    Perfettamente d'accordo, Mariacristina.
    Aggiungo che tante, anzi troppe volte l'estremo bisogno di lavorare (il che significa PANE) conduce ad accettare contratti-capestro e salari da fame.
    Sempre più ritornano condizioni di lavoro quasi ottocentesche, con immense masse umane che in forza del bisogno, sono costrette a chinare il capo ed a mandar giù tutto... compreso il rischio di finire al camposanto.

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  9. Demoralizzata come non mai, oggi e chissà per quanto altro ancora.
    Un abbraccio forte, carissimo Riccardo.

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  10. rif. Sonia Ognibene
    Carissima Sonia, cerca di resistere!
    La vita molte volte non è solo non è bella, ma non è neanche giusta.
    Allora bisogna chiamare a raccolta tutte le nostre energie e usarle come scudo... anche se spesso l'esito della battaglia SEMBRA disperato.
    Un abbraccio forte anche da me!

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  11. Caro Riccardo, vorrei che questo post girasse e fosse letto il più possibile, anche dalle teste di serie che mandano gli operai allo sbaraglio pur sapendo benissimo che le condizioni di sicurezza non sono adeguate e ci sono dei rischi. Del resto è molto facile giocare con la probabilità di un rischio che corre un altro e non tu, anche perchè poi l'unica cosa che accade è che senti l'annuncio della morte di un operaio al telegiornale con la stessa freddezza e abitudine con cui si potrebbe annunciare la morte di qualche zanzara. Il tema è davvero importante nel nostro paese e mi tocca da vicino. Infatti mio padre è stato per anni operaio proprio alla Saras e ringrazio ogni giorno che malgrado tutto quello che ha visto e fatto e "respirato" non sia rientrato nei casi delle "probabilità di rischio". Allo stesso tempo questi rischi li corre il mio compagno che lavora nel settore della vinificazione. Beh sembra strano che dietro una bottiglia di vino ci siano così tanti rischi di intossicazione per gli operai che lavorano con turni massacranti come macchine il cui compito é solo di spingere al massimo la produzione. A tutto questo aggiungo che i problemi di salute che mi trascino da anni e con cui convivo li devo proprio al mio caro vecchio lavoro, che ho dovuto lasciare di mia scelta. Ma il guaio è che non tutti arrivano a questa scelta, e non tutti pensano di potersela permettere e mettono in gioco la propria vita per lo stipendio. La vita, la libertà e la dignità. L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Di questi tempi, tra chi vive lavorando e chi perdendo il lavoro perde tutto, le tue parole sono una torcia che dovrebbe illuminare di giustizia e speranza il nostro amato paese.
    Un abbraccio!

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  12. rif. Farfly
    Sottoscrivo in pieno ogni tua parola!
    Molto sfortunatamente, il problema dei morti sul lavoro è preso in considerazione quasi soltanto quando muoiono alcuni operai.
    Per il resto, sembra quasi che sia considerata una fatalità.
    Ed hai ragione: l’argomento è liquidato abbastanza in fretta. Pare che ci siano cose più importanti… calcio, veline, telequiz, Grande fratello (o simili) pettegolezzi su varie star del mondo dello spettacolo...
    Per es., vedo che di Clooney e della Canalis si parla spesso, così come di Camilla e del principe Carlo, o anche dei reali di Spagna ecc.
    Sono felice del fatto che tu trovi qualcosa di valido in ciò che ho scritto, perché mi fa pensare che non si tratta solo di idee mie.
    Sai, mi sono occupato (in questa etichetta “Cara società”) in 2 post di Sarroch quando si verificò la strage in cui morirono, anche in quell’occasione 3 operai.
    Gli anni passano, ma dal tuo commento vedo che da una generazione (tuo padre) all’altra (il tuo compagno) i rischi non cambiano…
    Perciò, o si riassegna al lavoro ed ai diritti dei lavoratori la centralità, l’attenzione ed il rispetto che meritano, o rischiamo concretamente di tornare indietro di decenni… se questo non sta già succedendo.
    Un abbraccio anche da me!

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  13. Le morti bianche, Riccardo, sono un altro dei nostri primi tristi primati in europa! Ma dove sono le squadre c.d. antimafia che dovrebbe controllare ogni cantiere, dai registri alle norme sulla sicurezza. Dove sono st'Ispettori delle ASL e soprattutto chi l'ha nominati e benficiati di quell'incarico. Ecco, vedi, in questi casi io a quelli gliela darei la pena capitale, in tutti i sensi! Morire sul lavoro, uscire una mattina come al solito da casa per non farvi più rientro, rimetterci la vita per un lavoro che non solo non ti gratifica, ma magari ti paga al di sotto di quanto ti spetterebbe, non ti assicura l'incolumità predisposta dalle norme e, dopo, si ricorre ai procedementi penali, prima per attribbuire la "colpa" che io definirei "dolo con premeditazione" a colui che sarà individuato quale responsabile e poi far passare anche decine d'anni prima di risarcire le famiglie. Questi operai sono EROI del LAVORO e di bianco non hanno nulla, nemmeno la morte, perchè anche quella è stata "sudata" e messa nel pacchetto del loro contratto!
    Un bacio, Riccardo, non mi prolungo anche se ci sarebbe ancora molto da evidenziare!
    Elisena

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  14. Scusami Riccardo se passo solo ora, era da un po' che volevo commentare questo post, per almeno due ragioni.
    La prima è che ho fatto il rappresentate dei lavoratori per la sicurezza (RLS) per parecchi anni, la seconda è che è un argomento che mi sta molto a cuore.
    La mia opinione è che in Italia, non so all'estero, manca una vera e propria cultura della sicurezza, sia da parte del datore di lavoro sia anche da parte degli operai.
    Purtroppo usare i più elementari dispositivi individuali è sempre vista come una scocciatura, un impedimento al fare, e, nei casi più gravi, addirittura come un segno di debolezza, ma da parte degli addetti stessi.
    Quando parlo di mancanze culturali a questo mi riferisco, non alle campagne o alle leggi, ma a un comportamento dell'individuo come segno di appartenenza, di sfida verso se stesso e il più delle volte come attesa di ricompensa.
    Questo mio commento vuole analizzare soprattutto il singolo, perchè è da qui che bisogna partire.
    L'altra forte, la principale, responsabilità è dei datori di lavoro. Le leggi sono viste come impicci, se si rispettano è solo per non incorrere in sanzioni, quindi eludibili sempre con la cultura del più furbo. Non si parte mai dall'individuo, dal rispetto per il lavoratore e per il lavoro.
    Ma del resto cosa possiamo aspettarci dallo stato quando è il primo a insegnare come bypassare le leggi.
    Bellissimo post, molto articolato e preciso e politicamente molto valido.
    Lorenzo

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  15. rif. Joe Black
    Purtroppo, Elisena, la sicurezza è percepita sempre più come un costo o come un ostacolo alla produttività.
    La sicurezza dei LAVORATORI, ovviamente…
    Moltissime imprese non mettono a disposizione (come rilevato anzi denunciato) da vari rapporti di organismi internazionali dei lavoratori le più elementari misure di sicurezza.
    I ritmi di lavoro diventano sempre più intensi e spietati.
    Tanti per paura di perdere il lavoro sopportano e fanno finta che vada tutto bene.
    Finchè le cose non vanno.. tragicamente.
    Era così ad inizio ‘900 ed in molte parti del mondo è ANCORA così. Solo in Cina, nei primi 6 mesi del 2010 ci sono state (se non erro) oltre 30mila morti sul lavoro; né è molto diversa la situazione in molti altri Paesi asiatici considerati modelli di produttività.
    Ma in Europa ci sono Paesi come la Germania e mi pare anche l’Inghilterra, che hanno la metà dei morti sul lavoro che abbiamo noi…
    Un bacio anche a te!

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  16. rif. Logos nella nebbia
    Concordo, Lorenzo: talvolta non si possono escludere anche responsabilità individuali.
    Tuttavia, in ambito economico-sociale e globalizzato, soprattutto in uno complesso come l’attuale, il singolo rientra in una dimensione più ampia e stratificata.
    Esistono moltitudini intere di lavoratori a cui (come dimostra uno degli ultimi rapporti Eurispes e come quello dell’Organizzazione internazionale del lavoro) è negato a priori l’accesso alla formazione, come anche a quello della prevenzione e dell’informazione, del diritto di organizzazione sindacale, delle cure mediche ecc..
    Perché tutto questo costituirebbe, da un punto di vista liberista, un freno o sarebbe inutile burocrazia.
    Ma chissà che non si faccia in tempo a dare uno stop a tutto questo… per me, non è mai troppo tardi!
    Grazie per la stima e… presto da te!

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  17. Giusto, caro Riccardo, portare attenzione alle tematiche della sicurezza sul lavoro. Anni fa', in sede di trattativa sindacale, un rappresentante aziendale cercò di ottenere carta bianca in materia di sicurezza proponendo in cambio un contributo scolastico più elevato per i figli dei dipendenti dell'azienda. La risposta di tutte le sigle sindacali fu chiaramente negativa e non mancammo di esprimere il nostro sdegno. Il fatto è che bisogna veramente ricordare che i diritti inerenti la persona superano ogni interesse di carattere economico, che esiste una gerarchia di valori costituzionali che - come anche tu sottolinei - va assolutamente rispettata. Ti saluto con affetto e... spero di poterti incontrare ancora. Un abbraccio, Fabio

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  18. rif. Fabio
    Perfettamente d'accordo, Fabio!
    Del resto, se si dovesse fuoruscire dall'ambito costituzionale, a quel punto sarebbe aperta la porta a qualsiasi arbitrio ed ingiustizia.
    Proprio per questo seguo con preoccupazione l'insofferenza che anche ai vertici più alti delle istituzioni e del mondo imprenditoriale si manifesta per certe conquiste giuridiche ottenute dai lavoratori, conquiste garantite dall'art. 41 della Costituzione da me citato.
    Ora, poi, pare che si voglia porre fortemente in discussione lo stesso Statuto dei lavoratori...
    Ti saluto con lo stesso affetto; per incontrarci, dobbiamo solo fissare una data (compatibilmente ai nostri impegni, chiaro).
    Un abbraccio!

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  19. Ciao Riccardo! Buon fine settimana!
    Ho letto con interesse e con molta partecipazione ai gravi temi esposti, pensando al dolore di tante famiglie. Per questo, per il grande dolore causato e causabile, mi trovo perfettamente d'accordo con quanto hai scritto.

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  20. rif. Nounours
    Ciao Nou e buon fine settimana anche a te!
    In effetti tocchi un tema molto doloroso, perchè la morte di chi lavora, oltre ad essere un dramma in sè, ci porta anche ad un altro punto... non meno doloroso.
    Per essere più chiari, ci conduce a questo: ogni morto sul lavoro è un fratello, un padre o un figlio e soprattutto al sud e nelle Isole maggiori (ma non solo in quell'ambito geografico) la sola o comunque significativa fonte di reddito.
    Così, spesso la famiglia di chi perde un suo caro nelle cd "morti bianche", oltre ad una perdita tanto lacerante è destinata a condizioni di vita ed economiche davvero pesanti, che possono anche sfociare nella miseria...
    Un caro saluto!

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  21. Una strage senza fine. E, come qualcuno ha già ricordato una strage a cui si aggiunge quella delle malattie professionali, che distruggono via via vite in modo se possibile ancor più silenzioso (tolti pochi casi eclatanti e giustamente famosi) dei poco recensiti episodi di morte violenta...
    Baci
    Marghi

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  22. rif. Marghi
    Ben detto, Marghi.
    E davvero il problema delle malattie professionali è una lenta ma inesesorabile distruzione di vite: di chi subisce appunto malattie e mutilazioni ed anche di chi (le famiglie o comunque chi sta vicino a queste persone) spesso non ha la possibilità economica di garantire adeguate cure mediche o assistenza.
    Besos

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  23. Carissimo Riccardo, purtroppo questo e' un tema a dir poco toccante, che forse solo chi ci e' passato sa cosa vuol dire.
    Mio papa' e' mancato sul lavoro nel 2001 ed aveva solo 42 anni, hanno fatto di tutto per togliersi ogni responsabilita' i suoi capi e ci sono voluti 10 anni per capire realmente come andarono le cose.
    Mio padre lavorava nella costruzione delle gallerie (tipo aurelia bis)ed abbiamo scoperto solo dopo la sua morte che tante, ma tante normative per la sicurezza non venivano rispettate!
    Io penso che parlarne e' tardi perche' vuol dire che e' gia' successo, ma sicuramente servira' a far si che si evitano altre tragedie come questa.
    Mi scusi comunque per lo sfogo.
    La saluto.
    Miriam Schinello

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  24. rif. Miriam Schinello
    Carissima Miriam, innanzitutto non deve scusarsi di niente!
    Purtroppo viviamo in tempi in cui sembra che i diritti dei lavoratori, loro sicurezza compresa, contino sempre meno.
    Questa è un'insopportabile ingiustizia, soprattutto se consideriamo che sono LORO, i lavoratori, quelli che (spesso per 4 soldi) mandano avanti la società e non di rado, come nel caso costituito da suo padre perdono la vita.
    Penso comunque che di queste tragedie non di debba smettere di parlare e non ci si debba stancare di denunciarle.
    Se ci rassegniamo, se pensiamo che non ci sia niente da fare, anche i lavoratori finiranno per piegarsi al fatalismo, al pensare quindi che si possa morire di lavoro e che questo sia una sorta di destino... mentre non lo è e non lo deve essere, assolutamente!
    La ringrazio per esser passata in questo blog e sia pure a distanza di tanti anni, voglio esprimerle la mia solidarietà umana per un tragedia come quella subita (del tutto ingiustamente) da lei e dalla sua famiglia.
    Un caro saluto!

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