Sono fermamente convinto del fatto che il suo testo meriti ampia diffusione e discussione: soprattutto oggi che si parla tanto di sicurezza…
Intanto, il Nostro non ha mai cessato di considerare il detenuto un uomo.
Direte: eh, bella scoperta!
Errore: la pessima situazione in cui versa oggi il sistema carcerario italiano ed il contraddittorio atteggiamento delle istituzioni e della società nel suo complesso, ebbene, tutto ciò prova come il detenuto tutto sia considerato tranne un uomo.
Pensiamo ai tanti suicidi, alle pessime condizioni igienico-sanitarie, alle celle sovraffollate, alle violenze ecc.
Preziosa quindi, perché competente e razionale, l’analisi svolta dall’A. che denuncia vuoti legislativi e culturali, mancanza di coordinamento tra i vari settori dell’amministrazione penitenziaria, penuria di investimenti, tendenza alla faciloneria, emarginazione dei “vecchi” direttori ed allentamento della catena di comando.
I suddetti motivi determinano un accentramento di poteri nelle mani di persone inadatte a gestirli ed insieme un meccanismo che definirei di costante de-responsabilizzazione; così, chi è più responsabile e di che cosa? Il ricorso alla violenza sul detenuto passa così per una sorta di panacea, quando è l’esatto contrario.2
Tipico il caso di chi rimproverava un subalterno per aver picchiato un detenuto extracomunitario dove poteva esser visto; non perché aveva commesso un reato…3
Invece l’A. ha sempre improntato la sua azione al recupero umano e civile del detenuto, conformemente ai dettami della Costituzione che dice: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato.”4
Il Nostro seguì sempre tali dettami. Infatti, su sua iniziativa si ripristinò (a S. Gimignano) un’ officina falegnami ed una sarti.5 La dimensione lavorativa salvò molti detenuti dalle miserie della cella fissa e li fece sentire non dei reietti, ma persone ancora utili a sé stesse ed alla società.
Ma nonostante la qualità di alcuni prodotti per es. della sartoria, dopo l’apertura del nuovo carcere (località Ranza) chi doveva provvedere alla manutenzione delle attrezzature lasciò che andassero in malora. Né questo è stato il solo caso di sconcertante incuria da parte delle autorità…
Quando si decise che il carcere di S. Gimignano (la cui importanza storico-architettonica è ben segnalata dal Nostro6, sensibilità questa non frequentissima in tanti funzionari) doveva sorgere altrove, il nuovo sorse in una conca.
Bene: dall’alto, la nuova struttura poteva finire sotto il fuoco di qualsiasi gang, cosca o banda di terroristi!
Il carcere di Casale Monferrato era riservato a piccoli delinquenti, mancava quindi delle caratteristiche del carcere di massima sicurezza; il ministero vi inviò R. Curcio, l’ideologo delle B.R.!7
L’elenco dei problemi “regalati” al Morsello ed ai suoi collaboratori da chi avrebbe dovuto loro evitarli (essi non custodivano degli agnellini) sarebbe lungo e non privo di implicazioni anche farsesche.
Per es.: il posto di guardia del penitenziario di Pianosa mancava di semplici lampadine; l’amministrazione non le forniva. Si “ovviava” con le candele che bisognava sottrarre alla cappella del carcere8; sembra un film di Totò…
Alla luce, così come agli impianti fognari e non solo, provvedeva spesso a sue spese il Nostro!
In 40 anni di servizio egli ha dovuto fronteggiare evasioni, detenuti in rivolta, altri uccisi dai tiratori scelti della polizia, regolamenti di conti, mafiosi, terroristi e perfino sospetti su di sé da parte dei superiori. Ciò lo condusse ad una devastante crisi interiore, che non ebbe conseguenze mortali per puro miracolo.
Oggi egli affida alle pagine del suo libro qualcosa che per la sua complessità e drammaticità, merita (repetita iuvant) ampia diffusione e discussione.
Penso inoltre che lo spirito del testo sia quello delle righe conclusive di una lettera scritta da Gramsci al figlio Delio.
Bene, scriveva Gramsci a Delio che forse la storia gli piaceva perché riguardava “gli uomini viventi” e tutto ciò che riguarda “tutti gli uomini in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi non può non piacerti più di ogni altra cosa.”9
Ma conoscendo l’autoironia del Morsello, so che preferirebbe che chiudessi umoristicamente.
Bene, egli nel ricordare come un suo superiore riconobbe decenni dopo i gravi errori che commise contro di lui, si dimostra certo soddisfatto.
Cita tuttavia il soldato della striscia Sturmtruppen che commenta così il conferimento della croce di ferro alla memoria: “Che bella soddisfazionen!”10
Note
1) L. Morsello, La mia vita dentro. Le memorie di un direttore di carceri, Infinito edizioni, Roma, 2010.
2) L. Morsello, La mia vita dentro, op. cit., pp.57-60.
3) L. Morsello, op. cit., p.59.
4) Costituzione della Repubblica italiana, Parte prima, Diritti e doveri dei cittadini, Titolo I, art. 47.
5) L. Morsello, op. cit., rispettivamente pp.38 e 83-85.
6) Ibid., pp.28-29.
7) Ibid., p.99.
8) Ibid., p.128.
9) A. Gramsci, Lettere dal carcere, a c. di R. Uccheddu, app. di S. Calledda, Davide Zedda Editore, Cagliari, 2008, pp.131-132. Il corsivo è mio.
L. Morsello, op. cit., p.193.
Caro scrittore ,
RispondiEliminaandrei contro i miei principi se ti scrivessi una bugia ,io non considero un carcerato una persona (ovvio se è dentro per sbaglio sì)so bene quello che accade dentro le carceri, ma ci pensi a quello che hanno fatto? alle madri che hanno fatto piangere io si!
forse torneranno ad essere liberi con le leggi che ci sono poi al'acqua di rosa ....
vorrei scrivere un poema ma è meglio che taccio !
scusa l'irruenza la tua amica Marianna
rif. Marianna
RispondiEliminaCara Marianna, non scusarti per l'irruenza perchè quando nasce (come nel tuo caso) dalla generosità, è sempre da me ben accetta.
Tuttavia, pur nel rispetto delle tue idee, devo ribadire la mia opinione: il carcerato è una persona anche quando non si trova "dentro" solo per sbaglio ma proprio per aver commesso un reato, anche grave.
Che facciamo, a quelli che hanno commesso reati che ci disgustano... dovremmo rinchiuderli e gettar via la chiave o magari ucciderli, torturarli fisicamente e/o psicologicamente ecc.? Occhio per occhio dente per dente?
Ma nota bene: io dico che il detenuto va recuperato, non premiato! Ed il suo recupero deve realizzarsi nel corso della pena, che deve essere scontata REALMENTE.
Sono perciò d'accordo con te quando parli di una "larghezza" eccessiva che fa uscire dalle prigioni persone che invece, dovrebbero finire di scontare la pena.
Ma il periodo di reclusione dovrebbe essere appunto scontato in luoghi degni di Paesi democratici. Spesso, infatti, alcuni escono dal carcere più induriti e delinquenti di prima.
Un salutone!
Riccardo,il post e la risposta che hai dato a Marianna mi convincono sempre più del fatto che devo ringraziare un mio caro amico per avermi "spedito" qui da te ;-)
RispondiEliminaAspetto il tuo post sul Diavolo ;-)
Buona giornata
Valentina
Quello che scrive Marianna è vero ma bisogna considerare l'argomento a mio avviso senza coinvolgimenti emotivi se no veramente per certi crimini ti verrebbe da dire ci vuole la pena di morte. E distinguere le carceri dal sistema giudiziario. Certo se pensi che uno che guida e ammazza delle persone perchè ubriaco o drogato poi si fa magari se va bene due anni di carcere... Ma qui il problema è un problema di dignità umana, è prevista una pena, che possiamo considerare giusta o ingiusta, ma la detenzione deve essere in una struttura che garantisca la dignità e il recupero. E questo al di là delle polemiche sulla sicurezza della pena, che è un altro discorso, e l'Italia su questo argomento fa veramente schifo. Hai sentito di quel processo che dura da anni nei confronti di uno che ha fregato un tappino da una gomma del valore di pochi centesimi? Qui la certezza della pena sembra "indispensabile"!!!
RispondiEliminarif. Marianna
RispondiEliminaBeh, allora ringrazio anch'io il tuo amico!
Naturalmente, il commento di Marianna risponde ad un disagio reale, che molti cittadini e molte cittadine provano di fronte al male nonchè di fronte alle disfunzioni della giustizia.
Non vorrei insomma che Marianna (che considero un'amica) finisse per essere "criminalizzata."
Detto questo, in modo altrettanto naturale ripeto che secondo me, a certi problemi dobbiamo fornire risposte e soluzioni democratiche.
Il post sul Woland-Diavolo di Bulgakov... spero di postarlo nei prossimi giorni. Promesso! Ci tengo molto anch'io.
Buona giornata anche a te.
rif. Mariacristina
RispondiEliminaSottoscrivo in pieno, Mariacristina.
L'approccio emotivo, benchè nasca naturalmente dalla nostra dimensione umana, deve essere controllato per evitare il pericolo di cedere a sistemi violenti ed antidemocratici.
Abbiamo quindi un problema, come dici bene di "dignità umana": si deve perciò garantire una certa giustizia ed insieme il recupero di chi abbia commesso dei crimini.
Il problema è quindi sociale e culturale nel senso più ampio del termine.
Anche per questo penso che il libro del dott. Morsello sia davvero importante; infatti, riporta l'esperienza di un uomo che certi ambienti li conosce dal di dentro e che sul "pianeta-carceri" potrebbe per così dire farci da maestro...
Nel nostro Paese, purtroppo, si parla molto ma si discute poco; o si discute molto, ma non sempre si ragiona sui problemi con la calma e l'amore per il dubbio che sarebbero invece necessari.
No, assolutamente. Non era mia intenzione demonizzare Marianna, anzi, tutt'altro. Condivido in parte(e vorrei vedere come non sarebbe possibile essere d'accordo)quello che ha detto.Solamente la tua risposta ha espresso appieno il mio sentire.
RispondiEliminaAllora ringrazia Ormoled, è lui che mi ha mandato qui ;-)
Valentina
o io vedo il mondo tutto nero o voi siete tutti dalla parte del carcerati , vi siete dimenticati i bambini uccisi in questi pochi mesi, di questa gente che ne fate, reintegriamo i mostri come Olindo e la consorte ?
RispondiEliminaVogliamo strafare parliamo della mafia ha ucciso anche gente innocente,(FALCONE BORSELLINO) , ma reintegriamo anche loro
CERTO le carceri saranno terribili ma forse non credete che si meritano anche loro un punizione ...e non parlo di pena di morte no quella no ...
scusate ancora ciaoooooooo
Sei sempre enormemente controverso... per fortuna!
RispondiEliminaBisognerebbe farne più spesso una questione filosofica...
Ma questi son tempi duri per filosofeggiare!
P.S: il tuo modo naturale di dare respiro alla scrittura (tua e di altrui persone) mi fa sempre venire una gran voglia di buttarmi :D
rif. anonimo
RispondiEliminaCerto Valentina, il mio era solo un discorso di tipo generale; avevo capito.
Felice poi di scoprire che conosci Ormoled: magari, uno di questi giorni ci incontriamo anche da lui!
Vorrei poi chiederti delle cose sulle tradizioni popolari di alcune culture slave… perciò torna anche qui, va bene?
A presto!
rif. Marianna
RispondiEliminaNo, Marianna, il punto è semplicemente questo: il delinquente va punito con tutta la durezza che la LEGGE prevede.
E su questo, mi pare che io ed anche gli altri commentatori siamo d'accordo con te.
Ma appunto, la punizione deve rientrare nell'ambito della legge; non deve essere qualcosa che sta al di FUORI di essa.
E le condizioni di vita nelle carceri non hanno molto a che fare con la dimensione legale.
Aggiungi poi che spesso, il ladruncolo si fa tutta la pena e soffrendo come un cane, mentre chi è potente e magari ha fatto cose molto peggiori di quelle che ha fatto lui, o in carcere non ci entra o da lì esce quasi subito...
Certezza della pena, quindi, come diceva il Beccaria e ovviamente, UGUAGLIANZA della stessa per tutti; poveracci e potenti.
Ma senza mai riservare al carcerato, trattamenti inumani o degradanti, come ci vieta la Costituzione.
Non scusarti: discutere è sempre bello!
Ciao!
Mi vedo costretto a intervenire, per dire a Marianna che non è persona informata sui fatti e ciò che scrive è estremamente dannoso, perché continua a disinformare. E' evidente che non ha mai sentito parlare di art. 4-bis e di art. 45-bis dell'Ordinamento penitenziario, altrimenti non scriverebbe così a cuor leggero.
RispondiEliminarif. dautretemp
RispondiElimina"Controverso" è il mio secondo nome!
Scherzi a parte, forse un po' di filosofia potrebbe rendere le cose all'inizio più complicate, ma alla fin fine, più chiare.
Certo, ci vuol pazienza...
Buttarti nella scrittura... perchè no? A me il tuo stile piace molto; dovresti convincerti anche tu, del suo valore e di te come sua alchimista!
Ciao.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaInnanzitutto benvenuto all'Autore!
Quanto ai rilievi mossi all'amica, diciamo che molti di noi non conoscono in dettaglio il lato tecnico-giuridico di certe questioni.
Ma anche per questo, Luigi, sono ben accette la tua presenza, esperienza nonchè il tuo parere.
Spesso (questo è un discorso di tipo GENERALE) a molti sfugge la dimensione sociale e culturale di un problema scottante come questo.
Il martellamento poi fatto sulla delinquenza intesa solo come problema di ordine pubblico e non anche (così come è spesso) come "spia" di disagio sociale, ingenera spesso disorientamento
E non tenere, talavolta anche ai livelli più alti delle istituzioni nel debito conto la Costituzione, fa il resto.
@Magari sarò ignorante sugli articoli di legge , ma questo non implica che un carcerato debba scontare tutta la sua pena , lo dico e lo ribadisco e sinceramente non mi interessa se le condizioni igenico-sanitari sono ottime o no , sono "persone" che hanno sbagliato e almeno io non sono ipocrita nel fare queste affermazioni carissimo LUIGI MORSELLO .
RispondiEliminaSarei un ipocrita se non dessi ragione a Marianna,no perchè sono il suo fidanzato,ma perchè di fronte a certi reati orribili(omicidi,stupri di gruppo,pedofilia ed ecc) sarei il primo a chiuderli in cella con lavori forzati a vita e penso che molta gente sia della stessa nostra oppinione.
RispondiEliminaSe poi si vuole parlare della situazione carceraria e delle condizioni sanitarie per i criminali con reati "cosidetti" minori su quello si può anche discutere e parlare di tutti gli articoli che si vuole.
Sei in errore Riccardo, sono stato molto garbato. Suggerirei di leggere questo link: http://ilgiornalieri.blogspot.com/2010/05/lergastolo-ostativo.html
RispondiEliminaCredo sia esaustivo dei rudimenti necessari a capire un po' di carceri e dintorni.
rif. Marianna
RispondiEliminaMarianna, non usiamo termini come "ipocrita."
Non lo dico per difendere Luigi, che non ne ha bisogna, ma per mantenere il dibattito su un piano di rispetto.
Polemizziamo, se vogliamo, ma niente oltre questo.
Inoltre, non si tratta "solo" di condizioni igienico-sanitarie ma anche di pestaggi, regolamenti di conti, ricatti, violenze fisiche e sessuali ecc.
Per me, anche nei confronti di chi sbaglia gravemente non si può adottare il suo stesso, deteriore stile di vita.
rif. Massimo
RispondiEliminaBenvenuto, Massimo.
Comunque, ripeto: reati anche gravissimi e che a me come a tutti fanno orrore, devono essere puniti duramente.
Ma comunque, certi reati non possono "giustificare" un regime carcerario che può porre il Paese allo stesso livello dei delinquenti.
Ciao.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaNon metto in dubbio il tuo garbo, Luigi; non credo d'averlo fatto, ho semplicemente cercato di analizzare certe tesi che non condivido.
Leggerò comunque con attenzione quanto tu mi segnali.
Ho sempre sete di conoscenza (se mi passi l'espressione un po' ottocentesca).
A presto.
Parlare di certezza della pena, Riccardo, è temerario.
RispondiEliminaLa pena è certa quando una sentenza di condanna irrevocabile è stata irrogata.
Il codice penale stabilisce la pena edittale, fra un minimo e un massimo, il giudice valuta le attenuanti e le aggravanti, poi irroga la pena detentiva, che è certa quando la sentenza diviene irrevocabile.
Altra cosa è l'esecuzione penale, perchè qui subentrano le norme dell'ordinamento penitenziario in attuazione dell'art. 27, comma 3, della Costituzione.
C'è, ancora, chi confonde l'esecuzione della pena con la carcerazione preventiva. E questo accade non solo per mancanza dei fondamentali necessari per capire di diritto, ma anche perchè c'è chi ha interesse a confondere le menti deboli e quelle non provviste di sufficienti strumenti di comprensione.
Potrei invitare i tuoi commentatori a scrivere un commento in cui spiegano in quali casi si dispone la carcerazione preventiva oggi, ma preferisco dirlo io. E' facile, basta saperlo!
Sono tre i motivi per i quali una persona che è sospettata di avere commesso un reato per il quale è prevista la 'custodia cautelare' in carcere, viene incarcerato: 1)quando c'è pericolo di fuga; 2)quando c'è pericolo di inquinamento delle prove; 3) quando c'è pericolo di reiterazione del reato.
Mancando questi tre presupposti (ne basta anche uno solo) le persone non possono essere trattenute in custodia cautelare, ripeto nei casi in cui è prevista.
Faccio un esempio.
Tizio uccide la moglie, si consegna alle forze di polizia e rende piena confessione.
Tizio deve essere scarcerato: 1)perchè non c'è pericolo di fuga (si consegnato spontaneamente); 2) non c'è pericolo di inquinamento delle prove (ha confessato); 3) non c'è pericolo di reiterare il reato (di moglie ce n'è una sola!).
Tizio viene scarcerato su istanza del difensore, la pubblica opinione si indigna perchè l'uxoricida è stato scarcerato!
Chi soffia sul fuoco causato dall'ignoranza è un politico indegno, è una classe politica indegna.
Aggiungo, Riccardo, che la sanzione detentiva non deve essere dura, meno che mai esemplare, ma giusta. Inoltre, se i potenti non vanno in carcere, si fanno le leggi ad personam, non si fanno processare, la colpa è anche di chi ha dato loro voto e fiducia, evidentemente mal riposta.
RispondiEliminaQuando poi li rivotano, allora, come si dice: "errare humanum est, sed perseverare diabolicum".
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaTi ringrazio per i lumi che ci hai fornito, Luigi. Lumi che diradano l’ignoranza di certe questioni che tutti noi (io per primo) abbiamo.
Quanto alla “certezza della pena”, io parlavo di questo da un punto di vista generale, che tiene però conto di quel che dicevi tu.
Insomma, per me la pena deve essere certa nel senso che commesso un reato, ad esso deve seguire o corrispondere appunto una pena. Il che dipende, come scrivi, da una “sentenza irrevocabile” che sia stata “irrogata.”
Mi farà difetto la mia preparazione non giuridica bensì filosofica, ma riallacciandomi al Beccaria ripeto che una pena deve essere comminata al reo: non necessariamente durissima (certo, bisogna vedere il reato, comunque appunto per questo c’è la legge) ma giusta.
Talvolta, invece, capita che chi infrange la legge (così ancora il Beccaria) sa che la giustizia lo colpirà… chissà quando e chissà come; ciò lo fa persistere nel battere la via criminosa.
Totalmente d’accordo con te, poi, sulla denuncia di chi “soffia sul fuoco causato dall’ignoranza.”
Aggiungo che chi fa questo (e si tratta spesso di persone erudite e/o potenti) è giustizialista coi ladruncoli e garantista con mafiosi, stragisti e mega-corruttori.
Dal libro di Lodato e Scarpinato “Il ritorno del principe”, ed. Chiarelettere emerge che i ladruncoli possono beccarsi alcuni anni di reclusione mentre i mega-corruttori, che con la loro condotta depredano lo Stato e sottraggono ingenti risorse al lavoro ed allo sviluppo, la fanno molto spesso franca.
Ho letto con interesse questo dibattito.
RispondiEliminaRingrazio gli autori.
rif. Nounours
RispondiEliminaWelcome, Nounours!
Sono contento che tu abbia provato interesse per questo dibattito.
Spesso non è facile che temi scottanti siano appunto dibattuti. Prevale, non di rado, la tendenza a considerli troppo difficili.
A presto!
Due osservazioni, Riccardo. La prima: "Dei delitti e delle pene" di Cesare Beccaria (scritta nel 1763-1764) costituisce senza dubbio l'ingresso del diritto nella definizione dei reati e nella determinazione delle sanzioni detentive, è un'opera fondamentale sì ma datata. Leggo in Wikipedia che alcuni studiosi ritengono che l'autore vero sia stato Pietro Verri, ma non faceva parte nel piano di studi del sottoscritto.
RispondiEliminaCerto è che la sanzione penale oggi deve essere proporzionata al danno causato dal reato. Non può né deve essere dura o esemplare.
La seconda. Ho acquistato ma non ancora letto "Il ritorno del principe" (opera di difficile e talvolta impervia lettura), ma l'osservazione che i responsabili di reati minori subiscano la sanzione penale mentre i grandi corruttori riescono a sfuggirvi (e adesso anche al processo) è da una parte una osservazione di comune acquisizione, mentre dall'altra non può riferirsi ai 'ladruncoli' perchè il sistema processuale penale odierno mediante il meccanismo della prescrizione del reato impedisce di norma che i 'ladruncoli' arrivino a sentenza di condanna anche solo di primo grado, figuriamoci nei tre gradi di giudizio.
Quindi non di ladruncoli si tratta ma di autori di delitti, che fino ad oggi ricevono la sanzione penale, domani magari non più perchè non sarà agevole scoprirli con i metodi tradizionali di investigazione nell'era della tecnologia (effetto perverso del DDL intercettazioni).
Molti delitti resteranno impuniti, salvo quelli i cui autori sono colti 'con la pistola fumante in mano'.
Grazie per questo post, Riccardo, molto attuale.
RispondiEliminaIl libro che consigli farà parte di quella enorme schiera (tra cui i tuoi) che leggerò.
Baci.
Erica Lee
Desidero sia conosciuto che ho chiesto due volte scusa a Marianna.
RispondiEliminarif. Luigi Morsello
RispondiEliminaPubblico questo tuo ultimo commento solo ora, Luigi, perchè sono appena tornato dal mare. Lo vedo solo ora.
In un certo senso, chiedo quindi anch'io scusa; a te, in questo caso.Le tue scusa ti fanno onore, benchè nei commenti da te inviati non ho trovato motivi di offesa ma solo di discussione.
@ Marianna: anche se abbiamo opinioni diverse su qualche questione, la stima rimane immutata sia da parte mia che penso, di tutti gli altri commentatori.
Un abbraccio!
Premettendo ke x me la lege non è assolutamente uguale, x tutti;
RispondiEliminake, come dice un vecchio proverbio"la prima volta si condona, la seconda si perdona, ma, la terza....si bastona", kiaramente non inteso nel senso lato della parola;
premettendo ke in Italia sono state create Leggi a favore del recupero dei detenuti, Leggi alle quali sono mancate realmente, anzi sono diventate chimere, le strutture di sostegno;
premettendo altresì, che c'è distinzione enorme fra le varie tipologie di reato,
io vorrei esprimere il mio punto di vista dicendo che quando c'è la certezza della colpevolezza (bada bene 3 gradi di giudizio) e la condanna è irrevocabile, quindi esecutiva, e, ancora, si è già passati per i reati minori da quel proverbio sopra citato, la pena DEVE ESSERE REALE E SCONTATA. Se non ci sono le carceri, costruiamo altre, così daremo lavoro anke ai cassintegrati, o facciamogliere costruire gratuitamente proprio ai rei (non mi sembra siano lavori forzati). Il carcere dovrebbe far passare la voglia di commettere altri reati, invece, tra permessi, libertazioni anticipate, etc etc, questi soggetti, anke quelli definiti ladruncoli, continuano a reiterare nell'infrangere le leggi. Ai pentiti poi, altro ke ricostruire le loro identità, se vuoi collaborare avrai salva la vita, altrimenti.....
Scusami Riccardo se mi sono prolungata molto, ma per me, non esiste il criminale ke ha sbagliato x colpa della società. Criminali potremmo esserlo allora tutti, perkè tutti abbiamo subito dei torti. Ma, ripeto, in Italia, la certezza della pena ed il carcere che faccia comprendere cosa significa la parola libertà e ravvedimento, non esistono e non ce ne saranno mai.
Con questo ti saluto, rivolgendo il mio abbraccio a tutti coloro ke hanno subito dal male più piccolo a quello più devastante, a tutti gli appartenenti alle forze dell'ordine, morti nell'esercizio delle loro funzioni e a tutte le persone ke hanno sempre vissuto e continuano a farlo, nell'onesta delle Leggi, perkè, credimi, oggi com oggi è difficile rimanere onesti!
Elisena
Sto pensando dalla prima mattinata a cosa dire di concreto sul tema della detenzione carceraria.
RispondiEliminaDire che il dibattito è interessante non basta: è troppo generico. Ed è la sola cosa che ho saputo dire. Ho fatto molti pensieri, senza saperli dire. Un conto è pensare e un conto è dire: soprattutto dire per iscritto.
La detenzione carceraria è soprattutto la privazione della libertà. La privazione della libertà toglie all’individuo la possibilità di realizzare il suo essere: per se stesso e per gli altri. Da qui nasce una doverosa riflessione su ciò che significhi libertà e il suo esercizio per se stessi e per gli altri. Credo che ognuno di noi abbia una particolare concezione sul significato e uso di tale prerogativa.
Per questo sono nate le norme a regolamentare questa magnifica possibilità degli individui soprattutto nella loro vita sociale.
E’ un argomento molto difficile, molti aspetti che riguardano tutta la società vi sono implicati.
La vita sociale è molto articolata e complicata. Più siamo e più è necessario regolamentare lo svolgimento corretto del nostro vivere. Queste complicazioni tendono a dominare la sfera emotiva/emozionale privata e collettiva. Quando la pressione è troppo forte l’individuo oltrepassa il suo limite di controllo su se stesso e verso il prossimo, non sta più alle regole ed ecco il disordine e i gravi fatti di intolleranza che possono sfociare in crimini.
Grazie per il benvenuto.
Nou.
Credo che un buon inizio sarebbe quello di leggere il libro, che può essere acquistato nelle librerie (prezzo estivo euro 11) o a questo link: http://www.infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=89
RispondiEliminaprezzo estivo euro 11 + spedizione.
Riccardo pare che voglia dare un seguito a questa presentazione, quindi ...
Aggiungo x Riccardo che uno dei curatori (dr. Roberto Ormanni) ha espresso apprezzamento per la tua recensione. Adesso cerco il messaggio e te lo giro.
x tutti si può dibattere pur senza avere una preparazione giuridica e la conoscenza delle norme specifiche, per le quali c'è l'Autore, cioè io, pronto a soccorrere.
Desidero solo aggiungere che non sempre i proverbi sono la saggezza dei popoli e vanno quindi contestualizzati all'ambiente sociale (direi familiare) e all'epoca storica.
Già, per questo le Normative Vigenti andrebbero riviste e cambiate. Siamo nel 2010, credo! Il nostro codice penale e di procedura Penale, è pieno di norme che lasciano larga interpretazione, per non parlare poi di tutti i Decreti che abrogano o riformano alcuni commi degli stessi articoli. ci vorrebbe un pò più di chiarezza, sia per chi lo deve applicare che per chi lo deve osservare.
RispondiEliminaIo sono per il rispetto dell'uomo, per il recupero morale e civile, ma fra ki commette reati, forse 1 su 100 era veramente vulnerabile!
Aggiungo, infine, che la professionalità di chi esercita nelle Forze dell'Ordine, va rispettata. Le "mele marce" che usano violenza sulle persone, sono a loro volta da condannare.
Ma per alcuni criminali, che hanno dolosamente e volontariamente con piacere usato violenza su altre, quell'occhio per occhio e dente per dente, beh, non ci starebbe poi tanto male!
Elisena.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaNon trovo il “Dei delitti” “datata.”
Lo sarebbe se le tesi formulate dal Beccaria fossero, oltre che acquisite dalla scienza giuridica, anche patrimonio comune e pacifico di società civile, senso comune, mondo culturale e politica.
La sua opera sarebbe datata se quanto Beccaria scriveva fosse largamente applicato. Ma sappiamo che purtroppo, non è così.
Ben difficile sostenere la tesi del Verri Autore del “Dei delitti.” Né la classica “Storia della filosofia” (con edizioni recentissime) dell’Abbagnano su cui ho studiato, né altre che conosco parlano di ciò.
Né ho mai sentito accennare tale tesi in corsi di storia delle dottrine politiche/filosofia della politica. La letteratura critica non sembra quindi contemplare questa eventualità.
Questi riferimenti storico-filosofici perché il Nostro era un illuminista ed un pensatore importante non solo per il diritto.
Non ho materialmente disponibile l’op. di Lodato-Scarpinato (che comunque trovo abbastanza chiara).
L’ho letta prendendola in prestito in biblioteca, ma appena l’avrò di nuovo in mano citerò il passo ed il punto dai quali dissenti.
Su quest’ultima questione sospendo quindi il giudizio.
Ma sull’altra (benché, certo, ogni ipotesi sia storiograficamente legittima) penso di poter escludere con una certa sicurezza l’idea del Verri come A. del “Dei delitti.”
Ciao.
rif. Erica Lee
RispondiEliminaCiao, Erica.
Grazie per l'apertura di credito verso i miei libri.
Ma davvero, non scordare il libro di Luigi perchè merita... e molto!
Ripasserò presto da te!
Besos.
rif. Joe Black
RispondiEliminaEli: non possiamo negare che persone che provengono da ambienti socialmente degradati e culturalmente arretrati, interiorizzino codici di comportamento che poi li conducono al crimine.
Certo, bisogna agire anche dal punto di vista sociale e culturale; non solo penale.
Le pene sono necessarie, ma nel comminarle, uno Stato democratico non può mettersi al livello dei delinquenti.
Baci!
No. Uno Stato dovrebbe garantire e mettersi al livello delle parti lese. Conosco bene gli ambienti degradati, conosco bene il lato oscuro della terra, quello fatto di disperazione, dolore e violenza. Ank'io potevo essere un deliquente. Era forse la strada più fascile da percorrere. Tutta in discesa. Ma ho scelto la salita. Il rispetto e l'onestà. Nell'era odierna, esistono molti mezzi per "aiutare" la conoscenza. Per esprimere una frase semplice, io dico che ki va a rubare, x esempio, x fame, appena entra in un appartamento, s'avventa nel frigorifero e non devasta un'intera abitazione, con cattiveria e volontarietà. Bada bene, uno dei reati più frequenti è proprio il furto. Infine, Riccardo, e scusami ancora se mi prolungo ti dico ke la vita, l'espletare le proprie funzioni all'interno delle Forze di polizia, oggi e veramente sacrificata, mal pagata e spesso, mezzi e materiali, vengono "procurati" a proprie spese.
RispondiEliminaUn saluto Riccardo.
Elisena
Pensare che si possa applicare oggi la legge del taglione mi sembra un po' eccessivo.
RispondiElimina"La legge del taglione (o pena del taglione), in latino lex talionis, è un principio di diritto in uso presso le popolazioni antiche consistente nella possibilità riconosciuta a una persona che abbia ricevuto un'offesa di infliggere all'offensore una pena uguale all'offesa ricevuta. Volgarmente il principio è espresso dalla locuzione occhio per occhio, dente per dente, che deriva da un versetto della Bibbia.
In realtà il principio è più antico della Bibbia, poiché se ne ha già una codificazione nel Codice di Hammurabi nel quale la pena per i vari reati è spesso identica al torto o al danno provocato." (Wikipedia).
Il codice penale (c.p.) è ancora quello del 1930, chiamato anche 'codice Rocco', dal nome del ministro di giustizia del tempo.
Oggi è largamente superato, nonostante i numerosi rimaneggiamenti. Sono stati elaborati ben tre progetti di riforma, l'ultimo del Ministro di Giustizia Mastella, ma è rimasto chiuso in cassetto e lì sta nonostante la nuova legislatura (Berlusconi 3). Vi sono contenuto almeno duecento reati superati, che devono essere depenalizzati e sanzionati con sanzioni amministrative di natura pecuniaria.
Il motivo? È semplice: siccome la costituzione repubblicana stabilisce l’esercizio obbligatorio dell’azione penale per la maggior parte dei reati (pochi sono punibili a querela di parte), ogni volta che arriva al Pubblico Ministero (P.M.) una ‘notitia criminis’ per la quale è previsto l’esercizio obbligatorio dell’azione penale, il P.M. è costretto a iscrivere la ‘notizia di reato’ nel relativo registro, penalizzandosi così le scarse risorse di cui l’amministrazione della giustizia dispone.
Il codice di procedura penale (c.p.p.) è stato rifatto nel 1988, entrato in vigore nel 1989. Il vecchio codice disciplinava il c.d. "rito inquisitorio", le prove venivano acquisite dal Pubblico Ministero e dal Giudice istruttore in regime di assoluta segretezza. Il nuovo c.p.p. risponde la principio del c.d. “rito accusatorio”, per il quale le prove si formano in dibattimento. Le norme sono state stravolte e sbilanciate a favore della classe politica attuale, quasi tutta sinistra compresa. Oggi è un colabrodo che offre mille scappatoie ai bravi a costosi avvocati.
Lo si vuole rifare integralmente, il progetto ad opera di Mastella giace lì, in un cassetto, assieme all’altro: i nostri politici hanno altro per la mente.
Quanto al Beccaria, è sì un’opera fondamentale, senza la quale l’ingresso del diritto nel sistema sanzionatorio sarebbe slittato di molti anni. Oggi però la dottrina del diritto penale ha fatto passi da gigante, dei quali è ancora testimonianza il codice Rocco. Inoltre, la costituzione repubblicano ha introdotto, in aggiunta al principio c.d. ‘retributivo-afflittivo’ della pena detentiva anche l’altro, che le pene detentive non devono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato (art. 27, comma 3, Cost.).
Tali principi sono stati, finalmente, recepite nel Nuovo Ordinamento Penitenziario del 1975.
Insomma, stiamo nel terzo millennio. Speriamo di non far regredire la civiltà al livello delle ‘ordalie’ [“un'antica pratica giuridica, secondo la quale l'innocenza o la colpevolezza dell'accusato venivano determinate sottoponendolo ad una prova dolorosa o a un duello. La determinazione dell'innocenza derivava dal completamento della prova senza subire danni (o dalla rapida guarigione delle lesioni riportate) oppure dalla vittoria nel duello] e della legge del taglione.
Confidando nella comprensione di tutte le amiche e di tutti gli amici che stanno commentando, Riccardo, tu hai scritto: "Le pene sono necessarie, ma nel comminarle, uno Stato democratico non può mettersi al livello dei delinquenti".
RispondiEliminaQuesta affermazione, sostanzialmente corretta, va chiarita, nel senso che occorre distinguere i due piani diversi dell'esercizio della giustizia penale in Italia e non solo.
C'è la fase dell'accertamento della responsabilità penale che si conclude con la irrogazione di una sanzione detentiva, fra il minimo e il massimo previsto dalla norma penale, tralasciando le metodiche utilizzate per far ciò (ad es. l'applicazione di una circostanza aggravante o che attenua la responsabilità penale, bilanciando
fra le due circostanza che talvolta si azzerano reciprocamente).
Nell'accertamento della responsabilità penale il giudice applica il principio c.d. del "libero convicimento" (che non vuol dire libero arbitrio, un principio religioso e dell'etica dei comportamenti individuali). Nel far ciò il giudice non può fare come gli pare perchè deve motivare adeguatamente la sentenza di condanna, pena la censura in grado di appello o di cassazione.
C'è poi la fase della esecuzione penale, cioè della esecuzione della sanzione detentiva all'interno di istituti penitenziari.
Questa è la fase in cui lo Stato può abbassarsi (per tanti motivi, nessuno dei quali può giustificare tale comportamento) a trattare da delinquente i delinquenti.
In questi casi lo Stato ha ben poco di democratico e moltisssimo di autoritarismo, come sta accadendo oggi.
Spero di non avervi annoiato.
L'ho già detto nel commento si prima, siamo nel 2010 e Leggi e Procedure andrebbero cambiate.
RispondiEliminaRipeto di essere una persona non violenta e ke crede nel rispetto dell'uomo. Ripeto infine, che in italia non ci sono nè le Strutture, nè il personale idoneo per quanto già previsto nelle normative vigenti e ke, a mio parere, il recupero dei rei non deve essere proprosto all'infinito. Se dopo averne avuto l'opportunità si continua a riterare nei reati, non credo valga la pena di spendere il denaro pubblico per chi non intende proprio "cmbiare". Conclude dicendo che coloro che fanno parte della Criminalità Organizzata, conoscono Codici e Leggi meglio dei Magistrati e degli operatori delle Forze di polizia. Il carcere cd duro è poco
per questi autori di stragi e terrore.
Buona Domenica a tutti.
Un saluto all'autore del libro e un bacio a te Riccardo!
Elisena
rif. Joe Black
RispondiEliminaLa società punisce il reo e certamente, con pene adeguate al crimine o al reato.
Possiamo discutere su quanto tali pene siano adeguate e se non dovessimo ritenerle adeguate, sarà giusto batterci per una riforma delle leggi; questo è infatti diritto e dovere oltre che dei tecnici del diritto, anche dei cittadini e della politica.
Si parla quindi di un ambito civile, sociale e culturale… che non possiamo abbandonare.
Infatti, la stessa legge del taglione “non significa cieca vendetta. Al contrario: è una regola che definisce il rifiuto da parte dell’uomo di una vendetta senza misura” (“Wolf Biermann, “Il coniglio divora il serpente. Sul guazzabuglio della Germania riunificata”, Edizioni Teoria, Roma-Napoli, p.143).
Dunque, perfino nell’”occhio per occhio” si era consapevoli che doveva darsi proporzionalità e buon senso; infatti Perelman (mi pare in “Morale diritto e filosofia”) osservava che gli antichi ebrei si chiedevano: occhio per occhio… ma che fare se ti cava un occhio un cieco?
Quindi già in tempi remoti, almeno si intuiva (magari rozzamente) che la pena doveva essere improntata a criteri di ragionevolezza e di umanità.
Nel ‘500, Thomas More scriveva nel suo testo "Utopia" che spesso la società, con la disoccupazione e l’emarginazione che creava, originava i delinquenti che poi puniva.
Naturalmente, la responsabilità degli atti è personale e quelli illegali vanno puniti: nessuno, me incluso, giustifica chi delinque!
Bisogna però agire affinché i mali sociali siano se non del tutto eliminati (magari!) almeno fortemente ridotti. Per me il discorso non si limita quindi al solo lato penale ma si estende anche a quelli sociale e culturale.
E non dimentichiamo che un delinquente trattato da bestia, uscirà dal carcere ancora più incattivito e delinquente. Quindi: punire sì, ma umiliare e massacrare no, mai.
In ogni caso, buona domenica!
rif. Joe Black
RispondiEliminaNaturalmente, so quanto lavorino ed in quali condizioni gli agenti di polizia e questo mi fa indignare molto!.
Mancano di mezzi, guadagnano pochissimo e rischiano la vita.
Ed i magistrati, soprattutto quelli che combattono la mafia e indagano non su ladruncoli ma su potenti, non sono trattati molto meglio.
C’è chi si riempie la bocca dei nomi di Falcone, Borsellino e delle loro scorte, tutti quanti massacrati, ma sa fare solo quello. Parlo di chi sta in alto, ovviamente, non certo di noi.
Un caro saluto!
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaUna risposta sintetica ai tuoi ultimi e densi, stimolanti commenti sperando di non tralasciare nulla e di non essere banale.
Innanzitutto, sono felice di leggere che il dr. Ormanni ha apprezzato la mia recensione; troppo buono! Purtroppo, non sono riuscito a leggere l'allegato inviatomi. Potresti rimandarmelo?
Su disfunzioni, manipolazioni e tagli su cui scrivi ottimamente, con me sfondi una porta aperta, lo sai... Sono insomma senz'altro d'accordo con te.
Del resto, già il Beccaria scriveva nel "Dei delitti" (XXI,"Pene dei nobili") che "esser debbono le medesime pel primo e per l'ultimo cittadino." Siamo ancora lontanucci da ciò, purtroppo...
Sicuramente il diritto ha fatto passi da gigante dai tempi del Beccaria: almeno in teoria, perchè la prassi vediamo che è ben diversa... e non per colpa appunto del diritto.
Tuttavia, scusa mi l'ignoranza ma da profano oso affermare che molte delle acquisizioni recenti del diritto sono forse uno sviluppo (sia pure più "evoluto") del "Dei delitti."
Al riguardo citerei almeno i paragrafi VI,"Proporzione tra i delitti e le pene"; XX,"Violenze"; XXVII,"Dolcezza delle pene; XLI, "Come si prevengono i delitti"; XLII "Delle scienze."
In quest'ultimo paragrafo, Beccaria ascrive: "La maggior parte delle leggi non sono che privilegi, cioè un tributo di tutti al comodo di alcuni pochi."
Ed è chiaro che parlando di quei "pochi" non pensava agli artigiani, ai contadini o agli operai...
@Morsello dice: il giudice deve motivare e poi dare la sentenza , pongo questa domanda a TUTTI , abbiamo visto ultimamente caso dell'UTRI io parlo ora da ignorante il giudice per togliere due anni a quest'uomo che motivazioni logiche ha dato se logiche erano ....e sappiate che purtroppo la giustizia non è uguale per tutti !
RispondiEliminarif. Marianna
RispondiEliminaDa quello che so, le motivazioni di una sentenza vengono depositate entro 90 giorni.
Quindi aspetteremo che siano appunto depositate e poi le valuteremo.
Ma certo, la faccenda che citi presenta molte zone d'ombra. Il senatore Dell'Utri ha avuto, comunque, ridotta ma non certo annullata una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
Si tratta di qualcosa d'estremamente grave!
Nello stesso libro di Luigi (pp.179-180) possiamo rileggere quanto Borsellino dichiarò circa i rapporti tra uomini politici e mafiosi e sulle conseguenze che mondo politico e società civile dovrebbero trarre...
In ogni caso, sono d'accordo con te al 1000%: la giustizia non è uguale per tutti.
Buona domenica!
Riccardo, l'affermazione che gli 'agenti di polizia penitenziaria' lavorano troppo oggi è una 'leggenda metroplitana', come lo è quella che rischiano la vita per il lavoro che svolgono all'interno delle carceri.
RispondiEliminaLoro lavorano in turni di 6 ore al giorno e quando occorrono 8 ore di lavoro le ultime 2 ore sono 'lavoro straordinario' compensato a parte.
Solo quelli addetti alla traduzione dei detenuti fra carceri o presso i tribunali lavorano im modo pesante e corrono rischi, di ammazzarsi in un incidente stradale o di cadere in un agguato.
La seconda ipotesi non si è mai verificata.
Vero è che non vi sono molte risorse, umane ed economiche, non è vero che guadagnano pochissimo.
Un assistente capo (appuntato, per intenderci) con 10 anni di servizio arriva a 1.800 euro al mese nette in busta, non mi sembrano pochi.
Il parco macchine è in buone condizioni, molti mezzi sono nuovi.
Quelli che stanno male sono i poliziotti della polizia di Stato, quanto a risorse economiche, ma dal punto di vista stipoendiale stanno anche loro bene, ed anche i Carabinieri, i quali sono la 4^ Forza Armata dello Stato con bilancio autonomo. Loro stanno veramente bene.
Per i magistrati hai sostanzialmente ragione, quelli delle inchieste che scottano, che coinvolgono il potere al governo della nazione, sono sotto il tiro incrociato, delle grandi forze criminali e dell'attuale governo dello Stato.
Il concetto di 'ladruncolo' deve essere abbandonato, non perchè non siano perseguibili, ma perchè per poterli perseguire occorrono quelle famose risorse, economiche e di personale, che non hanno più dal 2001 in poi.
Ogni anno il bilancio della Giustizia veniva ridotto, quest'anno non ha fatto eccezione.
Ne consegue che le risorse residuali debbono di necessità essere impiegate nella repressione dei reati di grande allarme sociale, gli altri languono avviandosi ad una prescrizione certa del reato.
Infatti, i tempi di prescrizione sono stati sempre più ridotti dall'attuale governo, per cui una diffamazione si prescrive in un anno e mezzo se non si raggiunge almeno una sentenza di primo grado, cosa cha accade molto raramente.
E' questo il motivo per il quale i potenti di turno preferiscono seguire la via civile del risarcimento (milionario) del danno.
Riccardo, l'allegato era il mio biglietto da visita elettronico.
RispondiEliminaVedo che insisti con Beccaria, con citazioni varie. ma io ti dico che stai facendo filosofia del diritto e basta. Da allora molta acqua è corsa sotto i ponti.
Il principio che tutti i cittadini sono eguali di fronte alla legge (art. 3, comma 1 Cost.) è completato dal comma 2: "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.".
La parità di fronte alla legge è il principio fondante della democrazia moderna. ma va attuato, non solo con leggi, regolamenti ecc. ma anche con l'apprestamento di risorse, economiche e di personale, sufficienti.
Tali risorse non sono mai state spropositate, oggi sono una miseria ed è una delle tante tecniche poste in campo per minare l'autonomia della magistratura e spuntarne gli artigli, delle quali l'ultima, finale, è questa sciagurata legge sulle intercettazioni e sul soffocamento della libertà di informazione.
Il principio di eguaglianza c'è, ma coloro i quali dovrebbero assicurarne l'applicazione pratica oggi fanno esattamente l'opposto e nessuno protesta, si ribella.
E' questo il lato più sconcertante e miserabile di questo miserabile popolo italiano.
Io non ho mai detto ke sia giusto punire l'uomo umiliandolo e massacrandolo. ki commette determinati atti va a sua volta punito. Credo di essere stata molto chiara nell'esprimermi. Sono contraria alla violenza.
RispondiEliminaNon vorrei essere stata fraintesa.
Un abbraccio
Elisena
Elisena, grazie per il saluto, che rimabio. Quanto al resto, altro luogo comune è che la legge consente di insistere all'infinito nel tentativo di recupero dei condannati. Non è così. La disciplina legislativa è molto severa, complessa e non è possibile condensarla in pillole, ma ti assicuro che chi sbaglia la carcerazione se la fa tutta, fino in fondo, senza sconti di pena, senza permessi premiali, senza lavoro all'estero, semilibertà e affidamento in prova al servizio sociale.
RispondiEliminaNaturalmente, dipende dagli uomini, in questo caso dal direttore del carcere, dalla sua preparazione professionale e dalla sua serietà.
Si, perchè il direttore del carcere è il responsabile dell'attività e del coordinamento fra le varie componenti (psicologi, criminologi, psichiatri,educatori ecc.) del Gruppo di Osservazione e Trattamento.
Se fallisce il proprio operato il sistema salta.
Qualche volta fallisce, talvolta con danni veramente gravi.
Ma, come si dice: siamo in Italia!
Marianna, hai ragione, quella sentenza è scandalosa.
RispondiEliminaAnche quando conosceremo le motivazioni(per ora abbiamo solo il dispositivo) difficile che si possa cambiare idea, per cui quella sentenza è e rimarrà scandalosa.
Ma non è definitiva, c'è ancora il giudizio della Cassazione.
Inoltre, condanna a 9 anni (primo grado di giudizio) o 7 anni (appello) non è che cambi molto.
Ciò che è veramente grave è che l'attività mafiosa di Dell'Utri (se sarà confermata dalla Cassazione) si sarebbe fermata nell'anno 1992.
Ciò non è solo strano, ma anche grave, perchè non s'è mai visto che la Mafia lasci andare un collaboratore (si chiama partecipazione esterna alle attività mafiose) che decida di tiarsi indietro, come avrebbe fatto Dell'Utri.
In genere, qaundo uno si tira indietro viene ucciso, Dell'Utri (per sua fortuna) è ancora vivo e vegeto. Allora vuol dire che non risulta provata la prosecuzione della collaborazione per gli anni dal 1992 in poi, non che non ci sia stata: è la vecchia formula della 'insufficienza di prove'.
Riccardo, Roberto Ormanni mi ha fatto pervenire un suo commento, da pubblicare sul tuo blog. Si trattava di 4 pagine, ci sarebbero voluti 4 sezioni per pubblicarlo tutto. Allora, l'ho fatto sul mio blog, sotto forma di articolo autonomo, in modo da offrire a tutti un testo graficamente più leggibile, consultabile a questo link: http://ilgiornalieri.blogspot.com/2010/07/la-legge-e-uguale-per-tutti-ma-la.html
RispondiEliminaSono certo che ti piacerà, com'è piaciuto a me, e a tutti coloro che hanno fino ad oggi commentato.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaRisposta a tuo commento del 4 luglio, h. 14.30
Prendo atto di quanto scrivi anche perché hai delle problematiche da te analizzate una conoscenza diretta e senz’altro superiore alla mia.
Osservo (ma sommessamente) che contraddice molto quanto ho letto su e visto in alcuni programmi tv.
Ma questa è un’ulteriore dimostrazione di quanto la realtà sia per sua stessa natura, complessa.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaRisposta a tuo commento del 4 luglio, h. 14.57.
La mia imperizia informatica è… tristemente proverbiale. Chiedo venia!
Sul fatto di fare della “filosofia del diritto”, che dire? Come esercizio intellettuale non mi sembra male.
Se insisto comunque col Beccaria, è perché nel suo testo trovo assunti illuministici ed una critica al potere oscurantistico… il che considero tuttora attuale.
In ogni caso, formulazioni di filosofia del diritto di teorici più o meno recenti o addirittura attualissime, vanno applicate anche nella realtà.
Del resto, vedo che la pensi come me quando parli di “apprestamento di risorse economiche e di personale, sufficienti.”
L’insufficienza di tali risorse risponde molto probabilmente agli sconcertanti disegni da te giustamente denunciati a fine commento e che non ci fanno intravedere orizzonti molto positivi...
rif .Joe Black
RispondiEliminaFacevo, Eli, un discorso di tipo generale: il senso comune prevalente la vede purtroppo così.
In parte, mi sembrava che l’impeto ed il tono di certe tue affermazioni si collegasse a ciò, magari solo da un punto di vista emozionale.
Ma in ogni caso ho capito bene lo “spirito” di quanto hai scritto: un’indignazione di tipo morale di fronte al crimine (e se mi permetti una parola grossa, davanti al Male).
Per come ti conosco attraverso il tuo blog, so che non sei certo per il… Far West!
Abbraccione e buon inizio settimana!
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaRisposta al tuo commento del 4 luglio, h.15.29
Analisi (per quel che posso capire io) perfetta della situazione.
Rimane ovviamente lo sconcerto, per non dire di molto peggio, nel vedere per ora confermati (e credo difficilmente “smentibili”) certi “legami pericolosi” tra un senatore della Repubblica ed un ferocissima organizzazione di tipo criminale… attiva non solo nel nostro Paese.
Un’organizzazione che può avvalersi d’appoggi ed agganci anche col mondo finanziario, con la società civile ed a quanto pare, anche con la politica.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaRisposta a tuo commento del 4 luglio, h. 23.06.
Ti ringrazio moltissimo, Luigi!
Naturalmente, ringrazio nello stesso modo anche il dott. Ormanni.
Sto leggendo il commento appunto del dott.: in effetti, si tratta quasi di un saggio… e non solo per la sua lunghezza.
E’ infatti di ampio respiro storico-filosofico e sociale, inoltre scritto con uno stile molto chiaro.
Appena potrò commentare in modo decente mi “trasferirò” lì da te e se lo vorranno, spero che facciano altrettanto anche altri commentatori.
Grazie di nuovo e… salutone!
Riccardo, c'è di peggio, molto peggio! Per es. la 'supposta' trattativa fra lo Stato e la Mafia dopo le stragi del 1992, per far cessare la stagione stragista. C'è un processo in corso a carico di due alti ufficiali dei carabinieri.
RispondiEliminaBasta seguire un pochino di più i fatti di casa nostri odierni, come faccio io online.
Roberto Ormanni ed io ne saremo felicissimi.
RispondiEliminarif. Luigi Morsello
RispondiEliminaLuigi, lo so!
Li seguo, i fatti (leggi "fattacci") di casa nostra.
In particolare seguo "Antimafia duemila", anche quella on line... e leggo cose che più turche non si può.
Ma nella risposta ho voluto limitarmi, o starei ancora scrivendo!
Ti ho inviato sul blog un commento allo scritto di Ormanni ma non me lo ha preso.
Ci riprovo ma se non va di nuovo, te lo invio per e-mail e se ti piace, puoi copincollarlo (orribile neologismo) sul tuo blog.
Buona giornata.
Fatto!
RispondiEliminaIntendevo la stampa quotidiana e settimanale, non specializzata online.
Non basta.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaGrazie!
Leggo anche libri, stampa quotidiana e settimanale.
Mia moglie è disperata, teme che tutta quella carta prenda il comando della casa o che la sommerga!
Non ho intenzione di commentare tutto quello che ho letto fino ad ora sul blog riguardante gli aspetti delle pene, dei detenuti, della loro reintegrazione e delle condizioni igienico-sanitarie e psico-sociali connesse alle Case Circondariali; rischierei di essere troppo estremista e crudo nel mio pensiero e preferisco non esprimermi in questa sede, fermo restando che le opinioni fin’ora dette sono tutte assolutamente legittime.
RispondiEliminaPurtroppo la situazione all’interno di un Carcere è ben diversa dalla situazione che tutti i giorni ci si trova ad affrontare quotidianamente nella strada. La Dottrina è quasi sempre distante anni luce dalla realtà e dall’applicazione pratica del Diritto Penale. Elencare Articoli e Leggi lascia veramente il tempo che trova e non serve a far capire la stagnazione a cui siamo arrivati ed il progressivo peggioramento verso cui stiamo tutt’ora andando.
Ciò a cui intendo rispondere e che mi ha lasciato veramente l’amaro in bocca, è la disamina che Lei, Prof. Morsello, ha espresso riguardo gli stipendi e la condizione fisico-lavorativa dei vari enti delle forze dell’ordine che non può, a mio avviso, essere così generica e semplicistica, tanto da divenire (sempre a mio avviso) offensiva.
Io non so quanto guadagna il Direttore di una Casa Circondariale, né mi permetto di esprimere un giudizio sulla busta paga di chi a fine mese ha comunque a che fare con una situazione di marginalità e di disagio spesso inimmaginabile. Però a questo va detto anche che il Direttore, alla pari degli Agenti della Polizia Penitenziaria in servizio all’interno delle carceri, di sicuro non rischia la vita o se lo fa ha le stesse possibilità di perderla degli Agenti che lavorano all’interno (forse).
Per quanto riguarda le condizioni lavorative dei Poliziotti le posso snocciolare alcuni dati che forse Lei conosce e che possono aiutare anche gli altri lettori a capire quanto “buona” sia la busta paga di un Agente delle Volanti della Polizia di Stato.
Netto in busta paga 1280 € al mese a cui, caro Prof. Morsello, vanno aggiunti 6 € lordi (e dico lordi) per ogni servizio effettuato fuori in Volante ove, tra le varie cose, si lavora una notte ogni 5 giorni.
Bisogna tenere questi ritmi per un po’ di anni per capire quanto non sia così “buona” questa condizione.
Potrei raccontare tante cose e spaziare dai malati di HIV che ti sputano addosso o ti macchiano di sangue ed arrivare alle risse in cui gente in escandescenza ne combina di tutti i colori ma preferisco fermarmi e non andare oltre altrimenti rischierei di diventare anch’io anacronistico.
Concludo solo inserendo il valore massimo effettivo di un’ora di straordinario che può percepire un Agente in Volante ovvero 13.80 € (lordi) ossia - 36.1% al netto.
Detto questo spero di non esser contravvenuto nei confronti di nessuno e mi auguro che in tutte le affermazioni che verranno fatte da qui in poi ci sia sempre il massimo rispetto di tutte le opinioni e soprattutto di tutte le professioni di cui spesso si ignorano tante cose.
Un saluto a tutti da Gio 80.
Che fai Riccardo, dai le informazioni a rate? Con tutto quello che dici di leggere come puoi fare questa affermazione: "Rimane ovviamente lo sconcerto, per non dire di molto peggio, nel vedere per ora confermati (e credo difficilmente “smentibili”) certi “legami pericolosi” tra un senatore della Repubblica ed un ferocissima organizzazione di tipo criminale… attiva non solo nel nostro Paese.
RispondiEliminaUn’organizzazione che può avvalersi d’appoggi ed agganci anche col mondo finanziario, con la società civile ed a quanto pare, anche con la politica.".
Per es. lo leggi IL FATTO QUOTIDIANO?
Questa indecente classe politica è capace di tutto!
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaLeggo anche "Il fatto."
Semplicemente, ho voluto evitare di dilungarmi...
Del resto, di infiltrazioni mafiose all'interno dello Stato si parlava (e non a torto) già riguardo a Vittorio Emanuele Orlando.
La mortifera influenza della mafia su Stato ed istituzioni è quindi, potremmo dire, secolare.
E dai tempi di Orlando e poi del prefetto Mori (che operò durante il ventennio) non si è sicuramente arrestata.
Sbagliato! Invece ti devi dilungare. Se facesssi il mio mestiere e ti spiegassi a piccole dosi non sarebbe una buona cosa.
RispondiEliminaLa chiarezza va a braccetto con la completezza.
Ciao.
cambi post!!!!!
RispondiEliminaoggi te lo dico spudoratamente hihiihhi
e non ti offendere è ....
sai perchè ti dico di cambiare per colpa tua mi vengono solo idee su questi argomenti e posto uffaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!
Gio80, non esagerare col sarcasmo, quando mi chiami "prof. Morsello". Il rispetto che reclami per la tua opinione deve essere reciproco e non a binario unico. Quindi metti da parte questo tono derisorio e se vuoi ancora commentare dai generalità precise (nome, cognome, grado, matricola e sede di servizio), senza trincerarti nell'anonimato, altrimenti io non replicherò più.
RispondiEliminaAggiungo che io potrei fare il professore con chiunque di voi e la polemica per me finisce qui.
Faccio qualche rettifica sul trattamento economico. Un assistente capo senza carichi di famiglia con 18 anni di servizio percepisce netto in busta dai 1.800 ai 2.000 euro, comprensivi delle indennità mensili variabili.
Mi sono assicurato circa la esattezza di questi dati.
Non metto in dubbio che le circostanze che tu riferisci siano vere, anche se sei per ora solo un anonimo.
Però da me e con me non sono mai accadute. Solo tre detenuti si sono suicidati in 40 anni di servizio, a San Gimgnano, ad Alessandria (istituto di semilibertà) e a Lodi.
Nessun agente di custodia o di polizia penitenziaria l'ha fatto ne è andato fuori di testa, sparando al proprio comandante e a uno o due colleghi, come successe a Mantova tanti anni fa.
Nessun vice direttore si impiccò al termosifone della foresteria, come successe a San Vittore negli anni '80.
Nè venivano esercitate violenze a danno di detenuti o di agenti.
Sai perchè? Perchè io in carcere ci stavo 12 ore al giorno almeno ed ero, abitando l'alloggio di servizio, sempre disponibile, anche di notte, per 11 mesi l'anno.
Oggi non solo i comandanti di reparto ma anche i direttori si rifiutano di occupare gli alloggi di servizio, che sono gratuiti, non si paga affitto.
Infine, ci sono operai che perdono il posto di lavoro a centinaia di migliaia e quando lavorano vanno a percepire un compenso intorno ai 1.000 euro mensili.
Concludo: non mi piacciono coloro che si piangono addosso, per niente.
Ho seguito con interesse questa discussione fino a quando il sig. Morselllo è intervenuto con la sua dialettica certosina, aggressiva e tracotante.
RispondiEliminaInsopportabile.
Forse questo commento non lo posterai, ma la mia opinione è che anche chi è ospite in un blog dovrebbe attenersi, al pari di tutti gli altri commentatori, ad un tono più consono e meno dittatoriale.
Peccato, perchè tu Riccardo sei una persona davvero squisita e stai cercando di gestire, con classe e signorilità, un dibattito che, visto il tono imperativo del tuo ospite, oltretutto davvero antipatico per il suo modo di porsi, rischia di diventare solo noiosissimo monologo.
Ovviamente puoi anche dirmi che se non mi piace posso benissimo evitare di leggere, ma all'inizio l'ho trovato stimolante e vario, poi è subentrato il sig. Morsello e l'atmosfera si è appesantita.
Scusami, è il mio punto di vista, e non importa se non lo pubblichi, m'interessa solo che tu lo abbia letto.
Con stima sincera
Lilly
L'eleganza e la signorilità del padrone di casa, in questo caso tu Riccardo, sono encomiabili e da esempio a qualche commentatore.
RispondiEliminaMi limito a questo per ora. Mi riprometto di intervenire nel merito stasera sul tardi.
Grazie
Lorenzo
SE TI RIVOLGI A ME, MARIANNA, FACCIO COME GARIBALDI A TEANO QUANDO INCONTRO' VITTORIO EMANUELE II RE D'ITALIA: OBBEDISCO! ;-)
RispondiEliminaMetterò due commenti, il primo con alcune considerazioni sul dibattito, l'altro sul merito del tema del post.
RispondiEliminaInnanzitutto mi ha fatto piacere leggere il commento di Gio'80, testimonianza che le paghe, per chi serve lo stato, non sono alte.
Non serve chiedere matricola e altro, ma semplicemente ringraziarli per servire lo stato con dedizione e servire il cittadino dai sopprusi.
E' vero, ci sono operai che guadagnano 1000 euro al mese e a questi va tutta la mia solidarietà, ma quando una persona è al servizio della repubblica il raffronto con le categorie più basse di lavoratori è deletereo per la giustizia e l'ordine, offensivo per gli operatori che lavorano per noi. Non dimentichiamolo questo.
Io penso che il discorso sulla certezza della pena sia un discorso prettamente politico.
RispondiEliminaPerchè? Perchè l'analisi deve essere prima di tutto politica e poi tecnica o filosofica o sociologica.
In Italia la certezza della pena riguarda solo certe categorie di persone, quelli che non possono permettersi un avvocato costoso. Gli altri se la cavano benissimo, in barba a tutti i codici e leggi.
Qui sta il problema. Sapere che uno spacciatore di fa tutti i suoi anni in galera ma che un Tanzi non ne fa nemmeno uno non mi tranquillizza, anzi, mi spaventa.
La politica, ma non questa classe politica, deve risolvere questo problema.
Il carcere deve essere, per me, rieducativo o riabilitativo, non conosco il termine esatto. Questo deve essere il fine. Questo deve essere fatto in una società democratica. Le leggi devono essere fatte con questo fine.
Ci sono persone che delinquono solo per il gusto di farlo, oppure irrecuperabili, oppure hanno commesso delitti atroci. Ebbene per questi il carcere deve esserci, ma il trattamento deve essere umano e rispettoso dei diritti fondamentali.
So che i direttori di carcere hanno una responsabilità enorme, ma molti, tra cui lo scrittore del libro, hanno perato proprio in questo senso,chiamiamoli direttori democratici. Il loro fine è stato proprio quello di rendere dignitosa la vita del carcerato, di tutti presumo.
Il problema della società di oggi più evidente p invece quello a cui facevo accenno prima. Ci sono personaggi che in pratica aggirano tutte le leggi e in cacrre non ci andranno mai.
Una classe politica degna di questo nome dovrebbe farsi carico di questo e forse anche i cittadini, specialemnte quando vanno a votare.
Grazie della tua ospitalità Riccardo
Lorenzo
Sfugge a Lily che il sig. Morsello è colui che ha diretto per 40 carceri ed è l'autore del libro, senza del quale non vi sarebbe dibattito.
RispondiEliminaIo non so chi sia Lily, ma di sicuro so che di carceri non ne sa niente.
Prima di tranciare giudizi perchè non acquista e legge il libro. Se non le piacerà, sono pronto a rimborsarle il prezzo.
Una domanda. Lily, ma non sarai anche tu una poliziotta penitenziaria?
Se così fosse, è grave, vuol dire che non ne hai capito niente del carcere. Dovresti sapere che non si gestisce con i guanti gialli, ma con umanità e fermezza, essendo il direttore il responsabile del mantenimento dell'ordine e della disciplina.
Certo, Lily, un carcere non è un asilo infantile. Per quanto, anche gli asili infantili non sono più sicuri.
Allego il link della casa editrice e raccomando la lettura della rassegna stampa e dei video promozionali: http://www.infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=89
Poi ci rileggiamo qui.
Riccardo, una preghiera: non censurare nessun commento, anche quelli penalmente rilevanti. Stai tranquillo, io non querelo nessuno.
Lorenzo, ti ringrazio per i tuoi commenti (noi ci conosciamo, vero?).
RispondiEliminaPer quanto riguarda la retribuzione della polizia penitenziaria, ripropongo un pezzetto della mia replica a Gio80: "Un assistente capo senza carichi di famiglia con 18 anni di servizio percepisce netto in busta dai 1.800 ai 2.000 euro, comprensivi delle indennità mensili variabili."
Tutta la replica merita di essere riletta.
Immagino che tu abbia letto il mio libro tu sei uno che argomenta in modo informato.
Quindi, fanne una recensione, per favore, sarò felice di leggerla e pubblicarla.
rif. Nounours
RispondiEliminaScusami, Nou se rispondo solo ora: tra pc che "gira" male e tanti commenti (anche se mi fa piacere) che arrivano, non riesco a seguire tutto come vorrei.
Che dire?
Mi piace come imposti la questione: dal lato cioè della libertà.
Quella che in carcere vien tolta e quella che abbiamo (ma che è comunque soggetta a limitazioni) al di fuori dell'ambito carcerario.
La "pressione", come dici bene, è sempre molto forte e spesso c'è chi non ha una chiara percezione di che cosa sia la coesistenza con gli altri. Lo vediamo perfino in un semplice condominio...
Del resto, pur senza giustificare chi delinque, parecchi che lo fanno provengono da ambienti fortemente disagiati.
In alcuni dei corsi in cui ho insegnato ho sentito degli adolescenti "ragionare" secondo "codici" fondati su una malinteso senso dell'onore che pensavo fossero superati dall'800!
Ciao e scusami ancora per il ritardo.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaRisposta al tuo commento del 5 luglio, h. 16.18.
Beh, i "ti devi" non è che mi siano mai piaciuti molto...
In ogni caso ho detto che cosa penso della mafia e di certi "legami pericolosi", che so benissimo essere arrivati anche ai livelli più alti.
Ma il dibattito è già abbastanza ampio e complesso anche soltanto così, ora che si parla del tuo libro. Sento quindi l'esigenza di circoscriverlo un po'.
Infine, benchè nell'argomento "Cara società" si affrontino anche tematiche sociali, questo blog è e rimane a carattere prevalentemente letterario-culturale.
Avrò la presunzione, il donchisciottismo o più semplicemente l'interesse a pensare che anche occuparsi di questo lato può servire a creare qualcosa di positivo e di interessante...
rif. Anonimo
RispondiEliminaCiao, Lilly.
Innanzitutto ti ringrazio per le bellissime parole.
Che cosa posso dire?
Benchè non intenda fare l'avvocato difensore di chi del resto sa difendersi da sè, per inquadrare il problema in modo più chiaro direi questo: forse chi ha competenze ed esperienze tecniche e pratiche particolari, tende a sviluppare una dialettica non "tracotante" ma categorica.
In ogni caso, poichè penso che a) le varie problematiche siano state ormai sufficientemente sviscerate e b) stiano nascendo alcuni malumori ed insofferenze, in giornata posterò (come del resto avevo già programmato) qualcosa di più "leggero."
Anche se il mio concetto di "leggerezza", come sai, è sempre piuttosto sui generis!
Un abbraccio!
rif. logos nella nebbia
RispondiEliminaBentornato, Lorenzo.
E grazie anche a te per la stima che mi manifesti.
Condivido larghissimamente quanto scrivi sulle finalità del carcere e su una giustizia che spesso, troppo spesso è cieca con alcuni mentre con altri ci vede benissimo...
Il problema è quindi (anche qui sono d'accordo con te) certo politico nel senso che riguarda partiti, Stato, istituzioni ecc.
E lo è anche nel senso originario e per così dire "fondativo": cioè di quanto riguarda la "polis", la città, nel senso dunque della comunità in cui tutti noi viviamo. Talvolta, male!
Insomma, per me il discorso dovrebbe rientrare anche all'interno della mentalità delle persone, dei loro comportamenti pratici e sociali, del loro/nostro modo di concepire la "pressione" degli altri e la nostra su di loro.
Molto valida, qui, l'impostazione di Nounours.
Se si perde l'idea che siamo un "noi" e che anche l'altro fa parte di quel "noi", allora subentra la legge della giungla.
A presto!
Non condivido la tua scelta, Riccardo, di chiudere la discussione ed osservo che chi è competente è autorevole, non è nè tracotante nè categorico. Ti faccio osservare che non hai pubblicato due miei commenti, nemmeno dopo che ti ho spiegato come fare.
RispondiEliminarif. Luigi Morsello
RispondiEliminaIl termine "categorico" è mio e non è certo duro quanto "tracotante."
Una notevole competenza, che non ho alcuna difficoltà a riconoscerti, può certo essere autorevole ma al contempo, dare alla discussione un'impostazione specialistica da cui altri possono sentirsi esclusi.
Delle mie opinioni circa lo specialismo ti ho del resto scritto in privato (sia pure da un punto di vista generale).
Non ho pubblicato i commenti per una serie di disguidi ma lo farò senz'altro; come vedi, ho pubblicato questo.
Se vuoi, possiamo continuare la discussione io e te, anche se io credo (è una questione di metodo, non di "chiusura") che per quanto riguarda questo post abbiamo sviscerato a sufficienza i temi in esso trattati.
E del resto, come ti avevo già scritto in una mail, ci sono altri aspetti del libro che vorrei trattare in futuro.
Ciao.
COME AMMINISTRATORE DEL BLOG HAI PIENO DIRITTO DI DICHIARARE CHIUSA UNA DISCUSSIONE.
RispondiEliminaMA ALTRETTANTO DIRITTO HO IO DI DICHIARAMI INSODDISFATTO DI QUESTA DECISIONE, CHE FINO AD OGGI NON HO MAI APPREZZATO DA NESSUNA PARTE.
OVVIAMENTE, NON HO ALCUN INTERESSE A CONTINUARE IN PRIVATO UNA DISCUSSIONE CHE PUBBLICA ERA E PUBBLICA DOVEVA RIMANERE.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaNella mia risposta di oggi, h.8.24 ho scritto che possiamo continuare la discussione io e te; ma non ho scritto "in privato."
Se avessi voluto scriverlo, l'avrei fatto.
La discussione può quindi continuare benissimo in modo pubblico, tra me, te e chiunque altro voglia parteciparvi.
Diciamo che si è creato un equivoco (anche comprensibile in una discussione complessa come questa).
Insisto, magari, sul fatto che i temi sinora trattati mi pare siano stati sviscerati sufficientemente; io, insomma, non saprei che altro dire e vorrei riservare altri eventuali elementi di dibattito a prossimi post.
Una questione, ripeto, di metodo e non di chiusura.
Rimane valido quanto ho detto circa la mia volontà di pubblicazione dei tuoi 2 commenti finora non pubblicati; tra i non pubblicati, ne ho anche uno di Joe Black (Elisena).
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaA causa di problemi tecnici di cui ho già parlato con Luigi, nonchè a causa di motivi di tempo, purtroppo pubblico (o almeno ci provo) solo oggi 2 commenti appunto di Luigi arrivati nei giorni scorsi.
Li pubblico non direttamente ma facendo in un certo senso, come suggeritomi da L., "da postino."
Spero che lui apprezzi.
Luigi Morsello
RispondiEliminaSfugge a Lily che il sig. Morsello è colui che ha diretto per 40 carceri ed è l'autore del libro, senza del quale non vi sarebbe dibattito.
Io non so chi sia Lily, ma di sicuro so che di carceri non ne sa niente.
Prima di tranciare giudizi perchè non acquista e legge il libro. Se non le piacerà, sono pronto a rimborsarle il prezzo.
Una domanda. Lily, ma non sarai anche tu una poliziotta penitenziaria?
Se così fosse, è grave, vuol dire che non ne hai capito niente del carcere. Dovresti sapere che non si gestisce con i guanti gialli, ma con umanità e fermezza, essendo il direttore il responsabile del mantenimento dell'ordine e della disciplina.
Certo, Lily, un carcere non è un asilo infantile. Per quanto, anche gli asili infantili non sono più sicuri.
Allego il link della casa editrice e raccomando la lettura della rassegna stampa e dei video promozionali: http://www.infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=89
Poi ci rileggiamo qui.
Riccardo, una preghiera: non censurare nessun commento, anche quelli penalmente rilevanti. Stai tranquillo, io non querelo nessuno.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaNon intendo tornare su problemi di tono, dialettica ecc.
Lo abbiamo già fatto.
Lilly risponderà, se vorrà: tuttavia non vorrei che dalla discussione andasse a finire tutto in scontro...
Quanto a commenti "penalmente rilevanti", beh, non esageriamo!
Non mi interessano delle discussioni che vadano su quel versante.
Stiamo tutti calmi e tranquilli come sinora (nonostante qualche discussione anche aspra) su questo blog siamo riusciti a rimanere tutti.
Questo lo esigo e penso d'averne il diritto, oltre che come titolare del blog, come cittadino.
IL COMMENTO DEL DIRETTORE DEL MENSILE TEMPI CILENTO: "Caro Direttore,
RispondiEliminaho visto il blog e penso che calzi a pennello a tutte quelle persone che preferiscono occuparsi dei problemi concreti di questo Paese, piuttosto che delle beghe del “Grande Fratello”.
Sono sempre più convinto che sia valida la mia scelta di dedicare a Lei le pagine del “personaggio”, nel numero di agosto del giornale.
Cordiali saluti,
Filiberto Passananti".
NON E LA PRIMA VOLTA E,PIRTROPPO, NON SARA' L'ULTIMA CHE IO MI DEBBA CONFRONTARE CON INTERLOCUTORI CHE SPACCANO IL CAPELLO IN DUE.
RispondiEliminaOSSERVO: IL 'PENALMENTE RILEVANTE' VUOL DIRE ESATTAMENTE QUELLO CHE IO HO DETTO, SOLLEVANDO GLI INTERLOCUTORI DLALA PREOCCUPAZIONE DELLA QUERELA DI PARTE ALLA QUALE RINUNCIARE APRIORISTICAMENTE AL SOLO SCOPO DI LIBERARE LA DISCUSSIONE DA QUESTA PREOCCUPAZIONE.
POI, L'AVERE TU DETTO "Se vuoi, possiamo continuare la discussione io e te, anche se io credo (è una questione di metodo, non di "chiusura") che per quanto riguarda questo post abbiamo sviscerato a sufficienza i temi in esso trattati." E' STATA DA ME INTERPRETATO COME VOLONTA' O DESIDERIO DI UNA DISCUSSIONE PRIVATA. ED ANCHE, COME UN INVITO SSUBLIMINALE AGLI ALTRI BLOGGER A NON INSISTERE CON I COMMENTI.
CREDO TU ABBIA RAGIONE.
ESSENDO TU SARDO ED IO SICILIANO, FINIAMOLA QUI, E' MEGLIO.
rif. Luigi Morsello
RispondiEliminaVa bene, Luigi.
Sono sicuro che non mancheranno altri elementi di dibattito.
NON CREDO.
RispondiEliminarif. Luigi Morsello
RispondiEliminaMi dispiace, anche perchè in segno di buona volontà nonchè come segno di buona fede avevo pubblicato i tuoi commenti non ancora pubblicati (quelli che mi erano pervenuti).
Ma ovviamente, non posso che accettare la tua decisione.
Ciao.