Non nego che i sunnominati condomini avessero le loro ragioni: per esempio, su quell’albero si davano convegno stormi & stormi di cornacchie.
Ma in seguito all’abbattimento dell’albero ho sentito voci… discutibili: che per es. sull’albero i topi avessero costruito non solo dei nidi, ma degli autentici quartieri… con tanto di impianti di illuminazione, terme, centri commerciali, svincoli ferroviari, depositi merci ed assi mediani di scorrimento.
Fortunatamente, qualcuno si è premurato di smentire tali farneticazioni.
Si è così parlato, in modo senz’altro più realistico, di radici giganti che da quel palazzo raggiungevano l’anfiteatro romano, per (durante il tragitto) sollevare il castello di S. Michele e dondolarlo come uno jo-jo.
A me ed a mia moglie, che per i primi 6 anni di ménage abbiamo abitato in un quartiere pieno di officine, questo “realismo” non ha detto granché; quell’albero giustiziato ci ha tolto la sensazione di vivere in campagna.
Ora, quando scrivo (come sempre in cucina) dalla finestra vedo qualche chiesa, case non finite, il campo dietro al quale vado a correre, il cimitero, strade e scorci di montagne.
Un po’ mi sto abituando al nuovo panorama. Ma solo un po’… e non so se mi piacerà.
I gent.mi sig.ri condomini avranno avuto le loro ragioni, per assassinare quell’albero; non discuto.
Ma non sarebbe stato possibile venire incontro alle loro ragioni senza stroncare l’albero?
Come vi capisco... qualche mese fa anche davanti casa mia hanno abbattuto ben 6 pini... ho telefonato tutto il giorno ad assessori e politici locali per sapere il perchè, poi qualcuno mi ha detto "Il parroco ha detto che gli è caduta una pigna in testa!"
RispondiEliminaCredo sia inutile dire che sono andata a farmi una questione dal parroco... inutile a dire perchè gli alberi li avevano già abbattuti!
Rif. dailygodot
RispondiEliminaGià, Daily: molte volte non si capisce fino a che punto determinate decisioni vengano prese per motivi seri o in modo "creativo."
Penso che quando si decide d'abbattere degli alberi si debba prima consultare un po' di gente, esisteranno norme e criteri precisi, o davvero si può tagliare così, allegramente?
Certo, se ci sono gravi esigenze, niente da dire. Rimane comunque il dispiacere nel vedere i poveri alberi spazzati via. Ed in una città come Cagliari, in cui il verde è pochino, dispiace anche di più.
Caro Riccardo, leggere la storia di questo "taglio" mi ha riportato ad un libro di Serge Latouche, letto tempo fa, dal titolo Breve trattato sulla decrescita serena.
RispondiEliminaUn libro che illustra in modo sorprendentemente lineare ed efficace la tendenza di questa nostra società ad essere sempre più in declino sotto il profilo della crescita. Decrescita appunto, non intesa come crescita al contrario, ma proprio "mancanza di crescita".
Riporto qui una recensione che descrive meglio di quanto sappia fare io, questo concetto.
"La decrescita - sostiene l'autore - non è la crescita negativa. Sarebbe meglio parlare di "acrescita", così come si parla di ateismo. D'altra parte, si tratta proprio dell'abbandono di una fede o di una religione (quella dell'economia, del progresso e dello sviluppo). Se è ormai riconosciuto che il perseguimento indefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito, le conseguenze (produrre meno e consumare meno) sono invece ben lungi dall'essere accettate. Ma se non vi sarà un'inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un'altra logica: quella di una "società di decrescita".
Ecco, leggere questa fine di pino, leggere di questa menomazione subìta dal paesaggio e promossa da persone inconsapevoli e indifferenti, penso possa rientrare nel concetto di società in decrescita. Ahinoi!
Riguardo agli alberi abbattuti, qui a Monfalcone (Go), c'è una regola sul piano urbanistico che impone al privato ed al pubblico, di compensare la pianta tagliata, se più larga di 20 cm., con una anche diversa. Nel caso del comune la compensazione può essere effettuata anche in un'alta zona del territorio del comunale.
RispondiEliminaDavanti a casa mia avevamo due pini, che erano enormi e pericolosi, soprattutto quando tirava/tira la Bora per l'eventuale rottura dei rami, inoltre emettevano una quantità impressionante di resina, che per effetto, appunto, della Bora, si polverizzava e creava un velo scivoloso (quando pioveva) ed attaccaticcio (nelle giornate soleggiate) lungo il vialetto d'entrata, sulle terrazze degli appartamenti e sulla carrozzeria delle automobili, comunque sono stati sostituiti con altri arbusti più piccoli.
Il problema del verde urbano è che certe essenze, peraltro spesso allogene, non dovrebbero essere piantate in città, soprattutto se d'origine boscosa.
I comuni più evoluti in fatto di verde pubblico, usano essenze che sono state studiate, forse clonate, per l'habitat urbano.
Scusate l'intervento da amministratore locale, mi rendo conto di aver tolto la poesia che attorno alla "fine di pino" ci ha regalato il sempre ottimo Riccardo.
Scusa per nn essere più passata da te, mi dispiace!
RispondiEliminaMi dispiace anke ke hanno tagliato pure l'albero, è un peccato ke taglino una pianta! :( però da una parte sono contenta, almeno nn senti più quelle bestiacce grakkiare come dei dannati!
però mi sarebbe piaciuto vedere il quartiere costruito dai topolini, kissà ke carino... :D
Colgo l' occasione per esprimere il mio profondo dispiacere per la fine del povero e caro pino! Scusate l' estremizzazione ma per me assistere all' esecuzione di uno sfortunato albero, mi fa pensare ad un vuoto incolmabile....quasi un lutto!
RispondiEliminaAbito in un quartiere sorto una trentina d' anni fa,dove prima c' erano solo vigne e alberi da frutto...Al posto di tutto ciò, sono sorti diversi palazzi, condomini e villette...Le strade asfaltate sono arrivate molto tardi, alle prime piogge era un gran pantano, andare a scuola diventava un' avventura per via del fango e delle pozzanghere grandi come voragini; diventava ancora più divertente se l' automobile di papà s' impantanava e si era costretti a saltare la scuola!
Il nostro era considerato un quartiere "nuovo" perchè diverso come tipologia rispetto al centro-città e ai paesi vicini. Ogni giardino condominiale era ricco di fiori, piante e alberi che d' estate danno un gran sollievo; tra questi c' erano anche i parenti del povero pino....
Uso il tempo passato perchè anch' io, non molto tempo fa ho assistito impotente all' esecuzione e alla devastazione di diversi alberi che circondavano il condominio dove tuttora abito. Prima era tutto più bello e più verde, sembrava di vivere lontano dalla città! Quello che maggiormente mi sconvolge è che ci sono sempre più altri sostenitori della teoria che "gli alberi sono o possono diventare pericolosi" e che quindi è "meglio abbatterli prima che possa succedere qualche danno" e poi "tolgono la luce" quindi....
Non voglio apparire ottusa di fronte al problema che riguarda la pericolosità reale di alcuni alberi, ma almeno perchè non si richiede un sopraluogo con una perizia competente, prima di emettere la sentenza di morte per pino e i suoi parenti?
Continuando così, finiremo per vivere dentro scatolette di cemento e i giardini condominiali saranno uno spettacolo per gli occhi di grandi e piccini: fiori, piante e alberi saranno di plastica o di qualche ultimo ritrovato all' avanguardia, almeno così non ci sono radici e rami pericolosi, non sporchano i pavimenti di foglie secche, non ci sarà biogno di pagare il giardiniere e...ciliegina sulla torta: saranno tutte....piante perenni!
Ciao Riccardo!
Rif. elle
RispondiEliminaTrovo il discorso che sviluppi estremamente interessante.
Inoltre, benchè non conosca il libro che citi me lo procurerò senz'altro: infatti, si riallaccia a temi e motivi che condivido... e non da ieri.
L'idea infatti che il mondo, come del resto tu dici molto bene sia "finito" perciò non passibile di sfruttamento illimitato, dovrebbe essere considerata da tutti una vera e propria "regola aurea."
Permane invece l'assura convinzione che il mondo sia una sorta di... infinito supermarket; questa convinzione, davvero assurda e pericolosa, fa il paio con quell'altra che considera il mondo naturale come un idiot de famille!
Sarebbe invece il caso di chiedersi, e presto questa diventerà una necessità assoluta, se una crescita equa ed umana (e slegata da lussi e sprechi) non sia decisamente preferibile ad una corsa folle... che può concludersi in fondo ad un precipizio.
Ciao.
Rif.alessandro perrone
RispondiEliminaGradisco molto il tuo commento, Alessandro: un parere tecnico-amministrativo non stona di certo col contenuto... pazzariello del post.
Del resto, attraverso il tuo parere esprimi preoccupazioni ambientaliste e sociali che sono anche mie.
Purtroppo, anche se la regola che impone la "compensazione" della pianta tagliata magari esiste anche da noi, mi pare che la si applichi di rado. Spesso, qui la regola è tagliare e 1) costruire dei parcheggi (di cui ci sarà forse bisogno, ma non si può pensare ad aree apposite?) o 2) lasciare le cose come stanno cioè tristemente spoglie.
Siamo davvero lontani dall'umanizzazione della natura e dalla naturalizzazione dell'uomo e quel che è peggio, sembra che a molti questo non interessi.
Ciao.
Rif. daemonia
RispondiEliminaTranquilla, passa quando vuoi!
Certo, l'effetto positivo della cacciata delle cornacchie non è da sottovalutare; soprattutto quando ho i nervi, trovo le bestiacce piuttosto irritanti.
Non sarebbe male neanche vedere un quartiere edificato dai topetti; pensiamo infatti a come, di solito, gli "umani" costruiscano da... animali.
A presto.
Rif. miriam
RispondiEliminaAh, nostalgia!
Ricordo benissimo le cose di cui parli, così come ricordo quanto mi divertissi, in mezzo a quelle pozzanghere, tra alberi e "barchette" di legno.
Purtroppo ho visto anch'io che il vecchio quartiere (Is Bingias, "Le vigne") non è stato risparmiato dalla caccia al pino.
Ri-purtroppo, i sopralluoghi con perizie di cui giustamente parli, si fanno davvero di rado: ed il risultato complessivo è molto, molto deprimente.
Naturalmente nessuno di noi auspica la trasformazione delle città in foreste, ma si spera almeno che gli adoratori di motosega selvaggia siano un po' meno... pinocidi.
Ciao Miriam!
Quale onore Riccardo, suggerire una lettura ad uno scrittore è una delizia pour moi!
RispondiEliminaTornando all'argomento centrale e tralasciando i concetti che vengono esaurientemente sviluppati nel libro, vorrei aggiungere qualche altra considerazione.
Qualsiasi risorsa se sfruttata in eccesso prima o poi si esaurisce. E' questione di sensibilità e di educazione cui forse in Italia siamo poco abituati e senza fare il solito discorso, secondo cui l'erba del vicino è sempre più verde e senza andare tanto lontano geograficamente parlando, abbiamo paesi come Austria e Svizzera in cui questo tipo di educazione è molto più sentita.
Educare al bello, alla bellezza intesa come forma di rispetto verso noi stessi, di equilibrio tra risorsa e sfruttamento della stessa, che siano alberi, piante, sassi, strade o edifici...finanche, mi voglio allargare, persone.
E' una regola di civiltà o meglio di Vita.
La frase "...alla donna che incredibilemnte mi sopporta" è fantastica!Sto ancora ridendo e..scusa ma mi ha distolto dalla questione del pino!:D
RispondiEliminaNon posso nascondere che il concetto di decrescita, m’interroghi e mi preoccupi.
RispondiEliminaPremettendo che sono figlio di un'idea produttivista della società, per il quale, banalmente, nei momenti di sviluppo economico ed industriale si è fatto spazio anche quello sociale e quindi, probabilmente per mio limite, essendo la decrescita un concetto che non si regge su tale assunto, ma anzi lo critica, la percepisco in maniera sospetta.
Certamente è chiaro che sia ormai necessario un nuovo modello di sviluppo, la fine del dissipamento delle risorse naturali e di un arresto al consumismo sfrenato a cui, malgrado la crisi, ancora stiamo assistendo.
Nel concetto di decrescita, però, c'è a mio modo di vedere, una sostanziale mancanza di prospettiva, soprattutto riguardo il paradigma su cui dovrebbe basarsi la società futura. Mi si potrebbe obiettare che questo dovrebbe essere l'ultimo dei nostri pensieri, visto che il problema è la stessa sopravvivenza della specie umana, ma a maggior ragione mi domando come la nostra decrescita, intendendo, cioè quella in primo luogo di noi occidentali del nord ricco del mondo, possa in qualche modo migliorare la vita a quelle moltitudini di persone che oggi non consumano nulla perché non hanno niente e sono, di fatto, condannate a morte sicura.
Può la nostra decrescita riconsegnare ai popoli del sud della terra il diritto all'autodeterminazione, che il nostro l'occidente, appunto, ha per secoli loro negato?
La decrescita, inoltre, può dare a chi oggi si trova espulso dai cicli produttivi, al nuovo proletariato sottopagato, al precariato, ai migranti, che per effetto di leggi assurde vengono emarginati, una risposta materiale? La risposta non è netta, quindi non posso affermare che in assoluto la decrescita negherebbe il diritto all'autodeterminazione per di primi, né tanto meno una migliore qualità della vita per i secondi, ma non posso affermare neanche il contrario. Essendoci questo limite, mantengo intatta la diffidenza attorno al concetto di decrescita.
Rif. guernica
RispondiEliminaMi fa piacere che tu abbia apprezzato la frase sullo stoicismo di mia moglie; in effetti, io non mi sopporto per niente, trovo perciò davvero incredibile che possa farlo un'altra persona.
Apprezzo molto anche il fatto che del post abbia colto il lato umoristico, sul quale ho insistito intenzionalmente.
Ciao D.
Rif. elle
RispondiEliminaMadame, mi confondete, vous... vraiment!
Scherzi a parte, nuovi stimoli e suggerimenti culturali sono sempre graditi; anzi, PIU' che graditi.
Sono d'accordo sull'idea dell'"educare al bello" nei termini in cui ne parli tu, perchè sono proprio il rispetto e l'equilibrio, ciò che misura il grado della nostra civiltà.
L'efficienza da sola rischia di diventare meccanizzazione e bestiale sfruttamento dell'essere umano e la sottomissione senza criterio dell'ambiente naturale, può alimentare un assurdo delirio d'onnipotenza dell'uomo... e condurre all'annullamento della stessa Natura.
Ciao.
Rif. alessandro perrone
RispondiEliminaIl concetto di "decrescita", che pure condivido, va certo inquadrato in una prospettiva che tenga conto di tutto un intreccio di problemi.
Per es., la questione della gestione delle risorse naturali: il fatto appunto di chi le gestisce, come ed a profitto di chi.
Si pone quindi davvero l'esigenza di discutere attorno ad un nuovo modello di sviluppo. Infatti, nella mia risposta ad Elle del 19, parlavo di una crescita non solo umana (il che potrebbe far pensare ad un generico filantropismo) ma anche EQUA. L'equità e la redistribuzione di quanto è stato sottratto ai popoli del cd Terzo mondo (e non solo a quelli) sono priorità assolute.
Come sardo, abitante quindi di una terra in cui l'acqua è un bene... primarissimo, sono molto sensibile al fatto che quello che è stato chiamato "oro blu", sia spessissimo sottratto a popoli che sono così condannati letteralmente alla morte per sete nonchè a quella della loro agricoltura.
In conclusione, io penso che una reale discussione sul modello di sviluppo e sull'esigenza di un'effettiva equità, debba portare ad una redistribuzione delle risorse naturali, che così non sarebbero più sfruttate selvaggiamente.
Inoltre, credo che in tal modo possano "sposarsi" crescita armonica e giustizia. Di sicuro, lo "sviluppo" che spoglia il pianeta e conduce interi popoli alla fame... non è sviluppo.
Ciao.
Riccardo, ovviamente apprezzo la tua risposta, in questo caso siamo senza rete, occorre attenzione e disponibilità; il confronto deve allargarsi e continuare, sono sicuro che avremo altre occasioni.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'acqua, senza farla lunga, se desideri approfondire il problema, oltre al sito di ATTAC, www.italia.attac.org, in un blog (militante) di un mio carissimo amico, Eliolibre, http://wwwmondolibero.blogspot.com/, ovvero "Notizie dall'Impero", stiamo sviluppando una discussione attorno al diritto all'acqua anche in Italia, visto che per la legge il ministro Tremonti, intende promuovere la sua privatizzazione.
Questo fatto mi ricorda P.zza Giovanni, nella nostra amata città, dove nel progetto originario di ristrutturazione era previsto il "disboscamento" totale. Ci son voluti giorni e giorni di proteste, petizioni, e esseri umani appiccati ai rami con le catene per far tortare il "comprendonio" a certe persone che dovrebbero decidere nell'interesse dell'uomo e del mondo/natura che ci circonda!
RispondiEliminaIn Piazza yenne, con sollievo generalizzato ed indistinto, per risolvere il problema piccioni (e relative pioggie di cxcxa) erano state installate delle reti... non si poteva pensare ad una soluzione simile nel tuo vicinato?
ps. ma quando le rimettono in piazza Yenne? :-(
Rif. gigi cotza
RispondiEliminaDici benissimo, Gigi.
Purtroppo, a quanto pare dalle nostre parti il buonsenso e magari anche un po' di calma nel ragionare, latitano alla grande.
Non so se ricordi la faccenda di quegli alberi vicino ad un famoso liceo, che sono stati sradicati senza tanti complimenti... in seguito a questa bella pensata, avevo letto che i muri della scuola avevano avuto dei problemini...
Che peccato! Io sono nata e vissuta in campagna fino ad alcuni anni fa quando, per esigenze lavorative, ho dovuto trasferirmi in una grande città. Non mi sono ancora abituata al fatto che se apro la finestra da casa mia vedo solo palazzi. Prima vedevo le montagne. Ti capisco perfettamente.
RispondiEliminaRif. laura
RispondiEliminaCiao, Laura: benevenuta!
Effettivamente, a me a volte sembra d'essere il protagonista del "Ragazzo della via Gluck" di Celentano.
Perciò, vedere come la natura sia maltrattata, talvolta senza neanche tante ragioni più o meno superiori, è davvero brutto.
Anzi, sconfortante.
Purtroppo anche davanti alla mia casa in montagna sono stati tagliati alcuni alberi e a me è spiaciuto anche se (per alcuni) era inevitabile visto che, essendo cresciuti troppo, si soffocavano l'un l'altro. Comunque abbiamo consultato la forestale che ha indicato gli alberi da eliminare e i luoghi dove posizionare nuovi alberi più a valle. Adesso vedo meglio l montagne, ma non sono sicura che sia meglio così.
RispondiEliminaSe non altro, nel caso che citi si è proceduto in modo più razionale e rispettoso nei confronti dei... malcapitati alberi.
RispondiEliminaMa naturalmente, posso immaginare che il taglio possa averti creato un certo sconcerto. Magari in città uno se ne fa una ragione, ma in montagna può sembrare quantomeno strano, o spiazzante.
In ogni caso, benvenuta su questo blog.