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mercoledì 16 luglio 2008

La mia vita con l’inchiostro



Da piccolo mi piaceva ascoltare la gente: mi piaceva sentire che cosa diceva ed anche come (mi piace tuttora).
Per es., tra loro i miei nonni materni parlavano sardo ma con me e coi miei utilizzavano l’italiano; un italiano direi senz’altro dignitoso e per quanto riguarda quello parlato da mio nonno Lazzaro, reso curioso da espressioni burocratiche ed amministrative che assorbì durante il servizio in polizia.
C’era poi il dialetto cagliaritano che a scuola ed in strada sentivo musicato ma talvolta abbaiato dai miei compagni, insieme a numerose varianti di sardo e di “italo-sardo.” Comunque, una volta, in 3/a elementare io ed un compagnetto siciliano confrontammo espressioni sarde ed appunto siciliane.
Da mio zio Romano, serissimo gesuita, sentii per la prima volta i misteriosi suoni del latino e del greco.
A Carloforte, il paese di pà, le mie avide orecchiuzze (che per il loro implacabile captare, la maestra di 4/a elementare definì “radar”) incontrarono un dialetto ligure. I carlofortini discendono infatti da antichi coloni appunto liguri che della terra di Colombo (il navigatore, non il detective) hanno conservato gelosamente dialetto e tradizioni. Carloforte, detto u paize, il paese, è forse l’unica comunità liguroparlante in Sardegna.
Ci sarebbe anche Calasetta, ma pare che il dialetto calasettano sia considerato un carlofortino (o meglio un tabarkin) corrotto o contaminato.
Ma in illo tempore non riflettevo molto sulla contaminazione, da intendersi come composizione di un’opera letteraria (in questo caso leggi: un dialetto) ottenuta fondendo elementi di varia provenienza. Infatti, prima dei 15-16 anni ero impegnatissimo a lanciare ed a schivare pietre; dopo quell’età, ero indaffaratissimo a combattere col concetto di contaminatio di Ennio.
Alle medie iniziai a studiare il francese poi per conto mio e sui testi di Dylan, l’inglese. Al ginnasio, misteri dolorosi mai gaudiosi col latino e col greco.
All’università progettai di imparare il tedesco (deutsch) ma “sprogettai” presto; però non ho perso la speranza: perché dovrei? Che cosa sono, l’ultimo degli ultimissimi?
Insomma, penso che uno scrittore, termine questo che per la 1/a volta voglio scrivere senza virgolette autoironiche, debba vivere ma anche ascoltare le parole della gente. Infatti, il mio romanzo Lune a scoppio ed i racconti de Dante avrebbe lasciato perdere sono pieni di lingue (e dialetti) che magari non so parlare davvero, ma attraverso esse vivono le persone che ho incontrato ed a cui ho voluto bene.

13 commenti:

  1. buongiorno Riccardo,
    interessantissima questa tua panoramica sulla tua infanzia, la lingua come collante e come sfida.
    conoscevo la storia dei carlofortini, ho conosciuto alcuni contaminati da quel "paize".
    sulle lingue studiate abbiamo molto in comune e anche sulla ricerca linguistica, solo che la mia si è limitata ad una collaborazione esterna con un dottorando di semiotica.
    leggerò i tuoi libri. promesso.

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  2. Rif. emma
    In effetti, penso che privare un bambino della parola sia una delle cose peggiori. Cresciamo “anche” attraverso i vari linguaggi o come diceva Jannacci, “anzi parecchio.”
    Mi fa molto piacere leggere che abbiamo avuto un apprendistato linguistico e… geografico in parte simile (benché non identico).
    Quanto ai miei libri, ti ringrazio per la fiducia e spero che non ti levino l’amore per la letteratura!

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  3. Le parole sono come pane. Sono essenziali. E attraverso esse si costruisce il mondo. Si, penso che le parole possano avere un potere creativo, non solo descrittivo. Magari il mondo che costruiscono è fantastico, ma chi può dire se sia più "vera" la realtà, e non invece la fantasia?
    Ciao Riccardo,..dovrò procurami, una buona volta, uno dei tuoi libri. Magari lune a scoppio..
    F.

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  4. Rif.effe
    Effe, concordo al 101%! La fantasia vivifica la realtà, da molti spesso ridotta alla sola evidenza o alla statistica.
    Ma quelle che spesso sembrano fantasie senza senso possono rivelarsi il modo più accettabile di concepire la vita e le cose.
    Così la fantasia spesso spezza il cerchio del meccanismo di causa ed effetto; non annullandolo (purtroppo) ma almeno facendocelo vivere in modo più libero.
    Sui miei libri... ti ringrazio: sei temeraria! Scherzi a parte, fammi sapere che cosa pensi di "Lune a scoppio." Ciao.

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  5. appunto. a volte mi sembra che la gente abbia il lanternino che mi spia e ogni volta che voglio guardare un bel film,s'accende e quelli 'sarà meglio telefonarle e tenerla impegnata finchè non perde la pazienza'.a lla fine,odiamo il trillo del telefono.,hai ragione.
    comunque,grazie per aver commentato sul mio blog.
    il tuo è organizzato molto meglio,vedo che tu sei già uno scrittore affermato. e di cose più serie delle mie. il tuo 'Dante avrebbe lasciato perdere' mi incuriosisce. magari lo cerco e lo leggo.
    ciao

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  6. Rif. tania
    Ringrazio per i complimenti circa il blog: tutto merito del supertecnico LF. Tuttavia non sono (anche se spero di diventarlo) uno “scrittore affermato”; troppo buona!
    Non è niente male anche il tuo blog ed i post che pubblichi non mancano di un certo brio; in effetti, il tuo sguardo sul mondo e sulla gente è ironico, disincantato ma mai cinico… dote, questa, davvero da non perdere.
    Se leggerai qualcosa di mio, fammi sapere che cosa ne pensi. L’importante è spegnere prima il telefono!
    Comunque, ti leggerò anch’io e se scrivi… non smettere.
    Ciao.

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  7. ciao! grazie per essere passato nel mio blog!
    Bisogna dire che l'italiano ha tante "sottolingue", chiamiamole così, oppure chiamiamoli comunemente dialetti, e in se' stessa l'italiano è una lingua complicata, e imparare il tedesco è anche dura. Poi abbiamo pure l'inglese da imparare per una questione di sopravvivenza. Direi che siamo a posto, no? ;)

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  8. Rif. daemonia
    Benvenuta su queste ruote!
    D'accordo su tutta la linea circa le lingue. Penso poi che la multidialettalità dell'italiano cui hai accennato, possa essere un buon "allenamento" per l'apprendimento appunto delle lingue straniere.
    Quanto al tedesco, devo proprio impararlo: a seconda degli interessi (nel mio caso filosofia, storia, psicologia, critica letteraria ecc.) è necessario quasi quanto l'inglese.
    Non dimentichiamo poi il francese e lo spagnolo, spesso a torto considerati i "parenti poveri" delle lingue straniere.
    Ciao.

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  9. Leggendo di tuo nonno Lazzaro mi hai fatto venire in mente di un mio zio che invece ha fatto parte dell'arma dei carabinieri. Anche lui aveva le sue frasi lavorative di circostanza che utilizzava alla meglio e peggio nella maggior parte dei suoi discorsiquortidiani! Una di queste: "Ammesso e non conceso secondo i diritti acquisiti"! Quando mi capitava di rivederlo d'estate mi fermavo volentieri ad ascoltare i suoi discorsi di quando era di servizio a Roma, quando Roma però non era quella di adesso, ma quella molto simile a quella della dolce vita!
    Adoro le persone di una certa età...
    Ogni ruga è un segno lasciato dal tempo, un ricordo, un'attimo di vita vissuto...è esperienza...
    Scusa, ma io riesco ad essere logorroica anche postando su di un blog!

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  10. grazie per il benvenuto! adesso mi hai dato una grande dritta, cioè quella di imparare il tedesco! :) ke peccato però, oltre ai numeri e ai saluti nn so più altro! Mentre lo spagnolo, dai, è complesso però è molto simile all'italiano, ognuno se la può cavare.
    Purtroppo lavorerò nel settore della pubblicità quando finirò la scuola... che mi consigli, dovrò imparare il tedesco?

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  11. Rif. isabella
    Certo che anche tuo zio doveva essere un bel tipo o, come diceva mio padre, “una
    sagoma.”
    In ogni caso, anche a me sono sempre piaciuti, gli anziani: la loro saggezza, quel modo in apparenza fatalistico di pensare alla vita, al tempo ed alla gente… tutto ciò è molto interessante, anche quando non è sempre condivisibile.
    Non scusarti perché io non ti trovo affatto “logorroica”; anzi, mi piacciono post e commenti lunghi, appunto lontani dalla schematicità dei… dispacci polizieschi e/o militari!

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  12. Sono contenta che mi sopporti-stop-per il momento è un buon segno-stop-fai dolci sogni-passo e chiudo!!!

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  13. Rif. daemonia
    Ho visto che per es. a Praga (e penso che questo valga anche per altre zone dell'Europa dell'est) molti capiscono il tedesco più dell'inglese.
    Vero quel che dici sullo spagnolo: diffuso anche in Texas, California, poi in tutto il Sudamerica e comprensibile anche in Brasile (spagnolo e portoghese sono, entrambe, lingue neolatine).
    Tornando al tedesco, poichè nell'Unione europea la Germania avrà sempre un ruolo-guida...
    Tutto questo, certo senza nulla togliere all'inglese.
    Ciao.

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