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martedì 8 gennaio 2008

Simpatico sfogo contro i chitarristi solisti

Se conoscete qualche componente della setta dei chitarristi solisti, quei particolarissimi esseri che (come diceva John Lennon) frequentano solo loro simili, ecco 2 consigli. 1) Con loro non parlate mai di chitarre perché quelli attaccano a dissertare sulle particolarità tecniche del loro strumento-feticcio, poi si ostinano (con pedante gentilezza) ad eseguirvi 29 o 31 canzoni, una di seguito all’altra. 2) Non parlate mai loro di blues: poiché posseggono una tecnica che usano a scopo intimidatorio, considerano il blues roba da buzzurri. Non riescono perciò a capire che anche una tecnica sopraffina deve essere messa al servizio di una musica effettivamente povera come la musica del Diavolo.
E’ proprio questo, del resto, il punto: i chitarristi solisti non distinguono tra l’esibizione del loro maleodorante io e la prestazione musicale, che deve intendersi come un porsi il musicista al servizio di brano e gruppo. Per loro, se Shakespeare fosse stato un musicista, col suo “essere o non essere” si sarebbe dimostrato un analfabeta. Non poteva aggiungere più verbi, aggettivi, giocare un po’ col linguaggio ecc.? Non poteva mettere più note?
Con irritante regolarità, quando chiedo ad un solista di suonarmi del blues, il Narciso della 6 corde mi suona… 1 boogie-woogie! Ma allora, oltre che 1 cicisbeo della musica, sei anche un ignorante! Oppure, il raffinato asinaccio mi suona Sweet home Chicago: nella versione che secondo lui sarebbe quella dei Blues Brothers. Ora, i B.B. eseguirono una grande cover del pezzo di Robert Johnson; niente da dire. Ma quella che esegue il guitar hero in modo ben poco eroico, è solo una parente svergognata e delirante del brano di Johnson; al massimo potrebbe intitolarsi Sweet home myself (dolce casa me stesso).
Certo, questo discorso non riguarda Eric Clapton, B.B. King, John Lee Hooker; tranquilli, piccioccus (boys), non ce l’ho con voi. Né il discorso riguarda i miei amici Gianni Zanata e Max Manca. A propòs, Max, anche se ora vivi a Milàn potresti farti sentire…
Comunque, Eric, B.B., John Lee, Gianni e Max sono dei grandi chitarristi non solo perché hanno una notevole tecnica, ma soprattutto perché a loro piace suonare anche la chitarra ritmica. Io penso che dalla ritmica nasca una visione più completa di blues, rock-blues, rock, hard-rock e perfino del metal: perché la ritmica contiene il riff ed il senso del riff e del tempo. Perciò, quando torni alla solista sei + solido, inoltre in te ci sono + varietà e fantasia. Del resto, tra i miei guitar heroes c’è anche Steve Ray Vaughan (benché esecutore talvolta esibizionista); né posso dimenticare Keith Richards: l’unico gioiso vampiro in salsa rock a partire da Chuck Berry, se non dallo stesso Dracula.
Ma ad ogni chitarrista solista (equivalente degli odiosissimi biondini) dico: prendi la tua chitarra e suonala; ma tieni il tuo inutile io lontano da quelle corde!

12 commenti:

  1. L’amicizia tra donne e la voglia di essere sempre giovani sono il filo conduttore del volume di Biondillo e, non a caso, l’esergo del volume riporta un brano di John Keats, il poeta che descrive un momento di estasi evocato dalla vista dell'immagine di un gruppo di ragazzi che rincorrono delle fanciulle: una corsa immortalata nel tempo, giovinezza e desiderio che non finiranno mai perché mai quei giovani raggiungeranno quelle fanciulle, e mai invecchieranno essendo quell'attimo immortalato nel tempo come un fotogramma di un film senza inizio e senza fine.
    Sentirsi giovani è ben diverso dalla voglia di restare giovani la quale implica un sottofondo di malinconia e romanticismo cantati non a caso proprio da Keats. Non entro nel merito del libro ma se ben ricordo in un precedente post non avevi dichiarato di odiare malinconie e nostalgie delle quali è intriso il romanzo? Continuo a leggere riferimenti a brani musicali, autori e situazioni del passato. Mi chiedo se pur denigrando la malinconia, sotto sotto non ti senta talmente legato 'malinconicamente' al tuo passato da non vedere e stabilire un feeling col presente, con l'attuale, offuscato dai sentimenti verso un tempo che fù, dove tutto era meglio forse perchè l'intensità della tua vita è rimasta lì. Malinconia e nostalgia non sono un aboninevole peccato; il danno viene dal restarne intrappolati e odiarli per questo. Buon blog e una buona, sincera dose di malinconia a tutti.
    C.Dotti

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  2. Non posso crederci! Sei davvero un rocker? Rock è libertà e ribellione, è uscire dagli schemi, è liberazione catartica e tu (rocker?) inviti a soffocare l'io? Si può sicuramente valutare la bravura tecnica di un solista ma ha tutto il diritto di esplorare e interpretare esprimendo il suo io. Dopodichè può piacerti o meno, ma con quale diritto gli chiedi di reprimersi? sarebbe come chiedere a Modigliani di soffocare il suo io e accorciare il collo alle sue figure o a te di soffocare il tuo io e scrivere in italiano senza fronzoli come articoli trasformati in numeri stile sms. Un vero rocker esplode, non limita, soprattutto non impone limiti artistici agli altri.
    Vero Rocker.

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  3. Leggo solo nomi del passato. E il rock di oggi? conosci Sartiani? è universalmente riconosciuto come miglior solista in circolazione. il rock non si è fermato agli anni '70. Ciao.
    Bruno

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  4. Rif. Bruno
    Conosco “l’amico” e non ho difficoltà a condividere il parere da te formulato. Certo, il rock “non si è fermato agli anni ‘70”, però è quello che preferisco. Ma questo non mi impedisce d’ascoltare anche cose più recenti, benché mi entusiasmino meno. Questione di gusti, non faccio un discorso di abilità tecnico-solistiche, che (ripeto) riconosco a tanti, ottimi musicisti. Ciao.

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  5. Rif. Vero rocker
    In un post prevalentemente scherzoso, ciò che pensavo risultasse in modo chiaro, sostenevo che 1 solista dovrebbe porsi al servizio del gruppo: ciò non significa “reprimersi.” Spesso in molti solisti la tecnica diventa fine a se stessa, sembra che suonino per sè, non per la band. Eppure se ascolti (è solo 1 dei tanti esempi) i Led Zeppelin, vedi che Jimmy Page “esplodeva”, come dici bene, ma non scordando mai il fatto che sul palco c’erano anche altri musicisti.
    Inoltre, non di rado alcuni solisti possiedono tecnica sopraffina ma scarsa conoscenza della storia della musica che suonano: il “caso blues” è tipico. Infine, se scrivo una storia posso abbellirla come voglio ma deve raccontare qualcosa, non esaurirsi nel mio (magari solo ipotetico) virtuosismo linguistico. Leggere Gadda o Joyce, oppure ascoltare Hendrix, per credere. Ciao.

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  6. Rif. C.Dotti
    Parte del “filo conduttore” di “Per sempre giovane” è, come dici, “l’amicizia tra donne.” Ma penso che Biondillo abbia citato i versi di Keats “staccandoli” da certi sogni d’eterna giovinezza: il suo punto di riferimento è + che l’Inglese, il brano di Dylan che parla, tra l’altro, di “grow up”, crescere. E la crescita implica maturità, dolore, vecchiaia e morte. Poi, nel romanzo c’è affetto per certe persone e per ciò che la protagonista, “Fra’”, condivise con esse, ci sono ironia ed autoironia, c’è la volontà di capire il senso della storia da cui ognuno proviene. Ma come dice “Fra’”: “Te l‘ho già detto, nella vita ho fatto altro, ho conosciuto altre persone, ho vissuto altre esperienze.” Perciò, affetto e memoria “critica” sì, nostalgia no.
    Sottoscrivo le parole di Fra’ e l’atteggiamento da lei assunto verso il passato, a cui non mi ritengo legato. Preferisco “questa” vita a quella che facevo 20 anni fa e +. La mia Lady Jane è mia moglie e non ho rimpianti. Poi, nonostante la pancetta, ora corro + di prima e come ha detto, credo, Browning il meglio deve ancora venire.
    Ma grazie per il commento, che mi stimola ad anticipare la trattazione d’alcuni temi parakeatsiani. Ciao.

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  7. Certo che sgattaioli bene. Non ho commentato la parte del post che inutilmente riproponi. Ho commentato l'ultima frase del post 'tieni il tuo inutile io lontano..' prevaricatrice e stalinista. Puoi girarla come vuoi, anche tentando la carta del fraintendimento, ma il significato è lapalissiano e se volevi dire altro è un tuo problema di comunicazione. Scripta manent e un rocker, una frase simile non la scriverebbe-penserebbe mai. Se poi vuoi paragonarti a Gadda o Joyce allora mi arrendo.
    Vero rocker

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  8. Rif. Vero rocker
    Non mi interessa sgattaiolare e non ripropongo “inutilmente” la “parte del” mio “post.” La frase che tu commenti “tieni il tuo inutile io lontano…”, che tu bolli come “prevaricatrice e stalinista” aveva 1) un chiaro intento scherzoso; 2) era in linea con una concezione del rock che non prevede certo il soffocamento dell’io dell’artista, bensì il porre la sua creatività a disposizione del gruppo. Suonare “in” un gruppo è anche suonare “per” esso. Chi non accetta ciò suona da solo, non in una band. Avrò riproposto inutilmente cose già dette? Mah. Però è così che vedo la cosa.
    Vorrei paragonarmi a Gadda o a Joyce?! Io affermavo che per loro la creatività è consistita nel creare qualcosa che fosse fruibile anche da altri. Le opere dei 2 scrittori contengono certo magie verbali ma raccontano anche delle storie; altrimenti non avrebbero lettori. Non mi pongo di certo al livello di Gadda o Joyce, accetto bensì la loro lezione. Infatti come descrivo il mio “virtuosismo linguistico”? Come “magari solo ipotetico” e ricorro a Gadda o Joyce a mo’ d’esempio; non come scrittori a cui paragonarmi, ma come a maestri di cui intendo seguire la lezione… Certo con risultati scarsi; del resto nessuno e' perfetto,no? Ciao e prendi le cose con un po’ di ironia e di autoironia.

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  9. Un po' di dialettica filosofico-rock? Ricambio con piacere l'invito all'ironia e all'autoironia. Com'è che non hai inteso il senso ironico della mia provocazione nel volerti comparare a Gadda&Joyce? Semplicemente perchè non mi conosci e non sei nella mia testa per capire ciò che intendo quindi interpreti le mie parole semplicemente nel loro palese significato. Dal canto mio per rendere palese l'intento ironico avrei dovuto far precedere la 'figura'(la mia frase) dalla 'pronunciatio' che ne costituisce il segnale e la giustificazione(questo secondo Eco, che condivido). Ora, la tua frase 'tieni il tuo inutile io...' mancando di 'pronunciatio' sarebbe ironica solo per te secondo il tuo intendimento non essendo gli altri nella tua testa. Tu ora con dichiarazione postuma ne dichiari il senso ironico e questo potrebbe sostituire la 'pronunciatio' mancante nel testo, ma la cosa diventa interessante e si complica un poco. Secondo Quintiliano l'ironia è una figura in cui 'contrarium quod dicitur intelligendum est' ovvero nella quale si deve intendere il contrario di ciò che si dice. Ma tu hai confermato e reiterato il significato della frase seppur legandolo al concetto di opportunità all'interno di un gruppo. La frase quindi non intende il contrario e non può considerarsi ironica nemmeno secondo il concetto di ironia complessa di Socrate, di Kierkegaard o di Trasimaco (finalizzata a igannare). Tutt'al più la tua frase potrebbe essere sarcastica e tra ironia e sarcasmo (intento offensivo o deridente) c'è una gran bella differenza. E' vero che per conseguire un obiettivo di gruppo ognuno deve 'modulare' la propria individualità (vale anche per i fuoriclasse del calcio), ma la musica è arte e i parametri saltano, devono saltare. Nell'arte e nella musica prevale per fortuna il concetto di liberazione e libertà espressiva dell'io che costituisce l'obbiettivo della 'persona artista'. L'obbiettivo non è o non dovrebbe essere mai il confezionamento di qualcosa che piaccia a te o agli altri osservatori-ascoltatori-consumatori. Questi come te, come tutti hanno il diritto di criticare, apprezzare, promuovere o bocciare un prodotto artistico ma nessuno dovrebbe sentirsi in diritto di soffocare l'io di un artista e soprattutto di definirlo 'inutile'.
    Un rocker è uno che incarna e vive la filosofia rock. Probabilmente,smentisci se vuoi, ti sei definito rocker semplicemente perchè ami ascoltare musica rock, ma fra amare il rock ed essere un rocker c'è una gran differenza. Un Ciao (senza 'ironia').
    Vero rocker.

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  10. Rif. Vero rocker
    Stimolante, il tuo commento; ma lo stesso Quintiliano, che forse riprendeva da Demostene la definizione di ironia da te citata, considerava con scetticismo e stanchezza molteplicità di denominazioni e classificazioni proposte, loro groviglio e divergenze sulla definizione stessa di "figura". Inoltre, sempre per il Nostro stesse parole o medesimi discorsi assumono differente significato a seconda dell’oratore che pronuncia le une o gli altri. L’oratore, poi, può rivolgersi ad un differente uditorio, in particolari tempi, contesti ecc. Di tutto ciò si è occupato a dovere anche il Perelman. La stessa questione “ironia” si presta quindi a soluzioni davvero poco univoche o definitive. L’uditorio a cui mi rivolgo nel blog è quello di un ideale “caminetto”. Così non rivolgo le mie affermazioni al classico uditorio universale né esse si caratterizzano per tecnicità di elementi filosofici, retorico-argomentativi, semiotici ecc. Non faccio questo quando parlo di rock. In 1 ambito così informale, il “senso ironico” della mia frase “tieni il tuo io…”, io dovrebbe risultare + che postumo (al che mi vedo defunto… scherzo) chiaro.
    Sempre per quanto riguarda la frase “incriminata”, che per te “non può essere considerata ironica nemmeno secondo il concetto di ironia complessa di Socrate, Kierkegaard o di Trasimaco”, tu accosti 3 uomini che sull’ironia avevano idee molto differenti. Socrate usava l’ironia come un’arma contro chi era privo di dubbi e questa era intesa come la scossa che la torpedine marina comunica a chi la tocca; così, l’ironia socratica poteva apparire, ma non era, derisoria. Non sono Socrate ma quanto detto prova che l’ironia può essere aspra; non per questo, però, prossima o simile al sarcasmo. Kierkegaard ammirava Socrate ma nel tempo considerò sempre + la sua ironia fatto quasi nichilistico. Poi, Kierk. scrisse, in epoche differenti, molte sue opere sotto vari pseudonimi: “scindendo” così se stesso ed il suo pensiero; perciò che cosa pensava davvero dell’ironia, quella di Socrate o di altri? Forse, lo stesso ricorso agli pseudonimi era espediente ironico; eppure per Kierk. l’ironia era, sul piano morale-religioso, da rifiutarsi. Penso che avrebbe trovato la mia frase… immoralmente ironica.
    Trasimaco, in fondo, come sofista si dava anch’egli all’eristica, l’arte di sconfiggere l’avversario prescindendo da verità o falsità delle sue osservazioni. Avrebbe riso degli scrupoli di Kierk. e rifiutava la ricerca disinteressata della verità e del bene di Socrate, la cui ironia trovava inutile, al massimo soft. Egli avrebbe trovato la mia frase ironica, scorgendo in essa una certa asprezza che però ripeto, molti trovavano nello stesso Socrate. Poi, le polemiche di Kierk. contro suo vescovo, chiesa danese ecc. erano condotte sul filo di un’ironia tagliente… benché egli scorgesse nell’ironia, del nichilismo.
    Sottoscrivo senz’altro le tue parole sull’arte come “liberazione e libertà espressive dell’io” ecc. Solo, in 1 gruppo rock l’abilità di certi solisti non è certo svilita dalla solidità nascente dal suonare oltre che “nel” appunto “per” esso; Townshend e Who docent. Sono 1 rocker... non lo so. Non si definisce rocker nemmeno chi ha fatto la storia del rock e non attribuisce né nega quel titolo ad altri. Ma nel definirmi rocker sono anche… autoironico. Ciao.

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  11. Ma dai! E io che pensavo faceste sul serio... Tutto si riduce a un po' di ironia a suon di rock? Bo Diddley non c'è più, questa è la notizia più triste del 2008. E chiudo con una massima che - dati i tempi e i modi - potrebbe essere stata pronunciata da Nostradamus: Carta Canta. Amici, non c'è bisogno che ve la spieghi...

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  12. Rif. anonimo
    Mah, io penso che anche nel rock, un po’ di ironia non sia male; anzi, credo che ci starebbe bene anche nel calcio.
    Comunque su Bo Diddley hai senz’altro ragione: sul blog di Luciano Comida ho seguito una clip (come si chiamano) in cui Bo eseguiva “Mona” con Tom Petty & the Heattbreakers… stra-ordinaria!
    Ciao e torna su questa nave!

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