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venerdì 3 agosto 2007

Kar-El, detta anche Cagliari

Chi voglia giudicare la mia città dal nome, dovrebbe considerarla una superstar. Vi risparmio i suoi nomi sardi, fenici, latini ecc., ma secondo certi Autori pare che fosse nota come “città delle città.” E forse i Pooh erano già in agguato, se per altri Cagliari si chiamava Karel cioè città grande, anzi di Dio! Insomma, il Dio delle città dei simpatici orsetti pop doveva essere di casa, da noi. Aggravò la faccenda D.H. Lawrence che invidioso degli scoperecci incontri tra Lady Chatterley ed il suo guardiacaccia, paragonò Cagliari a Gerusalemme. Per questo fu rinchiuso in un manicomio alle finestre della città; quello che continuò a scrivere era quindi un sosia.
Se mia nonna Ninuccia fosse ancora viva, risolverebbe la questione con ammirevole senso pratico e critico. Direbbe: “Eh, bello mio, lasciali perdere quei Fenici: non sono farina da far ostie!” In effetti, quando penso che certi fanno derivare il nome della città dal fenicio Karir che significa “rinfresco”, mi viene da ridere. Già in maggio avremo 30 gradi all’(immaginaria) ombra…
Comunque, a Cagliari mi piace fare km e km: passeggiando ma anche correndo. E’ la cittown ideale per chi voglia far fiato ma anche per chi desideri perdersi. Tutti quei vicoletti, quelle stradine, i vicoli ciechi e quelli che ci vedono bene, le salite da capra e le discese da montagne russe, le piazze assolate e le strade umide e fredde, le spiagge piene di spazzatura e quelle che scintillano d’acque cristalline… Per non parlare dei fenicotteri rosa e dei tramonti che sanno di Damasco e Transilvania…
Una volta un mio amico barista mi ha detto: “Rjikcaaah, guarda che Karali significava “località rocciosa”. Non inventare balle, che poi i continentali leggono le scemenze che scrivi, ci credono e vengono da noi.”
Ho replicato che per chi vive di turismo questo non è un male, al che lui: “Giusto. Ma allora scrivi scemenze giuste.”
Eh, caro amico, sapessi: sono 45 anni che ci provo; ma riesco solo a scrivere scemenze-scemenze…

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