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venerdì 13 dicembre 2013

La discussione filosofica (riepilogo)*


Sintesi delle parti comprese dall'8/a all'11/a parte, più alcune nuove considerazioni.
Nell'8/a abbiamo visto che Platone considerava l'arte in modo estremamente negativo... per lui essa era inutile ed ingannatrice sul piano filosofico e pervertitrice su quello morale.
Accettando queste tesi di Platone, risulta evidente che il dialogo tra l'artista ed il filosofo risulta impossibile o almeno, fortemente problematico.
Nella 9/a parte ho proseguito l'analisi della condanna dell'arte pronunciata da Platone.
Abbiamo poi visto che alcuni artisti hanno dato alle loro creazioni carattere non di semplice gioco (sia pure notevolmente raffinato e complesso) ma soprattutto di ricerca e di autoanalisi.
In Joyce troviamo addirittura la creazione di dimensioni del tutto alternative a quelle del normale continuum spazio-temporale. In lui, infatti, il linguaggio diventa vero e proprio strumento creatore... e creatore di una realtà che si contrappone nettamente a quella del resto dell'umanità.
L'aspro umorismo del Portnoy di Philip Roth e del Dostoevskij dei Ricordi dal sottosuolo si pone come elemento di auto-fustigazione: si situa quindi ben al di fuori di qualsiasi discorso comico e perfino satirico.
Nella 10/a parte abbiamo visto come il modo di essere e di sentire degli artisti nasca come reazione ad una struttura sociale e ad un complesso di norme che essi trovano opprimente, soffocante. Perciò le creazioni artistiche sono direttamente collegate a queste loro reazioni; esse rispecchiano il cuore appunto dell'artista anche in quelli che potrebbero, banalmente o moralisticamente, sembrare “volgari” o “violenti” eccessi.
Naturalmente il vero artista irradia un'aura oltre che di creatività anche di sincerità. Ed egli è “volgare”, “violento”, “folle” ecc. non perché debba o voglia interpretare un ruolo (anche se i commedianti esisteranno sempre) ma perché appunto esprime sé stesso senza cedere a censure o a limitazioni di sorta. Del resto, l'artista non cede neanche all'autocensura … che pure molte volte potrebbe fargli comodo.
Sempre nella 10/a parte evidenziavo come perfino in un severo censore dell'arte come Platone si annidasse della duplicità: nel suo modo di scrivere, infatti, egli “tradiva” una forse inconscia ammirazione per l'ambito e per le persone che condannava. In effetti, lo stile letterario e certa capacità introspettiva rivelerebbero in Platone doti artistiche...
Nell'11/a parte sottolineavo quella che io considero (partendo proprio dal “mito della caverna” di Platone) la sola e vera natura della filosofia: una natura cioè sociale, come tale aperta a tutti gli uomini, a tutte le donne. Io considero infatti la filosofia non come una sorta di codice per iniziati, insomma una misteriosa disciplina segreta, astratta ed incomprensibile, ma anzi qualcosa che riguarda ogni essere umano.
Questa idea della filosofia si fonda sul fatto che essa nasce dai desideri e dai sentimenti di uomini e donne in carne ed ossa e dotati della facoltà razionale. Essi hanno quindi tutto il diritto di interrogare sé stessi e di confrontarsi con chiunque su qualsiasi lato o aspetto dell'esistenza.
In filosofia possono insomma esistere dei grandi filosofi ed in effetti, ne sono esistiti molti. Ma nessuno, per quanto grande possa essere la sua conoscenza appunto del discorso filosofico, può impedire o negare ad un altro l'esercizio della propria ragione. E la filosofia, in fondo, non è altro che questo: ragionare (come dice il popolo) con la propria testa, sebbene senza mancare mai di rispetto a chi nel ragionare può aver fatto più strada di noi.


Nota

* Ho pubblicato su questo blog le precedenti parti di questo post rispettivamente: la 1/a il 25 /03/2008; la 2/a il 4/4/2008; la 3/a il 17/6/2010; la 4/a l’11/10/2011, la 5/a il 27/11/2011; la 6/a il 15/11/2012; la 7/a l'8/12/2012.
Il riepilogo di questo post (sino alla 7/a parte) è stato pubblicato il 21/02/2013.
Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013; la 10/a il 5/10/2013 e l'11/a il 30/10/2013.


6 commenti:

  1. Caro Riccardo, di questi tempi, allora, dovremmo abbracciare la filosofia per imparare a "ragionare". Ne avremmo un bisogno assoluto. Siamo pecore e... neanche veri artisti. Ti abbraccio forte!

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  2. Mi piacciono molto le conclusioni che trai da queste tue avvincenti "Discussioni filosofiche".
    Niente c'è di più proficuo e divertente che ragionare e discutere con altri con l'intento di scambiarsi opinioni , mettendo in conto anche la possibilità di ricredersi.
    Cristiana

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  3. rif. Sonia Ognibene
    Sì, cara Sonia: avremmo davvero bisogno di un po' più di filosofia (ovviamente, non nozionistica).
    Perché tra l'essere delle aquile e l'essere invece delle "pecore", come dici bene, si può e si deve essere almeno... degli esseri umani!
    Ed alla fine sarebbe quella, la sola alternativa degna e valida.
    Ricambio l'abbraccio!

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  4. rif. cristiana2011-12
    In effetti sono fortemente convinto dell'utilità (che può contenere anche del divertimento) dello scambio delle opinioni.
    Certo può sempre sorgere il pericolo dell'andare fuori tema, ma comunque quello "scambio" può rompere quella crosta di indifferenza e di scetticismo alla moda, che spesso conduce all'egoismo, alla banalità ed alla conservazione dello status quo.
    Salutone!

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  5. Ragionare non per conseguire uno scopo, ma per il solo gusto di esplorare i concetti, i saperi, confrontarsi e incontrarsi con l'altro. Per me è uno dei lussi della vita.
    Confesso che purtroppo, mentre una volta le occasioni erano più facili, e si poteva andare avanti nottate intere a parlare e discutere, oggi ne incontro molto meno: la quotidianità, la pigrizia, la disillusione, il rifugio nell'evasione spesso hanno la meglio.
    Allora mi ritrovo a ragionare dentro la mia testa e a volte mi sembra di trovarmi in alto, che posso dare del tu ai più grandi pensatori, poi mi smonto da sola e mi opprime il dubbio della sconfortante mediocrità, poi in qualche modo mi riprendo...
    Ciao Riccardo e grazie, passare da te è un ottimo stimolo!

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  6. rif. nina
    In effetti, nella nostra vita la discussione filosofica dovrebbe occupare ben altro spazio.
    E dovrebbe anche condurre ad un cambiamento reale e sociale del mondo: non pura teoria, quindi, ma qualcosa anche di concreto: l'esempio della "caverna" di Platone dovrebbe dirci parecchio...
    La "disillusione", come dici molto bene, finisce per prevalere.
    Del resto, come dicevano gli antichi (mi pare, tra questi, Cicerone) non può essere occupazione a cui dedicarsi nei ritagli di tempo.
    Ma le necessità della vita quotidiana urgono!
    Un bel rebus!
    Grazie per la stima...

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