Da quanto
visto nella 9/a parte sembrerebbe che davvero l'arte e gli artisti
(soprattutto quelli che sentono e creano in modo molto
passionale) siano molto pericolosi per la filosofia. E per la
società. Sì, perché la loro fantasia ed anche il loro
fustigare sé stessi attraverso la propria creatività potrebbe
turbare delle comunità che considerano ben più importanti valori
come il self-control, la logica, la misura, la riservatezza ecc.
Ma in comunità
come quelle l'artista si sente soffocare. Per lui o per lei,
l'urlo è il solo valore, perché squarcia il velo di
una realtà che impedisce la reale crescita della persona, la sua
liberazione. Penso che tale “urlo” sia stato molto forte
soprattutto a partire dal romanticismo e dall'espressionismo, fino ad
arrivare nel '900 alla durezza del rock (Who, Rolling Stones, Janis
Joplin, Clash, Sex Pistols ecc.) e di certa canzone d'Autore (Phil
Ochs, Bob Dylan, Brel, Victor Jara, il Lennon post-Beatles, Billy
Bragg ecc.).
Tornando alla
parola scritta, considero migliori esponenti di questo porsi di
fronte alla società, il Rimbaud de Una stagione all'Inferno,
direi tutto Brecht, Bukowski, Pasolini né dimenticherei Artaud. Ora,
queste mie considerazioni hanno solo valore indicativo, ma penso che
il concetto-base sia chiaro: soprattutto se “viste” alla luce
dell'Urlo di Munch e di quello di Ginsberg.1
Certo, in
qualcuno anche questo modo di essere può diventare solo un
atteggiamento, un che di teatrale o comunque di non spontaneo;
ma è lì che si vede il vero artista.
Del resto, non
è molto chiara neanche la posizione del filosofo che voglia
denunciare gli “eccessi” dell'artista, filosofo che finora
abbiamo identificato in Platone. Infatti, la stessa Murdoch riconosce
che nei testi di Platone si trovano affermazioni argute e spiritose e
che il tono di questi è spesso amabile.2 La forma espressiva
utilizzata da Platone non era insomma severa quanto i concetti da lui
esposti e discussi, né quella forma condivideva sempre la condanna
platonica dell'arte; anzi spesso si direbbe proprio il contrario.
Inoltre, il
Koyrè ci ricorda come molti dei Dialoghi platonici potrebbero
essere intesi anche come dei testi teatrali e come tali,
debitamente rappresentati e rappresentabili; quel che poi,
nell'antichità si fece.3
Ed ai giorni
nostri, l'attore Gigi Proietti ha portato in scena proprio Socrate4:
riferendosi in qualche modo anche all'Apologia di Socrate,
testo in cui Platone diede libero sfogo alla sua natura artistica,
consegnando a generazioni di lettori un Socrate oltre che cercatore
di verità, spesso gigione ed anche irriverente, quasi tagliente coi
suoi accusatori e perfino coi giudici, se arrivò al punto di
dichiarare che non solo doveva essere assolto, ma che anzi aveva il
diritto d'esser mantenuto gratis a spese dello Stato!5
Dall'Apologia
emerge la figura di un uomo che non considera mai la virtù e la
giustizia questioni astrattamente teoriche, né uomo che rinunci alla
vita a cuor leggero. Infatti, egli si batte per la sua vita e per la
verità facendo ricorso a tutte le “astuzie” ed a tutti gli
argomenti in suo possesso senza temere di passare per retore o ancor
peggio, per commediante.
Insomma, anche
in Platone troviamo della duplicità: da una parte duro, quasi
implacabile nemico dell'arte e degli artisti, censore della loro
creatività e della loro stessa umanità.
Dall'altra, se
consideriamo l'attenzione da lui posta nella descrizione di
particolari situazioni, nell'uso di determinati termini, nel
delineare i tratti della personalità di certi interlocutori, nel
precisare certe situazioni, varietà delle conversazioni ecc.,
artista egli stesso.
Che avesse
ragione un grande conoscitore ed estimatore dei Greci come Nietzsche
quando scrisse: “Tutto ciò che è profondo ama la maschera”?6
Note
* Ho pubblicato su questo blog
le precedenti parti di questo post rispettivamente: la 1/a il 25
/03/2008; la 2/a il 4/4/2008; la 3/a il 17/6/2010; la 4/a
l’11/10/2011, la 5/a il 27/11/2011; la 6/a il 15/11/2012; la 7/a
l'8/12/2012.
Il riepilogo di questo post (sino alla 7/a parte) è
stato pubblicato il 21/02/2013.
Ho pubblicato l'8/a parte il
20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013.
1 Allen
Ginsberg, Urlo, in Id., Jukebox all'idrogeno (1956),
Mondadori, Milano, 1979, pp.102-137.
2 Iris
Murdoch, Il fuoco e il sole, Sugarco, Milano, 1977, p.101.
3 Alexandre
Koyrè, Introduzione a Platone, Editori Riuniti, Roma, 1996,
pp.6-8 e p.8 n.4.
4Intereressante
la lettura di
http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/29/SOCRATE_scena_spirito_dell_uomo_co_0_0004291727.shtml
5 Platone,
Apologia di Socrate, Garzanti, Milano,1980, p.36.
6 Friedrich W.
Nietzsche, Al di là del bene e del male, Gte Newton, Roma, 1988,
p.72. Il corsivo è mio.
Che Berlusconi sia la reincarnazione di Socrate? :DDDDD
RispondiEliminaCristiana
rif. cristiana2011
RispondiEliminaGuarda Cristiana, non ci crederai ma mi telefonato poco fa Socrate, dal Paradiso.
Mi ha garantito che la cosa non è proprio possibile.
Buon fine settimana!
Grande discussione filosofica. Da leggere senza fretta anzi da leggere e rileggere nei suoi significati profondi.
RispondiEliminaMa ritornerò con qualche riflessione più precisa nei prossimi giorni.
Un abbraccio :)
Nou
Arte raccattapalle
RispondiEliminaAbilità d'artista, un raccattare
Un mostrare e poi basta, un mai predire, un mai presuntuoso d'inventare
Una bottega: un banco e su le ciottole colme del digià accaduto
Morte all'eretico: sì
Mi son già morto, con il dispetto d'esser sempre vivo
E un salutare
rif. Nou
RispondiEliminaGrazie,cara Nou!
In effetti, la vedi molto come me: rileggere con calma è importante.
Centellinare, anche in filosofia.
Proprio come si fa con un buon vino. O almeno, spero che questo mio vino sia buono.
Abbraccione.
rif. tentare, nuoce
RispondiEliminaWelcome!
Sì, l'arte è spesso come l'hai descritta: un gioco d'abilità, direi, che racchiude modestia ("un mai predire") ma anche un oscillare tra dimensioni opposte ("mi son già morto, con il dispetto d'esser sempre vivo").
Se ho capito bene il tuo commento, ovviamente.
Ciao!
Riccardo,parli di filosofia e arte o artisti.Io che ci faccio???
RispondiEliminaAlmeno ti posso lasciare un saluto cordiale,scusandomi per la mia incapacità ad affrontare temi così seri ed importanti?Ciao..
rif. chicchina
RispondiEliminaCi fai MOLTO, perchè intendo la filosofia, l'arte e gli artisti come un discorso che va in direzione anche di chi non se ne occupa in modo "professionale."
Quelle tre cosette cioè filosofia, arte ed artisti riguardano tutti noi: perchè ognuno di noi va in cerca della verità e di ciò che è bello.
Anzi: senza chi non si occupa "professionalmente" (di nuovo 'sta brutta parola, accidenti, ma non so trovarne un'altra! ) di filosofia, arte ed artisti, sarebbe impossibile un discorso artistico e/o filosofico.
Perchè artisti e filosofi non farebbero che parlare di sè stessi.
E sarebbe una noia mortale!
Un abbraccio.
che dire? a me piacciono le qualità come il self-control, la logica, la misura, la riservatezza ecc. ma unite alla creatività, al senso critico, alla capacità di comunicare ed esprimere le emozioni... Troppo? eppure potendo unire la scienza con la forza creatrice si muove il mondo accidenti! Io amo questo punto di incontro dove poesia e tecnica si danno la mano! e lo sai che la penso così... lo dico sempre e per questo motivo mi sono “innamorata” di Jobs.
RispondiEliminaBravo Riccardo!
Ciauzzzzz
rif. alicemate
RispondiEliminaSono d'accordo con te: metodo e creatività possono fare molto, anzi parecchio (sembra un verso di Jannacci!).
Il problema nasce quando uno dei due lati soffoca l'altro.. il che, purtroppo, capita spesso.
E probabilmente, capita per l'azione di fattori che si situano molto al di fuori di un autentico discorso come quello che fai tu e che faccio io.
Il discorso diventa insomma sociale, ma non sociale in senso positivo: voglio dire che non di rado abbiamo delle società che per perpetuare sè stesse (magari anche nei loro aspetti meno validi) tendono a soffocare le persone.
A quel punto, all'artista sembra che non possa rimanere altro che fare il pazzo. O diventarlo!
Grazie a te e ciauzzz!
...e il riflessivo si limita a obbedire e basta: insomma o pazzi o schiavi!
RispondiEliminaCome è vero! ma noi non lo dobbiamo permettere, quindi non molliamo e non aspettiamo troppo sennò siam fritti non solo cotti! (mi son fatta capire?)
Certo parlarne è facile, agire meno... il problema è che spesso bisogna agire senza parlarne, per evitare manomissioni... altre è necessario agire a dimostrazione della bontà dell'idea. Insomma mi sto convincendo che se non fai non sei credibile. Il fare, nel nostro caso, può iniziare anche con il pubblicare, il rendere visibile un pensiero e diffonderlo.
Che ci sia trigu per tutti! ;)
rif. alicemate
RispondiEliminaE' indispensabile agire e lo è anche diffondere il pensiero critico, come dici egregiamente.
Le due cose sono legate, legatissime.
Il rischio di finire fritti, infatti, è notevole...
E forse, magari senza saperlo, ci troviamo già in padella.
Penso qui all'apologo della ranocchia, che mentre l'acqua nella pentola da fredda diventava tiepida, da tiepida, calduccia... alla fine se la trovò bollente.
A quel punto, scappare le risultò impossibile.
E morì.
Più trigu (grano, prosperità) PER TUTTI: quel che può salvarci è proprio il "per tutti".
Salutone e buon fine settimana!