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sabato 5 ottobre 2013

La discussione filosofica (parte 10/a)*


Da quanto visto nella 9/a parte sembrerebbe che davvero l'arte e gli artisti (soprattutto quelli che sentono e creano in modo molto passionale) siano molto pericolosi per la filosofia. E per la società. Sì, perché la loro fantasia ed anche il loro fustigare sé stessi attraverso la propria creatività potrebbe turbare delle comunità che considerano ben più importanti valori come il self-control, la logica, la misura, la riservatezza ecc.
Ma in comunità come quelle l'artista si sente soffocare. Per lui o per lei, l'urlo è il solo valore, perché squarcia il velo di una realtà che impedisce la reale crescita della persona, la sua liberazione. Penso che tale “urlo” sia stato molto forte soprattutto a partire dal romanticismo e dall'espressionismo, fino ad arrivare nel '900 alla durezza del rock (Who, Rolling Stones, Janis Joplin, Clash, Sex Pistols ecc.) e di certa canzone d'Autore (Phil Ochs, Bob Dylan, Brel, Victor Jara, il Lennon post-Beatles, Billy Bragg ecc.).
Tornando alla parola scritta, considero migliori esponenti di questo porsi di fronte alla società, il Rimbaud de Una stagione all'Inferno, direi tutto Brecht, Bukowski, Pasolini né dimenticherei Artaud. Ora, queste mie considerazioni hanno solo valore indicativo, ma penso che il concetto-base sia chiaro: soprattutto se “viste” alla luce dell'Urlo di Munch e di quello di Ginsberg.1
Certo, in qualcuno anche questo modo di essere può diventare solo un atteggiamento, un che di teatrale o comunque di non spontaneo; ma è lì che si vede il vero artista.
Del resto, non è molto chiara neanche la posizione del filosofo che voglia denunciare gli “eccessi” dell'artista, filosofo che finora abbiamo identificato in Platone. Infatti, la stessa Murdoch riconosce che nei testi di Platone si trovano affermazioni argute e spiritose e che il tono di questi è spesso amabile.2 La forma espressiva utilizzata da Platone non era insomma severa quanto i concetti da lui esposti e discussi, né quella forma condivideva sempre la condanna platonica dell'arte; anzi spesso si direbbe proprio il contrario.
Inoltre, il Koyrè ci ricorda come molti dei Dialoghi platonici potrebbero essere intesi anche come dei testi teatrali e come tali, debitamente rappresentati e rappresentabili; quel che poi, nell'antichità si fece.3
Ed ai giorni nostri, l'attore Gigi Proietti ha portato in scena proprio Socrate4: riferendosi in qualche modo anche all'Apologia di Socrate, testo in cui Platone diede libero sfogo alla sua natura artistica, consegnando a generazioni di lettori un Socrate oltre che cercatore di verità, spesso gigione ed anche irriverente, quasi tagliente coi suoi accusatori e perfino coi giudici, se arrivò al punto di dichiarare che non solo doveva essere assolto, ma che anzi aveva il diritto d'esser mantenuto gratis a spese dello Stato!5
Dall'Apologia emerge la figura di un uomo che non considera mai la virtù e la giustizia questioni astrattamente teoriche, né uomo che rinunci alla vita a cuor leggero. Infatti, egli si batte per la sua vita e per la verità facendo ricorso a tutte le “astuzie” ed a tutti gli argomenti in suo possesso senza temere di passare per retore o ancor peggio, per commediante.
Insomma, anche in Platone troviamo della duplicità: da una parte duro, quasi implacabile nemico dell'arte e degli artisti, censore della loro creatività e della loro stessa umanità.
Dall'altra, se consideriamo l'attenzione da lui posta nella descrizione di particolari situazioni, nell'uso di determinati termini, nel delineare i tratti della personalità di certi interlocutori, nel precisare certe situazioni, varietà delle conversazioni ecc., artista egli stesso.
Che avesse ragione un grande conoscitore ed estimatore dei Greci come Nietzsche quando scrisse: “Tutto ciò che è profondo ama la maschera”?6

Note

* Ho pubblicato su questo blog le precedenti parti di questo post rispettivamente: la 1/a il 25 /03/2008; la 2/a il 4/4/2008; la 3/a il 17/6/2010; la 4/a l’11/10/2011, la 5/a il 27/11/2011; la 6/a il 15/11/2012; la 7/a l'8/12/2012.
Il riepilogo di questo post (sino alla 7/a parte) è stato pubblicato il 21/02/2013.
Ho pubblicato l'8/a parte il 20/03/2013 e la 9/a il 14/09/2013. 

1 Allen Ginsberg, Urlo, in Id., Jukebox all'idrogeno (1956), Mondadori, Milano, 1979, pp.102-137.
2 Iris Murdoch, Il fuoco e il sole, Sugarco, Milano, 1977, p.101.
3 Alexandre Koyrè, Introduzione a Platone, Editori Riuniti, Roma, 1996, pp.6-8 e p.8 n.4.
4Intereressante la lettura di http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/29/SOCRATE_scena_spirito_dell_uomo_co_0_0004291727.shtml
5 Platone, Apologia di Socrate, Garzanti, Milano,1980, p.36.
6 Friedrich W. Nietzsche, Al di là del bene e del male, Gte Newton, Roma, 1988, p.72. Il corsivo è mio.

12 commenti:

  1. Che Berlusconi sia la reincarnazione di Socrate? :DDDDD
    Cristiana

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  2. rif. cristiana2011
    Guarda Cristiana, non ci crederai ma mi telefonato poco fa Socrate, dal Paradiso.
    Mi ha garantito che la cosa non è proprio possibile.
    Buon fine settimana!

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  3. Grande discussione filosofica. Da leggere senza fretta anzi da leggere e rileggere nei suoi significati profondi.
    Ma ritornerò con qualche riflessione più precisa nei prossimi giorni.

    Un abbraccio :)

    Nou

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  4. Arte raccattapalle
    Abilità d'artista, un raccattare
    Un mostrare e poi basta, un mai predire, un mai presuntuoso d'inventare
    Una bottega: un banco e su le ciottole colme del digià accaduto
    Morte all'eretico: sì
    Mi son già morto, con il dispetto d'esser sempre vivo
    E un salutare

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  5. rif. Nou
    Grazie,cara Nou!
    In effetti, la vedi molto come me: rileggere con calma è importante.
    Centellinare, anche in filosofia.
    Proprio come si fa con un buon vino. O almeno, spero che questo mio vino sia buono.
    Abbraccione.

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  6. rif. tentare, nuoce
    Welcome!
    Sì, l'arte è spesso come l'hai descritta: un gioco d'abilità, direi, che racchiude modestia ("un mai predire") ma anche un oscillare tra dimensioni opposte ("mi son già morto, con il dispetto d'esser sempre vivo").
    Se ho capito bene il tuo commento, ovviamente.
    Ciao!

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  7. Riccardo,parli di filosofia e arte o artisti.Io che ci faccio???
    Almeno ti posso lasciare un saluto cordiale,scusandomi per la mia incapacità ad affrontare temi così seri ed importanti?Ciao..

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  8. rif. chicchina
    Ci fai MOLTO, perchè intendo la filosofia, l'arte e gli artisti come un discorso che va in direzione anche di chi non se ne occupa in modo "professionale."
    Quelle tre cosette cioè filosofia, arte ed artisti riguardano tutti noi: perchè ognuno di noi va in cerca della verità e di ciò che è bello.
    Anzi: senza chi non si occupa "professionalmente" (di nuovo 'sta brutta parola, accidenti, ma non so trovarne un'altra! ) di filosofia, arte ed artisti, sarebbe impossibile un discorso artistico e/o filosofico.
    Perchè artisti e filosofi non farebbero che parlare di sè stessi.
    E sarebbe una noia mortale!
    Un abbraccio.

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  9. che dire? a me piacciono le qualità come il self-control, la logica, la misura, la riservatezza ecc. ma unite alla creatività, al senso critico, alla capacità di comunicare ed esprimere le emozioni... Troppo? eppure potendo unire la scienza con la forza creatrice si muove il mondo accidenti! Io amo questo punto di incontro dove poesia e tecnica si danno la mano! e lo sai che la penso così... lo dico sempre e per questo motivo mi sono “innamorata” di Jobs.
    Bravo Riccardo!
    Ciauzzzzz

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  10. rif. alicemate
    Sono d'accordo con te: metodo e creatività possono fare molto, anzi parecchio (sembra un verso di Jannacci!).
    Il problema nasce quando uno dei due lati soffoca l'altro.. il che, purtroppo, capita spesso.
    E probabilmente, capita per l'azione di fattori che si situano molto al di fuori di un autentico discorso come quello che fai tu e che faccio io.
    Il discorso diventa insomma sociale, ma non sociale in senso positivo: voglio dire che non di rado abbiamo delle società che per perpetuare sè stesse (magari anche nei loro aspetti meno validi) tendono a soffocare le persone.
    A quel punto, all'artista sembra che non possa rimanere altro che fare il pazzo. O diventarlo!
    Grazie a te e ciauzzz!

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  11. ...e il riflessivo si limita a obbedire e basta: insomma o pazzi o schiavi!
    Come è vero! ma noi non lo dobbiamo permettere, quindi non molliamo e non aspettiamo troppo sennò siam fritti non solo cotti! (mi son fatta capire?)
    Certo parlarne è facile, agire meno... il problema è che spesso bisogna agire senza parlarne, per evitare manomissioni... altre è necessario agire a dimostrazione della bontà dell'idea. Insomma mi sto convincendo che se non fai non sei credibile. Il fare, nel nostro caso, può iniziare anche con il pubblicare, il rendere visibile un pensiero e diffonderlo.
    Che ci sia trigu per tutti! ;)

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  12. rif. alicemate
    E' indispensabile agire e lo è anche diffondere il pensiero critico, come dici egregiamente.
    Le due cose sono legate, legatissime.
    Il rischio di finire fritti, infatti, è notevole...
    E forse, magari senza saperlo, ci troviamo già in padella.
    Penso qui all'apologo della ranocchia, che mentre l'acqua nella pentola da fredda diventava tiepida, da tiepida, calduccia... alla fine se la trovò bollente.
    A quel punto, scappare le risultò impossibile.
    E morì.
    Più trigu (grano, prosperità) PER TUTTI: quel che può salvarci è proprio il "per tutti".
    Salutone e buon fine settimana!

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