mercoledì 8 maggio 2013
“Cinque pezzi facili”, di Bob Rafelson
Il film è del 1970 e
segue di un anno Easy rider,
ma questo non è ambientato nel mondo degli hippies e della
contestazione.
Il
protagonista, Robert Dupea (un Jack Nicholson ben più misurato di
quanto non sarà nel resto della carriera) si presenta come il
classico “antieroe”: beve, è spesso sarcastico o anche
offensivo, perfino in presenza della sua donna corteggia le altre, è
incline all'ira...
Così,
sarebbe facile liquidarlo come il classico tipaccio da tenere alla
larga... ed il più a lungo possibile.
Ma
Robert (Bobby per gli
amici) è un uomo molto più complesso.
Intanto,
egli lavora come operaio in un campo petrolifero in California.
Questo, benché sia nato in una ricca famiglia borghese del nord
degli USA; le sue origini sono sottolineate anche dal secondo nome,
Eroica: che ricorda la
Terza sinfonia di
Beethoven.
Soprattutto
i Dupea figli (oltre a
Bobby, anche Carl e Tita) sono musicisti classici, a quanto pare
dotati di un certo talento.
Però
Bobby ha tagliato i ponti con la sua famiglia, con la sua
“rispettabilità”, col suo insieme di bon ton,
compitezza, convenzioni ed opprimente serietà:
il che, per lui, soffoca ogni autentico slancio vitale.
Egli
non è comunque un parassita: la sua vita come operaio e come
compagno di Rayette ( che lavora come cameriera in un ristorante) non è
certo facile.
Il
punto è che Bobby è un uomo inquieto,
profondamente insoddisfatto di tutto e di tutti: anche di Rayette,
sebbene lei lo ami davvero. Certo, lei è un po' svampita e coi suoi
atteggiamenti da gattina, troppo (come diceva una mia amica) ovvia.
Ma
l'atteggiamento talvolta sprezzante di lui non deriva da moralismo o
da intellettualismo: se avesse desiderato una donna “seria”,
“colta” ecc., sarebbe rimasto nell'elegante cerchia e magione dei
Dupea.
Infatti,
sia pure a modo tutto suo, Bobby rispetta Rayette: quando per una
grave malattia del padre il Nostro torna per qualche giorno dai suoi,
attacca così una “intellettuale” che tratta Rayette da idiota
per il suo sentimentalismo e perché parla di tv:
“Tu, brutta
cretina, razza di strega,
non sei degna di stare
nella stessa stanza in cui c'è lei!”
Del
resto, ancora prima di tornare a casa, Bobby era intervenuto dando e
prendendo botte in
difesa di un amico e compagno di lavoro che era stato aggredito da due
che poi, scopriremo, erano dei poliziotti.
Ed
interviene nello stesso modo per “salvare” la sorella (che molto
probabilmente ha delle pulsioni sadomaso) dall'infermiere che assiste
Dupea padre.
Un
antieroe quindi
piuttosto complesso, Bobby: rifiuta la sua donna, la sua famiglia, il
suo stesso talento come pianista, gli amici... che in fondo considera soltanto dei
compagni di baldoria, eppure si batte per
loro.
Ma
l'inquietudine che lo tormenta è una brutta bestia, se come dirà al
padre: “Io mi sposto di continuo, non
perché
stia cercando qualcosa di particolare, ma per andar via dalle cose
che andrebbero a
male se
restassi.”
Così,
Bobby mi fa pensare al personaggio di Hellhound
on my trail di
Robert Johnson, che sente d'avere un Cerbero alle calcagna se canta:
“Devo restare in movimento
i blues calano come se grandinasse.”
Purtroppo,
quel Cerbero
si annida dentro la persona: muoversi
è inutile,
o serve solo finché l'Hellhound,
il cane dell'Inferno, non riprende a mordere...
Così
la cognata Catherine, con cui il Nostro ha una breve ma sentita
storia
ed a cui chiede d'andare via, gli spiega con gentilezza ma anche con
fermezza che se non lo segue, ciò non dipende dal suo legame col
fratello o dai suoi impegni come musicista (lo è anche lei) ma
proprio da come è
lui.
Infatti
gli dice: “Se una persona non ha amore o rispetto per sé stesso,
la sua famiglia, il lavoro, i suoi amici, con
quale diritto lo
pretende o lo chiede agli altri?”
A suo
modo Bobby prova tutto questo: ma in modo troppo incostante. Forse
con Catherine avrebbe almeno cercato di cambiare... ma si
può cambiare
completamente fino a diventare un
altro?
Comunque,
per me questo è un gran film: oltre che per la trama e per
Nicholson, anche per la bravura (non solo per la bellezza)
di Rayette, interpretata da Karen Allen e per quella di Catherine:
una intensa e
naturalissima Susan
Anspach,
che da sola
meriterebbe
quintali di post.
Ottima anche la colonna sonora, curioso mix di musica classica e di
country.
Infine
sono straordinari i paesaggi
del
nord degli USA, probabilmente ripresi tra fine autunno ed inizio
inverno.
Non
vi dico altro per non sciuparvi l'inquieta
magia
del film.
Buona visione!
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Ricordo vagamente "Cinque pezzi facili", ma stranamente ne ricordo l'interpretzione di Nicholson, attore straordinario che solo con lo sguardo ti trascina il mondo dietro..
RispondiEliminaGran bella recensione, anche perchè a mio avviso i film di una volta avevano molte marce in più...
Soave serata , caro Blood Brother!
rif. nella
RispondiEliminaSono più che d'accordo: certi films, films fatti in un periodo storico e culturale così particolare, sapevano e volevano guardare e vedere molto oltre...
I film a base di inseguimenti, sparatorie, risse ecc. (che pure c'erano) contavano meno di film come "Cinque pezzi facili", così introspettivi e nello stesso tempo, coinvolgenti.
Di sicuro, gli antenati delle odierne "Mission impossibles" (benchè siano degli spettacoli se vogliamo anche divertenti) non toccavano tanto la sensibilità della gente.
Meravigliosa serata, cara Blood Sister!
Grande pezzo Riccardo, ma ti faccio una piccolo appunto: Rayette non è interpretata da Keren Allen (stupenda in Animal House), ma da Karen Black, alla quale, guarda te il caso, oggi ho dedicato un piccolo post.
RispondiEliminaUno dei film che non dimenticherò mai, uno spaccato degli Stati Uniti che dimostra la pochezza del sogno americano, attraverso uno scontento e un cinismo, ben più reali.
RispondiEliminaGrande Nicholson, che non gigionennava, ma non l'unico film in cui è stato grande. Mi viene in mente " Qualcuno volò sul nido del cuculo"
Ciao Riccardo, è sempre stimolante leggerti.
Cristiana
rif. Alligatore
RispondiEliminaHai ragione, Alligatore!
Hai mille volte ragione, sapevo che era la Black ma mi sono confuso con la Allen... attrice che a quanto pare mi piace almeno quanto la Black.
Ah, questo benedetto inconscio!
Appena possibile passo a leggerti.
Salutone.
rif. Cristiana Moro
RispondiEliminaConcordo in toto.
Impressionante, poi, la sicurezza come regista di Rafelson, qui ad una delle sue prime prove.
Inoltre, dici bene: Nocholson è stato grande anche in "Qualcuno volò."
Aggiungerei (a parte il sempre bello "Shining") anche "Qualcosa è cambiato", dove sceglie la strada della commedia... una commedia in effetti un po' amara.
A presto da te e grazie!
Ciao Riccardo. Ho trovato il tuo commento e mi sono precipitata a farti visita. Ora ti memorizzo !!!!
RispondiEliminaDany
rif. La Dany
RispondiEliminaBenvenuta, Dany!
E grazie per la... precipitazione, quantomai gradita.
Ora ti memorizzo anch'io.
Salludus!
"... l'inquieta magia del film." Bisogna che lo veda!
RispondiEliminaGrazie! Dopo la visione ti dirò.
(Funziona ancora il tuo libro degli ospiti? Ti ho lasciato uno e poi un'altro mex... sbaglierò qualcosa!)
Buona notte e buon giorno!
rif. alicemate
RispondiEliminaVedrai che non te ne pentirai!
Il libro degli ospiti, sì, penso che funzioni ancora...
Comunque adesso vedo d controllarlo.
Buon giorno e buon week-end a te! a te
non avevo mai pensato all'accostamento fra il sentimento del film e quello del pezzo di robert johnson, però ha un suo perché, funziona.
RispondiEliminapoi è vero, un gran film, ma del resto tutto il cinema americano degli anni '70 ha qualcosa di magico, che non credo si sia più ripetuto, non a quei livelli almeno.
rif. lillo
RispondiEliminaBenvenuto, Lillo!
Ti ringrazio per aver trovato un senso o un perchè nel mio "tentativo" di analisi.
E hai ragione anche a proposito di quel tipo di cinema... che sapeva essere anticonformista, poetico ed insieme divertente.
Come si suol dire, dopo quegli anni hanno buttato lo stampo.
Decisamente.
A presto!
Ciao, piacere di conoscere il tuo blog che trovo interessante e che mi riprometto di approfondire.
RispondiEliminaBella recensione, mi è venuta voglia di vedere il film!
Un saluto con simpatia
rif. nina
RispondiEliminaCiao Nina, benvenuta!
Leggo con piacere e ringrazio (so che posso sembrare piuttosto rigido e formale ma non lo sono o almeno cerco di non esserlo) per l'interesse che manifesti nei confronti del mio blog.
E degli sproloqui col quale lo infesto!
Stessa simpatia e... a presto!
una bellissima recensione per un altrettanto emozionante, significativo film, che vidi anni fa... e del quale, ancora oggi, conservo qualche piccolo, splendido frammento.
RispondiEliminarif. albafucens
RispondiEliminaWelcome, albafucens!
Grazie molte per l'apprezzamento...
Si tratta di un film davvero bello e che per certi versi definirei addirittura struggente... penso soprattutto al discorso che Bobby rivolge al padre.
Ci sentiamo o meglio, ci leggiamo!
Ho visto il film con Nicholson, che mi è piaciuto anche solo perchè c'è lui ;)
RispondiEliminaA parte il personaggio che interpreta che mi fa tanto desiderare di essere la sua psicologa/amica/salvatrice: che non può che essere amata perchè la guarigione avvenga ;)
A parte i trasporti personali che sono sufficienti per farti godere una bella serata anche da sola con una buona birra!
Allora io sono d'accordo con Robert: fra i suoi fratelli lui mi sembra il più sano, il padre certo ormai è da curare, non so come Catherine possa essere interessata ad un ambiente così rigido, sarà solo la musica che salva tutti? No, Catherine non avrebbe dovuto dire la frase:
“Se una persona non ha amore o rispetto per sé stesso, la sua famiglia, il lavoro, i suoi amici, con quale diritto lo pretende o lo chiede agli altri?”
Secondo me Robert non resta in quell'ambiente così protetto ed apparentemente sereno proprio perchè ha rispetto per sé stesso, per la sua individualità, per la sua diversità.
E' un uomo che ragiona, che vuole vivere la sua vita che è unica e la vuole per sé non per la musica, per il sesso, per i figli... la vuole fortemente per sé … e non avrebbe rispetto per sé uno così?
Catherine ha scelto la falsità!!!
Questo è per me :) Riccardo che dici? Noo?
rif. alicemate
RispondiEliminaAnche per me fra i suoi fratelli Robert (Bobby) è il più sano: perchè ha scelto di non essere conformista, rigido, chiuso ecc.
Scelta questa tutt'altro che facile, scelta che spesso condanna alla solitudine ed al fraintendimento.
Ma su Catherine, secondo me sei troppo severa, dài!
L'ambiente in cui sceglie di rimanere è opprimente, certo: ma non lo rifiuta perchè lei non soffre dell'inquietudine che invece tormenta sempre Bobby. Per lei decidere in quel senso è quindi più facile, quasi naturale.
Se loro due fossero scappati insieme, penso che dopo un po' lui si sarebbe stancato di lei o perfino della loro felicità.
Il Cerbero che certe persone hanno dentro non le lascia mai in pace.
Beninteso, anche questo è solo "per me."
Buon inizio settimana!
Insomma ti piace Catherine come a me piace Nicholson eh eh, quindi li accettiamo con maggior favore. Hai ragione certi cerberi fanno paura, ma sono anche vera energia vitale.
RispondiEliminaLa tua guest proprio non va, avevo scritto di nuovo:
"Riprovo a utilizzare questo tuo spazio dove ti avevo chiesto un parere sul libro "Le lacrime di Nietzsche"...
Lo hai poi letto?
Anch'io! Ciao Riccardo!"
Dopo aver postato è uscita la scritta:
Grazie alicemate per il tuo messaggio
Quando lo vedrai pubblicato avrai la conferma che lo avrò letto.Ciao
Riccardo
Eih, visto che organizzazione? ;)
Tornerò
rif. alicemate
RispondiEliminaSì, probabilmente ho un debole... molto forte per la signora, con la quale però (forse) Bobby avrebbe potuto fare un tentativo.
Io l'avrei fatto, ma anche perchè sono meno tormentato del personaggio interpretato da Nicholson.
Temo e/o spero!
La guest: cercherò di controllarla, promesso.
Quanto al libro, devo dire che l'ho letto con grande piacere (te lo consiglio!) ed anche con qualche turbamento; cerberi anche lì, altrochè!
A presto comunque.
Intanto, salutoni.
L'ho letto anch'io sai! ti lascio quello che ho pubblicato a fine lettura su aNobii:
RispondiElimina"Quanto ardore per la verità! Voi parlate della verità in un modo sacrale, come per sostituire una religione con un'altra." (il medico Breuer rivolto a Nietzsche)
"La verità è un errore senza il quale non è possibile vivere! Nemiche della verità non sono le menzogne ma le convinzioni!" (Nietzsche)
E via via tanto da pensare, demolire e ricostruire, a volte lo stesso puntello appena crollato riemerge mascherato sotto un' altra veste.
Vabbè si sa la vita è un bellissimo dramma per tutti noi ma da vivere con immensa ironia.
Ach, però l'autore è troppo dalla parte del coscienzioso medico Breuer, il povero Nietzsche è un po' strapazzato e Lou Salomè, nooo non mi pare proprio presentata in modo onesto: sembra un'oca vanesia! Ma dico, quando mai!!!
Eh sì, al termine ero un po' arrabbiata da come ha presentato la mia Lou! anche se... l'ho letto con grande interesse, ma non ho trovato la profondità e l'audacia di altri testi!
Appena hai cominciato a descrivere il protagonista del film, ho pensato subito al tuo personaggio, quello de "Il gioioso tormento". In effetti ci sono delle affinità tra i due: bevitori, irascibili, inquieti... spettri esclusi, anche se a pensarci bene, pure Robert Dupea ha dei "fantasmi" con cui fare i conti.
RispondiEliminaUn abbraccio fortissimo, Riccardo.
rif. alicemate
RispondiEliminaPenso anch'io che l'Autore sia troppo dalla parte di Breuer, benchè con le migliori intenzioni.
Mi spiego: uno come Nietzsche... e più in generale tutte le persone molto critiche, creative e tormentate, suscitano allarme e preoccupazione.
Di fronte a loro, chi sceglie la strada della razionalità e dell'adeguarsi al mondo, si trova spiazzato e poi tentato di imbrigliare la loro forza o di neutralzzarla.
Vero, la stessa Salomè poteva esser presentata un po' meglio: sembra che l'A. abbia condiviso il livore che ad un certo punto della sua vita Nietzsche ebbe per lei...
Del resto, lo stesso Breuer decide di tornare alla normalità.
Interessante però il punto di vista della moglie, quello cioè di una persona al di fuori di certe riflessioni e di certe critiche.
Buona giornata!
rif. Sonia Ognibene
RispondiEliminaCiao!
Il tuo è un gran bel complimento, sai?
Certo, Robert è davvero in guerra col mondo e non sembra trovare soddisfazione in niente, neanche nell'amore.
L'amore che dovrebbe essere "la" risposta, giusto? La sola, l'unica, quella che resiste ad ogni dubbio, paura e difficoltà.
Ma forse (o senza forse) anche per vivere l'amore in modo adeguato, appagante e sereno bisogna prima aver esorcizzato certi demoni, scacciato determinati fantasmi...
Demoni e fantasmi che può conoscere solo l'interessato, o l'interessata.
E forse, molte volte anche il fatto di conoscerli non è sufficiente.
Identico contrabbraccio, Sonia!