martedì 16 aprile 2013
La chiamano crisi (prima parte)
Beh, crisi...
in realtà dovremmo chiamarla povertà, oppure fame;
per molti, questa “crisi” è anzi la più nera delle
disperazioni.
Ricordate
quando (prima che arrivasse il governo “tecnico”, ma parlerò
anche di quello) si diceva che da noi non c'era crisi
o che comunque da noi non sarebbe arrivata?
Una
faccenda simile era già stata analizzata con severa e paradossale
arguzia da Gramsci.... nel 1918!
Infatti,
in un articolo intitolato
“Disagio” il Nostro scriveva: “La fame esiste perché esiste la
parola. Se avessero dato lo stesso nome alla fame e alla sazietà,
alla carestia e all'abbondanza, tutti, avendo fame, avrebbero avuto
la persuasione di essere sazi e vedendo vuoti gli scaffali dei
panettieri avrebbero detto: quale mai abbondanza di pane!”1
Chiaro,
no? La fame potrebbe essere saziata dalle parole,
che andrebbero corrette.
Corrette le parole, sparite la fame e la crisi. Anche la
disoccupazione, dico io, potremmo chiamarla piena
occupazione oppure lavoro.
Sei disoccupato... e non sei contento? Significa che lavori!
Purtroppo,
come ricorda Gramsci, c'è sempre qualcuno che: “Invece.... si
permette di discutere; si permette di parlare; si permette di
accusare.”2
A
quel punto la gente prende coscienza della
situazione, o almeno comincia a dubitare della
legittimità e della sensatezza dei sacrifici che
le sono imposti.
E magari chiede che siano altri a
farli: per esempio quelli che non ne hanno mai fatto o che
addirittura, la crisi hanno contribuito in larga misura a causarla.
Per esempio speculatori, evasori fiscali, banchieri, soloni dell'alta
finanza ecc.
Il
presidente del consiglio europeo, il belga Van Rompuy, ha di recente
rilevato appunto nell'Ue un'evasione fiscale di mille
miliardi di euro, corrispondente
“al Pil della Spagna, all'intero bilancio Ue dei prossimi 7 anni e
che è '100 volte di più' del prestito accordato a Cipro.”3
Van
Rompuy ha aggiunto che nella lotta all'evasione fiscale: “Non si
possono tollerare compiacenze”; inoltre, egli “definisce
l'evasione fiscale 'ingiusta' per cittadini e imprese nonché
'problema estremamente grave' per i Paesi che devono risanare le
finanze pubbliche.”4
Non
sarà quindi il caso d'andare a pescare i soldi lì... e lasciare in
pace tanti martoriati popoli del Vecchio continente? Io penso di sì.
Penso
altresì che se lo si vuole davvero (accantonando quindi mere
affermazioni morali, oratorie o addirittura retoriche) si possano
recuperare una tale massa di capitali e con essi ridare forte impulso
a varie attività economiche, lavorative e sociali.
Capitali
che dunque dovranno essere sottratti alla speculazione ed
all'evasione fiscale, fenomeni questi troppo spesso tollerati..
quando non favoriti.
Ah,
che brutte cose la coscienza ed il senso critico!
Note
2. A.
Gramsci, Sotto la Mole,
op. cit.,
p.424.
3. Ansa,
13 aprile 2013, 08:41. Il corsivo è mio.
4. Ansa,
13 aprile 2013, 08:41.
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Quanto è difficile pensare, trovare soluzioni a questa crisi... ogni tanto io voglio credere che questi sacrifici siano stimolo, siano motivo di crescita nei valori, nel rispetto di ogni dono, che sia motivo di valorizzazione di ogni piccola parte di ricchezza che c'è in ogni vita.
RispondiEliminaOggi mi sono arrabbiata, forse troppo, perchè una mia piccola alunna ha pasticciato un banco sciupando colla e mancando di rispetto dei soldi e degli sforzi di tutti, compresa la spesa per la sua scuola e l'ho spiegato con enfasi. Mah! scusa per questo sfogo, ognuno di noi ha delle colpe!
rif. a
RispondiEliminaForse, come dicevano gli antichi Greci, "da piccole cose nascono grandi cose."
Perciò è sicuramente importante il fatto che anche i piccoli imparino il senso del risparmio (che è anche una questione di buon senso e di rispetto per sè stessi e per gli altri).
Nondimeno, se non fossero commessi sprechi ben peggiori e da persone poi che non sono certo bambini, tutto andrebbe molto, molto meglio... scuola compresa.
Buon fine settimana e non prendertela!
Come ha detto Gino Strada, si usa la parola "crisi" quasi fosse un'entità mitologica... c'è crisi, c'è crisi. Ma la crisi è la prevaricazione dei potenti sui deboli, il fagocitare continuo dei primi a scapito dei secondi, l'indifferenza, il sordo sentire dei governanti e il loro spirito di connivenza con chi sottrae alla massa, rubandogli pura la dignità. Caro Riccardo, sono tempi duri, giorni ciechi. Ti abbraccio forte.
RispondiEliminarif. Sonia Ognibene
RispondiEliminaBentornata, Sonia!
Condivido in toto, cara amica... altrochè!
Secondo me, a livello sociale si stanno riproponendo certe spaccature e contrapposizioni di tipo a dir poco medievale...
Una piccola èlite di potentissimi e ricchissimi ha in mano tutte le leve del potere, della ricchezza e del diritto...
Tutti gli altri, una massa pressochè sterminata, si accalca alle porte dei vari "palazzi" (i moderni castelli) per cercare di rimediare qualcosa da mettere sotto i denti.
Abbraccio forte anche da me.
La crisi è un evento ciclico che si ripercuote nell'economia, ma secondo me non è altro che una riflessione della vita : un pendolo che oscilla tra gioia e dolore. Così come la storia ed il resto, tutto è un ciclo, come certi filosofi dicevano.. lo ricollego al pantarei di Eraclito.
RispondiEliminaSperiamo solo che questo periodo non duri ancora a lungo.. anche se mi sa che siamo ancora in salita!
http://blogpercomunicare.blogspot.com/
rif. dm
RispondiEliminaBenvenuta da 'ste parti!
Non so se si tratti di un ciclo...
Può darsi che lo sia, certo: ma da quel ciclo, c'è qualcuno (non molta gente) che ci guadagna mentre tantissimi ci perdono, si impoveriscono alla grande.
Ecco perchè la "salita", come l'hai giustamente chiamata, è ancora lunga!
Salutone