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martedì 17 novembre 2020

Ballata dei gradini

 

Sedevamo sui gradini delle chiese e su quelli dei bar...

se sai come farlo,

puoi sballarti con Dio o con l'alcol

ed è sempre comunque una gioia.

Sedevamo sui gradini dei nostri amori e delle nostre malinconie

inseguendo le nostre paure

che cercavamo di rivestire di coraggio.


Sedevamo sui davanzali della nostra giovinezza

senza nessuna paura di cadere

o forse

sperando che accadesse...

e qualcuno è caduto davvero:

complici polizia, amori inaciditi, troppo alcol, droghe e lavoro da schiavi.


Verso il tramonto sfodero ancora la mia armonica,

continuo a fingere che sia uno strano e prodigioso strumento

a metà tra il sax e la chitarra elettrica...

purtroppo, quel miracolo in legno e metallo

è lontano dal trasformarsi in una macchina del tempo

che mi riporti

al fianco di mio padre e dei miei amici scomparsi.


Continuo a lasciarmi cadere su vecchi gradini

su cui è magari cresciuta l'erbaccia della tristezza

ed anche quella del rimpianto

ma in fondo

(nel fondo cioè dell'uomo che fingo di essere)

mi alzo sempre e sempre anche dai gradini peggiori.


Così continuo a correre ed a viaggiare,

ormai non più per divertirmi

ma per il pane, il lavoro, il rispetto e la dignità

che spero di dividere e condividere

con gli uomini e le donne di questo assurdo mondo.


Ballo un po' di rock nella casa

in cui ho imprigionato la mia famiglia

che almeno,

del mio rock e dei miei balli ride

con rispettoso divertimento

ed ogni tanto,

viene con me a sedersi su tanti tipi di gradini.

A volte,

quei gradini ospitano perfino me.



10 commenti:

  1. Bella questa metafora dei gradini, piccole alture dove puoi sederti per riposare, ma anche per giocare e parlare con gli altri, in attesa si rialzarti e proseguire il cammino.
    Ben ritrovato Riccardo!
    Cristiana

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  2. Ciao Riccardo,mi accorgo che ho saltato tanti tuoi post,ormai non riesco a stare dietro neanche a me stessa,nonostante abbia rallentato i passi ed i ritmi..
    Ami molto la musica,lo so,e vedo che quando scrivii tuoi versi sembrano fatti per avere un bel sottofondo musicale,sono cantabili,percorrono le strade degli anni e delle nostalgie con freschezza e ritmo giovane,-o giovanile?-Mi riprometto di passare più spesso,perchè è un piacere.

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  3. rif. cristiana marzocchi
    Ben tornata, Cristiana, come va?
    mi fa molto piacere vedere che la la metafora sui gradini abbia riscosso la tua approvazione.
    In effetti, è "uscita" così, senza ... premeditazione!
    Appena possibile passerò da te, intanto, buona serata

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  4. rif. chicchina
    Eh, guarda, sto pubblicando pochino. Vorrei magari riprendere un po' il ritmo.
    Ringrazio per le belle cose che scrivi: in effetti, penso che la poesia debba avere qualcosa di musicale, altrimenti rischia di sembrare una lingua se non addirittura un'arte un po' fuori dal tempo. Almeno, dal nostro.
    Passerò anche io da te e grazie ancora per le belle parole

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  5. Ti sei lasciato accogliere e scivolare sui gradini della vita e dell'infanzia che gioca.
    La scale sono sempre belle anche se faticose e pericolose.
    Un abbraccio.
    Maria

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  6. rif. alicemate
    Eh già, proprio così!
    E come diceva il Fiorentino: "«Tu proverai sì come sa di sale
    lo pane altrui, e come è duro calle
    lo scendere e 'l salir per l'altrui scale.»
    In questo caso si tratta di scale (o gradini) personali, ma la fatica è la stessa. Anche perché uno può prendersela solo con sé stesso!
    Ma si cresce. Perfino così.
    Ben tornata e abbraccio contraccambiato!

    P.s.: non riesco più a commentare sul tuo blog, ma ora (sardo-testardo) ci riprovo.

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  7. ... e ce l'hai fatta! Grazie di aver ritrovato i miei gradini che si erano resi inaccessibili, chissà, o forse pensavi di salire quando bastava scendere ah ah! evvai!

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  8. Bello questo racconto - poesia intriso di tanta nostalgia e di un tantino di rimpianto. Anche a me piace sedere sui gradini, l'importante e sapersi ancora rialzare per riprovarci ancora? Buona giornata e buona vita Riccardo.

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  9. rif. alicemate
    Non so come, ma ce l'ho fatta!
    Forse mi complico un po' troppo la vita; ma a 58 anni, mi sono ormai rassegnato all'inconveniente.
    Anche se mi fa ancora arrabbiare... perlopiù con me stesso!

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  10. rif. Paola D.
    Dici bene: rialzarsi è fondamentale, anche se non è sempre facile.
    Inoltre, a volte si corre il rischio di piangersi addosso. Il che non è molto interessante... né per noi né per gli altri.
    Però anche ammettere le propria fragilità, può servire. Credo, o almeno spero.
    Buona giornata e buona vita anche a te, Paola.

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