lunedì 13 aprile 2020
"Folsom prison blues", di Johnny Cash
Folsom
prison blues cioè il
blues della prigione di Folsom è una canzone che il grande cantautore
statunitense Johnny Cash compose nei primi anni '50.
Musicalmente
parlando, il brano è non allegro, ma comunque molto trascinante;
strumento-base è la sola chitarra acustica, però possiede una forte
carica drammatica. Sostenuto poi dalla voce solenne ma dolente di
Cash, spazza via qualsiasi pensiero frivolo o superficiale.
Il
protagonista esordisce parlando di un treno che arriva “rotolando”
attorno alla curva e dichiarando che lui non vede più il sole da
chissà quando, perché si trova chiuso nella prigione di Folsom.
Certo,
ci troviamo nell'universo delle canzoni carcerarie, ma i versi di
Cash sono forti, anche molto amari, però sempre essenziali.
Esprimono ira e dolore per la perdita della libertà, ma senza
sfociare in pentitismi e senza mai degenerare in assurde
recriminazioni, maledizioni ecc. ecc.
Esattamente
all'opposto, è come se il protagonista osservasse sia la sua attuale
condizione sia la sua vita precedente con un certo distacco,
addirittura con una punta di umorismo. Egli ricorda infatti come da
piccolo la madre gli dicesse sempre di fare il bravo e di non giocare
con le pistole. Ed in inglese, son (figlio)
e guns (pistole) hanno
quasi lo stesso suono.
Ma
l'umorismo di cui
parlavo diventa quasi satanico quando
il carcerato afferma: “Sparai ad un uomo a Reno solo per vederlo
morire.”
Nessuna
ricerca di pietà da parte dell'omicida: solo la lucida
consapevolezza del crimine commesso, presentato nella sua brutalità.
Forse, se
scavassimo in fondo alle reali motivazioni dell'assassinio,
scopriremmo che c'è la volontà da parte di un uomo di trasformare
la morte di un suo simile in un macabro spettacolo. Probabilmente è
quello che accade quando quegli esseri umani perdono la
percezione del legame che appunto li lega agli altri: a quel punto,
la violenza finisce per esplodere in modo quasi naturale.
Comunque, la
canzone presenta la fredda ira del carcerato che: 1 sente ogni giorno
il treno (simbolo di libertà) che corre vicino alla sua prigione, in
cui sa che dovrà rimanere per sempre; 2 e sa anche che in un
lussuoso vagone-ristorante i ricchi bevono “caffè e fumano grandi
sigari.” E che questa gente continui così, è quello che lo
“tortura.”
Ma a questo
punto, il cantato di Cash continua a mantenersi calmo, quasi stoico:
il protagonista di Folsom si limita a dichiarare che se
tornasse in libertà ed il treno fosse suo, lui lo sposterebbe un po'
più in là lungo i binari... lontano dalla prigione. In modo che il
triste fischio del mezzo si porti via la sua tristezza.
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Conosco JCash, ma devo dirti che hai scritto bene il post, anzi. Buone feste
RispondiEliminarif. Enri1968
RispondiEliminaTi ringrazio, Enri.
Cash è un grande, che ho riscoperto di recente.
Con lui, il country&western dimostra di possedere una grande, grande forza.
Contraccambio gli auguri, benché in ritardo!