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venerdì 23 gennaio 2015

Su “With God on our side” (e non solo) di Bob Dylan


Il disco

La canzone si trova nell'album The times they are a-changin' (1964). L'album è interamente acustico: chitarra appunto acustica, voce ed armonica, ma benché sia così scarno musicalmente, secondo me colpisce comunque. E parecchio.
Il disco contiene, infatti, dei brani molto stimolanti: soprattutto dal punto di vista dei testi. Mi riferisco in particolare alla canzone che dà il titolo a tutto il lavoro, vale a dire The times they are a-changin', un pezzo che racconta come i tempi stessero cambiando sia a livello di costume che da quello generazionale, politico, culturale ecc. ecc.
Ma non bisogna dimenticare neanche Only a pawn in their game, un brano in cui si denuncia l'assassinio del leader nero del movimento per i diritti civili (Naacp) Medgar E. Evers.
In questo pezzo Dylan analizza la formazione della mentalità razzista e le sue assurde motivazioni... motivazioni che conducono the poor white (il bianco povero) a sentirsi in diritto di ricorrere a qualsiasi tipo di violenza per affermare la sua “superiorità” sul nero
In tutto questo, quei pochi che traggono vantaggio dal mettere poveri (bianchi) contro altri (neri), utilizzano chiunque come una pawn, una pedina.
Il disco contiene altri brani notevoli, per es. Restless farewell, in cui l'impegno sociale di zio Bob si incrocia con le sue crisi amorose ed esistenziali, ma è grande anche When the ship comes in: una visione sognante del futuro cambio della guardia ai vertici della società.
Abbiamo anche la restless hungry feeling, la “sensazione affamata senza riposo” di One too many mornings.
Ma così vi ho presentato quasi tutto il disco: allora potrei chiuderla qui, no?
No, perché devo ancora parlarvi di With God on our side. Ma mi sono fatto prendere la mano; succede, quando si parla dello zio Bob...

Legame tra musica e testi

Bene, intanto una considerazione preliminare: non sarebbe meglio, quando si tratta di temi sociali importanti, sottolineare i versi con una bella batteria, un basso martellante e delle chitarre elettriche esplosive, incalzanti & laceranti?
Forse sì.
Ma nello stesso tempo, del bel rock rischia di far perdere di vista il messaggio del brano. Questo soprattutto nel caso di Dylan, i cui versi sono molto raffinati e complessi... tali cioè che potrebbero essere sovrastati da velocità e durezza del rock.
Beninteso, questa non è una regola assoluta. Pensiamo per esempio a Like a rolling stone, brano col quale Dylan nel 1967, in occasione del festival folk di Newport, passò dal folk al rock... scandalizzando appunto i puristi. Da allora, nei suoi dischi, rock o comunque strumenti elettrici sono stati frequenti e graditi ospiti.
Del resto, come dichiarò John Lennon: “Dylan mostra la strada.” Il rock deve cioè a mr. Zimmerman la fusione di rock e testi di un certo livello.
Inoltre, è nota (ed a volte anche spiazzante) la tendenza del Nostro a stravolgere le sue canzoni: spesso proprio in chiave rock.

La canzone

Dylan inizia presentando sé stesso come una persona il cui nome e la cui età sono prive di qualsiasi importanza. Ricorda però il luogo da cui proviene: il Midwest. Egli è nato, infatti, nel Minessota, uno degli Stati (geograficamente) centrali degli USA e lì ha imparato
the laws to abide
and that the land that I live in
has god on its side
a obbedire alle leggi/ e che il Paese in cui vivo/ ha Dio dalla sua parte.
Nel brano Dylan rievoca buona parte della storia degli USA:
The cavalries charged
the indians died
for the country was young
with god on its side
la cavalleria cadeva/ gli indiani morivano/ perché il Paese era giovane/ con Dio dalla sua parte.
Dylan rievoca anche la guerra ispano-americana, quella civile e la I guerra mondiale, di cui non ha mai capito the reason, la ragione. Ma
You don't count the dead when
god's on your side
tu non conti i morti/ quando Dio è dalla tua parte.
Segue questa regola “divina” anche la II guerra mondiale... il più grande conflitto della storia. Del resto, sia gli americani sia (ora) i tedeschi “hanno Dio dalla loro parte.”
Nel brano, scritto in piena guerra fredda e pochi mesi prima dell'inizio dei bombardamenti USA sul Vietnam, si parla anche dell'imparare “ad odiare i russi” e delle nuove armi chimiche ed atomiche... sempre con Dio dalla propria parte.
Il pezzo termina con l'ammissione dell'estrema stanchezza e confusione provata dal protagonista e con questa sorta di preghiera o speranza
If god's is on our side
he'll stop the next war”,


se Dio è dalla nostra parte/ impedirà la prossima guerra.

4 commenti:

  1. Ecco, appunto! Questo è il Dio che seguo, quello delle guerre non fatte, evitate e rifiutate, troppo poche, il Dio dei disertori, se ce ne fosse uno, il Dio dei ribelli e dei poveri... ma detto così sembra un poco retorico e un poco banale, un poco troppo dalla parte del "giusto". Del resto nelle canzoni non è che si possa fare filosofia. Bob Dylan ha fatto la sua parte nel nostro immaginario e lo ringraziamo per la "ricca" lingua inglese che ha sempre cantato. Ciao, Riccardo.

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  2. rif. bibliomatilda
    Per niente retorico e banale!
    Se si fosse seguito di più quell'altro tipo di Dio, probabilmente non ci sarebbero stati tutti i massacri, le inquisizioni e così via "orrorificando"...
    E zio Bob ha avuto il merito di aver creato in rock quella ricca inglese, come dici bene... ed in un'epoca in cui era tanto, tanto difficile!
    Soprattutto per i temi da lui trattati...
    A presto e grazie per essere passata.

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  3. Riccardo mio, quando si parla di "The Poet" io ammutolisco sempre ..troppo grande , troppo vero, troppo..per tutti noi...
    Un caposaldo della musica, un intoccabile sotto tutti i punti di vista, che ti fanno dimenticare il carattere particolare, non certo accomodante, egoista , bisbetico, ma estremamente affascinante . Basta contare se si ha tempo le donne che ha ammaliato.
    Uno dei più bei dischi della storia del rock..
    Bacio e applauso, blood brother!

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  4. rif. Nella Crosiglia
    Sì, hai ragione, carissima Nella... un vero gigante, lo zio Bob...
    Ed un caratterino, poi!
    Difficile inoltre da seguire quando decide di stravolgere le sue canzoni, perché odia la routine, non la sopporta proprio.
    Del resto, il cambiamento continuo è fondamentale, in arte.
    Bacio ed applauso ricambiato, blood and rock sister!

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