domenica 23 dicembre 2018
Buon Natale da me e dal mio Interlocutore Immaginario
Sole su tutta Cagliari, sia pure
servito da Dama Natura con un cocktail di vento freddo e di
nuvolaglia intermittente. Dama Natura, probabile parente di Madama
Dorè, di cui parlava De André in Volta la carta,
è una mia buona amica.
Potrei
stare ore a: fissare
il gioco del vento che increspa il mare; le colonne di pioggia
intensa come nebbia che si sposta facendo da taxi ai fantasmi ed alle
streghe; i raggi del sole che fanno scintillare i prati come una
cascata di diamanti (scusa, James Bond).
A
circa 48 ore dal Natale tutto o almeno molto risulta meno brutale,
ottuso, folle ed assurdo.
Ci
illudiamo tutti di essere meno brutali, ottusi, folli ed assurdi, ma
poiché siamo soltanto degli esseri umani, appunto ci illudiamo
soltanto. Ma chissà che a volte
perfino le illusioni non ci aiutino ad aprire gli occhi. Magari
chiudendoceli. Magari facendoci sognare. Ma se puoi scegliere tra i
sogni e gli incubi, perché dovresti scegliere gli incubi? Comunque,
una realtà priva di
sogni vale quanto uno zero spaccato.
A
Natale sembra una persona gradevole perfino il mio Interlocutore
Immaginario.
Eccolo!
Ha portato la chitarra, allora io estraggo l'armonica. Suoniamo e
nessuno dei 2 bada alle stecche dell'altro.
“Sai”,
dice tra un blues e l'altro, “penso che tu abbia delle possibilità.
E mi fa piacere sapere che stai lavorando anche quest'anno. Te lo
meriti perché in fondo, sei un brav'uomo.”
“Grazie,
I. I.”
“Però
non montarti la testa... ho detto che in fondo sei
un brav'uomo.”
“Beh,
I.I., è già molto che tu mi dica una cosa come questa.”
“Già.
Comunque cerca di volerti bene, Riccardo. O almeno, fingi.”
“V
bene, però questo vale anche per te.”
“Ci
proverò, Ric. Ci proverò. E ricorda che non c'è dolore che non
possa essere consolato né solitudine che non possa trovare
compagnia.”
“I.I.,
ora la butti in retorica. In ogni caso, quello che dici a me vale
anche per te: non scordare che siamo la stessa persona.
Come tu mi ricordi sempre...”
“Ah, adesso
chi è il polemico, il cavillatore, l'attaccabrighe?”
“Hai
ragione. Senti, ora che cosa suoniamo?”
“Non lo so,
Riccardo... magari una versione rock di Silent Night? Così ne
approfittiamo per augurare buon Natale a tutti quanti.”
Scusate, vado
a cercare il plettro della Befana, ma visto che ci vorrà del
tempo... buon Natale!
“Buon Natale
anche dall'Interlocutore Immaginario!”
sabato 15 dicembre 2018
Pazienza e buonanotte
Dalla mia finestra
osservo e contemplo l'erba umida
di vento marino
e di sole malandato.
Assorbo con la mente, con gli
occhi e col cuore
il respiro e le promesse del
passato
e spero di respirare
anche i sogni di un futuro
meno acciaccato di questo
presente.
Da antiche città di mare
non molto distanti da grandi,
grandissimi centri
di lotta, di riscatto e di
miniera,
da quelle antiche città
mi arrivano suggerimenti,
risate, spunti, forse anche sputi
per qualcosa che dovrebbe
farmi vivere meglio.
Ah, ma non sono un cavolo di
poeta ermetico:
sono solo
(l'avrò già detto ma lo
ripeto)
un povero cristo che vorrebbe
dare
alla classe operaia
il suo sacro cuore da buffone
intellettuale.
Sempre meglio di niente,
comunque.
Raccolgo la sabbia coi gomiti
poi
lascio che scorra via tra le
dita
del goffo violinista di rime,
simboli e giochi di parole
che sono o
che fingo di essere
(la goffaggine è però
autentica).
Strappo l'erba coi denti e coi
guaiti della mia armonica,
mastico il vento dei ricordi
marciando col mio orgoglioso
zoppichio
verso la misteriosa nebbia dei
domani...
per il resto,
pazienza e buonanotte.
lunedì 19 novembre 2018
Spostarsi
Ci si può spostare per lavoro o
per divertimento, ma nel 2° caso, troverei più corretto l'uso del
termine “viaggiare.”
Invece spostarsi (per
lavoro) è diverso.
Certo, cambi
posto anche quando viaggi per divertimento, ma qui appunto il
divertimento e l'esplorazione turistica fanno accettare il
cambiamento. Tranquillamente.
Però
per vivere dobbiamo mangiare e per mangiare dobbiamo lavorare.
Perciò, alla fin fine, viaggio e lavoro sono le classiche facce
della stessa medaglia.
Certo,
se per lavorare ti tocca emigrare,
allora la faccenda diventa davvero pesante. E purtroppo, spesso non
hai scelta.
Oggi, però,
non parlerò del dramma dell'emigrazione: parlerò solo del fatto di
spostarsi. Lo so, il preambolo è stato lungo; tuttavia necessario.
Ora, questa
operazione di andare da un punto all'altro può esser fatta in
diversi modi e soprattutto, con diversi mezzi: auto, bus,
metro, treno, moto, nave, corriera, bicicletta.
Scarto il bus
e lo slittino da neve perché a Cagliari nevica al massimo una volta
ogni 25 anni. Scarto anche lo yacht: sono un precario della scuola;
tutt'al più, potrei saltare sulla barca di qualche pescatore.
Aereo o
elicottero, nisba: sempre per ragioni economiche.
Ma potrei
salire in groppa ad un gabbiano o a quella di un fenicottero.
Scarto anche i
pattini perché non ci so andare.
Quanto poi a
recarmi al lavoro in monopattino, non parlatemene neanche: temo che
se i miei studenti mi vedessero arrivare a scuola tutto trafelato coi
miei soliti e svariati chilogrammi di libri, penne, quaderni,
fotocopie ed il trolley a rimorchio, perderebbero qualsiasi rispetto
verso il sottoscritto. E la cosa più strana, è che ce l'hanno.
C'è anche un
altro problema: questo post è diventato troppo lungo, perciò vi
parlerò di come io mi sposti per andare a guadagnarmi la benedetta
pagnotta... un'altra volta.
Per il momento godetevi 'ste
righe. Almeno, spero che lo facciate.
domenica 21 ottobre 2018
I mostri che non ti aspetti
Ci sono dei libri che non ho letto
per molto tempo, ma che grazie al cinema, sono diventati famosissimi.
Per essere più precisi, lo sono diventati certi personaggi,
dei quali ormai pensiamo di sapere già tutto. E probabilmente,
questo ci fa provare una sorta di rifiuto alla sola idea di prendere
in mano i libri di cui sopra. Qui penso soprattutto a Frankenstein
ed a Lo strano caso
del Dr. Jekyll e Mr. Hyde.
Ora,
il vero nome di “Frankenstein”
è la Creatura. Ma
temo che l'averlo rappresentato su tutti gli schermi con in testa un
(sia pure fornitissimo) negozio di ferramenta, con cioè tutta una
serie di chiodi, viti e bulloni, lo abbia trasformato in un
personaggio tragico ma anche ridicolo.
Comunque,
l'anno scorso ho letto appunto Frankenstein
ed ho visto che era ben più di un romanzo dell'orrore.
Non
a caso, parlerò di
due autentici miracoli. Il 1°: quando la sua Autrice cioè Mary
Shelley scrisse il suo romanzo più famoso, era una ragazza di 19
anni; il 2°: in una trentina di
pagine (dal 10° al 17° capitolo), la Creatura del dr. Frankenstein
butta fuori tutto il suo dolore, la sua rabbia, infelicità,
frustrazione e solitudine.
Ed in questo
la Shelley dimostra doti di introspezione psicologica degne di uomini
o donne più grandi di 20 o 30 anni, con alle spalle molteplici
esperienze di vita e carriere letterarie di prim'ordine.
Sentiamo
infatti come la Creatura si rivolge al suo creatore, quando gli
chiede una compagna. Importante: nel far questo, appunto la Creatura
non inveisce, non urla né attacca fisicamente lo scienziato ma
ragiona sul proprio
dolore e cerca di convincerlo facendo appello al suo cuore ed al suo
intelletto.
“Oh,
Frankenstein(...). Ricorda che io sono la tua creazione: io dovrei
essere il tuo Adamo, e sono invece l'angelo caduto, che tu privi
della gioia senza alcun misfatto. Dovunque vado vedo una felicità
dalla quale sono irrimediabilmente escluso. Io ero caritatevole e
buono: la sofferenza ha fatto di me un demonio.”1
Quale
mostro parlerebbe
così?
Inoltre, la
Creatura cita Milton, Plutarco, Goethe ed alcuni antichi legislatori.
Descrive i meccanismi attraverso i quali imparò il linguaggio e nel
definire il “sistema della società umana”, afferma: “Udii
della divisione della proprietà, della ricchezza immensa e della
squallida povertà; della classe sociale, del lignaggio e del sangue
nobile.”2
Soprattutto
dopo aver trovato il diario del suo creatore, scopre d'aver suscitato
appunto in Frankenstein un terribile sentimento di raccapriccio, se
esclama: “Creatore insensibile e senza cuore! Mi avevi dato
percezioni e passioni e poi mi avevi gettato via, oggetto di
disprezzo e di orrore per l'umanità.”3
Si
sente simile al Diavolo, poiché dichiara: “Tutti, a parte me,
riposavano e gioivano: come Satana
mi portavo un inferno dentro
e, non trovando alcuna comprensione, provavo il desiderio di
sradicare gli alberi, spargere intorno a me sterminio e distruzione e
di sedermi poi a godere di quella rovina.”4
Le
argomentazioni e le confessioni della Creatura sono piene sia di
fuoco sia di logica. Ma per il momento, fermiamoci qui.
Inoltre,
dovrei parlare anche di Jekyll ed Hyde.
Ma ci sarà
tempo...
Note
1
Mary Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno
(1818), Gte Newton, Roma, 1996,
a cura di Stephen Jones, p.69.
2
M. Shelley, Frankenstein, ovvero il Prometeo moderno,
op. cit., p.81.
3 M. Shelley,
op. cit., p.93.
4 Ibid., p.91.
Il corsivo è mio.
mercoledì 19 settembre 2018
Chi beve inchiostro campa 200 anni
Prendo la penna anzi la
brandisco e scrivo, ispirato da una canzone di Andy White che parla
della ricerca della tomba di Joyce.
Poco prima avevo ascoltato Billy
Bragg: lui cercava non una nuova Inghilterra bensì una nuova
ragazza; quando vuoi cambiare il mondo, l'autoironia rende la lotta
divertente e salva dai pericoli del fanatismo. Sì, penso proprio che sia così.
Mi tuffo, quasi sprofondo in
fondo ai miei scaffali, disperatamente teso alla ricerca di libri che
non ricordo di avere.... come una specie di Quasimodo ingobbito a
cercare campane; però di carta e probabilmente, suonato come loro.
Forse domani sarò a scuola ma
oggi continuo a vagabondare nel mio particolare miscuglio di sogni,
incubi, progetti, preghiere, racconti, versi poetici e qualcuno
(temo) anche animalesco.
Secondo mia moglie, la gente non
capisce il mio umorismo. Il che potrebbe anche essere vero, ma non
per questo rinuncio a farlo brillare... per quanto (talvolta) possa
risultare arrugginito.
D'altronde, che cos'è l'umorismo se non un
modo per sopportare il mondo, la vita ed addirittura sé stessi?
Scivolo
giù serpeggiando per le strade biscianti immaginando che la mia
armonica sia un miracoloso paciugo di sax, violini e chitarre
elettriche e spero, spero davvero
di non diventare un giorno o l'altro uno di quei tipacci in
canottiera che se la prendono col mondo: con questo e con l'altro.
Ma...
e se quel giorno fosse già
arrivato? Meglio non pensarci. E meglio non farlo arrivare.
Scrivere:
che cosa vale di più? Tra le cose spirituali, regge il confronto con
la musica.
Un
confronto o parallelo con le cose carnali...
beh, quello non lo faccio; non puoi paragonare tra loro cose tanto
diverse. E poi, il confronto in questione non sarebbe neanche
decente. Non so se mi
spiego. Ma penso di sì.
Comunque,
ora vorrei nuotare in fiumi di champagne made in cannonau. E vorrei
farmi una bella bevuta di inchiostro, perché come sa chiunque non lo
voglia ignorare, chi beve inchiostro campa 200 anni.
Se
poi l'ho già detto, pazienza.
giovedì 2 agosto 2018
Strage di Bologna: finalmente i mandanti?
Sulla strage della stazione di
Bologna, quando dell'esplosivo causò la morte di 85 persone ed
il ferimento anche molto grave di altre 200,
non si sono mai scoperti i mandanti. Del resto, non lo sono stati
neanche quelli di tante, troppe altre stragi.
Sia
chi indaga su questi tragici fatti sia il cittadino comune, si
imbatte in sigle ed entità tra loro anche molto diverse, che
rimandano però ad una realtà avente una sola costante: l'aver
sempre agito nell'ombra e sempre contro la
democrazia. Mi riferisco a neofascisti, settori della massoneria,
uomini dei servizi segreti deviati, fondatori di organizzazioni
segrete, mafia e criminali comuni che però si mettevano volentieri
al servizio dei soggetti citati.
Così,
l'impressione che ricaviamo un po' tutti è di una pazzesca
confusione. Una confusione che non ci fa capire per niente chi
abbia dato certi ordini; perché
lo abbia fatto; da chi
sia stato coperto prima, durante
e dopo la strage.
Allora molti pensano di esser sprofondati
all'interno di un tragico mistero, che per la sua oscurità ed
assurdità, non potrà mai esser svelato.
Tuttavia,
il perché qualcuno
debba ordinare certi massacri, dovrebbe essere chiaro. L'obiettivo?
Creare nel Paese un clima di terrore tale, per uscire dal quale le
persone accettino o addirittura chiedano a gran voce qualsiasi
misura... anche la più antidemocratica. A quel punto, respinte le
masse dalla vita democratica, il lugubre intreccio di certi interessi
& personaggi avrebbe in pugno tutto.
Ma finalmente:
“L'avvocato generale Alberto Candi e il sostituto procuratore
generale Nicola Proto”, hanno iscritto: “I primi nomi nelle
scorse settimane, dopo aver sentito diversi testimoni e aver svolto
rogatorie in Svizzera sui conti correnti riconducibili al venerabile
maestro della loggia P2 Licio Gelli.”1
Ricordiamo
che la loggia massonica P2 diretta da Gelli è stata considerata di
natura eversiva, e pare che egli abbia avuto un ruolo nel colpo di
Stato tentato tra il 7 e l'8 dicembre del 1970 dal capo della
formazione repubblichina X MAS, Junio Valerio Borghese. Egli avrebbe
ricevuto il contrordine appunto da Gelli: il che dà però un'idea
del suo potere...2
Del
resto, Gelli non fu mai estraneo al fascismo:
infatti, a Pistoia, fu “l'ultimo federale del Pnf” (Partito
nazionale fascista).3
Inoltre, non risulta che abbia mai preso la
distanze dal regime mussoliniano né dal fascismo in generale; fu
anzi in ottimi rapporti coi generali golpisti argentini. E dalle
autorità argentine, ricevette “anche un passaporto diplomatico.4
Ancora: Gelli
fu accusato di aver rivestito un ruolo attivo anche nel sequestro
Moro, e comunque: “I principali posti di responsabilità
all'interno dei servizi segreti erano occupati da uomini iscritti
alla P2,come il comandante della Guardia di Finanza Raffaele
Giudice.”5
Il
quadro fin qui delineato potrebbe arricchirsi di molti altri,
inquietanti, particolari, che vanno indietro nel tempo e che superano
la figura di Gelli... benché egli non sia mai uscito da tale quadro.
Appunto esso prevedeva la sopravvivenza di bande fasciste anche dopo
la Liberazione; la raccolta di
ingenti somme di danaro per la prosecuzione della lotta; “nuclei di
sabotatori...”; movimenti di merci tra l'Italia e la Svizzera e
coltivazione di conti bancari appunto
in territorio elvetico; infiltrazione negli stessi partiti
antifascisti di elementi che propugnassero le: “Tesi più
paradossalmente radicali (…). Così, seminando sciagure su
sciagure, suscitare il rimpianto del fascismo e, al momento
opportuno... riacciuffare il potere.”6
Certo, il
discorso è complesso, quasi folle... ma vicino a quel che leggiamo a
proposito della follia di Amleto: in essa vi è “del metodo.”7
Ora però vorrei chiudere il cerchio.
Bene: “Sotto
la lente dei magistrati è finito il cosiddetto 'documento
Bologna',” un documento che “riporta il nome della città seguito
dal numero di conto corrente di una banca svizzera e una serie di
cifre affiancate da alcune diciture. Gli inquirenti a febbraio sono
andati a Ginevra e hanno chiesto alle banche elvetiche tutte le
informazioni su quel conto.”8
In attesa
delle dovute risposte sono state però: “Sentite molte persone in
veste di testimoni e qualcuno, che all'epoca era vicino a Gelli, ha
raccontato di versamenti dai conti riconducibili all'ex capo della
loggia massonica ad ambienti dei terroristi di estrema destra.”9
Entità
dei versamenti in questione. Si parla di: “Milioni di dollari
usciti dalla Svizzera tra luglio 1980 e febbraio 1981, e il documento
ha l'intestazione 'Bologna 525779 xs', numero e sigle che
corrispondono a un conto svizzero di Gelli.10
Inoltre:
“Altre note, scritte a mano dal capo della P2, riguardano pacchi di
contanti da portare in Italia: solo nel mese che precede la strage
almeno quattro milioni di dollari.”11
Insomma, forse
dopo 38 anni. stiamo arrivando ai mandanti. Certo, Gelli è morto, ma
secondo me è comunque importante scoprirne almeno uno;
probabilmente, il principale.
Però credo
che non si debba considerare responsabile della carneficina del 2
agosto 1980 il solo Gelli, bensì tutto un insieme di forze che si
sono opposte da sempre al benessere ed all'ascesa del nostro popolo.
Una volta, come ai tempi di Bava-Beccaris o e di Mussolini, quelle
forze agivano alla luce del sole; in tempi più recenti, hanno dovuto
nascondersi e colpire nell'ombra. Ma non per questo si sono
dimostrate meno feroci.
Dobbiamo
però alla “tenuta” delle istituzioni democratiche ed alla
maturità dimostrata dai lavoratori, se non abbiamo conosciuto
soluzioni cilene o un
revival del tragico ventennio.
Note
1
Il resto del Carlino,
23 luglio 2018, articolo di Gilberto Dondi, disponibile anche in rete
col titolo Strage di Bologna, primi indagati nell'inchiesta
sui mandanti.
2
Chi era
Licio Gelli e che cos'era la P2, a cura di Ermes Antonucci, La
Stampa, 16/12/2015.
3
Vincenzo Vasile, Turiddu Giuliano, il bandito che sapeva
troppo, Roma 2005, p.90.
4
Chi era Licio Gelli,
art. cit. Ancora nel 2008, durante la trasmissione su Odeontv
Venerabile Italia,
Gelli dichiarò fiero: “Io ho combattuto per il fascismo, sono
fascista e morirò fascista.”
5
Chi era Licio Gelli,
art. cit.
6
Per tutto questo cfr. V. Vasile, Turiddu Giuliano, il
bandito che sapeva troppo, op.
cit., pp.90-94 ed anche pp.95-99.
7
William Shakespeare, Amleto,
Fabbri Editori, Milano 1985, atto secondo, scena seconda, p.161.
8 G. Dondi,
Strage di Bologna, art. cit.
9
G. Dondi, Strage di Bologna,
art. cit.
10
Strage di Bologna, così servizi segreti deviati e P2
aiutarono i terroristi, L'
Espresso on-line, 28 luglio 2018.
11
Strage di Bologna, così servizi segreti deviati e P2
aiutarono i terroristi, art.
cit.
martedì 31 luglio 2018
Un discreto 31 luglio
Luglio è quasi finito, ma
ovviamente, questa non è colpa mia.
Sono qui, nel mio regno (la
cucina) con un programmino niente male: scrivere qualcosa per
alimentare il mio blog denutrito con in sottofondo Tracy Chapman,
B.B. King, Corelli, Vivaldi e Telemann.
Purtroppo, Tracy mi ricorda il
periodo del militare, in cui conobbi il grande sergente Pilia (non lo
dico ironicamente) ed alcuni cari amici, però si concluse con la
morte di mio padre.
Vabbe', lasciamo perdere.
Con Fast car la
Chapman scrisse una canzone che prima o poi commenterò su questi
telematici schermi.
Sorseggio
il caffè. Sono in piedi dalle 7.45.Chi me lo fa fare? Perché non
dormo, dato che sono in vacanza?
Semplice: ho bisogno di
impiastrare i fogli. E la bile va espulsa sotto forma di aggettivi,
punti esclamativi, interrogativi, dialoghi, riflessioni... Sotto
forma di scrittura,
insomma.
Ma
ecco che riappare I.I., il mio interlocutore immaginario. Spero che
non abbia la luna storta... né altre parti del firmamento.
“Ciao,
Riccardo. Che cosa fai, come al solito perdi tempo scrivendo le tue
scemenze?”
Aveva la
luna storta. E magari anche qualche asteroide.
“Ciao,
Interlocutore. Beh, non posso certo scrivere le scemenze di un
altro.”
“Dovresti
cercarti un editore in grazia di Dio e piantarla di rompere le
scatole a tutti quanti.”
“Non
sopporto più editori che non rispondono mai.”
Andai
al lavandino e lavai un bicchiere, la tazzina del caffè, il
cucchiaino ed il piano cottura. Sono sempre stato uno dei tipi +
disordinati di tutti i tempi, ma quando scrivo, odio essere
circondato dal disordine.
“Ecco,
bravo... lava, lava... Vuoi un suggerimento? Cercati un lavoro come
lavapiatti.”
“Già
fatto. Non mi hanno neanche risposto. Comunque, a settembre spero di
riprendere ad insegnare: andrei (come sempre) ovunque. Se ricordi,
ero disposto a trasferirmi perfino a S. Antioco, che si trova a 90 km
da Cagliari.”
“Sì,
in effetti non ti ho mai considerato un poltrone. Però non ti sai...
accidenti, non ti sai vendere! Se
sul mercato uno non sa
fare una cosa come quella, è finito. Finito, bello mio. Kaputt.”
“Io
sono sempre stato finito: però anche in questo, I.I., consiste la
mia gloria o almeno, la mia fama.”
“Gloria,
fama? Ma se non ti conoscono neanche i tuoi parenti! Ieri sera ti ha
incontrato zio Gino e ha pensato che fossi il suo idraulico.”
Risi,
ma con notevole agilità finsi di aumentare il volume della radio. In
realtà scivolai alle spalle di I.I. e ringhiai: “Non muoverti o ti
pianto un aggettivo nella schiena.”
“Ma
Ric...”
“Zitto! Un'altra
parola e ti taglio la gola con un superlativo. Ora sparisci. In
questa casa nessuno può venire a disturbare il sottoscritto,
soprattutto quando scrive ed ascolta della musica!”
Sparì.
venerdì 29 giugno 2018
Da questa terra di roccia e di vento
Spingo avanti il mio niente
ma, sai, sto benissimo...
anche perché potrebbe andare
peggio che malissimo.
Da questa terra di roccia e di
vento
un giorno, bello o brutto, mi
sono alzato
ed ho iniziato a correre...
qualche volta perfino a
camminare.
Perché da questa terra di
roccia e di vento
dove la gente muore d'amore, di
vendetta o di zero lavoro,
ho imparato a nascondere le
lacrime
e purtroppo, perfino la gioia.
Apro il mio cuore ed il blues si
accomoda,
chiudo i miei occhi ed i vecchi
sogni ritornano...
sogni di giustizia e di verità
che però, sia chiaro,
nessuno potrà realizzare solo
con baci e sorrisi.
Perché questa terra di roccia e
di vento ci ha insegnato
che nessuno, davvero nessuno
regala niente
ed a chi ha troppo,
quel troppo bisogna strappare...
anche col ferro e col fuoco, se
necessario.
Ridicolo becchino di me stesso,
trascino ogni giorno un carretto
pieno di ossa e di incubi,
ma tutto questo non mi rende
amaro o cattivo...
solo consapevole di quel che mi
ha reso uomo
e di quel che ancora dovrò fare
per rimanerlo...
o per diventare un uomo migliore
di quello che sono...
su questa terra, su questa terra
di roccia
su questa terra di roccia e di
vento.
lunedì 21 maggio 2018
Pioggia, ruote, pozzanghere ecc. ecc.
Alle 07.15 di oggi 21 maggio, a
Cagliari piove. Ed anche molto. In questo periodo e per la mia città,
questo fatto è piuttosto inconsueto. Da noi è abbastanza raro che
piova in dicembre, figuriamoci a fine maggio e con questa abbondanza.
Però niente da eccepire sulla
pioggia: talvolta, d'estate, per le scarse o talvolta inesistenti
piogge, rischiamo il
razionamento dell'acqua. Quindi, anche io come tanti miei
concittadini, canto Singing in the rain.
Purtroppo,
the rain trasforma molta gente in altrettanti piloti di Formula 1.
Persone che magari di solito non superano i 60 km/h, quando piove
diventano delle saette su ruote.
Il
che non è per niente piacevole per chi (come il sottoscritto)
viaggia solo in pulman e/o in corriera, e di mattina presto si trova
alla fermata dell'uno o dell'altra... e si trova letteralmente
innaffiato dall'acqua delle pozzanghere che gentili piloti e pilotesse, gentilmente gli schizzano
addosso. Che cosa significa, questo?
Che cos'è... la pluvialità come stimolo alla velocità
automobilistica?
Buoni
concittadini, stimate concittadine che vi inoltrate nella giornata
con indomito spirito lavorativo, commerciale, esplorativo ecc. ecc.,
una preghiera: non
inzuppate più questo ormai stagionato precario della scuola. Mentre
sfrecciate col vostro consueto eroismo, siate indulgenti con chi nei
suoi romanzi & racconti, vi celebra con affetto.. sia pure,
talvolta, anche con qualche stilettata satirica.
Del
resto, anche il sottoscritto satirizza sé stesso. Molto. Parecchio.
A volte, perfino volentieri.
Comunque,
tutto bene. Amo la pioggia. Adoro sentire Lady Rain tintinnare sui
tetti e rimbalzare sui vetri delle finestre. Apprezzo ancor di più
la pioggia, che come si chiedevano i Creedence, chi potrà fermare
(Who'll stop the rain?),
quando corre sulla Terra
scortata da una certa foschia... e da un'improvvisa nebbia. Sarà il
mio gusto per il misterioso, il gothicus o
addirittura per lo spaventoso. Chissà.
Comunque,
ora sono le 11.25 e sto tornando a casa; tra corriera e pulman vari,
non arriverò prima delle 12.30.
Sto
attraversando Capoterra, una cittadina a 13 km da Cagliari. Le campagne
appunto di tale cittadina sono molto rilassanti, se accarezzate dalla
pioggia. Cabuderra (in
sardo) è stata dotata dal Gran Capo che sta nei Cieli di alcune
montagne, che in inverno sono avvolte da nebbie e nuvole che spesso,
nascondono le cime appunto delle mountains.
In
questo momento la
strada sta pensando bene di condurmi da Capoterra verso la spiaggia
che si trova in località “Giorgino” e già che c'è, il
simpatico nastro d'asfalto attraversa anche parte della laguna di
Santa Gilla.
A
poca distanza vedo il porto-canale, che purtroppo chiuderà (ma spero
proprio di no!) tra
non molto...
Alla
mia sinistra ecco Sa illedda (L'isoletta,
sempre in sardo) ed il ponte che conduce a Cagliari. Mi preparo per
scendere: tra poco raggiungeremo la stazione delle corriere.
A
presto!
mercoledì 25 aprile 2018
Alcune riflessioni sul fascismo
Il fascismo sorse in Italia il 21 marzo del 1919. Finì dopo la Liberazione avvenuta il 25 aprile e dopo l'esecuzione (28 aprile) da parte dei partigiani del suo fondatore, Benito Mussolini.
Egli aveva preso il potere il 31 ottobre del 1922, in seguito alla marcia su Roma di tre giorni prima; tuttavia, tale marcia non fu certo contrastata dalla monarchia, dall'esercito, dall'alta borghesia e dal governo del tempo, allora guidato da Facta.1 Essa fu quindi più che una dura ed avversata azione militare (benché i fascisti fossero piuttosto agguerriti), un giocare per così dire sul velluto. Ma evidentemente, questo non toglie nulla al suo carattere profondamente intimidatorio ed antidemocratico.2
Comunque, un discorso sul fascismo non può prescindere dalla figura del suo capo. A rigore, si potrebbe parlare di “mussolinismo.” Probabilmente egli incarnò molte delle tare tipiche dei membri di certe classi del nostro Paese.
Egli aveva preso il potere il 31 ottobre del 1922, in seguito alla marcia su Roma di tre giorni prima; tuttavia, tale marcia non fu certo contrastata dalla monarchia, dall'esercito, dall'alta borghesia e dal governo del tempo, allora guidato da Facta.1 Essa fu quindi più che una dura ed avversata azione militare (benché i fascisti fossero piuttosto agguerriti), un giocare per così dire sul velluto. Ma evidentemente, questo non toglie nulla al suo carattere profondamente intimidatorio ed antidemocratico.2
Comunque, un discorso sul fascismo non può prescindere dalla figura del suo capo. A rigore, si potrebbe parlare di “mussolinismo.” Probabilmente egli incarnò molte delle tare tipiche dei membri di certe classi del nostro Paese.
Come scrisse, infatti, Gramsci, già da quando l'allora socialista Mussolini avrebbe potuto guidare i lavoratori durante la “settimana rossa” del 1914: “Egli era allora, come oggi, il tipo concentrato del piccolo borghese italiano, rabbioso, feroce impasto di tutti i detriti lasciati sul suolo nazionale dai vari secoli di dominazione dagli stranieri e dai preti: non poteva essere il capo del proletariato; divenne il dittatore della borghesia.”3
Gramsci sottolinea inoltre quel: “Roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato.”4
Si trattava di un insieme di atteggiamenti volti ad impressionare, più che a convincere; a dirigere l'attenzione verso la figura di un mitico combattente, non ad orientare il pensiero verso i problemi reali. Egli si fece chiamare “duce”, dal latino dux che significa comandante, generale; l'uomo vedeva sé stesso come una sorta di invincibile condottiero romano. Forse un nuovo Giulio Cesare, chissà.
Ma Mussolini non guidò personalmente la marcia su Roma: raggiunse la capitale senza correre alcun rischio viaggiando in vagone-letto.5
Forse durante la settimana rossa egli dimostrò del coraggio. Si trattava però di qualcosa di puramente fisico, dote questa che lo calava nel ruolo dell'uomo duro, pronto a guidare scontri e rivolte. Non vi era però in lui la capacità morale ed intellettuale del vero capo, cioè l'attitudine al ragionamento, la disponibilità all'ascolto, la capacità di accogliere in una sintesi anche posizioni magari contrarie alle sue.6
Del resto, diede prova del suo preteso coraggio quando travestito da soldato tedesco, cercò di fuggire dall'Italia.7 Ancora: la prova dell'amore provato da lui e dal suo regime per il Paese, è dimostrata dalla creazione della repubblica di Salò... quella che fu: “In realtà uno Stato fantoccio, un regime collaborazionista dei tedeschi.”8
Le crudeltà commesse anche da italiani, sia pure fascisti, nei confronti dei loro connazionali nonché l'interiorizzazione di stili di comportamento nazisti (sul piano simbolico come su quello pratico), risultano già dal fatto che il regime repubblichino si prestò alla creazione di SS italiane.9 Tutto questo condusse ad un'ondata di massacri, devastazioni, saccheggi, furti, stupri, torture: il che fu sempre sostenuto ed anche compiuto dai repubblichini. Del restò, come provò il gen. Karl Wolff, comandante delle SS tedesche in Italia, il Mussolini di Salò era totalmente controllato da lui e da funzionari nazisti.10
Esiste comunque un filo che lega dall'inizio alla fine il fascismo a sé stesso ed al nazismo: la sua natura, che era profondamente violenta. Ancor prima della marcia su Roma, bande fasciste si erano abbandonate a centinaia di atti di violenza contro avversari politici, avevano incendiato sedi di giornali e di cooperative, umiliato e seviziato uomini e donne ecc. ecc.11
Subito dopo la conquista del potere, Mussolini dichiarò che avrebbe potuto fare del parlamento, da lui definito “aula grigia e sorda”, un “bivacco “ per i suoi “manipoli.”
Gramsci sottolinea inoltre quel: “Roteare degli occhi nelle orbite che nel passato dovevano, con la loro ferocia meccanica, far venire i vermi alla borghesia e oggi al proletariato.”4
Si trattava di un insieme di atteggiamenti volti ad impressionare, più che a convincere; a dirigere l'attenzione verso la figura di un mitico combattente, non ad orientare il pensiero verso i problemi reali. Egli si fece chiamare “duce”, dal latino dux che significa comandante, generale; l'uomo vedeva sé stesso come una sorta di invincibile condottiero romano. Forse un nuovo Giulio Cesare, chissà.
Ma Mussolini non guidò personalmente la marcia su Roma: raggiunse la capitale senza correre alcun rischio viaggiando in vagone-letto.5
Forse durante la settimana rossa egli dimostrò del coraggio. Si trattava però di qualcosa di puramente fisico, dote questa che lo calava nel ruolo dell'uomo duro, pronto a guidare scontri e rivolte. Non vi era però in lui la capacità morale ed intellettuale del vero capo, cioè l'attitudine al ragionamento, la disponibilità all'ascolto, la capacità di accogliere in una sintesi anche posizioni magari contrarie alle sue.6
Del resto, diede prova del suo preteso coraggio quando travestito da soldato tedesco, cercò di fuggire dall'Italia.7 Ancora: la prova dell'amore provato da lui e dal suo regime per il Paese, è dimostrata dalla creazione della repubblica di Salò... quella che fu: “In realtà uno Stato fantoccio, un regime collaborazionista dei tedeschi.”8
Le crudeltà commesse anche da italiani, sia pure fascisti, nei confronti dei loro connazionali nonché l'interiorizzazione di stili di comportamento nazisti (sul piano simbolico come su quello pratico), risultano già dal fatto che il regime repubblichino si prestò alla creazione di SS italiane.9 Tutto questo condusse ad un'ondata di massacri, devastazioni, saccheggi, furti, stupri, torture: il che fu sempre sostenuto ed anche compiuto dai repubblichini. Del restò, come provò il gen. Karl Wolff, comandante delle SS tedesche in Italia, il Mussolini di Salò era totalmente controllato da lui e da funzionari nazisti.10
Esiste comunque un filo che lega dall'inizio alla fine il fascismo a sé stesso ed al nazismo: la sua natura, che era profondamente violenta. Ancor prima della marcia su Roma, bande fasciste si erano abbandonate a centinaia di atti di violenza contro avversari politici, avevano incendiato sedi di giornali e di cooperative, umiliato e seviziato uomini e donne ecc. ecc.11
Subito dopo la conquista del potere, Mussolini dichiarò che avrebbe potuto fare del parlamento, da lui definito “aula grigia e sorda”, un “bivacco “ per i suoi “manipoli.”
Ed infatti, dal '22 fino alla fine della guerra, parlamento e libertà democratiche non esisteranno più; dal 1935 al 1939 sulla sola Etiopia, le truppe fasciste lanciarono anche sui civili, “non meno di 500 tonnellate di aggressivi chimici”12; tutto questo, benché i vertici del fascismo fossero pienamente consapevoli d'aver sottoscritto la Convenzione con la quale si erano impegnati“a non fare uso dei gas.”13
Ancora: “Spesso i carnefici italiani si fanno fotografare in posa dinanzi alle forche o reggendo per i capelli le teste mozzate dei patrioti etiopici.”14 Fucilazione di civili, stupri, torture, avvelenamento dei pozzi ecc. ec. Furono in quel periodo la regola.
Dal 1936 al 1939 l'Italia fascista appoggiò militarmente, insieme alla Germania nazista, la ribellione del generale spagnolo Franco contro un governo democraticamente eletto; nel 1938 varò le leggi razziali contro gli ebrei; nell'aprile del 1939 occupò l'Albania; nel maggio sempre del '39 firmò il Patto d'Acciaio: l'alleanza col nazismo.
Dal 1936 al 1939 l'Italia fascista appoggiò militarmente, insieme alla Germania nazista, la ribellione del generale spagnolo Franco contro un governo democraticamente eletto; nel 1938 varò le leggi razziali contro gli ebrei; nell'aprile del 1939 occupò l'Albania; nel maggio sempre del '39 firmò il Patto d'Acciaio: l'alleanza col nazismo.
Nel 1940 entrò in guerra a fianco di Hitler e del Giappone... guerra che si concluse con la distruzione di tantissime nostre città, con la morte ed il ferimento di centinaia di migliaia di persone, la distruzione di infrastrutture, impianti industriali,, opere artistiche ecc. ecc.
Questo è stato il fascismo. Ed è bene che nessuno di noi lo dimentichi. Mai.
Note
1 Al riguardo, si è giustamente parlato di “fiancheggiatori” che comprendevano buona parte di quella che allora rappresentava la classe dirigente. Cfr. Marco Palla, Mussolini e il fascismo, Giunti, Firenze, 1996, p.25.
2 M. Palla, Mussolini e il fascismo, op. cit., pp.28-29.
3 Antonio Gramsci, “Capo”, in Antonio Gramsci, Le opere. Antologia, a cura di Antonio A. Santucci, Editori Riuniti/L'Unità, Roma, 2007, p.144.
4 A. Gramsci, “Capo”, op. cit., p.144.
5 Cfr. Roberto Battaglia Giuseppe Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Roma, p.7; M. Palla, op. cit., p.29.
6 A. Gramsci, op. cit., pp.143-144.
7 M. Palla, op. cit., 141.
8 M. Palla, op. cit., p.136; Tale “Stato” nacque dopo l'8 settembre 1943. Per il regime di Salò cfr. M. Palla, op, cit., pp.136-139; R. Battaglia G. Garritano, op. cit., pp.117-123; Lutz Klinkhammer, Stragi naziste in Italia. 1943-44, Donzelli, Roma, 2006, pp.146-148. Per sottomissione di Mussolini al nazismo, nonché per massacri, torture ed atrocità di varia natura, cfr. Primo de Lazzari, Le SS italiane, Teti Editore, Milano, pp.45-80.
9 Cfr. P. de Lazzari, Le SS italiane, op. cit., pp.81-116.
10 P. de Lazzari, op. cit., pp.71-72.
11 Per tutto questo cfr. M. Palla, op. cit., pp.19-22; R. Battaglia G. Garritano, op. cit., pp.5-7; Federico Chabod, L'Italia contemporanea (1918-1948), Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1961, pp. 60-61.
12 Angelo Del Boca, I gas di Mussolini, Editori Riuniti, Roma, 1996, p.20.
13 A. Del Boca, I gas di Mussolini, op. cit., p.38.
14 Ibid., p.47.
Questo è stato il fascismo. Ed è bene che nessuno di noi lo dimentichi. Mai.
Note
1 Al riguardo, si è giustamente parlato di “fiancheggiatori” che comprendevano buona parte di quella che allora rappresentava la classe dirigente. Cfr. Marco Palla, Mussolini e il fascismo, Giunti, Firenze, 1996, p.25.
2 M. Palla, Mussolini e il fascismo, op. cit., pp.28-29.
3 Antonio Gramsci, “Capo”, in Antonio Gramsci, Le opere. Antologia, a cura di Antonio A. Santucci, Editori Riuniti/L'Unità, Roma, 2007, p.144.
4 A. Gramsci, “Capo”, op. cit., p.144.
5 Cfr. Roberto Battaglia Giuseppe Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Roma, p.7; M. Palla, op. cit., p.29.
6 A. Gramsci, op. cit., pp.143-144.
7 M. Palla, op. cit., 141.
8 M. Palla, op. cit., p.136; Tale “Stato” nacque dopo l'8 settembre 1943. Per il regime di Salò cfr. M. Palla, op, cit., pp.136-139; R. Battaglia G. Garritano, op. cit., pp.117-123; Lutz Klinkhammer, Stragi naziste in Italia. 1943-44, Donzelli, Roma, 2006, pp.146-148. Per sottomissione di Mussolini al nazismo, nonché per massacri, torture ed atrocità di varia natura, cfr. Primo de Lazzari, Le SS italiane, Teti Editore, Milano, pp.45-80.
9 Cfr. P. de Lazzari, Le SS italiane, op. cit., pp.81-116.
10 P. de Lazzari, op. cit., pp.71-72.
11 Per tutto questo cfr. M. Palla, op. cit., pp.19-22; R. Battaglia G. Garritano, op. cit., pp.5-7; Federico Chabod, L'Italia contemporanea (1918-1948), Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1961, pp. 60-61.
12 Angelo Del Boca, I gas di Mussolini, Editori Riuniti, Roma, 1996, p.20.
13 A. Del Boca, I gas di Mussolini, op. cit., p.38.
14 Ibid., p.47.
venerdì 30 marzo 2018
Buona Pasqua a chi lo merita
Oggi il cielo è pieno di
nuvole. Diciamo pure che è un totale lenzuolo
di nuvole, il che mi fa venire un sonno pazzesco.
Però
ecco che liquido the clouds (le nuvole) e cerco di mettere un po'
d'ordine in casa.
Soprattutto
nel salotto, che è pieno come sempre di libri, giornali, appunti per
scuola, cd, carta di caramelle, penne che non scrivono più e
cassette. Musicassette,
come si diceva una volta; mica cassette di frutta o di verdura, chiaro?!
Bene:
dopo un'oretta di lavoro, il tavolo del salotto non sembra più una
discarica comunale, ma appunto un tavolo. E va bene, me lo dico da
solo: quando voglio sono anche bravo a
mettere ordine.
In
questo momento sto ascoltando un disco de The Klezmatics, Jews
with horns: si tratta di musica
appunto klezmer, cioè
un particolare miscuglio di melodie ebraiche, slave e jazz molto
originali e divertenti.
Molto
bello Freyt aykh, Yidlekh,
che significa Siate felici, ebrei. Un brano se vogliamo anche
ballabile, sorretto e portato sempre più su (se l'udito non mi
inganna) da trombe, clarinetti ed altri strumenti a fiato, nonché da
una batteria allegra e saltellante.
Altro
molto brano bello è Heyser Tartar-tants,
Danza Tartara. Qui oriente, jazz e burlesque si
fondono in qualcosa di talmente divertente, che a me ricorda certe
comiche di Chaplin.
Potrei parlarvi anche di altri
brani, come per esempio In kampf,
un canto di lotta dei lavoratori ebrei, scritto in America nel 1889.
Ma sarà per una prossima volta.
Ora
sto pensando al fatto che il mio ennesimo contratto scadrà il 30
giugno; se non altro, un mese di lavoro in più rispetto al passato.
Poi però, sarò daccapo con la ricerca di un altro
contratto. Vede, mr. Lou Reed,
ci sono molti modi per camminare sulla wilde side,
il lato selvaggio. Purtroppo, la disoccupazione è uno di quelli.
Comunque
stasera sto bene... tra poco andrò a comprare il vino binu wine vin
vinus oinos wein etc. etc.
Presto
sarà Pasqua, ma non sarà una Pasqua di resurrezione per gli operai
di Livorno; spero però che esista un Paradiso dei lavoratori in cui
possano riposare davvero. Possibilmente, senza passare per l'Inferno
che hanno dovuto vivere quaggiù. Le righe che ho scritto oggi, per
quello che valgono, sono per loro.
mercoledì 28 febbraio 2018
“American idiot”, dei Green Day
Si tratta di un rock senza
fronzoli, tutto centrato su basso-chitarra-batteria, e con al centro
una voce aggressiva il giusto. Un rock di quelli che ormai, in giro
si sentono sempre meno.
A
me questo brano ricorda
parecchio la musica dei Clash, ma come uno che si riallaccia ad una
tradizione, non come una volgare scopiazzatura. Un po' come certe
canzoni di Ryan Adams possono ricordare qualcosa di Neil Young, o
Ruminations di Conor
Oberst, il Dylan di Blonde on blonde o
quello di Desire.
Ripeto:
il pezzo si basa tutto su una ritmica basso-chitarra
molto serrata, sostenuta da una batteria essenziale... un drumming
che fa pensare ad un durissimo
metronomo. Nel brano, si inseriscono poi degli improvvisi stop di
tempo e dei violenti strappi di
chitarra: insomma, la chitarra si blocca di scatto e nello stesso
modo, riparte. L'effetto complessivo è spiazzante ed insieme
esaltante.
Il
testo non è meno diretto della musica. American idiot
significa “idiota americano.”
Billie Joe Armstrong, cantante e chitarrista del gruppo, canta
spesso: “Non voglio essere un idiota americano.” Egli aggiunge
che non vuole una nazione succube dei nuovi media, quindi chiede ad
ognuno: “Senti il suono dell'isteria?”
Il
pezzo condanna i “sogni televisivi del futuro” e denuncia un
“nuovo tipo di tensione” che manipola le menti e condiziona le
azioni delle persone... . spesso in modo davvero invasivo
Così,
per rifiutare un incubo in cui non vorrebbe vivere nessuno, Billie
ripete fiero: “Non voglio essere un idiota americano” e vede una
nazione: "Controllata dai media/ la nazione dell'informazione e
dell'isterismo/ che dilaga nell'America idiota.”
In
effetti, la mania di trovarsi a tutti i costi sui cosiddetti social
e di filmare, registrare e
fotografare qualsiasi cosa... anche fatti ed ambienti ben poco
interessanti (spesso solo quelli), ebbene, tutto questo ci impedisce di conoscere davvero la
realtà. Soprattutto, ci impedisce di vederla in modo critico e
personale.
Ma
come cantano i Green Day, anche per smentire un ottimismo spesso
illusorio: “Non tutto deve andare bene per forza.”
Purtroppo,
spesso finiamo un po' tutti per uniformarci a questo discutibile
miscuglio di ottimismo a buon mercato e di tecnologia, che talvolta utilizziamo con poco buon senso. Allora anche un bel rock vecchio
stile può contribuire a svegliarci un po'.
Inoltre,
secondo me è molto utile il confronto tra American idiot e
Working class hero di
John Lennon, che non a caso è stata ripresa qualche anno fa dai
Green Day in versione rockeggiante. Il pezzo di Lennon, infatti,
denunciava una tendenza a rimbambire la gente con un uso distorto di
sesso, alcol e tv.
Sempre
Lennon, stavolta in Remember,
attaccava la mania di sognare una società di “divi del cinema.”
In
breve: secondo me, nel loro pezzo i Green Day hanno saputo fondere
protesta sociale e rock; quello che sa e vuole usare
chitarra, basso e batteria come altrettante “armi” e che ci fa
ballare coi piedi, ma senza calpestare il nostro cervello. E magari,
neanche quello degli altri.
mercoledì 31 gennaio 2018
L'ultimo giorno del primo mese
Oggi,
è l'ultimo giorno del primo
mese
dell'anno,
gusto la luce che sopravvive
orgogliosa
e quasi gioiosa,
purtroppo ancora molto lontana
dalla primavera.
Raccolgo i miei pensieri
ma
archivio il mio dolore o almeno:
ne archivio una buona parte.
Ho deciso, pensato e
solennemente stabilito
che
al dolore ed al suo ottuso
fascino
è meglio suonarle.
Ho incontrato mr. T.S. Eliot una
sera,
mentre vagabondavo nello
scintillante ghetto della mia anima...
riflettevo
senza particolari angoli di
riflessione
sul lavoro...
che per fortuna ho
e su ordinarie questioni
che di solito,
insolitamente mi tormentano.
Il dolore ritorna
ma stavolta gliele suono
davvero:
grandi, sarde testate sulla sua
sfrontata fronte
finché mr. Chuck Berry
non immerge la chitarra in
acque splendide e fangose
per poi brandirla come
Excalibur...
ed io, pur dal
crossroad/crocicchio in cui ho sempre
o almeno spesso, spesso, spesso vissuto,
faccio marameo a zio Satana.
Stasera,
ultima sera del primo mese
dell'anno,
sono contento
e la felicità
potrebbe
non esser più
un fantasma.
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