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giovedì 8 dicembre 2022

Le mie canzoni di Natale

 

Ciao a tutti!

Ecco i brani che mi piace ascoltare quando stanno per arrivare Natale, Babbo Natale e le sue renne ed anche la Befana.

Santa Claus is coming to town: in qualsiasi versione, ma soprattutto, in quella proposta da zio Buce e dalla “E” Street.

Ricordo poi una travolgente Baby please come back home to Christmas. Ho qualche dubbio sul titolo esatto. Più o meno dovrebbe essere quello, ma comunque, la canzone fu eseguita anni fa da un B.B. King in folle giacca viola tutta lustrini.

Neanche io sarei riuscito a vestirmi così male!

In ogni caso, il grande Blues Boy si lanciò in una rock 'n rollistica versione del brano davanti a tutta una schiera di cardinali ed elegantissime ed impellicciatissime signore ed incravattatissime “personalità” di vario genere. Grande!!!

Naturalmente ascolto sempre con grande piacere Happy Christmas (war is over) di John Lennon, ma mi dà un mega fastidio che le radio e le tv la tirino fuori come una canzone di buoni o meglio banali sentimenti, e non come una che dice che la guerra è finita se tu lo vuoi e che inoltre, auspica la pace per ogni etnia.

Una canzone poi quella accompagnata da un coro di bambini di Harlem, che negli U.S.A., è sempre stato considerato e trattato come un ghetto. Insomma, quel pezzo di John Lennon non è White Christmas o altra roba del genere.

Jingle bells non mi ha mai detto niente, anche se a scuola con alcuni ragazzi stiamo pensando di eseguire Jingle bells rock.

Pollici ed alluci alzati verso il cielo per Silent Night cantata da Mahalia Jackson.

Approvazione ululante per Christmas spirit cantata da Julia Lee.

Stupore adorante per Sometimes I feel like a motherless child cantata da Sarah Vaughan. Molti di noi, infatti, si sentono come dei bambini senza madre; non solo a Natale.

Ecco, è questa (più o meno) la mia lista di canzoni natalizie, che come avrete notato, hanno tutte questa caratteristica: non sono allegre in modo esagerato, forzato.

Bene, per oggi è tutto.

Ci risentiamo per gli auguri di Natale!




domenica 18 settembre 2022

I nuovi assetti

 

Il nuovo presidente è stato eletto. Bene! Purtroppo, non è ricattabile come gli altri, o non lo è abbastanza.

Ma per fortuna, ha firmato nel giorno stesso della sua elezione una legge che consente all'esercito di girare liberamente per le strade della capitale senza che debba sottostare al rispetto della Costituzione, che pure ha il dovere di difendere... insieme alla Repubblica.

Certo, tutto questo non aprirà automaticamente le porte al tanto agognato golpe, però è un primo, importante passo in quella direzione.

Inoltre, il presidente, il più giovane degli ultimi 50 anni, ha personalmente caldeggiato la riapertura dei manicomi.

Si sa poi che non si opporrà, almeno non a priori, all'uso della tortura negli interrogatori condotti dalle forze dell'ordine. Questo per quanto riguarda gli uomini.

Per quanto riguarda invece le donne, sappiamo che si opporrà con tutte le sue forze agli “stupri terapeutici”, sui quali però non avrà niente da eccepire se avverranno nei nuovi manicomi. Naturalmente, quegli stupri dovranno essere effettuati da personale medico-infermieristico altamente specializzato: dopotutto, siamo nel 2220 e perdiana, siamo un Paese occidentale, europeo, cristiano e democratico, mica dei barbari!

Inoltre, come è noto, quando il presidente era ancora senatore, votò a favore di (però ragionevoli) limitazioni della libertà di stampa, di parola, di riunione e di un forte contenimento del diritto di sciopero.

Poi con la camorra e con le varie mafie, che hanno garantito i voti ed i fondi per la sua elezione, abbiamo trovato da tempo il modo di convivere. Con le mafie italiane, ovvio, che collaborano da tempo con le nostre forze dell'ordine per combattere le mafie estere. Del resto, tutto si potrà dire dei nostri mafiosi, tranne che non siano patriottici.

La legge sul divorzio sarà abolita, ma esso sarà riservato alle persone abbienti; idem per il divorzio. Certo, la Chiesa pretenderà una totale abolizione di entrambi, ma noi controlliamo le banche del Vaticano, perciò...

Il rock, il rap, il blues, la canzone d'Autore e qualsiasi forma artistico-musicale di protesta o comunque eccessivamente impegnata e/o intellettuale, sarà considerata “anti-italiana ed anti-sociale”: come tale, punibile con una pena che potrà andare da 5 a 8 anni di reclusione. Naturalmente, senza condizionale.

Nelle scuole e nelle università si riprenderanno a studiare ed a insegnare le gesta dei comandanti Crociati, le teorie dei grandi uomini (ingiustamente vilipesi) dell'Inquisizione, dell'assolutismo e gradualmente, anche di qualche fascista illuminato.

Stiamo per depenalizzare il reato di stupro di gruppo ed anzi, a fini di beneficenza, alcuni saranno trasmessi in diretta tvnet; ovviamente, in 2/a serata.

Sarà introdotto il reato di omosessualità, punibile con l'ergastolo. In omaggio però all'innato senso di giustizia del nostro popolo, l'omosessuale sarà libero di scegliere tra l'ergastolo e 30 anni di lavori forzati.

La gente ci metterà un po' ad abituarsi al nuovo, ma la trasmissione di pcquiz davvero geniali e spiritosi, talvolta anche birichini nonché di partite di calcio gratis, ci aiuterà parecchio.

Certo, all'inizio dovremo scendere a a qualche fastidioso compromesso democratico: per es., non potremo abolire subito le elezioni, la cui abolizione faremo però in modo che sia votata dal cosiddetto popolo.

Insomma, ci vorrà un po' di pazienza. D'altronde, per i nuovi assetti ce ne vuole sempre.

Ma siamo nell'Italia del 2220 e si sa che da noi, con un tantino di pazienza e di amore, si può far tutto.


venerdì 17 giugno 2022

“Joker”, di Todd Phillips

 

Questo film mi è piaciuto moltissimo.

Finora avevo trovato il personaggio del Joker solo in films in cui appariva come antagonista di Batman e benché (grazie alla sua follia e spietata irriverenza) in quel ruolo risultasse piuttosto interessante, era difficile non vederlo come un personaggio schiacciato sullo stereotipo del pazzo criminale.

Ma i vari Joker visti finora, incluso quello nicholsiano, secondo me alla lunga rivelavano una certa mancanza di complessità. Perfino la loro violenza risultava poco credibile.

Questo altro Joker no: è, infatti, più una persona che un semplice personaggio. Il regista ci presenta Arthur, un uomo che solo dopo assumerà l'identità grazie alla quale è conosciuto da tutti.

Egli è un uomo sulla quarantina che vive ancora con la madre ormai anziana e malata, di cui comunque si prende cura con grande affetto. I due vivono in un modesto appartamento che si trova in una zona disastrata della città immaginaria di Gotham. Povertà, degrado, isolamento, teppismo: sono questi gli “ingredienti” della vita di Arthur e dei dannati che popolano questo inferno suburbano.

Egli è seguito dai servizi sociali e deve assumere degli psicofarmaci per controllare alcuni disturbi mentali che immaginiamo importanti. Ma tutto sommato, tira avanti con una certa dignità. Questo, sebbene la disperazione faccia abbastanza spesso capolino.

La vita di Arthur, della madre e delle persone del loro mondo, che per l'élite economica e politica è quella di un volgare ed assurdo sottomondo, è più che altro sopravvivenza e potrebbe avere come ideale colonna sonora Cold, cold ground, Rosie, Jersey girl ed altre ballate e blues di Tom Waits, o anche Born in the U.S.A., Nebraska e The ghost of Tom Joad di Springsteen. Tutte quelle vite spezzate e costrette a girare eternamente in tondo, nel vano tentativo di riafferrare i pezzi perduti ed insanguinati del proprio cuore e della propria mente...

Come penso che sia già stato detto, se vogliamo cercare degli “antenati” di questo film o almeno delle sue atmosfere, possiamo trovarli in Mean streets ed in Taxi driver di Scorsese: films in cui violenza, squallore e divisione delle città in 2 dimensioni totalmente opposte sono innegabili. Films in cui regnano l'alienazione delle metropoli americane ed il potere della malavita.

Il discorso, infatti, svolto da queste pellicole è senz'altro quello della violenza, della solitudine e dell'isolamento e se lo troviamo (in dosi perfino più abbondanti) anche in altre, credo però che solo in quei 2 vi sia quella particolare miscela di realismo e visionarietà.

Ora, per me il film di Philips si inserisce perfettamente in quel solco, in quella particolare tradizione.

Comunque, l'Arthur di Phillips sembra quasi predestinato alla follia ed alla violenza: il suo mondo, che è poi anche il nostro, è spaccato esattamente a metà tra chi detiene il potere economico, poliziesco-giudiziario e militare ed ha anche quello di tagliare servizi sociali, prestazioni mediche e somministrazioni di farmaci e chi non ha e non è niente. E' un mondo lontanissimo da qualsiasi tipo di redenzione ed al quale, seguendo una logica folle eppure lucidissima, ci si può ribellare solo con altra follia e con nuova violenza.

Colpisce, nel Joker di Phillips, la capacità del protagonista Joaquin Phoenix di alternare con grande intensità momenti di tenerezza verso la madre all'odio verso di lei, fino all'uso di armi di vario tipo ed alla sua passione per la comicità; passione a cui però non corrisponde altrettanto talento. Ed anche questo inserirà nella vita di Arthur altri elementi di devastante, terribile caos.

Mi fermo aggiungendo solo questo: secondo me vale la pena di vedere “questo” Joker, perchè anche se talvolta è perfino brutale, ci aiuta a riflettere sulla nostra società, su noi stessi e sul rapporto-scontro con gli altri. Senza sconti e senza facili auto-assoluzioni.


lunedì 25 aprile 2022

Albert Kesserling, Marksteft 1885-Bad Neuheim 1960

Albert Kesserling: “Dopo l'8 settembre, giorno della proclamazione fra Regno d'Italia e potenze alleate, assunse il comando supremo di tutte le forze tedesche in Italia, oltre a quelle schierate in Grecia.”1

Ora, Kesserling fu processato nel 1947 per crimini di guerra. Tra questi, ricordiamo i principali, cioè: la strage delle Fosse Ardeatine (335 morti), Marzabotto (1800), Sant'Anna di Stazzema (560). In quanto comandante supremo delle forze tedesche in Italia, a lui va ascritta la responsabilità morale e penale di tutti quegli orrori. Commessi, peraltro, contro civili inermi.

Ricordiamo, perché sia chiaro e noto a tutti quello che fecero i nazisti a Sant'Anna, che il 12 agosto 1944 essi uccisero anche: “Anna, l'ultima nata nel paese di appena 20 giorni.”2

Sempre per restare in tema di bambini, come scrive lo scrittore Manlio Cancogni: “Fracassavano loro il cranio con il calcio della 'pistol-machine', e infilato loro nel ventre un bastone, li appiccicavano ai muri delle case. Sette ne presero e li misero nel forno preparato quella mattina per il pane e ivi li lasciarono cuocere a fuoco lento.”3

Non ho parlato a caso di responsabilità morale e penale di Kesserling in tutto questo. Egli, infatti, già per le Fosse Ardeatine aveva: “Ordinato la rappresaglia in un rapporto di dieci a uno.”4 Di conseguenza: “Dal momento che era stato lui a trasmettere gli ordini alle formazioni dell'Armata alle sue dipendenze, era lui il responsabile delle modalità con cui tali ordini erano stati eseguiti.”5

Inoltre, già il 17 giugno 1944, egli aveva diramato ai suoi un ordine relativo a presunte “nuove” regole contro la guerra partigiana. Ma in realtà, nella mente e nelle azioni di Kesserling e dei nazisti in generale, di nuovo c'era ben poco. Comunque, le “nuove” regole nel combattere i partigiani dovevano consistere non solo nell'eliminare loro, ma anche chiunque in futuro potesse dar loro rifugio... magari solo a livello di ipotesi.

Ecco perché Kesserling dichiarò: “Io proteggerò qualunque comandante che, nella scelta e nella severità dei mezzi adottati nella lotta contro i partigiani, ecceda rispetto a quella che è la nostra abituale moderazione.”6

Ora, qui parlare di “abituale moderazione”ha il sapore della più cinica delle beffe. Quando mai, infatti, i nazisti (in Italia o altrove) si dimostrarono abitualmente moderati? Aggiungo che Kesserling, sempre fedele all'impostazione oltre che crudele anche derisoria dei suoi ordini, il 1 luglio 1944 diramò alle truppe un 2° ordine che terminava così: “Tutte le contromisure devono essere dure ma giuste. Lo richiede la dignità del soldato tedesco.”7

Ora, quali fossero state la “giustizia” e la “dignità” appunto del soldato tedesco, si era già visto in occasione del bombardamento di Rotterdam (14 maggio 1940), quando i tedeschi: “Imposero la resa immediata minacciando altrimenti di radere al suolo la città. Gli olandesi accettarono la resa, ma mentre si svolgevano le trattative, la Luftwaffe, a buon conto distrusse la città. Successivamente Kesserling giustificò gli attacchi aerei come una necessità militare (W. Shirer, Storia del Terzo Reich, ed. it. Torino, pp.784-785).”8

Così, il principio che dovrebbe essere sempre rispettato sia tra i singoli cittadini sia nel mondo degli affari, del lavoro, dello sport ecc. ecc. e soprattutto tra gli Stati, belligeranti o meno, cioè pacta sunt servanda (i patti devono essere rispettati)9 fu apertamente e criminalmente violato dai Tedeschi. Fu, infatti, oltremodo criminale che chi si fosse de facto arreso, poi fosse ulteriormente attaccato... e con tanta violenza.

Ricordiamo che già nel 1625 proprio un giurista e filosofo olandese cioè Ugo Grozio (olandese Huig van Groot) ribadì la celebre massima a suo tempo attribuita al giurista dell'antica Roma Ulpiano, sull'obbligatorietà del rispetto dei patti.10

Del resto, ancora nel '600 perfino un filosofo come Hobbes che pure non credeva ad alcuna forma di bontà umana, pur prendendo atto della frase di Cicerone silent enim leges inter arma, cioè infatti tra le armi le leggi tacciono, comunque osservava: “Pure, la legge di natura in guerra comanda almeno questo: che gli uomini non sazino la crudeltà delle loro presenti passioni.”11

Tornando ora al '900, nell'occasione di Rotterdam come pure in centinaia di altre, ogni nazista (Kesserling incluso) violava il regolamento del suo stesso esercito, che ordinava al soldato tedesco il massimo rispetto per prigionieri, civili, territori neutrali ecc. ecc.12 Ricordiamo che appunto l'Olanda era un Paese neutrale, che prese le armi solo per difendersi dall'aggressione nazista.

Del resto, troviamo un inquietante precedente relativo al modo tedesco di considerare i trattati internazionali ed il rispetto per i civili, già nella famosa frase pronunciata dal cancelliere Bethmann-Hollweg. Questi, infatti, il 14 agosto 1914 durante un colloquio con l'ambasciatore britannico, dipinse i trattati che garantivano la neutralità del Belgio come “pezzi di carta” e giustificò l'invasione del Paese teorizzando una “necessità che non conosce legge”.13

Dunque, già 20 anni prima che Hitler prendesse il potere e che Kesserling diventasse uno dei suoi comandanti più spietati, era quello l'humus morale, giuridico e politico-culturale della Germania. Logico quindi che quando il nazismo poté contare su un indottrinamento fanatico e di massa nonché su un complesso militare-industriale di prim'ordine, l'impatto sulle popolazioni attaccate fosse quello che sappiamo.

Ma ora torniamo a Kesserling.14 Egli fu processato dagli inglesi nel 1947 quindi: “Condannato a morte, sentenza poi commutata in ergastolo per intervento del governo britannico.15” Ma in modo davvero sconcertante, già nel 1952: “In considerazione delle sue 'gravissime' condizioni di salute, egli fu messo in libertà.”16

I britannici non dimostrarono altrettanto senso di umanità né alcuna riconoscenza nei confronti del generale Bellomo, che invece fucilarono dopo un processo sommario. Questo benché egli, a Bari, avesse guidato con grande coraggio la lotta contro i nazisti, contribuendo in modo decisivo alla liberazione della città.

Tuttavia, appunto i britannici credettero a priori alla tesi quasi sicuramente falsa (e sostenuta da un ufficiale italiano!) secondo cui, in precedenza, il generale aveva fatto fucilare dei prigionieri inglesi.17

A differenza di Bellomo, Kesserling poté tornare tranquillamente ai suoi affetti. Anzi in patria fu accolto: “Come un eroe ed un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore.”18

Del resto, egli morì a 75 anni, sereno e fiero delle sue gesta. Insomma, non si pentì mai degli orrori da lui ordinati e scatenati. Ancor meno rinnegò la sua fedeltà ad Hitler ed inoltre dichiarò che: “Non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che – anzi – gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli un monumento .”19

La derisione ed il cinismo di chi solo con estremo ribrezzo possiamo definire uomo, ci fa accostare costui più a demoniache figure dell'Inferno di Dante: sola dimensione, quella, nella quale speriamo sia sprofondato. In aeterno.

Ma in casi come quello rappresentato dal feldmaresciallo, il giudizio filosofico-morale e perfino quello morale-religioso, affinché possano essere formulati in modo inequivocabile, necessitano di un'analisi storica: ed io ho cercato di sviluppare e presentare un'analisi di tale genere.

Concludo comunque coi versi finali dell'epigrafe di Calamandrei per il “camerata Kesserling”:

ora e sempre

RESISTENZA.20



Note


1 16 luglio 1960, muore il feldmaresciallo Kesserling, 18/7/2019, 7:29, in www.combattenti ereduci.it

2 Cfr. www.santannadistazzema.org

3 www.santannadistazzema.org I corsivi sono miei. Per un ulteriore inquadramento del terribile massacro cfr. anche Roberto Battaglia Giuseppe Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, Editori Riuniti, Roma 1997, pp.194-195.

4 Il processo ad Albert Kesserling, in www.difesa.it

5 Il processo ad Albert Kesserling, cit. Il corsivo è mio.

6 Il processo ad Albert Kesserling, cit. I corsivi sono miei.

7 Il processo, cit. Il corsivo è mio.

8 Robert Katz, Morte a Roma (1968), Editori Riuniti, Roma 1996, p.90 n.1. I corsivi sono miei.

Stando a più recenti fonti olandesi, nel bombardamento morirono 850 persone e per esso si ebbero 80mila senza tetto. Ovviamente, furono fatte a pezzi tutte le infrastrutture civili ed industriali della città, il centro storico ecc. ecc. Su questo cfr. Rotterdam, cerimonia 'virtuale' per ricordare il bombardamento di 80 anni fa, 19 maggio 2020, in www.31mag.nl

E' tuttavia probabile che il numero delle vittime sia stato ben più alto, nell'ordine cioè delle “migliaia”; cfr. Adriano Luijdjens, Enciclopedia Italiana -II Appendice (1949), Rotterdam (xxx, p.174), ora in www.treccani.it

9 Pacta sunt servanda, in dizionari.simone.it

10 Su Grozio cfr. almeno 6 Grozio e i riflessi del giusnaturalismo sul diritto moderno, apr. 24, 2021, in www.centrostudilivatino.it Per un'esposizione meno tecnica del pensiero di Groot cfr. Groot, Huig Van, in www.treccani.it

Per il pacta sunt servanda cfr. De iure belli ac pacis, Prolegomena, §15, p.26, ora in Luigi Bonanate, Diritto naturale e relazioni tra gli stati, Loescher Editore, Torino 1978, p.47.

11 Thomas Hobbes, Elementi di legge naturale e politica, I, xix, 2, pp.156-57, ora in L. Bonanate, Diritto naturale e relazioni tra gli stati, op. cit., p.123. La frase di Cicerone si trova nell'opera Pro Tito Annio iudicem oratio (Orazione in difesa del giudice Tito Annio Milone), più nota col breve e più semplice titolo di Pro Milone cioè “In difesa di Milone.” L'oratio risale al 52. a.C.

12 cfr. Appendice, I dieci comandamenti del soldato tedesco (stampati sul libretto paga di ogni soldato), in Lord Russell, Il flagello della svastica (1954), Feltrinelli, Milano 1991, pp.239-240.

13 Bethmann-Hollweg, Theobald von, in www.treccani.it

14 Sul modo di Kesserling di intendere la guerra mi limito a segnalare Robert Katz, Morte a Roma, op. cit.; Id., Roma città aperta. Settembre 1943 giugno 1944, Edizione Mondolibri S.p.A., Milano su licenza Gruppo editoriale il Saggiatore S.p.A., Milano 2003; L. Russell, Il flagello della svastica, op. cit., spec. pp.111-118; R. Battaglia G. Garritano, Breve storia della Resistenza italiana, spec. pp.105-116.

15 16 luglio 1960, cit.

16 Lo avrai, camerata Kesserling, 25 aprile 2019, di Pierpaolo Farina, in www.qualcosadisinistra.it

17 La fine del generale Bellomo, di Vincenzo Gastaldi, in anpibrindisi.it da Patria indipendente, 29 settembre 2002. Cfr. anche 28 luglio 1943, la strage di Bari, di Ferdinando Pappalardo, in www.patriaindipendente.it

18 Lo avrai, camerata Kesserling, art. cit. Il corsivo è mio.

19 Per l'immutata fedeltà a Hitler di Kesserling e per il “monumento” cfr. rispettivamente 16 luglio, cit.; Lo avrai, camerata Kesserling, art. cit.

20 Lo avrai, camerata Kesserling, art. cit.