lunedì 19 novembre 2018
Spostarsi
Ci si può spostare per lavoro o
per divertimento, ma nel 2° caso, troverei più corretto l'uso del
termine “viaggiare.”
Invece spostarsi (per
lavoro) è diverso.
Certo, cambi
posto anche quando viaggi per divertimento, ma qui appunto il
divertimento e l'esplorazione turistica fanno accettare il
cambiamento. Tranquillamente.
Però
per vivere dobbiamo mangiare e per mangiare dobbiamo lavorare.
Perciò, alla fin fine, viaggio e lavoro sono le classiche facce
della stessa medaglia.
Certo,
se per lavorare ti tocca emigrare,
allora la faccenda diventa davvero pesante. E purtroppo, spesso non
hai scelta.
Oggi, però,
non parlerò del dramma dell'emigrazione: parlerò solo del fatto di
spostarsi. Lo so, il preambolo è stato lungo; tuttavia necessario.
Ora, questa
operazione di andare da un punto all'altro può esser fatta in
diversi modi e soprattutto, con diversi mezzi: auto, bus,
metro, treno, moto, nave, corriera, bicicletta.
Scarto il bus
e lo slittino da neve perché a Cagliari nevica al massimo una volta
ogni 25 anni. Scarto anche lo yacht: sono un precario della scuola;
tutt'al più, potrei saltare sulla barca di qualche pescatore.
Aereo o
elicottero, nisba: sempre per ragioni economiche.
Ma potrei
salire in groppa ad un gabbiano o a quella di un fenicottero.
Scarto anche i
pattini perché non ci so andare.
Quanto poi a
recarmi al lavoro in monopattino, non parlatemene neanche: temo che
se i miei studenti mi vedessero arrivare a scuola tutto trafelato coi
miei soliti e svariati chilogrammi di libri, penne, quaderni,
fotocopie ed il trolley a rimorchio, perderebbero qualsiasi rispetto
verso il sottoscritto. E la cosa più strana, è che ce l'hanno.
C'è anche un
altro problema: questo post è diventato troppo lungo, perciò vi
parlerò di come io mi sposti per andare a guadagnarmi la benedetta
pagnotta... un'altra volta.
Per il momento godetevi 'ste
righe. Almeno, spero che lo facciate.
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