giovedì 2 agosto 2018
Strage di Bologna: finalmente i mandanti?
Sulla strage della stazione di
Bologna, quando dell'esplosivo causò la morte di 85 persone ed
il ferimento anche molto grave di altre 200,
non si sono mai scoperti i mandanti. Del resto, non lo sono stati
neanche quelli di tante, troppe altre stragi.
Sia
chi indaga su questi tragici fatti sia il cittadino comune, si
imbatte in sigle ed entità tra loro anche molto diverse, che
rimandano però ad una realtà avente una sola costante: l'aver
sempre agito nell'ombra e sempre contro la
democrazia. Mi riferisco a neofascisti, settori della massoneria,
uomini dei servizi segreti deviati, fondatori di organizzazioni
segrete, mafia e criminali comuni che però si mettevano volentieri
al servizio dei soggetti citati.
Così,
l'impressione che ricaviamo un po' tutti è di una pazzesca
confusione. Una confusione che non ci fa capire per niente chi
abbia dato certi ordini; perché
lo abbia fatto; da chi
sia stato coperto prima, durante
e dopo la strage.
Allora molti pensano di esser sprofondati
all'interno di un tragico mistero, che per la sua oscurità ed
assurdità, non potrà mai esser svelato.
Tuttavia,
il perché qualcuno
debba ordinare certi massacri, dovrebbe essere chiaro. L'obiettivo?
Creare nel Paese un clima di terrore tale, per uscire dal quale le
persone accettino o addirittura chiedano a gran voce qualsiasi
misura... anche la più antidemocratica. A quel punto, respinte le
masse dalla vita democratica, il lugubre intreccio di certi interessi
& personaggi avrebbe in pugno tutto.
Ma finalmente:
“L'avvocato generale Alberto Candi e il sostituto procuratore
generale Nicola Proto”, hanno iscritto: “I primi nomi nelle
scorse settimane, dopo aver sentito diversi testimoni e aver svolto
rogatorie in Svizzera sui conti correnti riconducibili al venerabile
maestro della loggia P2 Licio Gelli.”1
Ricordiamo
che la loggia massonica P2 diretta da Gelli è stata considerata di
natura eversiva, e pare che egli abbia avuto un ruolo nel colpo di
Stato tentato tra il 7 e l'8 dicembre del 1970 dal capo della
formazione repubblichina X MAS, Junio Valerio Borghese. Egli avrebbe
ricevuto il contrordine appunto da Gelli: il che dà però un'idea
del suo potere...2
Del
resto, Gelli non fu mai estraneo al fascismo:
infatti, a Pistoia, fu “l'ultimo federale del Pnf” (Partito
nazionale fascista).3
Inoltre, non risulta che abbia mai preso la
distanze dal regime mussoliniano né dal fascismo in generale; fu
anzi in ottimi rapporti coi generali golpisti argentini. E dalle
autorità argentine, ricevette “anche un passaporto diplomatico.4
Ancora: Gelli
fu accusato di aver rivestito un ruolo attivo anche nel sequestro
Moro, e comunque: “I principali posti di responsabilità
all'interno dei servizi segreti erano occupati da uomini iscritti
alla P2,come il comandante della Guardia di Finanza Raffaele
Giudice.”5
Il
quadro fin qui delineato potrebbe arricchirsi di molti altri,
inquietanti, particolari, che vanno indietro nel tempo e che superano
la figura di Gelli... benché egli non sia mai uscito da tale quadro.
Appunto esso prevedeva la sopravvivenza di bande fasciste anche dopo
la Liberazione; la raccolta di
ingenti somme di danaro per la prosecuzione della lotta; “nuclei di
sabotatori...”; movimenti di merci tra l'Italia e la Svizzera e
coltivazione di conti bancari appunto
in territorio elvetico; infiltrazione negli stessi partiti
antifascisti di elementi che propugnassero le: “Tesi più
paradossalmente radicali (…). Così, seminando sciagure su
sciagure, suscitare il rimpianto del fascismo e, al momento
opportuno... riacciuffare il potere.”6
Certo, il
discorso è complesso, quasi folle... ma vicino a quel che leggiamo a
proposito della follia di Amleto: in essa vi è “del metodo.”7
Ora però vorrei chiudere il cerchio.
Bene: “Sotto
la lente dei magistrati è finito il cosiddetto 'documento
Bologna',” un documento che “riporta il nome della città seguito
dal numero di conto corrente di una banca svizzera e una serie di
cifre affiancate da alcune diciture. Gli inquirenti a febbraio sono
andati a Ginevra e hanno chiesto alle banche elvetiche tutte le
informazioni su quel conto.”8
In attesa
delle dovute risposte sono state però: “Sentite molte persone in
veste di testimoni e qualcuno, che all'epoca era vicino a Gelli, ha
raccontato di versamenti dai conti riconducibili all'ex capo della
loggia massonica ad ambienti dei terroristi di estrema destra.”9
Entità
dei versamenti in questione. Si parla di: “Milioni di dollari
usciti dalla Svizzera tra luglio 1980 e febbraio 1981, e il documento
ha l'intestazione 'Bologna 525779 xs', numero e sigle che
corrispondono a un conto svizzero di Gelli.10
Inoltre:
“Altre note, scritte a mano dal capo della P2, riguardano pacchi di
contanti da portare in Italia: solo nel mese che precede la strage
almeno quattro milioni di dollari.”11
Insomma, forse
dopo 38 anni. stiamo arrivando ai mandanti. Certo, Gelli è morto, ma
secondo me è comunque importante scoprirne almeno uno;
probabilmente, il principale.
Però credo
che non si debba considerare responsabile della carneficina del 2
agosto 1980 il solo Gelli, bensì tutto un insieme di forze che si
sono opposte da sempre al benessere ed all'ascesa del nostro popolo.
Una volta, come ai tempi di Bava-Beccaris o e di Mussolini, quelle
forze agivano alla luce del sole; in tempi più recenti, hanno dovuto
nascondersi e colpire nell'ombra. Ma non per questo si sono
dimostrate meno feroci.
Dobbiamo
però alla “tenuta” delle istituzioni democratiche ed alla
maturità dimostrata dai lavoratori, se non abbiamo conosciuto
soluzioni cilene o un
revival del tragico ventennio.
Note
1
Il resto del Carlino,
23 luglio 2018, articolo di Gilberto Dondi, disponibile anche in rete
col titolo Strage di Bologna, primi indagati nell'inchiesta
sui mandanti.
2
Chi era
Licio Gelli e che cos'era la P2, a cura di Ermes Antonucci, La
Stampa, 16/12/2015.
3
Vincenzo Vasile, Turiddu Giuliano, il bandito che sapeva
troppo, Roma 2005, p.90.
4
Chi era Licio Gelli,
art. cit. Ancora nel 2008, durante la trasmissione su Odeontv
Venerabile Italia,
Gelli dichiarò fiero: “Io ho combattuto per il fascismo, sono
fascista e morirò fascista.”
5
Chi era Licio Gelli,
art. cit.
6
Per tutto questo cfr. V. Vasile, Turiddu Giuliano, il
bandito che sapeva troppo, op.
cit., pp.90-94 ed anche pp.95-99.
7
William Shakespeare, Amleto,
Fabbri Editori, Milano 1985, atto secondo, scena seconda, p.161.
8 G. Dondi,
Strage di Bologna, art. cit.
9
G. Dondi, Strage di Bologna,
art. cit.
10
Strage di Bologna, così servizi segreti deviati e P2
aiutarono i terroristi, L'
Espresso on-line, 28 luglio 2018.
11
Strage di Bologna, così servizi segreti deviati e P2
aiutarono i terroristi, art.
cit.
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La strategia della tensione aveva come obiettivo la normalizzazione del paese, che in base alla divisione di Jalta, doveva rimanere sotto l'influenza amerikana. Gelli è comparso in molte indagini, la P2 e i suoi aderenti avevano un piano, che sembra abbiano realizzato piano piano. Non abbiamo avuto il Cile o la Grecia dei colonnelli, ma di sicuro il paese è stato normalizzato, più di molti altri. Sulla strage di Bologna si sono dette molte cose, spesso in contraddizione, proprio perché la strategia della tensione voleva creare confusione, oltre che morti e paura. Su queste rivelazioni non so che dire: potrebbero essere vere ... ma per saperlo, bisognerebbe aprire gli archivi dei servizi segreti, in modo di chiarire una volta per tutte quella periodo storico molto buio.
RispondiEliminarif. Alligatore
RispondiEliminaOttima analisi, Diego.
Purtroppo, come dici, la normalizzazione si è realizzata in pieno: non c'è stato neanche bisogno dei carriarmati o comunque di tragiche soluzioni di tipo sudamericano oppure... nostrane (marce su Roma e simili).
La confusione è (sia pure in un senso perverso) un'arte.
E confusione e disinformazione agiscono come dei potenti favori di oblio che a loro volta, creano altra disinformazione ed altra confusione.
I giovani, per es., e non intendo solo i giovanissimi ma perfino le persone al di sotto dei 40 anni, delle varie stragi sanno ben poco.