“Alcuni giorni fa” il “Collegio di conciliazione ha accolto le richieste dei ricorrenti e ha respinto quelle della Geas, condannando la società al pagamento delle spese d’ufficio” (L’Unione sarda, 02/06/2009, p.19).
I fatti. Nel novembre 2008 i dipendenti della Geas, “ditta consortile di Piacenza che si occupa della pulizia dei treni in Sardegna, aveva “punito” i suoi dipendenti “con nove giorni di sospensione non retribuiti per assenza ingiustificata dal lavoro” (L’Unione sarda, n° cit.).
Tale misura era gravemente lesiva dei diritti dei lavoratori, poiché gli uomini della Geas non si erano, come sostiene la ditta, assentati dal lavoro senza giustificazione.
L’assenza dal lavoro era infatti motivata dal fatto che i lavoratori avevano scioperato “per protestare contro 39 licenziamenti” (L’Unione, n° cit.).
Il motivo era quindi validissimo: nel momento in cui dei lavoratori vedono minacciato il posto di lavoro, che è la loro unica fonte di sussistenza, per esser più chiari di pane, hanno diritto di protestare e di scioperare.
Del resto, il diritto di sciopero è sancito dalla Costituzione (Costituzione della Repubblica italiana, parte1/a, tit. III, rapporti economici, art.40).
Di fronte alla punizione decisa dalla Geas, i sindacati “(Salpas Orsa in testa)”, avevano presentato “un ricorso all’Ispettorato del lavoro”. Ed il già citato Collegio “ha respinto inoltre qualsiasi sanzione disciplinare da parte della Geas nei confronti dei suoi lavoratori” (L’Unione, n° cit.).
Peraltro, come sostiene Davide Fenu del Salpas Orsa: “L’iniziativa di protesta non ha violato in alcun modo le disposizioni contrattuali né gli ordini di servizio e tra l’altro era stata preventivamente segnalata dalle segreterie regionali sindacali” (L’Unione, n° cit.).
Del resto, c’è un diritto garantito ai lavoratori dal Testo che tutti sono tenuti a rispettare: la Costituzione.
Quel Testo, infatti, assicura che “l’iniziativa economica privata è libera” ma che: “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana” (Costituzione, parte 1/a, tit. III, art. 41).
Fenu aggiunge: “Eravamo certi dell’esito positivo del ricorso. Per noi si tratta comunque di un’importante vittoria e non possiamo che essere soddisfatti” (L’Unione, n° cit.).
Ma per me, si può anche essere sicuri degli esiti positivi di un ricorso, di una protesta, d’aver ragione ecc.
Però, come ha scritto una volta la cara amica Emma, citando un detto in dialetto reggiano: “Un’ basta avè la rasomi, bsgna ch’i t’la dega”, “non basta aver ragione, bisogna anche che te la diano.”
Il Collegio ha dato ragione ai lavoratori della Geas, il che è molto importante sui piani giuridico, morale e sociale.
Complimenti perciò ai sindacati, che hanno presentato ricorso ed al Collegio che l’ha accolto. E complimenti soprattutto a loro: ai lavoratori.