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domenica 14 novembre 2010

Dizionario gastronomico ragionato


Anch’io, come tutti, mangio; l’uomo è quello che mangia, come si suol dire? Mah, non saprei (anche suole a parte).
Comunque quando faccio la spesa mi colpisce il nome di certi alimenti, molti dei quali sembrano inventati. Exempla (esempi):

Bavette. Tipo di pasta egizia. Particolarmente gradita dal faraone Tutankamon, che infatti la custodiva gelosamente nella sua barba.
Brigantone. Il “Brigantone” è un formaggio. Sotto la consueta e doverosa stratificazione di cellophane, trovate una policroma etichetta che rappresenta un terribile criminale che avvolto in un cappottaccio tarmato, vi fissa da sotto 2 metri di barbaccia.
Gli occhi si vedono appena, forse perché temono di farsi raschiare o asportare dalla rovosa barba.
Il brigante che lega il suo destino criminoso a quello dell’omonimo formaggio è fucil-munito e dalle sue tasche fanno simpatico capolino 3 o 4 coltellacci, probabilmente atti allo scuoiamento dei mammuth.

Spostiamoci ora nel creativo mondo dei bar; a chi non piace un buon caffè? Parliamo quindi del

Caffè corretto. E’ stata ormai scartata l’ipotesi che si tratti di una bevanda molto amata dai professori di grammatica e di dizione.
L’ipotesi in questione sopravvive solo in angusti (e dall’aria viziata) ambienti di coltivatori di ciclamini del Quebec.
In ogni caso, stando al recente testo alchimistico Veneficum caffeum, prima di bere un caffè corretto sarebbe opportuno inzuppare all’interno della tazzina una lucertola in preda a (moderato) delirium tremens e possibilmente, daltonica.
Trancio del porto. La storia di questa pizza, clandestinamente venduta nelle più rinomate bettole di tutte le città di mare, è davvero sofferta.
Originariamente il Trancio fu ritirato dalla circolazione per una questione di diritti d’autore: il suo nome fu considerato dai figli di Marlon Brando un evidente plagio del famoso film Waterfront, in italiano Fronte del porto.
Pagata una penale d’alcuni milioni di euro, il Trancio tornò sotto i tavoli di tutti i più pittoreschi postacci da qui a Vladivostock.
Purtroppo, esso fu poi chiamato Trancione del porto e questa nuova denominazione fu considerata potenzialmente oscena, anzi corrutrice dei costumi dei giovani.
Esso fu riabilitato solo quando si chiamò Pizza Van Gogh e benché sia ormai questa la denominazione ufficiale (accettata anche dall’associazione medica rionale) nel cuore di molti rimane Il trancio o Il trancione.
Ingredienti: farina, mozzarella di bisonte, salsa, aglio, cipolla, capperi, salsiccia sarda o dell’Aspromonte, aringa fritta, pepe, salvia, tabasco, speck, code d’anguilla farcite di peperoncino messicano e grasso di motore.
Tuttavia, non ogni pizzaiolo mette l’aglio.
Vialone nano. Pare che il Vialone sia un tipo di riso, anche se non si sa quale; qualcuno pensa che sia collegato alla toponomastica tedesca.
Effettivamente, a Berlino si trova il Der gross Zweg Allee… appunto il Vialone nano, quel viale molto largo ma cortissimo che collega Berlino a Koenisberg, la città che diede i natali al grande filosofo Immanuel Kant.
Ma certi germanisti sostengono che Der gross Zweg Allee significhi "il viale del grande nano"o del "nanone";  infatti tra il 1770 ed il 1799 alla corte di vari re di Prussia servì un uomo molto basso, di cui si ignora però l'identità.  
Però l’ipotesi del riso (in sé non risibile) è stata comunque rivalutata da alcuni storici, anche grazie al ritrovamento, a Postdam, di una statua che riproduce Kant che (travestito da cinese) coltiva appunto del riso.
Be’, per ora chiudo qui e così; a presto e speriamo che non passi 1 altro mese!