Sono passati 41 anni dalla strage
alla stazione di Bologna, che vide il barbaro assassinio di 85
persone ed il ferimento (in alcuni casi gravissimo) di altre 200. Per
quanto possibile, da quando ho aperto questo blog, ho cercato di
ricordare quella tragedia ogni volta che ho potuto. E continuerò a
farlo sempre. Continuerò e non con un senso di stanchezza o in modo
“rituale”, scontato etc. etc., come pure da noi si sarebbe
tentati di fare.
Invece continuerò con convinzione
e con la giusta indignazione,
perché considero mio preciso dovere
sul piano storico e morale, ricordare quegli innocenti. Esiste,
infatti, un legame tra i vivi ed i morti che il filosofo Benjamin
definiva così: “Un'intesa segreta fra le generazioni passate e la
nostra.”1
Io penso che
faccia parte di questa intesa: ricordare quei morti; esecrare chi si
sporcò le mani del loro sangue; esecrare anche chi per tanti anni
aiutò gli assassini a sfuggire alla giustizia.
In
tutto questo c'è ancora posto per esprimere il mio profondo
sconcerto verso chi (pur applicando beninteso la legge) ha scarcerato
personaggi come Mambro e Fioravanti... personaggi che pure in
precedenza erano già stati condannati ad otto
(Fioravanti) ed a nove ergastoli
(Mambro). Per il 1° la pena è “estinta” dal 2009; per la 2/a lo
è dal 2013. 2
Ora
, io non sono un giurista: sono un cittadino comune che comunque
rispetta sentenze e decisioni dei giudici, ma mi amareggia che a
costoro sia stato permesso di tornare in libertà dopo aver
totalizzato ben 17 ergastoli
complessivi.
Poi,
durante il processo chi andava a testimoniare vedeva: “Sta gente
che sghignazzava dietro le sbarre, sembrava che se ne fregassero.”
E: “Ridevano, prendevano in giro noi, gli avvocati.” Il bambino
di un testimone chiese al padre: “Papà, perché quei due là si
baciano? E mi indica Mambro e
Fioravanti.”3
Fioravanti,
che oggi si definisce “ex-criminale”, si considera innocente per
Bologna, ma riconosce (bontà sua) di avere sulla coscienza trentatré
vittime di precedenti omicidi.
Del resto, già il 9 gennaio del 1979 non si fece scrupolo di
sparare: “Contro alcune donne che stavano conducendo una
trasmissione”, e neanche di: “Lanciare delle bombe a mano nella
sezione del PCI dell'Esquilino.”4
In
ogni caso, il curriculum non
certo vitae bensì
mortis dei due è
tragicamente ricco.5
Tuttora, sia
loro sia altri che sono stati accusati e condannati per aver
partecipato alla strage negano qualsiasi responsabilità. Una delle
“motivazioni” a favore della loro innocenza dovrebbe consistere
nel fatto (tra l'altro estremamente cinico) che tanto avevano già
ucciso molte altre persone, quindi perché non avrebbero dovuto
ammettere anche questa carneficina?
Ma la
“motivazione”, inconsistente sul piano logico, odiosa sul piano
morale e priva di validità su quello giudiziario, è stata
agevolmente smontata (se non ridicolizzata) dai giudici.6
Naturalmente,
ci si chiede come sia possibile che i mandanti
di
un
abominio del genere non siano mai stati individuati. Ancora, ci si
chiede quali
siano
stati quei mandanti.
Penso
che sia evidente che questi quesiti rimandino al quadro della
strategia
della tensione.
Questa definizione che fu: “Coniata sei giorni prima della bomba di
piazza Fontana dal giornalista Leslie Finer dell'”Observer”,7
indicava una situazione che ai più giovani potrebbe far pensare ad
uno scenario da film d'azione o di spionaggio. Purtroppo in Italia,
nel periodo compreso tra il 1969 ed i primi anni '90, i morti ed i
feriti sono stati un fatto tragicamente reale.8
Si
trattava di una: “Strategia eversiva basata principalmente su una
serie preordinata e ben congegnata di atti
terroristici,
volti a creare in Italia uno stato di tensione
e
una paura diffusa nella popolazione, tali da far giustificare o
addirittura auspicare
svolte
di tipo autoritario.”
Quanto
alla bomba di piazza Fontana essa: “Costituì la risposta da parte
delle forze più reazionarie della società italiana, di gruppi
neofascisti,
ma probabilmente anche di settori
deviati degli
apparati di sicurezza dello Stato,
non privi di complicità e
legami
internazionali,
alla forte ondata di lotte
sociali
del 1968-69 e all'avanzata anche elettorale del Partito comunista
italiano.”9
Ora,
dobbiamo agli italiani del tempo nonché ai loro partiti e sindacati
di riferimento, non essere cascati nella trappola di invocare misure
autoritarie (tribunali speciali, pena di morte, massiccio ricorso
alla tortura, sospensione se non soppressione
di
parlamento e Costituzione), né nell'aver ceduto alla tentazione di
abbandonarsi
a rivolte cieche o a vendette sommarie. Tutto questo non avvenne né
prima né dopo il 1980, quando pure responsabilità e complicità di
alcuni in lunghi anni di stragi e depistaggi pure risultarono
evidenti.
Del
resto, bisogna combattere una certa mentalità fatalista
secondo
la quale né della strage di Bologna né di tutte le altre, si saprà
mai niente.10 In realtà, che si scopra o meno qualcosa non dipende
dal Fato,
dal destino: dipende da uomini e donne in carne ed ossa, non da
entità astratte, metafisiche. Nell'Iliade
perfino Elena ha il coraggio (sia pure per poco) di ribellarsi alla
sorte decisa per lei dalla dea
Afrodite.11
Ma
non i personaggi del mito,
della letteratura o della mitologia bensì investigatori e giudici
umani
hanno accertato e stabilito la realtà dei fatti: non romanzesca né
letteraria. Essa ha visto la condanna dei “NAR Mambro e
Fioravanti.” Inoltre: “Ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e
Giuseppe Belmonte e il faccendiere Francesco Pazienza furono
condannati per calunnia aggravata, ovvero per aver messo in atto
azioni di
depistaggio.”12
Ancora:
il 9 gennaio 2020 un altro membro dei NAR cioè Gilberto Cavallini è
stato condannato: “In primo grado per concorso in strage e nel
corso del processo sono stati messi in luce i legami fra uomini dei
servizi
segreti e
i gruppi del terrorismo
neofascista;
mentre scriviamo non sono ancora state rese pubbliche le motivazioni
delle sentenze e si dovranno attendere i successivi gradi di giudizio
per avere una sentenza definitiva, ma possiamo dire che il processo
non ha mostrato per ora discrepanze con le precedenti sentenze
definitive che riguardano la strage.”13
Purtroppo,
da una recente inchiesta, è risultato che della strage sanno poco
gli stessi studenti bolognesi.14 Nè sono i soli. E parlare ai
giovani di questi fatti ingenera in loro reazioni di noia, se non
addirittura di fastidio. Che questa non sia una vittoria del
terrorismo neofascista?
Del
resto, quanti di noi informano i giovani di certi drammi? Se nei
giovanissimi l'ignoranza è in
parte scusabile,
in noi adulti (insegnanti, educatori, genitori etc. etc.) tollerare
e/o incoraggiare quell'ignoranza è totalmente colpevole. Ben vengano
quindi testi come quello della Venturoli che per fortuna, insieme a
quelli scritti anche da altri Autori, dicono come siano andate le
cose. Forte è in me, infatti, il timore espresso da Benjamin: “Anche
i morti non
saranno al sicuro, se egli vince.”15
Il
filosofo si riferiva all'”Anticristo”, da lui forse inteso più
che in senso religioso, come sinonimo di male, colpevole oblio,
barbarie economico-sociale etc. etc. Del resto, nel momento in cui
permettiamo che si perdano la memoria ed il ricordo di chi fu
assassinato, peraltro senza nessuna
colpa, ci rendiamo complici di quella che io considero un'autentica
profanazione
del
cuore e dell'anima di quegli innocenti.
D'altronde,
in Paesi come per es. la Germania, si sta assistendo da tempo ad una
vergognosa opera di cancellazione di prove e ricordo dei
crimini nazisti, nonchè dell'opposizione ad essi.16
Stiamo
quindi ben attenti a che anche da noi non si arrivi a qualcosa di
simile: la cosa avrebbe poi una sua logica... Del resto, all'epoca
della strategia della tensione (ricordiamo certo che è esistito
anche un terrorismo “rosso”17, benchè non ricorresse a metodi
stragisti) Bologna era considerata il centro della sinistra italiana.
Colpire quindi quella città aveva un senso politico e
simbolico ben preciso, così come secondo me lo ha ora il silenzio
che ammanta quella ed altre stragi. Quante altre volte, infatti, si
parla di esse al di fuori dei giorni in cui ricorre il loro
anniversario?
Attenzione
dunque a non dimenticare, se non vogliamo renderci complici di certa
barbarie. Lo dobbiamo ai nostri morti, lo dovremo sempre a tutti
quegli innocenti.
Note
*
Inizialmente
questo post doveva essere una recensione al testo della Venturoli, ma
poi data la complessità e l'intreccio di temi che la strage di
Bologna comportava, appunto il post è diventato un piccolo saggio
sul terrorismo neofascista.
Sono
però rimasti i frequenti riferimenti al libro della studiosa
bolognese e del resto, l'impianto di questo scritto deve parecchio al
suo lavoro.
Inoltre,
ho cercato di seguire il più possibile il metodo della Venturoli,
fatto di scrupoloso lavoro storico-documentario ed animato da grande
passione civile.
1
Walter Benjamin, Tesi
di filosofia della storia,
in W. Benjamin, Angelus
novus,
a cura di Renato Solmi, Giulio Einaudi editore, Torino 1995, tesi 2,
p.76.
2
Cinzia Venturoli, Storia
di una bomba. Bologna, 2 agosto 1980: la strage, i processi, la
memoria,
Castelvecchi, Roma 2020, p.134.
3
C. Venturoli, Storia
di una bomba,
op. cit., cfr. rispettivamente le pp.117 e 118. Il corsivo è mio.
I
due assunsero atteggiamenti gravemente derisori e provocatori anche
verso il giudice Mancuso e verso la Corte, così come del resto
fecero anche: “Durante il dibattimento per l'omicidio del giudice
Amato.” C. Venturoli, op. cit., p.118.
4
Ibid., p.133. Cfr. nella stessa pagina il profilo
psicologico-criminale della persona citata come formulato dai
giudici. Però costui, nell'ambito della formazione neofascista dei
NAR (nuclei armati rivoluzionari) si trovava in buona compagnia: per
es. della stessa Mambro e di altri.
5
Curricula
criminali di Francesca Mambro e Giuseppe Valerio Fioravanti,
in www.stragi.it
6
Per tutto questo cfr. C. Venturoli, op. cit., pp.130-131.
7
Cfr. Antonella Beccaria, Piazza
Fontana. I colpevoli,
PaperFirst, Roma 2019, p.36.
Si
ricorda qui ai più giovani che il 12 dicembre 1969 a Milano, preso i
locali della banca nazionale dell'agricoltura sita appunto in piazza
Fontana, una bomba fatta esplodere da elementi neofascisti causò la
morte di 18 persone ed il ferimento di altre 88.
Oltre
al testo citato cfr. almeno il sito www.piazzafontana.it
spec. gli articoli di Fortunato Zinni Piazza
Fontana, non è solo una piazza di Milano;
La
verità storica non basta;
Finalmente
un giudice a... Milano. E piazza Fontana?
8
La Beccaria osserva poi che che in occasione della strage (23
dicembre 1984) del Rapido 904, accanto alla costante presenza
neofascista, si è rilevata anche la presenza della mafia.
Comunque, nella strage citata, i morti furono 16 ed i feriti 267.
9
Per tutto questo cfr. www.treccani.it
Strategia
della tensione.
Dizionario
di storia (2011).
I corsivi sono miei.
Zinni,
nell'art. Finalmente
un giudice parla
di esecutori appartenenti alla “galassia neofascista” che agirono
con la: “Complicità
di
militari italiani e americani e dei servizi segreti (la Cassazione
ribadisce
anche questo). Zinni ricorda poi come nei processi per stragi
originate dalla strategia della tensione abbia sempre pesato: “La
sistematica attività di depistaggio (nel caso di Brescia,
l'interferenza del Sid nel sottrarre documenti scottanti è stata
fatale).”
Il
28 maggio 1974 a piazza della Loggia a Brescia, alle 10.12 del
mattino durante un comizio antifascista, una bomba causò la morte di
otto persone ed il ferimento di altre 100. L'attentato fu rivendicato
dalle formazioni neofasciste “Ordine Nero” e “Anno Zero-Ordine
Nuovo”; cfr. www.vittimeterrorismo.it
Cfr. anche www.strageabrescia.it
Ottima
sintesi della situazione e della positiva conclusione in sede
processuale in www.ilfattoquotidiano.it
Su
piazza della Loggia ora sappiamo la verità,
art. di Gianni Barbacetto, 28 maggio 2019.
Infine,
la sigla SID stava per Servizio Informazioni Difesa; cfr.
www.sicurezzanazionale.gov.it
La
nostra storia:
spec. il paragrafo Il
sistema nazionale di sicurezza e intelligence nel secondo dopoguerra:
1948-2007.
Come il SISMI anche il SID rimase in attività fino al 2007.
10
Al riguardo, illuminante la lettura della Prefazione dello scrittore
Carlo Lucarelli a C. Venturoli, op. cit., pp.6-9. Notevole anche
quanto scrive l'ex-giudice Turone: cfr. Prefazione a A. Beccaria,
op. cit., pp.9-12.
11
Omero, Iliade,
a cura di Franco Ferrari, testo greco a fronte, nuova traduzione,
Mondadori, Milano 2018, Canto III, vv.395-412.
12
C. Venturoli, op. cit., cfr. rispettivamente le pp. 128 e 129.
Citazione tratta dalla sentenza della suprema Corte di cassazione a
sezioni penali unite, 23 novembre 1995.
13
C. Venturoli, op. cit., p.150.
14
Ibid., pp.179-180.
15
W. Benjamin, Tesi di filosofia della storia, op. cit., 6/a,
p.78. Corsivo dell'A.
16
Monika Zorn, Uccisi due volte. Nella Germania unificata è in atto
la “soluzione finale della resistenza antifascista, Zambon
Editore, Francoforte sul Meno-Verona, 2009.
17
Giovanni Fasanella Alberto Franceschini, Che cosa sono le B.R. Le
radici, la nascita la storia, il presente, Bur, Milano 2004.