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sabato 27 febbraio 2010

Nascita di “The Best magazine”


E’ nata la rivista on line “The Best magazine”!
La “miglior” rivista sembrerà un nome esagerato, ma in realtà è simpaticamente autoironico e ben più misurato di quanto non si creda .
Per capire che dico la verità basterà leggere l’editoriale di Solindue, caratterizzato dal suo consueto garbo.
Su “The Best” cura una rubrica musicale dal titolo “Music in my ears” anche il vostro scintillante scribacchino, detto anche “l’uomo-dalla penna che-da sola-vale-un intero manicomio.”
Inoltre, sappiate che mi piace parecchio lavorare fianco a fianco, penna a penna, mouse a mouse con tante/i bloggers che frequentano il mio blog e che comunque, incontro spesso nella blogsfera.
Considero un fatto d’amicizia che facciano una “cosa” tutti insieme delle persone che hanno tra loro delle differenze ma anche molte affinità e che nutrono del rispetto le une per le altre.
Poi, “The Best” dà la possibilità, attraverso vari articoli, di creare un’esplosione di punti di vista sui più svariati argomenti…
Certo, un giorno o l’altro a me piacerebbe incontrarci tutti quanti in una bella casa al mare o in montagna, col simpatico nonché ingrassante proposito di divorare alcuni quintali di carne arrosto, abbeverarci a zampillanti fontane di vino e dulcis in fundo, scatenarci in rock-blueseggianti jam-sessions!
Ma lo so: sarebbe chiedere troppo.
In ogni caso, venite a leggerci e se vi va, anche a commentare.
Sarete benvenute/i.
Ciao!




domenica 21 febbraio 2010

Nuovi estratti da “Il gioioso tormento”


In questi nuovi frammenti o estratti dal mio ultimo romanzo, il mio alter-ego Giacomo Porcheddu si fa trasportare dalla sua magica scatola di cerini in quel di Praga.
Perché? Semplice: vorrebbe seminare la terribile strega Lina.
Come una persona anche scarsamente sana di mente possa solo pensare di sfuggire ad una strega rifugiandosi in una città infestata da presenze demoniache ed oltretombali come Praga, be’, questo sfugge alle mie (pur limitate) capacità di comprensione.
Però, chissà… Comunque, buona lettura.


Raggiungemmo la sede del concerto. Con fine senso della scenografia e dello spettacolo, in un parco era stato allestito un sapiente gioco di luci… consistente in una combinazione di torce e lampadine. Queste ultime facevano guizzare delle fiamme molto discrete, quasi riservate. L’effetto complessivo era misterioso e sympaticky. Avrei trovato del tutto logico veder sbucare dal buio un cavaliere senza testa che con la medesima sotto braccio, ci avesse salutato con un inchino per iniziare subito dopo a giocare a carte con un mago.

Il concerto iniziò con qualcosa di Mozart; sembravano le Contredanses ma non lo erano. L’orchestra attaccò piano, molto piano, quasi pianissimo. Sembrava che le note fossero una nebbiolina leggera che si sollevasse lentamente da terra per apparire, riapparire e scomparire. Il Castello sovrastava il parco ed incombeva sul pubblico e sugli orchestrali come una minaccia… o come una promessa? Il Castello sembrava un gigante che poteva abbracciarci o spezzarci in qualsiasi momento; faceva pensare a come, da bambini, molti di noi vedevano il padre… prima di diventare anche noi genitori e vivere e capire certe difficoltà. Intanto la musica saliva, scendeva, appariva, scompariva ed avvolgeva anche il Castello. La pietra era forte ma niente poteva resistere alla magia impalpabile della musica.
Johanna si sporse verso il lupo e sussurrò: “Che cosa pensi del primo violino?”
Ero dunque considerato un esperto in musica classica o per essere in questo caso più precisi, un mozartologo?
“Allora?”, tornò alla carica.
“Ha un’ottima tecnica, il primo violino. Sopraffina.”
Johanna si rimise comoda borbottando qualcosa. Quel che avevo detto era ovvio: non poteva certo guidare un’orchestra come quella una che usasse il violino per ammazzare le zanzare! Insomma, ero il solito italiano cafone ed ignorante… che oltretutto, non ci provava. Un italiano malriuscito.

mercoledì 10 febbraio 2010

Viva i draghi!


So che cosa vi direte: vuoi vedere che questo qui è impazzito?!
No, non lo sono; o almeno, non ancora. Diciamo che c’è tempo…
Ma mi piacerebbe avere a disposizione un drago per tre o quattro giorni a settimana.
Mi sarebbe utilissimo per evitare il traffico del centro, anche se io & lui potremmo forse creare qualche problema al traffico… aereo.
Per il resto penso che un drago sia autonomo nella ricerca del cibo e che quanto all’alloggio, potrebbe adattarsi tranquillamente: una bella montagna e via!
Certo, purtroppo io soffro un po’ di vertigini e temo che i draghi volino altino..
A parte questo, oggi vorrei parlarvi dei draghi… al cinema.
Avete notato che oltre ai draghi sputafuoco e sbranagente, ormai in molti films troviamo draghi buoni, civili, gentili e che insomma non farebbero male ad un moscerino rinsecchito?
Sì, è così. E’ vero!
Per es., a me è piaciuto molto “Dragonheart” di Rob Cohen, un film in cui il protagonista draghesco aveva prima come cacciatore, poi come amico un umano… interpretato dal bravissimo Dennis Quaid (quello di “Salto nel buio”, “Frequency” ecc.).
Si trattava dell’ultimo drago vivente, aveva una sorta di codice d’onore e faceva molta simpatia.
Mi è piaciuto anche “Eragon” di Stefen Fangmeier, che sviluppava il concetto di un drago che sceglie un umano (il “cavaliere”) che diventa il suo capo ma alla fine, un vero e proprio amico.
Il drago di “Eragon” è un drago-femmina, possiede doti telepatiche e decide di nascere nel momento in cui sceglie l’uomo di cui condividerà la sorte.
Benché sia molto meno potente del drago, se non erro il cavaliere può sopravvivere alla morte della leggendaria creatura; il drago, no.
E’ come se il drago fosse più sensibile dell’uomo e per lui il dolore (non fisico ma spirituale) possa rivelarsi insopportabile.
Penso ad un drago che vola libero.
Immagino il suo volo potente e maestoso oltre gli alberi, i vulcani e le montagne più alte, vedo il suo profilo nobile e maestoso stagliarsi contro la luna e le stelle…
E sto bene.
In fondo, io ed i draghi siamo sempre stati grandi amici.

martedì 2 febbraio 2010

Di ladri, poeti, santi ed assassini


L’ascolto del disco di Willie Nile The streets of New York mi esalta, ma oggi non vi parlerò del rock del buon Guglielmino.
Però, ieri sera la musica di Willie e dei suoi elettrici soci mi ha riportato, insieme alla pioggia che deliziava & flagellava Cagliari, molto del sapore dei miei antichi vagabondaggi…
Ora…
Quando avevo 14, 15, 16 ,17 anni eccetera attraversavo tutta la città.
Da un capo all’altro...
A piedi e raggiungevo anche i sobborghi ed i paesi vicini; lo faccio ancora, grazie a Dio ed anche a me (scusa, Dio).
Certo, Cagliari non è una metropoli ed anche a piedi non ci metti dei giorni ad attraversarla…
Ma non è questo il punto.
Il punto è che rispetto a qualsiasi altra città, Casteddu ha un solo, grave difetto: è piena di cagliaritani.
Per il resto ha il mare, il sole quasi tutto l’anno, il mare tutto l’anno, dei musei, una parte alta da cui puoi osservare quella bassa e viceversa, un dialetto molto aspro e tanto musicale, i fenicotteri rosa a poca distanza dalla spiaggia, parecchie chiese antiche ed officine (ma molte di queste a pezzi).
Se non sai vivere senza scrivere, puoi immergerti in questa città e come facevo, faccio e farò sempre, girartela tutta con diversi brandelli di sogni e canzoni che ti sanguinano tra la testa ed il cuore, con in mano un’armonica o una lattina di birra.
Puoi appollaiarti come un falco contemplatore sugli spalti del bastione di S. Remy o sdraiarti sulla sabbia… a scrivere, leggere, contare le nuvole o se preferisci, a cantarle.
Il ritorno a casa? Sempre a piedi, col tramonto che esplode sulla città lanciando ovunque i suoi colori pieni di tutta la tristezza ma anche di tutto l’intrigante mistero del mondo.
Sulle strade dei miei vagabondaggi, delle mie esplorazioni l’inchiostro prende vita e gli uni e le altre rinascono sulle pagine.
Non sempre traggo ispirazione dall’asfalto, dal mare e dai fantasmi di questa città: molte altre volte scrivo a casa o mi faccio guidare dai fantasmi di altre città.
Ma quel che conta è dare un ritmo ed un senso alla tua scrittura, perché con quella puoi sconfiggere la morte, il tempo, riscattare te stesso dal dolore, parlare di ladri poeti, santi, assassini e diventare uno di loro.